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27/03/19

Bolle, baraonde e avidità



Dieci anni fa era uscito “Lo squalo da 12 milioni di dollari” ora Donald Thompson propone un interessa aggiornamento col nuovo libro intitolato “Bolle, baraonde e avidità” in cui si evidenzia sempre di più che l’arte ha perso il suo valore culturale per essere un banalissimo prodotto modaiolo, legato a strategie che hanno pochi legami con la storia dell’arte a cui tanto si vuole rimandare. 

Con una prosa piacevole, ricca di dati e informazioni, l’autore ci introduce nei piani alti degli assurdi affari del sistema dell’arte, un sistema che pare un gioco alla roulette russa o ricordando sempre più quello dei bulbi di tulipani che impazzì in Olanda nel seicento. 

La sensazione è che prima o poi tutto di nuovo crollerà, con la relativa distruzione di questa moltitudine di prodotti enfatici, creati più da un accordo marketing e da complesse speculazioni economiche che da un valore realmente artistico.

Si potrebbe ben dire che gli artisti stessi, in questo assurdo gioco, siano assolutamente insignificanti e che ciò che conta sono le giuste relazioni e la capacità di poter imporre il prodotto, come ben insegnano i vari personaggi citati, quali i facoltosi collezionisti (Eli Broad, Steve Cohen, Liu Yiqian, François Pinault, Dakis Joannou), le grandi gallerie internazionali (Larry Gagosian, David Zwirner, William Acquavella) e le famose case d’asta (Christie's, Sotheby's, Phillps).