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04/04/12

Catalogare il presente/assente italiano




E’ uscito da poco un catalogo che raccoglie l’attuale situazione dei più “giovani” artisti italiani. Già il titolo "New Italian Art" nell’uso di un termine straniero per una pubblicazione in italiano confermare una tenuta sempre più insignificante dell'arte contemporanea nazionale nel nostro paese. L'agile guida coordinata da Ludovico Pratesi presenta queste “nuove” promesse che con le opere proposte confermano la marginalità del nostro sistema che anziché puntare sulla positività della sua storia e della sua originalità, elenca artisti che spesso scimmiottano stili stranieri in voga qualche anno fa. 

Segnale di un ritardo e di una debolezza nel proporsi come artisti italiani, colpa anche delle tante gallerie che preferiscono la rapida cooperazione con enti stranieri che supportano i loro artisti che gli inesistenti aiuti per l’arte nostrana, perfino i premi fatti in Italia spesso vengono dati ad artisti stranieri... 

Ma tornado al libro la gradevole impaginazione alterna alla presentazione degli artisti alcune foto di opere. La lista non è molto lunga, una sessantina di artisti, scelti per l’essere nati dopo il 1970, con certi "stilemi" espressivi che si ripetono spesso e senza particolari immagini che rimangano nella mente. La coerenza artistica pare oramai dimenticata a favore di compiti scolastici a temi, tanto vari quanto vario è il bricabrac dei mercatini dell’usato cui spesso paiono ispirati, tanto romantici ma anche inutili. 

L’impressione generale è proprio la forte mancanza d’identità degli artisti e delle loro opere, utili giusti per produrre qualcosa da presentare nel giorno delle familiari inaugurazioni. Spesso a ogni artista elencato si può sostituire il testo descrittivo al nome successivo, senza particolari problemi visto i fumosi percorsi espressivi. Di tanto in tanto emergono lavori che potrebbero essere meritevoli, ma non si sa se siano voluti o casuali. 

Ci vorrebbe più coraggio da parte di tutti, ma il nostro paese da anni non sa più riconoscersi e inorgoglirsi, preferiscono la pacata sicurezza delle relazioni e delle amicizie che lega molti degli artisti citati che il dinamismo del merito, che obbligherebbe a un confronto con una qualità reale e quantitativa. Infatti il catalogo risulta così utile ma provocatorio, soprattutto se si pensa che sono centinai gli artisti che fanno arte, spesso con apprezzabili risultati di consenso, ma che essendo impegnati a lavorare seriamente non posso dedicare molto tempo alle “giuste frequentazioni”. 

Si chiude così il testo con la sensazione che l’arte italiana non è più avanti al mondo ma che ne racconta l’accaduto, spesso con un ritardo abissale, essendo copiato dagli altri.