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02/10/24

Fondation Cartier 40 anni

 


Per il suo 40° anniversario, la Fondation Cartier pour l’art contemporain si regala un nuovo spazio nella storica Place du Palais-Royal a Parigi, questo spazio innovativo aprirà le porte al pubblico entro la fine del 2025. Dopo una importante opera architettonica su Boulevard Raspail nel 1994, questo nuovo edificio concepito dal rinomato architetto Jean Nouvel, segna un nuovo capitolo nella storia della Fondation Cartier, che ancora una volta si posiziona come un attore significativo nello sviluppo urbano e culturale in corso della città di Parigi, nonché sulla scena artistica contemporanea mondiale.

Si tratta di un punto di riferimento storico rivisitato da Jean Nouvel per la Fondation Cartier Situato in un imponente edificio haussmanniano, originariamente costruito come parte dell'iniziativa di riqualificazione urbana di Napoleone III, fu inaugurato per la prima volta come Grand Hôtel du Louvre nel 1855. Successivamente, il sito divenne Grands Magasins du Louvre nel 1863 e fu infine convertito in Louvre des Antiquaires nel 1978. Il nuovo progetto edilizio di Jean Nouvel per la Fondation Cartier mette l'architettura in dialogo con il contesto urbano storico del sito.

Completamente aperte verso l'esterno, le facciate sono composte da grandi finestre a bovindo che si aprono su Rue du Faubourg Saint-Honoré, Rue de Rivoli e Place du Palais-Royal, offrendo sia ai visitatori che ai pedoni nuove prospettive della città attraverso l'edificio. 
Il nuovo sito comprende una vasta area di 8.500 metri quadrati di spazi pubblici; 6.500 metri quadrati di spazio espositivo, tra cui cinque piattaforme mobili che coprono  4.200 metri quadrati che possono modificare la superficie e la navigazione dell'edificio. 

Il loro posizionamento consente la creazione di spazi verticali stratificati che possono raggiungere fino a 11 metri di altezza. Lo spazio presenta anche 1.200 metri quadrati di passerelle che si affacciano sui volumi creati dalle piattaforme. Con la trasformazione di questo edificio storico, Nouvel consente un rinnovamento perpetuo dello spazio, offrendo impareggiabili opportunità di libertà creativa e sperimentazione artistica, in linea con la missione principale della Fondation Cartier e la dedizione agli artisti.  
Fin dalla sua creazione, la Fondation Cartier pour l’art contemporain ha basato la sua attività su tre principi principali che sono ancora validi oggi. Il primo è la posizione centrale concessa agli artisti e alla produzione artistica, inclusi artisti già noti al grande pubblico e figure emergenti. Il secondo è l'attenzione alla trasversalità: la Fondation Cartier è uno spazio dedicato a tutte le forme di creazione, dalla pittura alla fotografia, dall'architettura al cinema, dal design alla moda e altro ancora. Il terzo è la netta separazione tra le attività della Fondation Cartier e lo sviluppo commerciale della Maison Cartier. Questi erano i principi principali alla base del lancio della Fondation Cartier il 20 ottobre 1984, a Jouy-en-Josas. Abbiamo perpetuato questa stessa filosofia su Boulevard Raspail e continueremo a farlo sulla Place du Palais-Royal, di fronte al Louvre. 

Alain Dominique Perrin, Presidente fondatore della Fondation Cartier pour l’art contemporain Trasferirsi in un sito così impressionante, in termini di posizione e storia, comporta una forma di invenzione. E ciò che viene inventato non si vede automaticamente nell'acciaio o nella pietra. Lo spazio è caratterizzato da un modo diverso di fare: un modo di concepire come gli artisti possano avere il massimo potere di espressione. Un sito come questo richiede audacia, coraggio che gli artisti potrebbero non necessariamente dimostrare in altri spazi istituzionali. La Fondation Cartier sarà probabilmente l'istituzione che offrirà la maggiore differenziazione dei suoi spazi, le forme espositive e i punti di vista più diversi. Qui è possibile fare ciò che non può essere fatto altrove, spostando il sistema dell'atto di mostrare.  

Jean Nouvel Celebrando quattro decenni dedicati all'arte contemporanea Il 20 ottobre 1984, Alain Dominique Perrin, allora Presidente di Cartier International, fondò la Fondation Cartier pour l'art contemporain, la prima fondazione aziendale francese dedicata all'arte contemporanea. Originariamente situata nella tenuta Montcel a Jouy-en-Josas, la Fondation Cartier ha posto gli artisti al centro delle sue attività, creando un approccio unico che abbracciava vari campi della creazione contemporanea e della curiosità in tutte le sue forme. Attraverso un programma di mostre e residenze, ha fornito uno spazio completamente nuovo per esplorazioni e incontri gratuiti per artisti di fama internazionale insieme a talenti emergenti provenienti da diversi contesti culturali e geografici.

Nel 1994, la Fondation Cartier si è trasferita nella sua nuova sede a Parigi, un edificio in vetro e acciaio progettato da Jean Nouvel come il suo “monumento parigino”. L'edificio di Boulevard Raspail incarnava un approccio audace: in questo spazio museale aperto e trasparente, i muri erano assenti e sono stati sostituiti invece con una possibilità di reinventare perpetuamente i locali espositivi e il suo rapporto con l'esterno. Questo design radicale ha spesso ispirato artisti, che hanno risposto con forza allo spirito del luogo. Alla fine del 2025, la Fondation Cartier lascerà Boulevard Raspail e inizierà il terzo capitolo della sua storia con l'apertura di nuovi spazi in Place du Palais-Royal a Parigi.

Per celebrare il suo 40° anniversario, la Fondation Cartier lancia una serie eccezionale di 6 podcast che ne ripercorrono la storia. Dalle prime gesta di Jouy-en-Josas alle rivoluzioni di Raspail, dalle mostre indimenticabili agli aneddoti meno noti, questa serie, con interviste inedite, dà forma a questa controstoria, a questo monumento dell'arte contemporanea che non ha mai smesso di fare la differenza, sfidando sempre le convenzioni. La serie di podcast Voir venir, Venir voir* è disponibile su tutte le piattaforme di ascolto a partire dal 17 settembre, con un nuovo episodio ogni settimana.

Come parte di questo anno di anniversario, la Fondation Cartier ha anche creato un'installazione che mette in mostra gli artisti con cui ha avuto il piacere di collaborare sin dalla sua fondazione, esposta nelle vetrate della sua futura sede in Place du Palais-Royal a Parigi. I ritratti di una trentina di artisti e personalità, tra cui Jean Nouvel, Agnès Varda, Claudia Andujar, Takeshi Kitano, Patti Smith, Sheroanawe Hakihiiwe, Marie Losier e Ron Mueck, saranno esposti in queste vetrate alte sette metri, un vero e proprio panorama della storia dell'istituzione.

La Fondation Cartier sta anche pubblicando il libro dell'anniversario Voir venir, Venir voir*, un
viaggio illustrato attraverso oltre 160 mostre, puntellato da 12 storie selezionate di artisti e grandi mostre, che raffigurano 4 decenni di impegno della Fondation Cartier per la creazione contemporanea. 

Data di pubblicazione: 9 ottobre 2024 I visitatori beneficeranno anche di un ingresso gratuito
alla mostra di Olga de Amaral presentata al boulevard Raspail domenica 20 ottobre.

Informazioni e prenotazioni su fondationcartier.com

* Il titolo Voir venir, Venir voir è ispirato a un’espressione utilizzata da Paul Virilio durante la preparazione della  mostra Native Land, Stop Eject alla Fondation Cartier pour l’art contemporain nel 2008-2009.

01/10/24

Nuova vita per le Luci d'artista di Torino

 


Siamo all'ìnizio di Ottobre, un mese che a Torino si presenta ricco di novità e proposte culturali, tra cui la ventisettesima edizione di Luci d’Artista.

Venerdì 25 ottobre dalle ore 18:30, con la prima accensione, Torino torna a illuminarsi e trasforma ancora una volta il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico.
 
Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino, nell'ambito della sua missione istituzionale, a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo dell'arte contemporanea per l'identità e la vita culturale della città.
 
Luci d'Artista è, nell’ambito del nuovo Piano strategico della Fondazione Torino Musei, la quinta linea culturale (insieme a GAM, MAO, Palazzo Madama e Artissima) e ha l’obiettivo di trasformare la manifestazione in una vera istituzione di ricerca artistica permanente.
In questa nuova edizione, vista anche la grande accoglienza del pubblico, saranno confermate e ulteriormente implementate le linee guida di indirizzo stabilite già nella 26° edizione: insieme al curatore Antonio Grulli, saranno ancor più rafforzate tutte le iniziative di superamento dei confini invernali della manifestazione, la creazione di una programmazione attiva tutto l’anno e la ridefinizione delle varie sezioni di Luci d’Artista. Il tutto per valorizzare una collezione unica e straordinaria e raggiungere una visibilità nazionale e internazionale stabile, rendendo la manifestazione ancora più inclusiva ed ecologicamente sostenibile.
 
La sezione Costellazione tornerà ancora più ricca e si avvarrà di nuove collaborazioni istituzionali come quelle con Consulta per la Valorizzazione Beni Artistici e Culturali di Torino e Unione Industriali Torino insieme ad Artissima, con il MAUTO Museo Nazionale dell’Automobile, con la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, e con il MAO - Museo d’Arte Orientale, confermandosi come la principale leva di espansione e arricchimento di Luci d’Artista, non solo in chiave cittadina.
 
Accademia della Luce, il Public Program, è forse la sezione che maggiormente ha beneficiato della nuova linea curatoriale, permettendo a Luci d’Artista di collaborare attivamente con i Dipartimenti Educazione dei musei e delle fondazioni per l’arte contemporanea della città e di vivere tutto l’anno, raggiungendo un grande successo nei suoi due importanti appuntamenti rivolti al pubblico: la conferenza dedicata a Giovanni Anselmo e la giornata realizzata per il Solstizio d’Estate, entrambe negli spazi della GAM. I due momenti saranno riconfermati anche in questa edizione, rinnovati nei contenuti e nelle tematiche.
 
Continua anche il processo di aggiornamento tecnologico delle Luci, che saranno ancora più sostenibili e a basso impatto ecologico. Questo obiettivo di cruciale importanza, realizzato grazie all’impegno del Gruppo Iren che da oltre vent’anni è al fianco di Luci d’Artista, si sviluppa di pari passo con il delicatissimo processo di restauro, recupero e rifacimento delle Luci della collezione, per le quali anche quest’anno sarà fondamentale il contributo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e di Unione Industriali Torino.
La presenza delle due istituzioni torinesi, da anni a sostegno di Luci d’Artista, permetterà di restaurare quella che probabilmente nell’immaginario collettivo è divenuta uno dei simboli di Torino, ovvero Il volo dei numeri di Mario Merz posizionata sulla Mole Antonelliana. Una collaborazione che si basa sulla continuità di dialogo, che negli anni ha permesso di portare importanti benefici per il recupero del patrimonio della Città e della digitalizzazione dei suoi spazi pubblici.
 
Tutto questo sarà accompagnato da una nuova comunicazione, attiva tutto l’anno, rafforzata nel suo indirizzo nazionale e internazionale, sempre più vivace e fresca nell’utilizzo dei social network.
Dopo il successo della 26° edizione, è sempre il torinese Studio Fludd a creare non solo l’identità visiva di questa edizione, ma anche la grafica di quelle che sono le due grandi novità di Luci d’Artista: il nuovo sito internet (sviluppato da un’altra realtà torinese, Wedoo) e soprattutto il primo logo di Luci d’Artista: un nuovo segno grafico che negli anni accompagnerà la manifestazione.
 
Luci d’Artista nasce nel 1998 per volontà della Città di Torino con la convinzione che l’arte dovesse contribuire al bene comune e abitare le vie, le piazze e i palazzi. Un percorso espositivo d’arte contemporanea inedito e a quel tempo innovativo, imitato in seguito da altre città italiane e straniere. Negli anni hanno contribuito alcuni dei più grandi artisti italiani e internazionali capaci di realizzare interventi entrati nell’immaginario collettivo, integrati alla perfezione nel tessuto urbano della città, della quale sono ormai un simbolo. Installazioni luminose capaci di arrivare a un grande pubblico di non addetti ai lavori. Ma non solo: nel momento in cui - verso la fine degli anni Novanta - Torino ha avuto la necessità di ripensare la propria identità, proponendosi come la Città del Contemporaneo, le Luci d’Artista ne sono diventate naturalmente l’immagine in grado di veicolare con immediatezza il messaggio.
 
Luci d’Artista è progetto e patrimonio della Città di Torino, realizzato da Fondazione Torino Musei con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, Unione Industriali Torino e Torino 2025 FISU Games Winter. Main sponsor: Gruppo Iren.
 
Le installazioni luminose saranno visibili dal 25 ottobre 2024 al 12 gennaio 2025.
 
 

LE DUE NUOVE INSTALLAZIONI LUMINOSE
Scia’Mano di Luigi Ontani
VR Man di Andreas Angelidakis
 
Per la 27° edizione, Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, che in quest’ultimo anno si è completamente rinnovato ed è oggi composto da Chiara Bertola e Francesco Manacorda, rispettivamente direttori della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, ai quali si aggiunge Antonio Grulli, curatore di Luci d’Artista.
 
La selezione dei due nuovi artisti di Luci d’Artista 27 si è raggiunta in seguito a una serie di incontri tra i membri del Comitato scientifico, durante i quali si è deciso di affiancare un grande maestro indiscusso con una stella dell’arte globale. I nomi sono quelli di Luigi Ontani e di Andreas Angelidakis con le rispettive luci Scia’Mano e VR Man.
 
L’opera Scia’Mano del Maestro Luigi Ontani è, come dichiarato dal titolo, legata alla figura dello Sciamano ed è connesso al lavoro su figure, immagini e concetti universali su cui Ontani ha sempre lavorato. Ma il soggetto è anche un tributo alla dimensione magica e letteraria a cui la città di Torino è sempre stata accostata.
 
Luigi Ontani, (1943), vive a Roma e Riola di Vergato. Figura iconica, è uno dei più influenti e riconosciuti artisti italiani nel mondo, con una carriera eclettica che spazia dalla pittura alla performance, dalla fotografia alla scultura. Negli anni Sessanta inizia a dedicarsi alla fotografia e al video rivoluzionandone i linguaggi, e nel 1969 realizza il suo primo Tableau Vivant, Ange Infidèle, con cui apporta innovazioni radicali all’arte della performance. I Tableaux Vivants di Luigi Ontani sono dei veri e propri “dipinti” viventi, delle performance firmate o fotografate in cui l’artista è il protagonista della scena, travestito da personaggio storico, letterario o mitologico – da Pinocchio a Dante, da San Sebastiano a Bacco – personificando temi storici, mitologici, letterari e popolari. Le sue radici affondano nelle tradizioni culturali italiane, ma la sua opera si apre a una visione globale, abbracciando l’Oriente e l’esotico. Alla fine del 1974 affronta il primo viaggio in India per arrivare, in seguito, anche in Indonesia dove rimane affascinato dall’arte e dalla cultura dell’isola di Bali. Tra le numerose mostre, ha esposto alla Biennale di Venezia nel 1972, 1978, 1984, 1986, 1995, 2003; Identité Italienne: Art en Italie depuis 1959, Centre Pompidou Paris 1981; Italian Art Now: An American Perspective, Guggenheim Museum New York, 1982; Manifesta 2008; A bigger Splash: Painting after Performance, TATE Modern London, 2012. Tra le mostre personali, si segnala Ganesham USA 1965-2001, MoMA PS1 Contemporary Art Centre, New York; Auroboruserpentine Map Marathon, The Serpentine Gallery, Londra; Rivoltartealtrove, Castello di Rivoli, Torino, 2012.
 
L’opera VR Man di Andreas Angelidakis, realizzata in occasione e con il supporto di Torino 2025 FISU Games Winter è ripresa dall’iconografia classica della scultura greca e romana, immaginario su cui l’artista lavora da molti anni. La nuova opera si riferisce alla pratica atletica come fondamento dei giochi olimpici ma anche come disciplina indissolubile dall’attività intellettuale e spirituale, così come era vista durante il periodo classico greco.
 
Andreas Angelidakis (Atene, 1968), vive e lavora ad Atene. Si definisce un architetto che non costruisce, ma che contempla l’architettura come una pratica per indagare la psicologia di un luogo e degli elementi che lo costituiscono e lo abitano, esaminando l'idea di rovina, sia delle società antiche che di quelle contemporanee. Le sue opere indagano lo spazio dove arte e architettura si sovrappongono e in cui le nuove tecnologie influenzano l’architettura e il modo di vivere, creando opere che riflettono sulla sociologia e la storia del modernismo nell'architettura, nella cultura urbana e nei media digitali. Nel suo lavoro presenta riconsiderazioni delle rovine greche sotto forma di video digitale, sculture morbide, e mobili, dando vita a una interpretazione giocosa che offre un'esperienza fisica diretta al visitatore. Ha partecipato come artista a diverse mostre internazionali, tra cui: The State of the Art of Architecture alla prima Biennale di Architettura di Chicago, la 12° Triennale del Baltico al Centro d'Arte Contemporanea di Vilnius e Super Superstudio al PAC Milano nel 2015, oltre a documenta14 ad Atene e a Kassel nel 2017. Nel 2019 ha partecipato a Bergen Assembly, contribuendo con un sistema di sedute sociali multifunzionali al Parlamento dei corpi di Paul B. Preciado per documenta14, nonché alla Biennale dell'Immagine in Movimento alle OGR di Torino. Nel 2022 ha realizzato la grande mostra POST-RUIN Bentivoglio a Palazzo Bentivoglio a cura di Antonio Grulli e nello stesso anno Center for the Critical Appreciation of Antiquity l’opera d’arte più ambiziosa mai realizzata, commissionata da Audemars Piguet Contemporary a Parigi. Tra le mostre che l’artista ha curato ricordiamo The System of Objects alla Deste Foundation di Atene, Super Superstudio al PAC di Milano, Fin de Siècle allo Swiss Institute di New York, Period Rooms al Het Nieuwe Instituut di Rotterdam e OOO Object Oriented Ontology alla Kunsthalle di Basilea.
 
 
IL NUOVO LOGO DI LUCI D’ARTISTA
 
Per la prima volta Luci d’Artista adotta un logo, un segno identitario della manifestazione, che la richiami al di là delle singole declinazioni grafiche annuali, nell’ottica di renderla sempre più riconoscibile quale istituzione culturale di livello non solo nazionale, ma anche internazionale. Si è quindi deciso di coinvolgere lo Studio Fludd, gruppo di giovani grafici torinesi che ha realizzato l’identità visiva dello scorso anno e che ha rappresentato al meglio il connubio tra contemporaneità e immagine della luce che trascende il solo evento tradizionale invernale. Un logo quindi che rappresenta il rapporto tra le arti e la luce, un nuovo segno che vuole essere trasversale alle tante attività annuali comprese oggi in Luci d’Artista. 
 
Il nuovo logo è stato sviluppato in continuità con l'identità visiva della 26ª edizione, con l'intento di richiamare il tema della materialità della luce attraverso un bagliore che ne anima la superficie. È stato elaborato un carattere tipografico chiaro e moderno, capace di conferire al logotipo un'identità unica ed evocativa, caratterizzata da un impatto visivo forte e una spiccata riconoscibilità. Per ampliare la versatilità e l’immediatezza dell’immagine coordinata, l’identità di Luci d’Artista è arricchita da un monogramma coerente con il design complessivo.
 
 
TORINO 2025 FISU GAMES WINTER
 
Luci d'Artista è in grado di instaurare importanti rapporti con le principali realtà di Torino, soprattutto in occasione dei grandi eventi culturali e sportivi che la città, per sua vocazione, ospita ogni anno. In quest'ottica, prende vita una importante sinergia con il Comitato Organizzatore dei Giochi Mondiali Universitari invernali di Torino 2025, manifestazione sportiva multidisciplinare un tempo conosciuta come Universiade. Mancano solo 125 giorni all’inizio dei Giochi – che si terranno a Torino e in altri 5 comuni delle Valli Olimpiche dal 13 al 23 gennaio 2025 - e nel Road TO2025 si inserisce la 27° edizione di Luci d'Artista, in aggiunta alle numerose attività organizzate dal Comitato organizzatore di Torino 2025 insieme alle scuole della Regione Piemonte e della Città di Torino: un percorso che porterà nell'ottobre 2024 a una partecipazione dei Giochi Mondiali Universitari alla realizzazione di una Luce d'Artista fortemente simbolica, evocativa dell’unione indissolubile tra Sport e Sapere, della pratica atletica che è contemporaneamente fondamento dei Giochi ed elemento fondante dell’elevazione intellettuale e spirituale umana. Questa nuova installazione entrerà a far parte negli anni successivi della collezione delle Luci della Città, come ulteriore eredità lasciata dai Torino 2025 FISU Games Winter al territorio.
 
 
OMAGGIO A REBECCA HORN
 
In questa occasione così importante per Luci d'Artista ricordiamo con grande commozione Rebecca Horn, da poco scomparsa, con l’accensione straordinaria della Luce da lei ideata per il Monte dei Cappuccini nel 1999, da lunedì 9 fino a domenica 15 settembre.
Rebecca Horn (Michelstadt, 24 marzo 1944 – Bad König, 6 settembre 2024) è stata un grande Maestro dell'arte il cui lavoro, fondato sulla tematica del corpo e sulle possibilità di ampliamento e superamento dello stesso, ha anticipato molte questioni oggi cruciali. La sua opera Piccoli Spiriti Blu (1999), restaurata nel 2022 grazie al contributo della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è una delle Luci più amate, incantevoli e spettacolari. Da anni domina la città di Torino, e ne è diventata uno dei simboli, dall'alto del Monte dei Cappuccini. Dobbiamo essere grati per questo capolavoro a Ida Gianelli, Pier Giovanni Castagnoli e Riccardo Passoni che ebbero l'intuizione, circa 25 anni fa, di coinvolgere questa grande artista nella nostra manifestazione, donando alla città un monumento in grado di illuminarla per sempre. (Antonio Grulli)
 
 
ANTONIO GRULLI
 
Antonio Grulli (La Spezia, 1979), è critico d’arte, curatore, e collabora regolarmente con il quotidiano La Stampa per cui tiene la rubrica "Lampi Critici". È il curatore del Padiglione Albanese alla 60 Biennale di Venezia in corso al momento. Negli anni si è occupato della collezione e delle attività legate all’arte contemporanea di Palazzo Bentivoglio (Bologna, palazzobentivoglio.org), ha fatto parte del board di Viafarini (Milano, viafarini.org), e ha dato vita a una serie di progetti espositivi, progettuali ed editoriali in collaborazione con colleghi curatori, artisti e collezionisti. Per il Museo MAMbo di Bologna ha ideato (con il curatore Davide Ferri) Sentimiento Nuevo, una ricerca sullo stato della critica d’arte fatta di incontri, conferenze, lecture e performance. Cura due spazi espositivi senza fine di lucro: Lucerna, a Milano, assieme a Federico Pepe, e lo spazio FBI nello studio dell’artista Jacopo Benassi a La Spezia. Negli anni ha curato mostre per spazi pubblici e istituzionali quali: Ala Scaligera della Rocca di Angera (Varese), Fondazione Carispezia (La Spezia), Fondazione del Monte (Bologna), Le Dictateur (Milano), Match Gallery (Lubliana), MAMbo (Bologna), Museo di Castelvecchio (Verona); i no profit C21 (Reggio Emilia), Codalunga (Vittorio Veneto), Hamlet (Zurigo), Neon Campobase (Bologna), Viafarini (Milano). Ha collaborato, tra le altre, con le testate Arte e Critica, Arte Mondadori, Artribune, ATP Diary, Boite, Cura Magazine, Exibart, Flash Art, Le Dictateur, Mousse Magazine, Studio Magazine.