Riflette sulle infinite architetture invisibili che si
creano all’interno di un luogo attraverso i rapporti tra i suoni,
rielaborati e condivisi in un ambiente di elementi fisici che
interrompono la linearità ideale del vuoto tipico per sviluppare
riverberi percettivi.
Il suono, raccolto e rielaborato, si libra nello spazio e
ne incontra la fisicità frammentandosi in vibrazioni che nelle sensazioni di Federico
Arani in collaborazione con Giacomo Mangili, diventano
opere ambientali, narrazioni di incontri fisici.