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13/01/22

McArthur Binion e Sol LeWitt in dialogo da Massimo De Carlo

 


Fino al 5 Febbraio la galleria Massimo  De Carlo propone negli spazi milanesi di Casa Corbellini-Wassermann  la mostra McArthur Binion - Sol LeWitt in collaborazione con il Sol LeWitt Estate. 

La mostra McArthur Binion – Sol LeWitt permette di osservare per la prima volta le pratiche parallele dei due artisti in un dialogo diretto. Esposte all'interno degli spazi della galleria di Casa Corbellini Wassermann, le loro opere condividono un linguaggio visivo fortemente lineare. L'indagine formale della griglia, della geometria e della superficie offrono punti di confronto, tuttavia è nell'importanza che attribuiscono alla profondità oltre la superficie di un'opera che i due divergono.

Nel 1973 McArthur Binion si trasferisce da Chicago a New York, il centro nevralgico della scena artistica minimalista e nello stesso anno il suo lavoro è esposto presso Artists Space in una mostra curata da Sol LeWitt e Carl Andre. Dagli anni '70 Binion ha sfidato il minimalismo applicando le tecniche tradizionali del movimento a materiali profondamente personali. Le opere in mostra, l’ultima di una longeva collaborazione con la galleria iniziata nel 2017, appartengono al corpo di lavoro in corso intitolato DNA. La serie utilizza documenti personali o fotografie reiterate in un primo strato superficiale a scacchiera, a cui l'artista si riferisce come "under-conscious” dell'opera, sopra il quale le forme geometriche sono stratificate usando pastelli e olio pressato. 




Mentre Altar (2020) usa le pagine della rubrica degli indirizzi di Binion quando viveva a New York negli anni ’70, healing:work (2020) include una fotografia della sua casa d’infanzia. Binion inglobando oggetti unici, a volte persino il suo certificato di nascita, in una griglia ripetibile all'infinito compie un’azione paradossale.

Il ruolo dell’ “under-consciuos" nel suo lavoro amplia il soggetto tipico della pittura astratta: i riferimenti autobiografici di Binion posizionano il suo lavoro, e il ruolo dell'arte astratta in generale, in una discussione più ampia sull'esperienza afroamericana all'interno dell'arte. Pertinentemente, le opere esposte più recenti condividono il titolo, Modern:Ancient:Brown, con la fondazione di Binion che sostiene e incoraggia l’espressione delle minoranze. Le opere di Binion sono autoreferenziali: ad un primo sguardo riflettono uno scrupoloso studio formale della griglia minimalista, ma i molteplici strati rivelano riferimenti profondi nascosti tra le trame geometriche.

LeWitt, evitando completamente la profondità, creava opere “il più possibile bidimensionali”. Sfidando l'illusionismo canonico, nel 1968 LeWitt cercò di abbandonare i confini della superficie pittorica tradizionale disegnando direttamente sul muro. Il suo primo disegno a parete, che presentava un tratto leggero sviluppato con linee di grafite, ha innescato lo sviluppo decennale della pratica; le linee rette sono diventate curve e la grafite ha lasciato il posto ai colori primari e pittura a inchiostro e acqua.

Le eleganti forme lineari disegnate a pastello di Wall Drawing #387 (1981) richiamano i primordi della pratica a parete di LeWitt, tuttavia, il suo metodo di realizzazione illustra gli sviluppi successivi. Sebbene ogni wall drawing sia sempre adattato al contesto ospitante, Wall Drawing #387mostra una particolarità: è composto da una selezione prestabilita di simboli lineari, ma il loro numero e posizione sono scelti a caso durante il processo di creazione.
Il Wall Drawing #589 A (1989) espone l’importanza del colore nella produzione tardiva di LeWitt. 
A seguito del suo trasferimento a Spoleto nel 1980, LeWitt visitava regolarmente gli affreschi del primo Rinascimento dei maestri Filippo Lippi, Giotto and Piero della Francesca. Realizzati prima della proliferazione della prospettiva lineare, LeWitt subì il fascino dell’espressione piatta degli affreschi e iniziò a usare l'inchiostro di china colorato che penetrando il tessuto della parete, replicava la tecnica e l’effetto dell'affresco. Sebbene "sembrasse più naturale lavorare direttamente sui muri", LeWitt ha ammesso che c'erano ancora dei vincoli poiché "l'artista è alla mercé dell'architetto". Wall Drawing #589 è il risultato della sua determinazione a liberare la pittura dai propri confini. Mentre i primi wall drawing iniziavano coprendo solo una parte del muro, Wall Drawing #589 si irradia sull’intera parete, sfidando l'architettura circostante.

Proprio l’architettura, con la sua attenzione alla forma, ha svolto un ruolo fondamentale nell'arte di LeWitt e Binion. Mentre le opere binion/saarinen(2018) fanno direttamente riferimento all'architetto Eilel Saarinen, il progettista della Cranbrook Academy of Art and Museum dove Binion ha trascorso anni formativi studiando negli edifici modulari e modernisti, LeWitt "[pensava] più all'architettura che alla scultura" quando ideava le sue opere tridimensionali.

Due lavori esplicitano particolarmente l’influenza dell’architettura nella pratica di entrambi: Altar (2020) di Binion, concepita a forma di pala d'altare per la Cappella Rinascimentale al Museo Novecento di Firenze, e Horizontal Progression (1991) di LeWitt.

La scultura Horizontal Progression è parte di una serie iniziata dall’artista nel 1985 basata sull’inclusione di blocchi di cemento che, come i quadrati in una griglia, permettevano una costruzione modulare per creare le sue strutture. Il profilo a gradini dell'opera è un diretto riferimento agli edifici Ziggurat: grandi strutture a scalinata costruite per la prima volta in Mesopotamia, citate nell'architettura di Le Corbusier e nelle proposte del 1916 per edifici nel centro di Manhattan, a cui LeWitt dedicò un articolo, "Ziggurats", nel 1966.

Avendo entrambi vissuto e lavorato a New York, la presenza di strutture a griglia nel loro lavoro evoca lo skyline modulare e il layout stradale a scacchiera di Manhattan.

La mostra McArthur Binion - Sol LeWitt intende stimolare la conversazione attorno ai punti di incontro e di contrasto nella pratica di Binion e LeWitt, due voci prominenti nell’arte contemporanea e figure chiave del modernismo del XX secolo. L’unione dei loro lavori suscita quesiti relativi all'importanza della superficie, della profondità e della teoria che circonda la natura degli oggetti d'arte.