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29/03/19

Sheela Gowda all'HangarBicocca


Sheela Gowda What Yet Remains, 2017 Veduta dell’installazione, 
Ikon Gallery, Birmingham, 2017 Courtesy dell’artista e Ikon Gallery, Birmingham
Foto di Stuart Whipps


Per la settimana dell'arte contemporna a Milano Il Pirelli HangarBicocca presenta il 3 Aprile “Remains”, la prima grande mostra personale di Sheela Gowda in Italia. Il progetto espositivo rappresenta un’opportunità unica per scoprire nei monumentali spazi delle Navate vent’anni di lavoro di quest’artista di origine indiana che ha saputo fondere tecniche, forme, cromie e materiali sconfinando in un’espressività sia astratta che figurativa in linea con gli esiti e le ricerche internazionali.

Un’ampia selezione di opere realizzate dal 1996 a oggi, tra cui installazioni e sculture site-specific oltre a stampe e acquerelli, sarà esposta accanto a una nuova produzione realizzata appositamente per la mostra. Le opere di Sheela Gowda fanno parte delle collezioni delle più importanti istituzioni internazionali, fra cui Tate Modern, Londra; MoMA – The Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Walker Art Center, Minneapolis; Van Abbemuseum, Eindhoven e Kiran Nadar Museum, Nuova Delhi.

Da sempre Sheela Gowda (Bhadravati, Karnataka, India, 1957; vive e lavora a Bangalore) sviluppa la sua pratica attraverso un intenso dialogo e scambio tra le tradizioni artistiche locali e le forme d’arte internazionali.


Il progetto espositivo in Pirelli HangarBicocca sottolinea la poetica e il significato politico dell’opera di Gowda, la cui pratica scaturisce da uno sguardo ricettivo e approfondito sul mondo, e dalla consapevolezza del valore simbolico e comunicativo dei materiali, degli oggetti e degli scarti. La selezione delle opere in mostra rivela inoltre il costante lavoro dell’artista nella definizione della forma intesa come modalità di  trasformazione dei significati. Come ha spiegato la stessa artista: «Un’opera è il risultato di una decisione, di una scelta. Se è vero che il mio lavoro nasce da contesti specifici, tuttavia la natura ultima di un’opera è modellata sulla base dell’astrazione; un’astrazione che non si limita a una scelta stilistica, ma il cui intento è comunicare significati e favorire molteplici letture».

Elemento centrale della sua pratica è inoltre la dimensione della liturgia, un rituale di trasformazione legato a un processo marcatamente performativo di manipolazione della materia e di confronto e relazione con questa. Attraverso la sua opera, Sheela Gowda ridefinisce il pathos in senso ampio, in un’indagine che ha a che fare con i sentimenti e l’affetto, la condizione relazionale tra gli oggetti, la loro raison d’être e la loro stessa natura: un “momento di incontro” che non va inteso come spazio temporale, ma come una forza capace di unire un insieme di circostanze.

La mostra è curata da Nuria Enguita, Direttrice di Bombas Gens Centre d’Art, Valencia, e Lucia Aspesi, Assistente curatore di Pirelli HangarBicocca.
A ottobre 2019 un riadattamento della mostra sarà presentato presso il Bombas Gens Centre d’Art, Valencia.


Public Program
Sabato 6 aprile alle ore 11.00, all’interno della mostra si svolgerà una conversazione itinerante tra Sheela Gowda e Jessica Morgan, direttrice della Dia Art Foundation di New York. Il dialogo seguirà la disposizione delle opere in mostra relazionandosi direttamente a esse, permettendo così al pubblico di approfondire il lavoro dell’artista attraverso le sue stesse parole, accompagnate dalla visione di una delle più autorevoli curatrici internazionali di arte degli ultimi anni.

Il catalogo
In occasione di “Remains” viene pubblicato un catalogo ragionato dedicato alla mostra e all’intera produzione di Sheela Gowda dai primi anni Novanta a oggi. La pubblicazione include saggi critici della storica dell’arte Geeta Kapur, dello scrittore e curatore Pablo Lafuente e un testo sul progetto espositivo firmato dalle curatrici. Il volume presenta inoltre le vedute della mostra in Pirelli HangarBicocca oltre a un’ampia sezione dedicata a un’esaustiva selezione di lavori, fra cui quelli in mostra. I testi sulle opere includono i contributi di curatori, critici d’arte, storici dell’arte e scrittori che hanno lavorato con Gowda e studiato il suo lavoro in passato, tra cui Roger M. Buergel, Grant Watson, Anthony Downey, Abhishek Hazra, Jessica Morgan, Zehra Jumabhoy, Marta Kuzma e Tobias Ostrander.