E' un progetto molto interessante quello che la Kunsthaus di Zurigo presenterà dal prossimo 24 Marzo sul tema delle "arti islamiche".
CS
«Re-Orientations» è una produzione esclusiva del Kunsthaus. I circa 170 disegni, acquerelli, dipinti e fotografie, oggetti in metallo, ceramica e vetro, nonché tessuti, video, installazioni e un film d'animazione provengono principalmente da collezioni europee; le opere messe insieme intrattengono un unico dialogo reciproco. Alla curatrice, Dr. Sandra Gianfreda, coadiuvata da una squadra di esperti, ci sono voluti due anni di preparazione. Vengono presentate opere dei seguenti artisti nel contesto dei cambiamenti sociali: Hélène Adant, Anila Quayyum Agha, Nevin Aladağ, Baltensperger + Siepert, Marwan Bassiouni, Edmond Bénard, Henriette Browne, Carlo Bugatti, Théodore Deck, William De Morgan, Mariano Fortuny y Madrazo, Karl Gerstner, Jean-Léon Gérôme, Jaʿfar ibn Najaf ʿAli, Elisabeth Jerichau-Baumann, Vasilij Kandinskij, Gülsün Karamustafa, Bouchra Khalili, Paul Klee, J. & L. Lobmeyr, Henri Matisse, Gabriele Münter, MuhammadʿAli Ashraf, Muhammad Jaʿfar, Muhammad Yusuf, Osman Hamdi Bey, Lotte Reiniger, Charles Claude Rudhardt, Salah al-Din. Vi sono poi numerosi artisti ignoti del passato provenienti da Egitto, Algeria, India, Iraq, Iran, Marocco, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia e Uzbekistan.
Le spiegazioni e le definizioni storiche a disposizione dei visitatori mirano ad agevolare la comprensione della selezione effettuata e dei legami esistenti fra le diverse opere.
COSA SONO LE ARTI ISLAMICHE?
Nel corso dei secoli, la civiltà islamica si è estesa su territori assai eterogenei, dal sud-est asiatico all’Asia occidentale, dal Nordafrica alla penisola iberica. In passato tale area geografica veniva definita come «Oriente», un termine molto discusso nel dibattito postcoloniale. La denominazione di «arti islamiche» comprende l’Islam come cultura e tiene conto delle differenze non solo geografiche ma anche stilistiche e temporali. In questo senso, il termine «islamico» non si discosta troppo dal concetto di arte «occidentale», altrettanto generico e inadeguato.
L’ISLAMOFILIA MERITA APPREZZAMENTO E INTERESSAMENTO
La mostra «Re-Orientations» non si concentra sul noto orientalismo, bensì su una forma di ricezione meno nota del mondo islamico, ovvero l’«islamofilia». Iniziata con l’apprezzamento delle arti islamiche da parte di studiosi e collezionisti, è poi maturata nell’interessamento artistico sia a livello di arte applicata che di arte visiva. La curatrice Sandra Gianfreda intende l’islamofilia come fenomeno di un processo transculturale. Le culture, lungi dall’essere entità a sé stanti, sono invece reciprocamente interconnesse: si tratta di strutture ibride dai confini porosi e in costante cambiamento. «Negli odierni dibattiti pubblici sull’‹appropriazione culturale› e sull’‹alterità› (‹othering›), il concetto di transculturalità può contribuire ad un’analisi più approfondita dei rispettivi ‹prestiti› culturali, interpretabili come parte di un transfer culturale», afferma la curatrice della mostra. Del suo approccio contemporaneo fa parte anche un confronto critico con la storiografia artistica tradizionale.
L’EVENTO CATALIZZATORE E LA SVOLTA NELLA RICEZIONE DELLE ARTI ISLAMICHE
L’evento catalizzatore per la ricezione delle arti islamiche nell’Ottocento fu la prima Esposizione universale di Londra del 1851, in cui, accanto ad altri oggetti islamici, furono soprattutto i reperti dell’impero indiano moghul a scatenare un entusiasmo epocale. Dopo diverse esposizioni a Londra, Vienna, Parigi e Algeri, fu la mostra di Monaco di Baviera del 1910, intitolata «Capolavori dell'arte maomettana», a stabilire nuovi standard. Musei, mercanti d'arte e collezionisti privati di diversi Paesi misero a disposizione per la mostra circa 3.600 opere, tra cui preziosi tappeti, ceramiche, oggetti in metallo e miniature persiane. Per la prima volta, gli oggetti islamici furono definiti «capolavori» e quindi furono posti sullo stesso piano dei dipinti europei dei maestri del Rinascimento. Inoltre, fu effettuato un tentativo di classificazione scientifica, che diede un enorme impulso alla storia dell'arte islamica, disciplina da poco fondata in Occidente. La ricezione estetica in Europa portò infine alla canonizzazione delle arti islamiche.
MATISSE, KANDINSKIJ, MÜNTER E ALTRI ALLA RICERCA DELL’ISPIRAZIONE
Henri Matisse, Albert Marquet e Hans Purrmann si recarono da Parigi a Monaco di Baviera appositamente per la mostra. Tra i visitatori di tale esposizione pionieristica vi furono poi Vasilij Kandinskij, Gabriele Münter, Franz Marc, Le Corbusier, Max Laeuger e altri ancora. Alla ricerca di nuove forme espressive, studiarono a fondo i mezzi stilistici delle arti islamiche, adattandoli alle loro esigenze e interiorizzandoli. Partendo dalla propria cultura e dalle esperienze del proprio tempo, diedero vita a opere nuove e indipendenti, emancipate dai modelli ispiratori. A volte, tale ispirazione appare evidente, ad esempio nelle opere di molti artisti applicati, tra cui il maestro francese della ceramica Théodore Deck o la cristalleria austriaca J. & L. Lobmeyr; in altri casi, ad esempio nell’opera di Vasilij Kandinskij o di Paul Klee, l’influenza delle arti islamiche è individuabile solo ad un secondo esame.
LE DUE FACCE DEL COLONIALISMO
La curiosità e la fascinazione per gli oggetti islamici erano spesso di natura puramente estetica e formale, senza un interesse approfondito degli artisti per la loro funzione originaria, per il loro contesto di appartenenza, per i loro autori o in generale per le genti di tali Paesi. Dalla prospettiva di oggi tale interessamento appare per certi versi superficiale, ma allo stesso tempo vi è anche una connotazione appropriativa, che riflette in maniera subliminale gli atteggiamenti egemonici dell’epoca. Henri Matisse, Vasilij Kandinskij, Gabriele Münter e Paul Klee visitarono le colonie e i protettorati dell’epoca, quali l’Algeria, il Marocco o la Tunisia, avvalendosi delle strutture coloniali per facilitare il proprio soggiorno. Tuttavia, il fatto di essere parte del sistema e di essersene serviti deve aver amareggiato alcuni artisti. Ad esempio, sebbene Matisse non fosse un sostenitore del sistema coloniale, ciò non gli impedì di acquistare oggetti e tessuti provenienti dai protettorati francesi in Nordafrica e di utilizzarli impropriamente come «oggetti-attori» nelle sue opere. Inoltre, non ebbe alcuna inibizione a commercializzare il motivo orientale dell’odalisca negli anni Venti. Al contempo, la grande considerazione che nutriva per la cultura islamica appare evidente dalla sua dichiarazione del 1947: «l’illuminazione, dunque, mi è pervenuta dall’Oriente». Per lui non si trattò solo di una rivelazione, ma anche di una conferma dei suoi sforzi precedenti finalizzati a creare un nuovo concetto di immagine.
L’ARTE SULLO SFONDO DI CONTESTI IN EVOLUZIONE
Un esempio come quello di Matisse dimostra che i valori di oggi non possono essere applicati dogmaticamente al passato. Al contrario, oggi possiamo rivolgere uno sguardo critico a tali quadri, considerati capolavori da oltre un secolo, e adottare nei loro confronti un approccio riflessivo, anche grazie al punto di vista di artisti contemporanei, quali ad esempio Gülsün Karamustafa, vincitrice del Premio Roswitha Haftmann, il più ricco premio d’arte europeo per artisti contemporanei, e Bouchra Khalili, autrice di video su tematiche postcoloniali. Saranno esposte inoltre delle opere inedite di Marwan Bassiouni del suo «New Swiss Views», che presenta l’Islam in mezzo a noi.
La ricezione delle arti islamiche è un argomento complesso e ricco di sfaccettature. La curatrice ha pertanto deciso fin dall’inizio di concentrarsi su alcuni casi di studio paradigmatici per le rispettive epoche, tenendo conto della pluralità degli approcci artistici, dell’origine degli artisti e del Paese di ricezione. Nel lavoro artistico individuale sono individuabili forme di ricezione di tipo estetico-formale, ma anche di altro tipo, a testimonianza della portata di tale fenomeno transculturale.
Ad attendere i visitatori vi è un percorso caleidoscopico, strutturato in base a criteri tematici all’interno della grande sala espositiva del Kunsthaus.
«Re-Orientations» è un appello dell’arte a proseguire lo scambio transculturale tra Oriente e Occidente, tra Sud e Nord, al di là dei confini etnici, religiosi e degli Stati nazionali; allo stesso tempo, viene sottoposto ad analisi critica il rapporto con la nostra eredità culturale. L’approccio sviluppato dalla Dr. Sandra Gianfreda si è avvalso della collaborazione di un comitato scientifico, composto dalle seguenti personalità: Prof. Dr. Rémi Labrusse, professore di storia dell'arte contemporanea presso l’Università di Parigi-Nanterre; Dr. Axel Langer, curatore per il Medio e il Vicino Oriente e per le maschere svizzere presso il Museum Rietberg, Zurigo; Hannan Salamat, master of arts in studi culturali e religiosi con focus sull'Islam, docente presso lo ZIID - Zürcher Institut für Interreligiösen Dialog, Zurigo.
PUBBLICAZIONE
Il catalogo della mostra, pubblicato da Hirmer Verlag con il titolo «Re-Orientations. L’Europa e le arti islamiche dal 1851 a oggi», contiene 300 illustrazioni a colori distribuite su 312 pagine. La pubblicazione è disponibile in tedesco e in inglese al prezzo di CHF 59.- nello shop del Kunsthaus e in libreria.
VISITE GUIDATE
Le visite guidate per il pubblico si tengono il mercoledì alle 18:00 e la domenica alle 11:00; inoltre, i visitatori possono ottenere informazioni individualmente tramite audioguida. Sono previste una visita guidata in francese sabato 1° aprile alle 11:00 e una visita guidata in inglese sabato 3 giugno alle 11:00. Su richiesta, il Kunsthaus organizza visite private anche in altre lingue.
PROGRAMMA CINEMATOGRAFICO IN COLLABORAZIONE CON ARTHOUSE
In concomitanza con la mostra «Re-Orientations», i cinema Arthouse di Zurigo propongono un programma di accompagnamento con film da diversi Paesi del mondo «orientale» nelle seguenti matinée domenicali:
26 marzo: «Le grand voyage» (Marocco, 2004) di Ismaël Ferroukhi
16 aprile: «Lawrence d’Arabia» (Gran Bretagna, 1962) di David Lean
7 maggio: «Donne senza uomini» (Iran/USA, 2009) di Shirin Neshat
21 maggio: «Bal» (Turchia, 2010) di Semih Kaplanoğlu
4 giugno: «A dragon arrives!» (Iran, 2016) di Mani Haghighi
Ulteriori informazioni e biglietti: www.arthouse.ch/re-orientations
INCONTRO CON L’ARTISTA
Regards sur Paul Klee – Conversazione in francese con Nacer Khemir
Evento in collaborazione con l’Alliance Française di Zurigo e l’Ambasciata di Francia in Svizzera
Ven 24 marzo 2023, ore 18:3, presso la sala conferenze del Kunsthaus Zürich