Gli spazi del Portikus di Francoforte, ospitano fino al 19 ottobre la mostra "What Are You Thinking (A cosa stai pensando)"
È una domanda apparentemente semplice, persino informale, che tutti abbiamo sentito e probabilmente posto. Ci coglie a metà del pensiero, prima che l'intenzione si sia formata e il linguaggio si sia stabilizzato. E sebbene indichi apertura, porta con sé un presupposto implicito: che ogni pensiero debba essere reso leggibile, condivisibile e, soprattutto, significativo. Questa esigenza riflette una condizione più ampia del nostro tempo: un crescente imperativo di auto-rivelazione.
La mostra What Are You Thinking trae spunto dal fondamentale saggio di Susan Sontag " Contro l'interpretazione" (1964), che sfida la coazione a imporre un significato alle opere d'arte, a trasformare i materiali in metafore e i gesti in argomentazioni. Sontag sosteneva che l'atto dell'interpretazione, quando eccessivamente enfatizzato, priva l'arte della sua immediatezza e del suo impatto sensuale, spingendoci invece a recuperare i nostri sensi, a cogliere le opere d'arte così come sono: dense e ambigue.

Distribuita nelle due gallerie di Portikus, la mostra riunisce opere di Pablo Accinelli (nato nel 1983, Argentina), Jason Dodge (nato nel 1969, Stati Uniti), Florence Jung (Francia), Laura Lamiel (nata nel 1943, Francia), Lucia Nogueira (1950-1998, Brasile), Laurie Parsons (nata nel 1959, Stati Uniti) e Bill Walton (1931-2010, Stati Uniti): artisti che, al di là delle generazioni e delle aree geografiche, condividono l'impegno a resistere alla cattura interpretativa. Mentre alcune opere possono apparire minimali, altre potrebbero tranquillamente sfuggire alla nostra attenzione: una fotografia affissa sul retro di un frigorifero rivolto verso il muro, lattine arrugginite appoggiate su una catasta di legna, graffette e lucchetti sospesi al soffitto, una serie di cesti intrecciati sul pavimento. Nel corso di diciotto settimane, What Are You Thinking si dispiega come una composizione temporale: le opere appaiono, scompaiono e occasionalmente riappaiono, consentendo alla mostra di cambiare ed evolversi continuamente. Invece di presentare un'unica proposta fissa, offre una successione di incontri, lasciando spazio al dubbio, ai pensieri incompiuti e alle forme che rimangono sfuggenti e irrisolte. Man mano che le opere d'arte cambiano in prossimità e relazione, emergono nuove costellazioni e percezioni. Non ci sono messaggi da decodificare, solo inviti a soffermarsi nell'ambiguità.
Presentato senza punto interrogativo, il titolo della mostra è preso in prestito da un'opera di Lutz Bacher (1943–2019, USA), che espose da Portikus nel 2013, un omaggio alla resistenza dell'artista all'interpretazione. In un clima culturale sempre più governato da leggibilità e giustificazione, l'opacità rimane un gesto politico. Il rifiuto – di spiegazione, partecipazione o produttività – può funzionare come una forma di critica.
"What Are You Thinking" è accompagnato da una pubblicazione gratuita sviluppata in collaborazione con gli artisti e i loro eredi, estendendo la natura aperta della mostra alla stampa. Composto da scritti d'artista, frammenti poetici e testi storici, il materiale non offre una conclusione, ma auspicabilmente riflessioni in corso.