Installation view: Implicit Tensions: Mapplethorpe Now Photo: David Heald
Proseguirà fino al 5 Gennaio 2020 il progetto espositivo
che il Solomon
R. Guggenheim Museum dedica a Robert Mapplethorpe (1946-
1989) in una seconda tappa che si avvierà il
prossimo 24 Luglio.
Nel 1993 la Fondazione Robert Mapplethorpe aveva
donato circa duecento fotografie e documenti al Museo
Guggenheim, creando uno degli archivi pubblici più completi del lavoro dell’artista. Questo dono ha dato il via alla formazione del
Guggenheim's Photography Council, un comitato per le acquisizioni dedicato a
costruire attivamente e rafforzare la collezione d'arte del museo nella fotografia
e nei nuovi media. Molte di queste opere, acquisite negli ultimi trent'anni, si
impegnano in un dialogo critico con i temi, le provocazioni e gli approcci
formali evidenti nell'opera di Mapplethorpe.
Installation view: Implicit Tensions: Mapplethorpe Now Photo: David Heald
Trent'anni dopo la morte dell'artista nel 1989, la mostra “Implicit Tensions” dimostra
l'impatto di Mapplethorpe sia come catalizzatore dello sviluppo della
collezione fotografica del Guggenheim sia come pietra di paragone per gli
artisti che lavorano nella ritrattistica e nell'autorappresentazione
contemporanea.
Ora dalla collezione Guggenheim vengono proposti i fotografai che più hanno sviluppato le visioni di Robert
Mapplethorpe, cioè: Rotimi Fani-Kayode (n. 1955, Lagos, Nigeria, 1989,
Londra), Lyle Ashton Harris (nato nel 1965, New York), Glenn Ligon (nato nel
1960, New York), Zanele Muholi (nato nel 1972, Umlazi, Sud Africa), Catherine
Opie (1961, Sandusky, Ohio) e Paul Mpagi Sepuya (1982, San Bernardino,
California)in questo bel progetto organizzato da Lauren Hinkson, Associate
Curator, Collections e Susan Thompson, Associate Curator, con Levi Prombaum,
Assistente curatoriale, delle Collezioni.
Installation view: Implicit Tensions: Mapplethorpe Now Photo: David Heald