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28/03/11

doattime




Molti mi chiedono di cos’è doattime?

E' una sigle che unisce il mio nome all'idea del tempo che scorre, un modo per pensare al tempo che passa che in questo blog diventa documentazione, traccia, informazioni che raccolgono sul mio interesse per l'arte. 


Many ask me what doattime is?

It is an abbreviation that combines my name with the idea of time passing by, a way of thinking about time passing that in this blog becomes documentation, track, information that collects about my interest in art.

Tino Sehgal, prossimamente 2012



In previsione delle prossime olimpiadi londinesi la commissione della Unilever ha già reso noto il nome dell’artista che occuperà il grande spazio per la Turbine Hall nel 2012 che sarà Tino Sehgal, artista che in breve tempo, forse anche troppo, è stato portato al successo internazionale. Con una carriera iniziata solo pochi anni fa con un gruppo di opere alquanto vacuo e limitato ma che il “sistema dell’arte” ha ritenuto più che valido per far girare nei più noti templi del contemporaneo (Guggheim, Biennali...)

Se l’intenti e alcuni suoi lavori si possono ritenere particolarmente interessanti non ci trovo quella grandezza che viene enfatizzata da una buona parte del mondo dell’arte, tanto più che di grandi opere non se ne sono viste e quelle presentate sono sempre le stesse banali e vacue discussioni di un’arte troppo autoreferenziale e dogmatica, le stesse “opere” le ho beccate in 3 anni alla Biennale di Venezia 2005, a Francoforte e due anni fa a Milano … ).

Per ora aspettiamo l’operato di Tacita Dean quest’autunno e poi fra due anni vedremo se questa scelta sarà ancora così valida.

Documenta 13 - Rinnovamento, ad iniziare dal sito!




Manca ancora un anno ma tutto si sta già muovendo per la prossima edizione di Documenta 13, anche il sito dopo una forma più simile ad un blog dalla scorsa settimana è stato rinnovato e reso particolarmente interessante e dinamico.

Diverse aree e un prima pagina che mette in risalto il continuo valore innovativo di questo grande progetto culturale/artistico.

Sotto il testo (traduzione da google) della home page che giocando fra passato e futuro cerca di dare segnali di rinnovamento, chissà se sarà coraggiosa come la scorsa edizione che con una selezione non troppo scontata è stata sicuramente fresca e fuori dal consueto elenco di nomi vecchi e stanti.

Anche se le citazioni a Boetti, Beuys etc. sanno troppo già di vecchio e desueto, ma speriamo di sbagliare …


FATTI e le voci?

01 / Iniziato da educatore d’arti, artista e designer, Arnold Bode, la prima edizione di Documenta a Kassel inaugurato il 16 luglio 1955 e durata fino a settembre 18 dello stesso anno.
02 / documenta significa "lezioni" in latino. Il latino è considerato un "Lingua morta" . Tuttavia, in Vaticano, è utilizzato come lingua ufficiale per tutte le comunicazioni. ["Documenta.nominativo plurale del latino Documentum: lezione, ad esempio, l'allarme; latino medievale: l'istruzione, la carta ufficiale. (...) Documentum viene da 1) Lat.?docere: insegnare, istruire, informare, anche per mostrare e da raccontare; 2) Lat.?mens: le facoltठintellettuali, la mente, comprensione, anche usata in senso figurato come l'anima o lo spirito di qualcosa.'Il scopo principale della joint (Documenta) era quello di istruire le menti delle persone (docere mentis), 'le parole di Ernst Schuh, l'assistente di Arnold Bode al primo? Documenta. "]
03 / Dopo una pausa di 1.726 giorni documenta uno nuovo inizio, che si posto per 100 giorni.
04 / 100 è un numero simbolico per Documenta: Arnold Bode l’ha chiamata "Il Museo di 100 giorni"; Joseph Beuys vi ha installato il suo Ufficio del Organizzazione per la Democrazia Diretta da Popular Vote per 100 giorni a Documenta 5 (1972) e Harald Szeemann ha definito "un evento di 100 giorni", Catherine David ha organizzato "100 giorni - 100 persone" per Documenta X (1997), e Documenta (13) pubblicherठ"100 Note -. 100 Pensieri"
05 / Il numero di visitatori Documenta è costantemente aumentato da 130.000 nel 1955, a 754.301 nel 2007. Non sappiamo se è veramente importante.
06 / Victor Vasarely, che ha partecipato a Documenta 3 (1964) e morto nel 1997, afferma che gli era nato nel 1705.
07 / Brock Bazon ha fatto un scuola come un progetto artistico di Documenta 4 nel 1968 e Joseph Beuys ha aperto un ufficio dell'Organizzazione per la Democrazia Diretta dal voto popolare a Documenta 5 nel 1972.
08 / Documenta 6 (1977) è stato il primo ad essere documenta televisiva.
09 / Walter De Maria ha creato il Vertical Kilometer Terra per Documenta 6 nel 1977.
10 / documenta 8 (1987) era in bianco e nero.
11 / DOCUMENTA (13) andrà a Kabul dove Alighiero Boetti ha gestito un albergo nel 1970.?DOCUMENTA (13) è interessata a etimologia, collasso, e il recupero.In sanscrito "Ka" si intende "la persona."
12 / DOCUMENTA (13) è in programma da Carolyn Christov-Bakargiev, con un numero di agenti curatoriale, consiglieri ed artisti. Invece di prendere posto solo come mostra di Kassel, nell'estate del 2012, si estender¨¤ nel passato e in il futuro.
13 / Could Documenta (13), lavoro come una navicella spaziale o come una caverna?

20/03/11

Si fa con tutto?



Basta la tecnica?

Non pare proprio; Almeno percorrendo la storia dell’arte di questo ultimo secolo, che il recente libro di Angela Vettese, (Editori Laterza) tratta.

La tecnica è sicuramente una cosa utile ed importante, senza non si può fare nulla ma nella realtà dell’arte essa deve sapersi adattare e rinnovare, soprattutto cambiare il “gusto” aggiornandosi sempre più a questo dinamico mondo.

Un artista non solo deve conoscere la tecnica ma le tecniche tante e sempre più diverse, per questo spesso i nuovi artisti lavorano in staff e con il supporto continuo di scienziati, progettisti e tante altre diverse manovalanze.

Fare arte in questi ultimi decenni è diventato un lavoro complesso e difficile, dove il confronto e il “creare” trova infinite sperimentazioni e luoghi di ricerca, e dove spesso tutto viene confuso in un’idea di semplicità che spesso è solo apparente.

Il libro è una piacevole carrellata di tante affascinanti opere raccontante con un’occhio più tecnico e professionale.

Fra i tanti capitoli stupendo quello sulla partecipazione e l’interattività che in poche chiare pagine fa un interessante escursus delle forme di espressività di un mondo ancora oggi molto incompreso ma che nel testo è reso limpido ed immediato.

Come sempre la Vettese sa rendere il complesso sistema dell’arte più vicino senza annullarne il fascino e il mistero.

12/03/11

Caso Exibart




Oggi leggendo in diversi siti ho preso consapevolezza dello stravolgimento che si sta attuando sul sito di exibart, rimango stupito di come le cose in un un’attimo possono cambiare.

Sicuramente in questi anni il sito e i suoi autori hanno creato un nuovo modo di fare comunicazione in una realtà, quella dell’arte contemporanea, molto statica e noiosa.

Leggo molti giudizi sulle persone, ma penso che simpatie e antipatie siano normali, cosa conta è l’obiettivo che si raggiunge e gli operatori del sito hanno dimostrato di superarli le mete, per cui l’operato dello staff è stato secondo me ottimo.

Cosa succederà ora?

Io non ne ho la più pallida idea, sicuramente il sito continuerà il suo percorso, e col tempo si potrà dare altri giudizi.

Il personale che ha subito questo cambiamento forse darà avvio ad una alternativa mediatica o si sparpaglierà in altre situazioni, anche se in questo momento vedo molto difficile vedere facili sviluppi.

10/03/11

Con-senso o con-testo




Comunicazione, immagine o testo?

Noto che il ruolo della comunicazione è determinante oggi per il consenso, anche nel campo dell’arte, anzi pare quasi l’elemento prioritario.

Si nota un sempre maggiore spostamento del capitale utile per la mostra su questo ruolo informativo.

Oggi creare consenso comunicativo è considerato prioritario per poter avere un riscontro significativo e che incrementi” in modo positivo” l’opera (evento).

La capacità di enfatizzare e creare (anche in modo negativo) attenzione pare essere determinante al lavoro stesso.

In particolare nei media cartacei questo è sempre più evidente, diverse riviste che riportano il medesimo comunicato, le medesime foto, il medesimo valore critico, appiattito, fumoso ma condiviso.

Si osserva un fluente linguaggio nei comunicati sempre più inversamente proporzionale al vuoto materico. Tanto più l’opera è assente e antiestetica tanto più la funzione del testo è complessa e articolata in giochi narrativi, che vanno dallo storico al diaristico .

Molti paiono temi scolastici costruiti per dare l’impressioni di una motivazione forte ed empatica con lettore, quasi giovanilistico e amichevole. Che viene immerso in storielline di vita in bilico fra bucoliche visioni alternative e metafisiche ricerche del proprio sé, che tanto ricordano gli anni della contestazione, ma che ora sono solo patine sottili di un lubrificante commerciale.

Infatti gli artisti stessi non hanno più percorsi lineari, sarebbe troppo normale, ma viaggiano su temi rabdomantici, mischiando misticismo con giovanilismo, fisicità con scientificità, urgenze sociali con modaiole forme, in una varietà pari alle indagini dei motori di ricerca che inserito una parola creano impensabili collegamenti. Mettendo così in evidenza la mancanza di profondità e il bisogno di originalità” a tutti i costi, realizzando un variabilità superficiale e inconcludente di opere.

Paiono rari gli artisti che si immergono nel mondo e non si accontentano di prenderne pezzettini e riproporli come lavori. Ma sanno elaborare opere in cui si sporcano le mani” nel penetrare le urgenze e bellezze del pianeta.

Bisognerebbe saper approfondire, superare quel bisogno di consumo” immediato e rapido, enfatizzato da un sistema pubblicitario/informativo massiccio e omologato su tutti i principali media promozionali, avendo una personalità forte e determinata. Essendo artisti e non vetrinisti/scenografi di spazi commerciali, a volte definite gallerie.

Opera o prodotto – da sinistra a destra.




(segue il testo della settimana scorso )

Nel secolo scorso era suggestivo notare che se la creazione artistica veniva quasi sempre da spiriti legati da ideologie a carattere sociale, spesso ostili al sistema economico.

Per cui il consumatore/collezionista era quasi sempre legato al sistema criticato. Anche quando le opere nel finire del secolo si sono del tutto smaterializzate, il feticismo possessivo del collezionista ha avuto il sopravvento.

Anche recentemente il tentativo degli artisti di un’impegno più forte nei contesti sociali-culturali poteva essere una risposta per contrapporsi a questo “consumo” nel sistema arte. Ma l’ apparato stesso ha saputo inglobare queste urgenze umanitarie in un utilizzo ineccepibile che rende tutto sempre più assurdo, sotto l’aspetto culturale, ma perfettamente oliato sotto l’aspetto commerciale.

Forse questo è un forte segnale che fa percepire il mercato così libertario e amorale che nel suo aprirsi a tutto ne ingloba e ne rielabora le energie.

Il mercato è allora l’ ultima metafora del vivere umano, quella condizione che rende l’uomo in balia di se stesso e che non sempre sa riconoscersi.