Dopo una fase di turbolenza che ha portato a soli sei mesi prima un nuovo curatore a strutturare il progetto della Biennale di Lione, la settimana scorsa ha preso avvio questa edizione, la decima. Durerà fino al 3 Gennaio 2010.
Se Catherine David, iniziale curatrice dell’evento, aveva scelto il tema “présent perpétuel” il nuovo curatore Hou Hanru, forse anche per il breve tempo, ha optato come tema per la quotidianità, raccogliendo tutto il progetto sotto il titolo “The Spectacle of the Everyday”. Confermando, forse di più, che “l’arte non è più Arte” ma sempre più un quotidiano spettacolo.
L’evento è stato suddiviso in 5 parti: la Magie des choses, l'Eloge de la dérive, un Autre monde est possible, Vivons ensemble e Veduta. Titoli molto vaghi e selezione un poco limitata, tanto per non andare troppo lontano dalla quotidianità dell’arte. Quindi compaiono alcuni nomi molto noti in questo momento; Adel Abdesemed, Jimmie Durham, Shilpa Gupta, Barry McGee, Sarah Sze, Agnès Varda, Pedro Cabrita Reis, Adrian Paci e un gran corollario di contorno di sconosciuti, il che potrebbe essere un aspetto positivo se fossero anche artisti stimolanti e freschi.
Purtroppo gli artisti chiamati in/su questo tema sono stati molto giovanilisti come gesto creativo, a volte anche lievemente ludici. Se il curatore intendeva proporre una mostra che riscopra il quotidiano nella sua meraviglia poetica a me è parso sempre di più un’idea di arte marginale, opera con significati troppo minimi, intimisti e poco lirici. Spesso traccia/documento di un “fatto” passato, quasi sempre secondario e poco estetico.
Peccato perché siamo sempre in ambito di arti “visive” per cui da guardare e a volte si fa fatica.
Poche le opere che attraggono, alla Sucrière il lavoro marionettistico di Eko Nugroho, quello inquietante di Yang Jiechang, la suggestione elettronica di Tsang Kinwah e una certa ironia nel lavoro di Eulàlia Valldosera. Al Mac il lavoro documentativo di Bik Van der Pol Collective l’opera di Jompet Kuswidananto che mi ricordava un vecchio film della Walt Disney. Lo spazio più interessante forse la Bullukian Foundation con una serie di proposte ben allestite e di un certo interesse. Il resto risulta troppo ovvio, soprattutto cose già viste e riviste, per cui noioso. Allora risulta più interessante passeggiare per le vie di Lione e lasciarsi conquistare dalla vera quotidianità della vita, che sorprende molto di più che che frequentare spazi tediosi e banali.
Artisti selezionati : Adel Abdessemed, Bani Abidi Maria, Thereza Alves, Fikret Atay, Bik Van der Pol, Sylvie Blocher, George Brecht, Alan Bulfin, Pedro Cabrita Reis, Sophie Dejode & Bertrand Lacombe, Jimmie Durham, Latifa Echakhch, Mounir Fatmi, Thierry Fontaine, Dora García, Laura Genz and the CSP75, Shilpa Gupta, Ha Za Vu Zu, HeHe Collective, Oliver Herring, Huang Yongping, Takahiro Iwasaki, Jompet Kuswidananto, Leopold Kessler, Ian Kiaer, Lee Mingwei, Mark Lewis, Michael Lin, Lin Yilin, Liu Qingyuan & Yah, Barry McGee, Robert Milin, Carlos Motta, Wangechi Mutu, Eko Nugroho, Ceren Oykut, Adrian Paci, Dan Perjovschi, Oliver Ressler, Pedro Reyes, Rigo 23, Sarkis, Katerina Seda, Société Réaliste, Sarah Sze, T.A.M.A. Collective, Torolab Collective, Tsang Kinwah, Eulàlia Valldosera, Agnès Varda, Wong Hoy Cheong, Xijing Men Collective, Yang Jiechang, Yangjiang Group, L’École du Magasin.