Una volta il mondo dell’arte era il regno degli artisti che producevano e realizzavano, quasi sempre su commissione, ritratti, paesaggi e altre immagini. Poi col nascere della fotografia, seguito dal cinema, dalla televisione e ora della multimedialità, il mercato dell’immagine viene lentamente eroso a questi professionisti, che per sopravvivere, hanno ampliato il mondo del loro fare, passando dalla semplice riproduzione del mondo alla sua creazione, studio, analisi.
Questa lenta trasformazione ha creato una nuova idea di fare arte e anche gli stessi operatori sono mutati.
Oggi sempre più a fare gli artisti non sono persone che hanno studi d’arte ma figure che all’arte si avvicinano con percorsi di studi spesso molto lontani dall’arte stessa. Forse, anche per questo, molte volte più che opere visive paiono ricerche, speculazioni letterarie, oggetti privi di buon gusto ma ricchi di pleonastico elucubrazioni semi filosofiche.
Il tutto gestito da figure che paiono eleganti ed affabili chiacchieroni sul fare del mondo ma che in realtà si interessano a vendere i risultati.
Affascina notare, a volte, che l’oggetto della transizione cultura/economica è realizzato con materiali poveri, se non di recupero, ma che meravigliosamente, nelle algide stanze definite gallerie, recuperano un plusvalore che ne centuplica il prezzo.
Ovviamente non si può dare colpa a questi intelligenti mercanti, la responsabilità va quasi tutta a chi di questi superflui oggetti si circonda. Con la presunzione che siano anche, considerati intelligenti, abili e lungimiranti.
Sarà il tempo che ci svelerà se questi oggetti effettivamente hanno valore o se passata questa moda non sia null’altro che l’ennesimo bisogno di una società oramai troppo benestante per capire qualcosa di reale ma bisognosa di giochi per trascorrere il tempo in modo “alternativo”.
In questo ultimo anno la forte azione di promozione e di vendita dei siti d’arte, stanno spostando una certa attenzione del mercato dell’arte. L’azione di questi nuove realtà sta lavorando tantissimo sui quantitativi, sui prezzi e sulle strategie di vendita.
Siamo solo all’inizio di questo nuovo approccio al consumo dell’arte ma sono tanti i segnali che fanno pensare a una reale trasformazione degli attori e soprattutto dei consumatori.
La stessa idea di collezionismo si sta aprendo a nuove fasce e a nuovi status, ampliandosi a nuovi significati, spesso molto lontani dall’originale.