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18/10/08

Giornate londinesi

Il fine settimana londinese si è svolto con una intensa serie di eventi puntellati dalla serie d’incontri organizzati alla Serpentine Gallery, il progetto da Hans Ulrich Obrist Manifesto Marathon è stato molto ricco di emozioni e attimi da ricordare, fra gli artisti proposti : Vivienne Westwood Pier Vittorio Aureli Hilary Koob-Sassen Ingo Niermann and Zak Kyes Elaine Sturtevant Rasheed Araeen Peter Cook Raqs media collective Gilbert & George Ben Vautier Jonas Mekas Jean-Jacques Lebel Tom McCarthy Mark Wallinger Yoko Ono Barbara Steveni Ekaterina Degot Richard Wentworth Nathaniel Mellors Lee Scrivner Agne's Varda Andrea Branzi Henry Flynt Marina Abramović .

Durante la rassegna mi sono concesso alcune pause andando alla Saatchi che ha aperto in una stupenda location vicino a Slona Square con una serie di installazioni e grandi lavori di artisti cinesi, che però mi paiono molto belli esteticamente ma poi mi lasciano alquanto freddino. Un’altra pausa alla V&A con due mostre di memorabilia sugli anni ’50, una più storica sulla guerra fredda e una più romantica sulle The Supremers.

Serata ancora ricca di stimoli alla Tate Modern con l’installazioni di Cildo Meireles, che mi sono parse più interessanti del grande ma troppo infantile lavoro di Dominique Gonzales Foerster. Mentre molto ben articolata è la mostra dedicata alla serie Sengram di Rotcho.

In questi ultimi giorni ho visto anche alcune gallerie private, fra le proposte più belle quella di Rafael Lozano Hemmer da Haunch of Venison che nei tre piani dello spazio propone i suoi lavori interattivi. Contemporaneamente Sprovieri Progetti espone un interessante lavoro di Matheus Rocha Pitta sulla terra.


Lo Zoo Art Fair, dietro alla Royal Academy, in spazi un poco sovraffollati propone molte varietà, fra cui emergono il lavoro/ricerca di Alessandro Ceresoli da Francesca Minini e lo stand Formcontent curato da Francesco Pedraglio, Caterina Riva e Pieternel Vermoortel con la particolare proposta di diverse performance.

11/10/08

Carlo Carrà a Palazzo Salmatoris

Lo storico palazzo cheraschese dopo aver ospitato mostre su Picasso, De Chirico, Felice Casorati e tanti altri importanti artisti, quest’anno ci presenta una selezioni di opere, più di settanta provenienti da diverse collezioni private di importanti musei, di questo artista italiano del secolo scorso. La mostra è raccolta sotto il titolo di “La natura come sogno”, e durerà fino al 14 Dicembre. Il titolo scelto deriva da una frase dell’artista stesso, secondo cui ci sono due modi di dipingere un paesaggio: uno è dipingere un motivo naturale e l’altro, più difficile, è trasformare il paesaggio in “un poema pieno di spazio e di sogno”. La mostra ripercorre la ricerca di Carrà come interprete della natura, prima di tutto del paesaggio, ma anche della figura e della natura morta.

Il nucleo principale è costituito dalla produzione “post–Metafisica”; realizzata dopo la prima guerra mondiale, quando Carrà si stacca definitivamente dalle esperienze di gruppo per iniziare una ricerca autonoma e solitaria. Si dedica soprattutto al paesaggio con una intensa poetico capace di restituire il profondo senso lirico di uno dei più intensi periodi storici della storia italiana del novecento.

Fra le opere della rassegna cheraschese spiccano tra l’altro il particolarissimo Autunno (Ritratto di Emilio Colombo, 1909), il suggestivo Ricordi d’infanzia (1916, capolavoro del Primitivismo degli Anni Dieci, già segnato da una atmosfera metafisica); il commosso Paesaggio lombardo (1921), l’inedita Chiesa Romanica (1927), appartenuto lungamente all’artista stesso e presentato in questa mostra per la prima volta; l’intenso e sofferto Alba tragica del 1940. Una sezione di Palazzo Salmatoris è poi dedicata alla grafica, con tutte le principali acqueforti dell’artista realizzate negli Anni Venti.


Orario di visita dal Mercoledi' al Sabato dalle ore 09.30 alle ore 12.00 e dalle ore 14.30 alle 18.00, biglietto 6 euro, vi sarà la possibilità di visita con guida (inclusa nel biglietto). 

27/09/08

FRAC a Boves

Sabato 27 Settembre presso i rinnovati spazi del Centro Culturale Cittadella a Boves (ex Filanda Favole), è stata inaugurata con una folta affluenza di pubblico la presentazione della collezione FRAC (Fondo Regionale Arte Contemporanea). Nell’antico laboratorio dei bozzoli di seta in fase di ristrutturazione per diventare un moderno centro polifunzionale, ospiterà anche la nuova biblioteca civica, accoglie fino all’8 Dicembre una selezione di opere di giovani artisti italiani e stranieri. 

Questa iniziativa è un progetto di didattica, con un’attenzione particolare al pubblico più giovanile, per diffondere la cultura dell’arte contemporanea e stimolare il territorio creativo. Le opere esposte provengono da una serie di acquisiti all’interno dell’ultima edizione della fiera d’arte contemporanea Artissima che si svolge ogni anno a Torino. 

Un comitato di curatori internazionali ha selezionato facendole poi acquistare, con uno stanziamento di 150.000 euro, opere di giovani emergenti. Fra le tante le opere esposte colpiscono il video concettuale di Rosa Barba giocato fra i suoi e i testi, la riflessione storica di Sam Durant sulla leggenda dei Padri Pellegrini americani, la delicata scultura new age di Vidya Gastaldon e il gioco instabile del dado di Evariste Richer. L’ingresso è gratuito, apertura il Sabato dalle 15 alle 18 e la Domenica dalle 10 alle 18.


25/09/08

Ouverture

E’ ripreso, con l’inaugurazione collettiva del 25 Settembre, la stagione delle gallerie torinesi, che hanno coordinato una piacevole serata di eventi artistici.

Ho iniziato dalla collettiva “(No) vacancy” curata da Luca Lo Pinto, con un originale allestimento casalingo proposto da Maze. L’idea acchiappa per questo essere così piacevolmente domestico e per la generale qualità dei lavori scelti, molto interessante un lavoro di Emilio Prini e un’opera multi materico di Luigi Ontani.

Da Alberto Peola viene proposto un articolato progetto di Sophy Rickett che elegantemente ci accompagna nelle suggestioni nascoste di un teatro d’opera, il Teatro dell'Opera di Glyndebourne, peccato che nella sua complessità si perda un poco il legame fra tutti i pezzi esposti.

Molto emozionante il lavoro di Gianluca e Massimiliano De Serio proposti da Guido Costa Projects. Si tratta della seconda parte di “Love - trilogia dell'amore” Una variegata riflessione sui modi e i tempi dell’affetto amoroso, reale ed immaginario. I video proposti, due episodi disposti su 4 schermi, messi in dialogo da una ripresa vicina e parziale, tentano la condivisione di un sentire intimo (ma comune) del bisogno di amore (sia fisico che mentale).

Da Marena Rooms Gallery il colore denso e le pennellate impazienti di Paolo Maggis per una serie di quadri legati dal tema della restrizione e della repressione nella storia degli esseri umani mentre da Photo & Co sono presentati dei lavori di Maurizio Vetrugno con una serie di rielaborazioni di celebri foto di moda in filo, che ricreano brillanti riflessi di questo mondo dell’immagine.


03/09/08

Bizzarria dell’arte

In questi ultimi anni le opere artistiche, di collezioni private o gallerie, sono parcheggiate nei musei di arte contemporanea (già l’idea stessa che il presente possa essere già museificato dovrebbe far sorgere qualche sospetto) più superficiali e modaioli in attesa che venga il momento più adatto per essere poi buttate nel dispendioso gioco del mercato dell’arte contemporaneo.

Dimenticato il noioso ed impegnativo mondo della Cultura, molta dell’arte contemporanea ha scoperto il divertente giro del Monopoli dell’Arte, seguendo il classico percorso di caselle: artista giullare, opera shock, white cube, museo contemporaneo, fiera, asta giungendo all’agognato traguardo dei milioni di euro.

Così molti curatori e critici s’ingegnano nel gestire l’arte come gadget d’arredo e status sociale. Forse per cioè che si vedono “opere d’arte contemporanea” più nelle diverse riviste patinate di moda, alla pari dei vestiti (forse non sarà un caso che molte case del vestire pronto-moda/industrializzato relazionano o appartengono agli stessi gestori dell’arte), che nelle pubblicazioni d’arte.

Per cui oggi possiamo tranquillamente affermare che molta arte non è morta ma è diventata inutile. Essendo sempre più uno spettacolo e sempre meno un fatto culturale, essa ha perso il ruolo storico conformandosi alle tante occasioni di svago sociale. Ma già da diversi anni la “cultura” è scomparsa dalle pagine dei giornali per ricomparire fra i tanti articoli della pagina degli spettacoli. Una risata di seppellirà?


28/07/08

Tracce d'acqua in valle Stura

Sulla statale per Demonte superato l'abitato di Moila l'associazione Auriate ha realizzato, in collaborazione con il Marcovaldo, il progetto Tracce d'acqua. 

Iniziativa sperimentale che propone un nuovo modo di creare e fruire le opere d'arte contemporanea. Una serie di lavori artistici sono stati realizzati sulle rive e nel fiume Stura in zona Pianetto. Il primo intervento s'incontra in un' antica chiesetta, un progetto introduttivo alla rassegna degli artisti torinesi Botto&Bruna, un critico lavoro video sul dialogo fra l'uomo e il fiume. 

Proseguendo ,verso la vallata, sulla statale un chilometro dopo si trova a sinistra una via sterrata che, ci porta alle altre opere realizzate appositamente per questo turbolento fiume. I diversi artisti coinvolti, hanno realizzato diversi sopraluoghi per realizzare una serie di opere che, dopo la recente alluvione, hanno dovuto riconsiderare e adattare al cambiamento avvenuto. 

Particolarmente evocativo il lavoro di Nils Udo, che ha preso forma finale in due dinamiche foto, mentre di carattere più storico quello di Marco Porta legato alla presenza abitativa. 

Lascia un dolce sensazione di attesa l'opera scultorea di Per Barclay, mentre Reto Emch, e Silvio Wolf intervengono sulle energie e forme del flusso d'acqua. 

Le opere sono visibili tutta la settimana fino al 19 Ottobre, ma alla Domenica nel pomeriggio c'è la possibilità di essere piacevolmente accompagnati a conoscere queste belle opere creative.

03/07/08

Londra





Se Parigi pare più rilassata e allegra, Londra è sempre più dinamica e confusa. Un continuo accadere di cose, a volte parallele ma distanti.

Nel campo dell’arte ci sono decine di canali, luoghi, avvenimenti, che poterci stare dietro è un’impresa titanica. In tutto questo bailamme di cose, trovare quelle più interessanti e significative non è facile. In questa settimana, poche le mostre veramente interessanti, passando in rassegna i calibri più grossi possiamo dire che sicuramente la White Cube è brava nel saper presentare gli artisti in modo fresco e dinamico, con istallazioni museali e complete. Le due mostre, una coi fratelli Chapman e l’altra con Matthew Ritchie erano perfette ed interessanti. Colpivano oltre alle opere, la mare di gente che frequenta gli spazi, un continuo flusso di persone. Da Gagosian siamo più annoiati, ambiente più vuoto e le opere di Tom Friedman, interessanti ma un poco scontate. Da Lisson una mostra gradevole con le opere leggere di Spencer Finch e Shirazeh Houshiary. Da Haunch of Venison una collettiva sul South Africa, discreta, si conferma sicuramente alto W. Kentridge, peccato che lo stesso lavoro video era già da Lia Rumma, alcuni mesi fa.

E poi ci sono tutte le altre gallerie, con decine di proposte, da ricordare sicuramente la mostra di Massimo Bartolini, soprattutto per il dinamismo con cui ha presentato i video (che in se non mi dicevano molto), da Frith Street Gallery. Poi la mostra di Steve Mc Queen al Barbican, Stefan Bruggeman al Bloomberg Space. Interessante il rapporto fra arte e architettura proposto dalla Hayward Gallery. Da ricordare anche la mostra retrospettiva su Mona Hatoum alla Parasol Unit. La Tate continua ad essere uno stupendo spazio con tante brutte opere, e con mostre (in questo periodo) alquanto noiose cosa si può dire di Cy Twombly, forse meglio quello sulla Street & Studio, di carattere storico. Mi piacerebbe capire se facendo pagare un biglietto ci andrebbe ancora così tanta gente?

Alla Serpentine si intravedeva già la struttura Pavillion di Frank Gehry mentre stava allestendo un grande evento con Richard Prince sponsor vari, sarà una casualità che nella seconda sede di Londra da Gagosian c’erano le sue opere in vendita?

All’Ica ho visto una serie di film noiosetti mentre discreta quella di Munaez, al Iniva, anche in questo caso peccato che l’avevo già visto alla Biennale, e qui il solito dilemma, ma con tutti gli artisti che ci sono perché si vedono sempre gli stessi, con le stesse opere? 

16/06/08

Parigi

Eccomi di ritorno da Parigi, città sempre dinamica e piena di fermenti. Ho visto alcune mostre interessanti, da segnalare sicuramente quella sul Sacro al Centre Pompidou e quella sulle forme espressive dell'oceano pacifico al Musée Jacquemart-André, come pure quella al Museo della Fotografie con Georges Rousse. Sul fronte contemporaneo fase povera di stimoli Jen Fabre al Louvre come Sophie Calle alla Biblioteca Nazionale mi piacciono, ma mi ricorda troppo le mostre viste alla Biennale dell'anno scorso a Venezia. 

Richard Serra al Gran Palais, non mi piace molto, trovo che le sue opere siano più interessanti negli spazi aperti come nel caso della scultura posta alle Tuilleris. Le gallerie private offrono artisti poco stimolanti o alquanto superficiali, tante forme estetiche che si bruciano al primo sguardo, trovo che manchi profondità, riflessioni, stimoli, percorsi, forse idee. Si salva solo la galleria Karsten Greve con la mostra EchO, con opere di Bright Ugochukwu, Claire Morgan, Roberto de Villacis & United Aliens Artists e altri ancora, in rue de Debelleyme. Da segnalare la mostra al Centro Culturale Svizzero di John Armleder  e la discreta ma anche qui troppo spettacolare mostra Superdome al Palais de Tokyo. Molto gradevole e di buona qualità la proposta di una serie di negozi di lusso nel quartiere di S.G.de Prè di ospitare al loro interno opere di diversi artisti contemporanei.


Alla fine sono rimasto più piacevolmente interessato dallo storico museo Cluny o dai romantici interni di Casa Comondo e dal piccolo ma affascinante museo Cernuschi dedicato alle arti orientali. Rientrando sono passato per Basile, come sempre stordente per la quantità e qualità delle proposte, peccato che tutto si bruci in un attimo e poi rimangono pochi ricordi. Ora mi rilasso qualche giorno qui a Cuneo e poi faccio un salto a Londra.

02/06/08

Festival di Arte Contemporanea di Faenza


 E’ stato molto ricco di propositi il 1 Festival di Arte Contemporanea di Faenza, che si è realizzato dal 22 al 25 Maggio di quest’anno. Prevalentemente svoltosi con incontri e conferenze, a volte forse con troppi relatori per incontro, ma che ha saputo dare stimoli e riflessioni a questo particolare momento di attenzione alle arti visive contemporanee.
I curatori della rassegna Carlos Basualdo, Pier Luigi Sacco e Angela Vettese, mi pare di aver capito, hanno scelto una linea di analisi delle strutture su cui il mondo dell’arte opera, lasciando volutamente i due punti estremi di questo processo: gli artisti e i collezionisti/pubblico, al di fuori, forse tema per prossimi incontri.
La rassegna ha avuto una folta partecipazione di un giovanile pubblico, soprattutto dallo Iuav di Venezia e dall’Accademia di Milano, che hanno attentamente seguito i diversi e molteplici appuntamenti, ponendo interessanti osservazioni e domande.
Iniziata con lo storico Dan Graham, quasi come esempio e punto di cambiamento di un modo di fare/agire nell’arte, si è proceduto seguendo i diversi elementi della "struttura arte contemporanea", discutendoli dal punto di vista di chi organizza, seleziona e propone questi eventi.
Molto alterni, per intensità e tematiche, i diversi appuntamenti nelle varie sezioni (fra le più interessanti sicuramente quella per i curatori e quelle sulle realtà dei "musei contemporanei" con le loro funzioni e responsabilità). Parecchio belli alcuni confronti ed esperienze anche se alcune volte il numero elevato di relatori non permetteva un approfondimento. Particolarmente interessanti ho trovato gli incontri al Museo Zauli, ricco di proposte e dinamicità, e il simpatico spazio Do, fresco e sereno nel suo proporsi. Fra i momenti che ho colto più intensi l’intervista ad Antoni Muntadas, per i difficili temi toccati da chi realizza l’opera d’arte da tutti gli altri poi gestita e utilizzata.
Questa prima rassegna è stata sicuramente un importante occasione ricca di stimoli e approfondimenti, che spero siano di start per il miglioramento del sistema culturale artistico/organizzativo italiano, soprattutto nella sua qualità e autenticità.

17/05/08

Maggio torinese

Lisa Parola presenta "Superfici sconnesse" a Palazzo Barolo un interessante progetto della Compagnia San Paolo e l’Associazione Il Bandolo. Nei rinnovati spazi di questo nobile palazzo sono stati esposti dei lavori realizzati a seguito di una serie di laboratori d’arte con persone che vivono disagi mentali e giovani artisti. Da questo incontro sono nati interessanti percorsi umani e stimolanti opere artistiche. Si attraversano le diverse stanze dell’antico palazzo, in delicati incontri e dialoghi fra molteplici identità che incrociano i propri percorsi in opere sempre attraenti e aperte. Ricchi stimoli ed emozioni da alcuni lavori e dal corale intento di propositività.

Molto interessante il variegato il panorama delle proposte galleristiche in questi giorni di inizio Maggio. Da Alberto Peola un confronto nella fotografia fra gli eleganti bianchi e neri di Lala Meredith-Vula e i lavori cromatici di Paola De Pietri. La 41artecontemporanea propone la prima personale italiana dell’artista giapponese Hana Usui, che presenta una personale interpretazione della tecnica del monotipo.

Particolarmente interessante la mostra proposta da Marena Rooms Gallery con una selezione di opere di Trevor Gould, che con diverse tecniche rende particolarmente caloroso lo spazio. 

Molto ricca anche la mostra di Maze con una collettiva di giovani alquanto critici sulla contemporaneità oramai disillusa e "consumata". Fra i lavori più interessante le opere di Jamie Shovlin e la lavagna di Martelline Delbecq. Alla Franco Soffiantino una riproposta con Michael Beutler che, alla sua seconda mostra in questi spazi, presenta due installazioni che dialogano fra loro e con lo spazio. Molto ben riuscita quella del piano inferiore che cromaticamente e formalmente emoziona ed incuriosisce.