Phofdo - photographic project
Il
ciclo innovativo dell’arte contemporanea sembra giunto al capolinea. Dopo decenni
di ribellione e di impegno l’arte contemporanea pare essersi arenata in un pantano
espressivo che compulsivamente si ripete noiosamente negli intenti e nelle forme.
Decenni
di eroici proclami e di promesse di cambiamento si sono svuotate nel nulla di fatto.
Le aspettative si sono mutate in vacue posizioni storiche che narrano di continui
fallimenti di un’arte aperta e per tutti. Intenti che ora sempre più vengono riproposto
dalle nuove generazioni di artisti ancora più aleatori e sempre più finti.
Il
mercato ha vinto sulle ideologie, anche artistiche, monetizzando tutto e piegando
i tanti giovani ribelli al borghesismo capitalistico, vedi i vari artisti irrequieti
nostrani post-comunisti che al ricco mercato americano devono le recenti riscoperte
e un certo benessere economico.
Anche
ora che la crisi mette in risalto la divisione sempre più ampia fra ricchezza e
povertà, si vedono i giovani artisti atteggiarsi fintamente a ribelli. Qualche debole
azione viene fatta giusto per richiamare un poco i media ma senza però realmente
impegnarsi in azioni concrete di lavoro ma rifugiandosi in vacue promesse di cambiamento
e innovazione.
La
continua attenzione alle mode, ha prodotto artisti privi di carattere e di idee.
Adattabili a ogni format e necessità non possono dire molto visto che non incidono
ma descrivono il momentaneo bisogno espositivo dell’ennesimo inutile evento.
L’arte
contemporanea rinunciando al suo ruolo visivo per un comodo “parlarsi intorno” ha
dismesso la sua irruenza e forza per evaporarsi nel gioco facile delle parole.