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12/03/19

What Was I?



Walter De Maria Silver Portrait of Dorian Gray, 1965 velvet, wood, silver
Photo: Attilio Maranzano Courtesy Fondazione Prada

Prada presenta “What Was I?”, il nuovo progetto espositivo concepito dall’artista Goshka Macuga, con il supporto di Fondazione Prada. La mostra si terrà dal 23 marzo al 2 giugno 2019 presso Prada Rong Zhai a Shanghai, una residenza storica del 1918 restaurata da Prada e riaperta nell’ottobre del 2017.

“What Was I?” è un viaggio caleidoscopico nel post-Antropocene, l’età che segue il collasso dell’umanità dovuto agli effetti dell’ipersviluppo tecnologico. Il protagonista di questa esplorazione sorprendente è un androide creato da Macuga e prodotto in Giappone da A Lab per la mostra presentata nel 2016 nella sede di Milano di Fondazione Prada. L’androide recita/ripete il suo monologo composto da numerosi frammenti di discorsi fondamentali per la storia della civiltà, costituendosi come depositario della conoscenza umana. In questo scenario futuristico, in cui la prospettiva dell’uomo non ha più valore, l’androide è l’unico abitante di Prada Rong Zhai e una presenza discreta all’interno della residenza. La questione chiave “What was I?” (Che cosa ero io?) che chiude il suo discorso e dà il titolo all’installazione neon di Macuga e a questo suo nuovo progetto, è stata pronunciata originariamente dal mostro di Frankenstein, nell’omonimo romanzo gotico scritto da Mary Shelley nel 1818.

Nell’universo fittizio e post-apocalittico di Macuga, l’androide abita gli spazi della residenza storica, rivelando la propria collezione d’arte e i suoi oggetti personali: 26 opere della Collezione Prada, tra cui diversi capolavori d’arte italiana, realizzati tra il 1958 e il 1993, accanto a 3 recenti collage su carta dell’artista che fanno parte della serie Discrete Model.

Attraverso una selezione di opere di artisti legati al Gruppo Zero in Germania e al movimento di Arte Programmata e Cinetica in Italia e Francia – tra i quali Jan Schoonhoven, Luis Tomasello, Grazia Varisco e Nanda Vigo – la mostra esplora la complessità dei motivi e delle forme geometriche e computerizzate, creando un autonomo alfabeto di forme. L’androide è circondato da una costellazione di opere di artisti italiani: Enrico Castellani e Piero Manzoni, che nella loro ricerca puntavano al grado zero del linguaggio pittorico; Alberto Burri, Lucio Fontana, Francesco Lo Savio, Salvatore Scarpitta, Turi Simeti e Giuseppe Uncini, che hanno sperimentato nei loro lavori il superamento della tela e dei suoi limiti fisici e simbolici, utilizzando materiali non convenzionali che connettono l’arte alla realtà. Due ritratti insoliti di Walter De Maria e Llyn Foulkes richiamano il corpo umano e la sua assenza, mentre un dipinto di Vincenzo Agnetti evoca un “linguaggio oltre il linguaggio”.

Una serie di installazioni e piccole sculture di Richard Artschwager, Peter Fischli & David Weiss, Mario Merz, Salvatore Scarpitta e Rachel Whiteread incorporano oggetti di uso quotidiano ed elementi funzionali, suggerendo una possibile routine post-umana.

Queste opere contribuiscono al contempo a dare forma a un contesto domestico e a un habitat intimo, in cui l’androide è in grado di inventare la propria “esistenza” futura.

Durante la mostra, il monologo dell’androide sarà accompagnato da una performance di un calligrafo che si svolgerà due volte a settimana, con l’intento di creare una versione alternativa e scritta del discorso originale traducendolo dall’inglese al cinese.