Come
sempre corollario di Frieze una serie di grandi e piccole dinamiche
occasioni alternative, tra cui Zooart Fair, orfana del centralissimo
spazio dietro alla Royal Academy si è trasferita negli scomodi ma
molto suggestivi luoghi dietro la Liverpool Station. Realizzando una
serie di iniziati curatoriali molto interessanti e dinamiche. La
prima dal titolo “Altogether Elsewhere” coordinata da Rob Tufnell
che propone opere di Alighiero Boetti, Jedediah Caesar, Joyce
Campbell, Adam Chodzko, Andy Coolquitt, Thea Djordjadze, Jason Dodge,
Richard Hughes, Gülsün Karamustafa, Phillip Lai, Jim Lambie, Mike
Nelson, Kate Owens, Mungo Thomson, Jennifer West.Poi c’è la mostra
“Calipso” ideata da Studio Voltaire che ha commissionato a
Nicholas Byrne e Anthea Hamilton un progetto site-specific. Mentre
FormContent, progetto curatoriale iniziato nel 2007 fra Francesco
Pedraglio, Caterina Riva e Pieternel Vermoortel, propone “The
Filmic Convention” con opere di Meris Angioletti, Salvatore
Arancio, Filipa César, Jos De Gruyter & Harald Thys, Beatrice
Gibson, Gabriel Lester, Thomas Lock, Gintaras Makarevicius, Sefer
Meminonlu, Laurent Montaron, Alexandra Navratil, Lois Rowe, Laure
Prouvost, Dan Shaw-Town & Tim Winter, Kathrin Sonntag, Jason
Underhill. Conclude il ricco programma il progetto filmico coordinato
da LUX in cooperazione con gli studenti del Curating Programme of the
Department of Art, Goldsmiths, sono presentati lavori di Rosa Barba,
Ellen Cantor, Steve Reinke & James Richards, Francisco Valdés.
Il premio Champagne Perrier-Jouët per quest’anno è stato
assegnato all’operato di Scoli Acosta.
Oltre
alle fiere, c’è anche una autogestita al Barbican
www.freeartfair.com e comunque ci sono per tutto l’anno eventi
legati all’arte, ad esempio l’elegante Art London a Chelsea si è
conclusa giusto tre giorni fa. Sono tante e per fortuna di buona
qualità, le proposte parallele di tutto il circuito
culturale/artistico che la città di Londra offre. La più intensa
quella proposta alla Serpentine Gallery nel padiglione temporaneo con
due giorni, il 16 e 17 Ottobre, in cui si realizza una maratona
poetica succeduta poi con due giornate sull’artista Gustav Metzger
e il suo principio di arte “autodistruttiva” di cui è in corso
una emozionante mostra negli spazi interni.
Sempre
con lo zampino di Hans
Ulrich Obrist è
stata l’apertura del Museum of Everything a nord di Regent Park, un
progetto molto particolare e che completa sicuramente il panorama
della varietà dell’arte e che abbracci i suoi margini più
affascinanti.
Alla
Tate Modern l’inaugurazione dell’iniziativa Unilevers ha
nuovamente suscitato commenti e critiche con il progetto di Miroslaw
Balka ispirato ad una novella di Samuel Beckett “How it is”
lavoro molto inquietante, in cui immergersi nelle ore più quiete per
poterne appieno penetrare. Mentre al suo interno molto piacevole e
documentativa la mostra su John Baldessari e significativa la mostra
“Pop Life: Art in a Material World” che mette molto bene in
evidenza come tanta arte del nostro presente dipenda dalla
commercializzazione. Qui vengono presi in esame situazioni come il
Pop Shop di Keith Haring e altre che hanno dato supporto e forse una
marcia in più al valore stesso dell’opera artistica (interessante
notare che fra i curatori dell’evento c’è Alison M. Gingeras
responsabile della collezione di François Pinault, grande stratega
contemporaneo). Per l’occasione un “grande coniglio” di un noto
artista americano battuta a cifre stratosferiche ora è stato posto
come totem pubblicitario in Covent Garden per ricordare alla grande
folla che c’è dell’arte da vedere alla Tate Modern.
Nella
sezione britannica della Tate, si è appena avvito il confronto dei
finalisti del Turner Prieze, quest’anno i contendenti sono
l’italiano Enrico David, il giovane Roger Hiorns, un’inquietante
Lucy Skaer e l’elegante Richard Wright, con nume tutelare Gagosian,
chi vincerà?
Io parteggio per Enrico David anche se l’opera di
Roger Hiorns, mi pare molto interessante.
Ancora
Turner ma proprio sul suo lavoro artistico, in un confronto con altri
grandi artisti quali Canaletto, Rubens, Rembrandt e Tiziano, è
dedicata una bella mostra mentre proseguono quelle sulla tecnica
usata dal grande artista inglese ed è presentato il progetto
video/istallativo “The Surface of Each Day is a Different Planet”
commissionata a Raqs Media Collective.
In
centro alla Royal Academy c’è una grande mostra retrospettiva su
Anish Kapoor, che fu vincitore nel 1991 del Premio Turner, intensa ed
emozionante. Una stupenda immersione nei colori e nelle plasticità,
sollecitati dalla particolare istallazione/esplosione cromatica (che
si può anche seguire al sito
http://www.royalacademy.org.uk/exhibitions/anish-kapoor/live-gallery-webcam,99,MA.html
). In contemporanea sono in corso una mostra dedicata a degli
scultori innovativi nel primo novecento inglese: Jacob Epstein, Henri
Gaudier-Brzeska e Eric Gill. Oltre ad una esposizione dedicata
all’arte optical di Michael Kidner RA.
Il
più classico British Museum offre un’emozionante e brillante
mostra dedicata a Montezuma e alla cultura Atzeca, stupenda mostra
etnografica/artistica con un accorto allestimento.
Nella
rinnovata Whitechapel c’è il politicamente artistico Goshka
Macuga, polacco ma oramai inglese d’adozione, che “ri-interpreta
un noto arazzo di Guernica. Una mostra dedicata alle recenti
partecipazioni degli artisti inglesi alla Biennale di Venezia. Mentre
in un sezione è presentato la recente produzione artistica di Sophie
Calle (peccato averne già vista parte a Venezia e Parigi negli anni
scorsi, e qui ritorna la mia vecchia polemica delle mostre che per
anni girano in Europa sempre con la stessa roba, pareva che ci fosse
più varietà anni fa ora tutto è troppo omologato). Conclude la
variegata proposta una mostra ideata da Jeremy Deller e Alan Kane
sulla trasformazione del paesaggio inglese.
Negli
spazi delle gallerie private segnalo alla Modern Art un delicato
Richard Tuttle. Da Brown i lavori di Mario Ybarra Jr., da Crisp
Francesco Stocchi propone Elio Cantori, dalla Matt’s Gallery Paul
Carter con Hotel. La Whitecube si offre con assi da novanta, Damien
Hirst e Anselm Kiefer,
come sempre il grande Hirst non si accontenta e si fa ospitare anche
dalla Wallace Collection con opere che sembrano un poco troppo
beconiane. Tanto inquietanti i lavori di Jonas Burgert quanto
museale la mostra su Enrico Castellani, Dan Flavin, Donald Judd e
Gunther Uecker da Haunch Of Venison. Da Max Wigram un interessante
Athanasios Argianas. Mentre inun’altro piccolo museo inglese,
quello dedicato a Sigmund Freud, c’è il progetto “Hysteria”
con lavori di Mat Collishaw, evento curato da James Putnam. Grande
folla all’inaugurazione della mostra su Robert
Mapplethorpe
da Allison
Jacques
grazie alla presenza di Patti Smith. Segnaliamo anche lo spazio176
con opere dalla collezione Zabludowicz attiva da alcuni anni.
E
se non si è paghi di tutte le grandi proposte, potete consolarvi ed
entusiasmarvi per la mostre “Maharaja, splendori nelle corti reali
d’India” che è in corso alla Victor & Albert Museum, un
tripudio di opulenza e meraviglia.
Concludiamo
il giro nuovamente in Trafalgar Square alla National Portrait Gallery
dove giusto si è conclusa la bella mostra sulle “Gay Icons” ed
inizia una lunga carrellata “Beatles to Bowie” assolutamente da
non perdere.