Prosegue il grande lavoro di ammodernamento degli Uffizi
di Firenze che ora vede l'apertura di ben 14 nuove sale, che sono state
ri - allestite.
Si tratta della sezione che presenta i capolavori della
pittura fra il Cinquecento e il Seicento, si va dalla "La Venere di Urbino» del Tiziano fino
alle opere del manierismo toscano.
Molto bella la scelta cromatica degli spazi che dialoga
con la bellezza delle opere. Grazie a questa nuova revisione degli spazi
tornano così visibili più di trenta opere, che erano negli archivi e ora
possono essere di nuovo ammirate dal vasto pubblico.
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Ha aperto al primo piano della galleria una nuova, ampia
sezione. Nei nuovi spazi museali, inaugurati il 29 maggio 201, i visitatori
possono ammirare i capolavori veneti e fiorentini della collezione medicea in
sale attentamente allestite al fine di esaltarne la fruibilità.
Il Cinquecento è per definizione il secolo d’oro della
pittura italiana, non solo di quella fiorentina. In questo secolo sempre con
maggiore evidenza si affermano altri centri culturali che contendono il primato
artistico a Firenze, tra questi spicca Venezia. Proprio questo ricco panorama
culturale è rappresentato nelle nuove sale.
La ‘Venere di Urbino’ di Tiziano è affiancata a destra
dalla ‘Flora’, sempre di Tiziano, e dalla ‘Fornarina’ di Sebastiano del Piombo.
Protette da vetri antisfondamento che ne garantiscono anche la stabilità
climatica, le tre celeberrime dame potranno ora essere ammirate in totale calma
e concentrazione, in una sala appositamente dedicata. Protette da vetri antisfondamento
che ne garantiscono anche la stabilità climatica, le tre celeberrime dame
potranno ora essere ammirate in totale calma e concentrazione. Nelle sale
vicine tornano finalmente visibili le opere di Lorenzo Lotto, Tintoretto,
Veronese, molte delle quali da tempo non più visibili, che completano la
collezione di pittura veneta degli Uffizi. Su questo lato è stata aperta anche
una finestra sull’Arno, con una vista mozzafiato sul fiume e sulle colline a
sud della città, a ristabilire il contatto della Galleria con il suo contesto
urbano.
Nelle sale vicine tornano finalmente visibili le opere di
Lorenzo Lotto, Tintoretto, Veronese, molte delle quali da tempo non più
visibili, che completano la collezione di pittura veneta degli Uffizi. I
dipinti dei maestri veneti giunsero a Firenze in larga parte nel 1631 con
l’eredità di Vittoria della Rovere, sposa al granduca Ferdinando II de' Medici.
Altri furono acquistati dal cardinal Leopoldo, la cui passione collezionistica
si volse anche ai capolavori prodotti nel territorio della Serenissima”.
I colori delle pareti sono naturali e stesi secondo gli
antichi metodi, che li rendono vibranti e vivi: verde per la pittura veneta –
un verde ripreso dai tendaggi e dai rivestimenti dei muri che si notano in
tanti dipinti del Rinascimento veneziano – mentre per gli spazi destinati alla
scuola toscana è stato scelto un grigio scuro, che richiama la pietra serena
dell’architettura degli Uffizi, ma con un timbro più caldo e vellutato.
Le pareti della monumentale sala del Pilastro sono state
lasciate chiare, così che l’ambiente richiami una chiesa a pianta centrale: qui
sono infatti esposte le grandi pale d’altare del periodo della Controriforma. I
visitatori vi possono finalmente ammirare di nuovo, dopo dieci anni di permanenza
in deposito, la ‘Madonna del Popolo’ di Federico Barocci, capolavoro di grandi
dimensioni del maestro urbinate, che il granduca Pietro Leopoldo comprò a caro
prezzo per le collezioni fiorentine.
Accanto, sempre del Barocci, lo splendido e atmosferico ‘Noli me
tangere’ e appeso nella parete vicina quello dipinto da Lavinia Fontana, grande
pittrice bolognese: due versioni dello stesso soggetto, due culture diverse a
raffronto. Le stanze accanto alla sala del Pilastro sono state allestite come
“studioli”, prevalemente con opere di piccole dimensioni: una con dipinti
sacri, l’altra con soggetti profani (prevalentemente mitologici e allegorici),
tutti visibili nel dettaglio grazie alla protezione con vetri speciali, che
permettono di avvicinarsi e di apprezzare ogni pennellata. Torna visibile anche
la portentosa ‘Caduta degli Angeli ribelli’ di Andrea Commodi: nel grande
bozzetto, un drammatico groviglio di anatomie umane con il quale il pittore
fiorentino voleva confrontarsi direttamente con il Michelangelo della Cappella
Sistina.
Vi è infine la zona dedicata alle Dinastie, dove i
ritratti dei Medici di Bronzino (tra i
quali anche la famosa ‘Eleonora da Toledo con il figlio Giovanni’) spiccano
come gioielli sul fondo grigio scuro.