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03/04/19

Hortus Conclusus festeggia i 10 anni di Fondazione 107




Fondazione 107 è lieta di annunciare "Hortus Conclusus", progetto a cura di Federico Piccari per il decennale dell'attività espositiva.  Trenta gli artisti invitati provenienti da Italia, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Georgia, Germania, Kazakistan, Polonia, Regno Unito, Russia, Svizzera, Usa. Pittura, scultura, installazione, performance e fotografia saranno messe tra di loro in dialogo.

Con il titolo "Hortus Conclusus" si vuole intendere l'intimità del segreto pensiero e nello stesso tempo il geloso campo del lavoro intellettuale di un artista, di uno scrittore, di una scuola poetica. 

E' così che gli artisti in mostra sono tra di loro legati da un comune "modo di fare" che li conduce, attraverso la loro azione, a trasformare una situazione consolidata che è entrata in crisi.

Hortus Conclusus diventa il luogo idealmente costruito dove la parola Krisis  è il motivo trainante di un percorso eterogeneo e trasversale, assunta da noi nel senso etimologico di origine, quello greco che reca con sé il significato di "opportunità", il cosiddetto momento decisionale, di apertura verso  nuove possibilità e volto alla ricerca di nuove soluzioni. E' questo l'approccio utilizzato dagli artisti  invitati in mostra nella costruzione della loro opera. Non esiste una regola, è il processo mentale  unito al personale modo di procedere che evidenziano qual è l'approccio dell'artista nei confronti  del mondo.


La parola crisi ha assunto il ruolo di protagonista del nostro tempo e così nel nostro quotidiano. Si parla di crisi generica, crisi di sistema, crisi personale, crisi economica, crisi emozionale, crisi di coscienza, crisi cardiaca, crisi anafilattica, crisi ipertensiva, crisi isterica, crisi di nervi, crisi di pianto,  essere in crisi, superare una crisi, crisi di adolescenza, crisi di scoraggiamento, crisi di identità, crisi  spirituale, crisi religiosa, crisi della società, crisi dei valori, crisi della civiltà, crisi delle istituzioni,  crisi della famiglia, crisi della coppia, la grande crisi, la crisi del'anno ...., settore in crisi, azienda in  crisi, crisi strutturale, crisi energetica, crisi parlamentare, crisi di governo, crisi della natalità,  chiusura della crisi e così via ed è con questo sentimento di valenza negativa che nel XX secolo il  termine crisi si è diffuso. 

Per chi è nato negli anni ’60 la parola crisi ha attraversato il suo intero  percorso di vita, si può dire che siamo usciti da una crisi per entrare in un’altra. L'abuso nell'utilizzo  della parola crisi ne ha in qualche modo vanificato il senso stesso annegandone il significato.  

"La crisi può risolversi con il ritorno in statu quo ante, ma la natura propria della crisi è di scatenare la ricerca di soluzioni nuove e queste possono essere sia immaginarie, mitologiche o magiche sia,  al contrario, pratiche e creatrici. Così la crisi è potenzialmente generatrice di illusione e/o di attività inventive. 

Più in generale, può essere fonte di progresso (soluzione nuova che sorpassa le  contraddizioni o double-binds, aumentando la complessità del sistema) e/o fonte di regressione  (soluzione al di là delle contraddizioni che riporta il sistema a uno stato di minore complessità)".  Edgar Morin

E' così che l'artista russa Nika Neelova asporta i mancorrenti dalle case in procinto di essere abbattute e li trasforma riassemblandoli  in scultura dando loro una nuova vita; Roman Stanczak, artista che rappresenterà nella prossima Biennale di Venezia il padiglione polacco, agisce su oggettipresenti in ogni abitazione, mobili, divani, sedie, col martello e scalpello ne scolpisce la pelle, togliel'impiallacciatura, strappa l'imbottitura, li rende spogli così come noi e la nostra esistenza in un atto​ di condivisione, non di assalto ed è così che ci restituisce la sua personale visione del mondo. 

In Angelo Candiano è la luce ad intervenire sulla carta fotografica vergine quale elemento esterno sollecitato dall'artista che è di fatto impotente di fronte ad un processo da lui stesso attivato e reso inarrestabile ed infinito nel tempo. In Mateusz Choróbski l'azione performativa indotta dal frangereun vetro antiproiettile di una vetrina di banca, diventa grido di ribellione verso un sistema di potereesercitato sull'individuo. I frammenti dei vetri, di diversa consistenza, fissati su dei tubi al neon ne limitano e calibrano l'uscita della luce. Nelle pitture di Marcovinicio gli elementi quotidiani del suo  mondo restano sospesi, in superficie, in attesa di nuove possibilità e di un "tempo migliore", mentre nelle sculture di David Jablonowski la tela in stretta aderenza ad una struttura tecnologica in alluminio, trattiene a sua volta elementi organici prelevati dal mondo naturale, ali di pappagallo, compresse, intrappolate in un processo di ibridazione. 



Elenco artisti invitati: 

Astore Salvatore (Italia), Brest Isaac (USA), Callery Simon (Regno Unito), Candiano Angelo (Italia),  Carboni Luigi (Italia), Casini David (Italia), Casoni Cosimo (Italia), Choróbski Mateusz (Polonia), Del  Conte Francesco (Italia), Dokoupil Jiri George (Cecoslovacchia), Fato Matteo (Italia), Galliano  Daniele (Italia), Jablonowsky David (Germania), Ko Sophie (Georgia), Kusterle Roberto (Italia),  Lange Thomas (Germania), Marcovinicio (Italia), Mendoza Ryan (USA), Mohall Peter (Svezia),  Muyle Johan (Belgio), Neelova Nika (Russia), Pecoraro Nicola (Italia), Piccari Federico (Italia),  Puisais Antoine (Francia), Ragalzi Sergio (Italia), Skiba Piotr (Polonia), Stanczak Roman (Polonia),  Stoisa Luigi (Italia), Tryakin Bukharov Georgy (Kazakistan), Zoderer Beat (Svizzera).

14 aprile - 14 luglio 2019 • 5 settembre -13 ottobre 2019
orario  : giovedì-domenica 14-1   9