Phofdo - photographic project
In questo periodo, nella creatività, pare impossibilita andare oltre al remake. Ritorni più meno validi ripetono stilemi del secolo scorso, che sempre più popolano le patinate realtà espositive internazionali.
Questo grande ritorno agli anni sessanta e settanta pare più un ripasso che un approfondimento. Dopo l’esplosione Pop, ma soprattutto dopo il Nouveau Réalisme, gli artisti si erano liberati di un certo formalismo estetico che solo con la grande crisi socio-economica, della fine degli anni settanta, riporta ad un’estetica “classica” col ritorno alla pittura, priva di ogni messaggio se non un compiacimento figurativo, vedi la nostra Transavanguardia.
Oggi si percepisce un ritorno a questi linguaggi, da una parte una marea di artisti con leggiadre forme espressive (installazione, site-specific, performance…) dall’altra un grande ritorno alla pittura, anch’essa con uno sguardo alle sperimentazioni lontane.
Il futuro sembra già passato.
Pare che si siano esaurite le spinte innovative e che i “giovani artisti” preferiscano guardare al tempo trascorso anziché proiettarsi in un mondo nuovo.
In realtà questo non è del tutto vero, perché se quella che ancora oggi si chiama “arte contemporanea” vive questo processo, negli altri campi creativi, dal design al fumetto, ci sono interessanti spinte verso il nostro prossimo futuro.
Grazie al crescere delle nuove tecnologia, la realtà sta mutando e la multimedilità fornisce nuovi modi di vivere e di percepire il mondo, con un rinnovamento estetico e creativo ancora tutto da definire e sperimentare.
Ma pare che il sistema dell’arte faccia finta di non saperlo.