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18/10/09

Londra, da Zooart alla National Portrait Gallery, l’arte in mille sfumatureì

Come sempre corollario di Frieze una serie di grandi e piccole dinamiche occasioni alternative, tra cui Zooart Fair, orfana del centralissimo spazio dietro alla Royal Academy si è trasferita negli scomodi ma molto suggestivi luoghi dietro la Liverpool Station. Realizzando una serie di iniziati curatoriali molto interessanti e dinamiche. La prima dal titolo “Altogether Elsewhere” coordinata da Rob Tufnell che propone opere di Alighiero Boetti, Jedediah Caesar, Joyce Campbell, Adam Chodzko, Andy Coolquitt, Thea Djordjadze, Jason Dodge, Richard Hughes, Gülsün Karamustafa, Phillip Lai, Jim Lambie, Mike Nelson, Kate Owens, Mungo Thomson, Jennifer West.Poi c’è la mostra “Calipso” ideata da Studio Voltaire che ha commissionato a Nicholas Byrne e Anthea Hamilton un progetto site-specific. Mentre FormContent, progetto curatoriale iniziato nel 2007 fra Francesco Pedraglio, Caterina Riva e Pieternel Vermoortel, propone “The Filmic Convention” con opere di Meris Angioletti, Salvatore Arancio, Filipa César, Jos De Gruyter & Harald Thys, Beatrice Gibson, Gabriel Lester, Thomas Lock, Gintaras Makarevicius, Sefer Meminonlu, Laurent Montaron, Alexandra Navratil, Lois Rowe, Laure Prouvost, Dan Shaw-Town & Tim Winter, Kathrin Sonntag, Jason Underhill. Conclude il ricco programma il progetto filmico coordinato da LUX in cooperazione con gli studenti del Curating Programme of the Department of Art, Goldsmiths, sono presentati lavori di Rosa Barba, Ellen Cantor, Steve Reinke & James Richards, Francisco Valdés. Il premio Champagne Perrier-Jouët per quest’anno è stato assegnato all’operato di Scoli Acosta.

Oltre alle fiere, c’è anche una autogestita al Barbican www.freeartfair.com e comunque ci sono per tutto l’anno eventi legati all’arte, ad esempio l’elegante Art London a Chelsea si è conclusa giusto tre giorni fa. Sono tante e per fortuna di buona qualità, le proposte parallele di tutto il circuito culturale/artistico che la città di Londra offre. La più intensa quella proposta alla Serpentine Gallery nel padiglione temporaneo con due giorni, il 16 e 17 Ottobre, in cui si realizza una maratona poetica succeduta poi con due giornate sull’artista Gustav Metzger e il suo principio di arte “autodistruttiva” di cui è in corso una emozionante mostra negli spazi interni.

Sempre con lo zampino di Hans Ulrich Obrist è stata l’apertura del Museum of Everything a nord di Regent Park, un progetto molto particolare e che completa sicuramente il panorama della varietà dell’arte e che abbracci i suoi margini più affascinanti.

Alla Tate Modern l’inaugurazione dell’iniziativa Unilevers ha nuovamente suscitato commenti e critiche con il progetto di Miroslaw Balka ispirato ad una novella di Samuel Beckett “How it is” lavoro molto inquietante, in cui immergersi nelle ore più quiete per poterne appieno penetrare. Mentre al suo interno molto piacevole e documentativa la mostra su John Baldessari e significativa la mostra “Pop Life: Art in a Material World” che mette molto bene in evidenza come tanta arte del nostro presente dipenda dalla commercializzazione. Qui vengono presi in esame situazioni come il Pop Shop di Keith Haring e altre che hanno dato supporto e forse una marcia in più al valore stesso dell’opera artistica (interessante notare che fra i curatori dell’evento c’è Alison M. Gingeras responsabile della collezione di François Pinault, grande stratega contemporaneo). Per l’occasione un “grande coniglio” di un noto artista americano battuta a cifre stratosferiche ora è stato posto come totem pubblicitario in Covent Garden per ricordare alla grande folla che c’è dell’arte da vedere alla Tate Modern.

Nella sezione britannica della Tate, si è appena avvito il confronto dei finalisti del Turner Prieze, quest’anno i contendenti sono l’italiano Enrico David, il giovane Roger Hiorns, un’inquietante Lucy Skaer e l’elegante Richard Wright, con nume tutelare Gagosian, chi vincerà? 

Io parteggio per Enrico David anche se l’opera di Roger Hiorns, mi pare molto interessante.

Ancora Turner ma proprio sul suo lavoro artistico, in un confronto con altri grandi artisti quali Canaletto, Rubens, Rembrandt e Tiziano, è dedicata una bella mostra mentre proseguono quelle sulla tecnica usata dal grande artista inglese ed è presentato il progetto video/istallativo “The Surface of Each Day is a Different Planet” commissionata a Raqs Media Collective.

In centro alla Royal Academy c’è una grande mostra retrospettiva su Anish Kapoor, che fu vincitore nel 1991 del Premio Turner, intensa ed emozionante. Una stupenda immersione nei colori e nelle plasticità, sollecitati dalla particolare istallazione/esplosione cromatica (che si può anche seguire al sito http://www.royalacademy.org.uk/exhibitions/anish-kapoor/live-gallery-webcam,99,MA.html ). In contemporanea sono in corso una mostra dedicata a degli scultori innovativi nel primo novecento inglese: Jacob Epstein, Henri Gaudier-Brzeska e Eric Gill. Oltre ad una esposizione dedicata all’arte optical di Michael Kidner RA.

Il più classico British Museum offre un’emozionante e brillante mostra dedicata a Montezuma e alla cultura Atzeca, stupenda mostra etnografica/artistica con un accorto allestimento.

Nella rinnovata Whitechapel c’è il politicamente artistico Goshka Macuga, polacco ma oramai inglese d’adozione, che “ri-interpreta un noto arazzo di Guernica. Una mostra dedicata alle recenti partecipazioni degli artisti inglesi alla Biennale di Venezia. Mentre in un sezione è presentato la recente produzione artistica di Sophie Calle (peccato averne già vista parte a Venezia e Parigi negli anni scorsi, e qui ritorna la mia vecchia polemica delle mostre che per anni girano in Europa sempre con la stessa roba, pareva che ci fosse più varietà anni fa ora tutto è troppo omologato). Conclude la variegata proposta una mostra ideata da Jeremy Deller e Alan Kane sulla trasformazione del paesaggio inglese.

Negli spazi delle gallerie private segnalo alla Modern Art un delicato Richard Tuttle. Da Brown i lavori di Mario Ybarra Jr., da Crisp Francesco Stocchi propone Elio Cantori, dalla Matt’s Gallery Paul Carter con Hotel. La Whitecube si offre con assi da novanta, Damien Hirst e Anselm Kiefer, come sempre il grande Hirst non si accontenta e si fa ospitare anche dalla Wallace Collection con opere che sembrano un poco troppo beconiane. Tanto inquietanti i lavori di Jonas Burgert quanto museale la mostra su Enrico Castellani, Dan Flavin, Donald Judd e Gunther Uecker da Haunch Of Venison. Da Max Wigram un interessante Athanasios Argianas. Mentre inun’altro piccolo museo inglese, quello dedicato a Sigmund Freud, c’è il progetto “Hysteria” con lavori di Mat Collishaw, evento curato da James Putnam. Grande folla all’inaugurazione della mostra su Robert Mapplethorpe da Allison Jacques grazie alla presenza di Patti Smith. Segnaliamo anche lo spazio176 con opere dalla collezione Zabludowicz attiva da alcuni anni.

E se non si è paghi di tutte le grandi proposte, potete consolarvi ed entusiasmarvi per la mostre “Maharaja, splendori nelle corti reali d’India” che è in corso alla Victor & Albert Museum, un tripudio di opulenza e meraviglia.


Concludiamo il giro nuovamente in Trafalgar Square alla National Portrait Gallery dove giusto si è conclusa la bella mostra sulle “Gay Icons” ed inizia una lunga carrellata “Beatles to Bowie” assolutamente da non perdere.