Venerdì 1 novembre 2024 il PAV Parco Arte Vivente, nella cornice di Artissima, presenta la prima mostra personale in Italia dell'artista ecuadoregno Adrián Balseca (1989) a cura di Marco Scotini. La mostra indaga il ruolo dell’essere umano come agente nell'ecosistema ponendo una lente sui rapporti tra economia, ecologia e memoria, così come sulle dinamiche di potere legate all’estrattivismo e allo sfruttamento della natura.
Operando attraverso una varietà di narrazioni che combinano fatti reali, archivi storici, etno-fiction e memoria Adrián Balseca presenta in mostra una serie di progetti, realizzati nell’arco degli ultimi dieci anni, che si concentrano sulle storie locali del suo paese d’origine. Nel 2008, con l’entrata in vigore dell’Articolo 71, l’Ecuador è stato il primo Paese al mondo a riconoscere a livello costituzionale la natura come soggetto di diritti: “La natura, o Pacha Mama, ovvero il luogo in cui si riproduce e concretizza la vita, ha diritto al rispetto integrale della sua esistenza e al mantenimento e alla rigenerazione dei suoi cicli vitali, della sua struttura, delle sue funzioni e dei suoi processi evolutivi”. Una nuova prospettiva per la quale è stata determinante la ricca presenza nel paese di popoli indigeni che, reclamando la necessità di essere una voce utile per cooperare attivamente nelle decisioni che riguardano i territori nei quali vivono, hanno contribuito a generare una inedita riflessione politica e giuridica che ha spostato l’attenzione da una visione antropocentrica del diritto verso una visione biocentrica. Nonostante la costituzione del Paese tuteli giuridicamente una tra le aree con più biodiversità del pianeta le attività estrattive non sono in recessione e con esse i danni sociali e ambientali che comportano. In questo contesto, molti pensatori in Ecuador hanno sviluppato concetti socioeconomici di decrescita evidenziando i limiti biofisici del modello neoliberista e proponendo altre possibilità di sviluppo, con lo scopo di mitigare e ridurre l’impatto che le azioni dell’essere umano hanno sul cambiamento climatico.
Il titolo della mostra Cambio de fuerza fa riferimento allo slogan “La fuerza del cambio” (la forza del cambiamento) utilizzato alla fine degli anni '70 durante la campagna elettorale di Jaime Roldós Aguilera, primo presidente democraticamente eletto dopo il periodo della dittatura e restato in carica tra il 1979 al 1981. Riorientando il contenuto della frase, l’artista si chiede fino a che punto possiamo spingerci con questo “desiderio” politico per convertire tale speranza di cambiamento in un'idea più pragmatica, estendendola di fatto al campo dell'ecologia politica.
L’interesse di Balseca verso questo “cambio di forza” è visibile fin dall’opera Medio Camino (2014) nella quale una Andino Miura del 1977, conosciuta come la prima automobile prodotta in serie in Ecuador nel periodo del “boom petrolifero”, è spinta da un gruppo di persone lungo l'autostrada Panamericana che attraversa il Paese andino e collega l’Alaska all’Argentina. Nello spazio della serra del PAV troviamo PLANTASIA OIL Co. (2021-ongoing) un'installazione composta da barili e lattine che un tempo contenevano olio per motori e lubrificanti industriali prodotti da aziende italiane e transnazionali come Shell, Total, Fiat e Agip nei quali diverse specie di piante crescono innestandosi tra i rifiuti prodotti dell’economia petrolifera che vede la città come simbolo della modernità, sottolineando la perentorietà della natura nel ricostruire la vita lungo le soglie e gli spazi liminali non abitati dell’essere umano. La mostra prosegue con The Unbalanced Land (2019) un'installazione sonora che comprende oggetti scultorei e una serie fotografica che trae origine dal resoconto di viaggio Travels Amongst the Great Andes of the Equator (1892), dello scienziato ed esploratore britannico Edward Whymper riflettendo sulla storia e sulle trasformazioni dei sistemi capitalistici e coloniali in America Latina. L'opera esamina i modelli percettivi e rappresentativi del racconto coloniale di matrice europea e in particolare la narrativa di viaggio, creando una frattura spazio-temporale che connette il passato e il presente. In ultimo The Skin of Labour (2016), un'installazione che nasce dall’osservazione di una foresta endemica di Hevea Brasiliensis (albero della gomma) presente nel territorio vitale dell'Amazzonia ecuadoriana dove, a partire dalla fine del XIX secolo con l’avvento dell’industria della gomma, le terre indigene sono state espropriate con lo scopo di estrarre i derivati di questa specie vegetale. L’installazione si interroga sui valori fondamentali che sono alla base dello sfruttamento della natura da parte dell'uomo e sull'impatto della tecnicizzazione del lavoro.
Adrián Balseca (Quito, Ecuador, 1989). Vive e lavora a Buenos Aires, Argentina. Tra le ultime mostre ricordiamo: Nyctalopia (Void Art Centre, Derry, 2023); In Praise of Darkness, 55° Visions Du Réel International Film Festival (Nyon, 2024); Critical Landscapes: Selected Works from the Ella Fontanals-Cisneros Collection (MCA Denver, Denver, 2023); ROUTING RUBBER (New York, 2024; The genetically altered seed breaks the rhythm of an earthly music-Encounters over Several Plants (TATE Modern, Londra, 2022); Who Tells a Tale Adds a Tail: Latin America and Contemporary Art (Denver Art Museum, Denver, 2022); 34a Biennale di San Paolo: Faz escuro mas eu canto (Padiglione Ciccillo Matarazzo, San Paolo, 2021); tra le altre.