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17/01/22

Biennale e Documenta, contemporanei?

 


Quest'anno con la nuova programmazione della Biennale delle Arti Visive, ci saranno i due eventi più importanti nel sistema dell'arte in confronto, Documenta a Kassel e la rassegna veneziana. 

Dalla Germania si ha l'impressione che si stia facendo un articolato lavoro di riconsiderazione del fare arte e della sua estetica, dalla città lagunare, per ora, non sono state fatte grandi manovre e pare che si punti sui soliti nomi del sistema di mercato più assodato.

La curatrice di Venezia è l'italiana Cecilia Alemani, che già aveva curato un'edizione del Padiglione Italia molto banale  per la Biennale di Venezia del 2017. Non so se vi ricordate, aveva scelto una sconosciuta Adelita Husni-Bey, che realizzò un lavoro alquanto debole, un Giorgio Andreotta Calò vacuo e un Roberto Cuoghi tristissimo. Per ora la curatrice non ha lasciato dichiarazione o intenti... ma solo il titolo del progetto "The Milk of Dreams", ispirato al libro dell’artista surrealista Leonora Carrington (1917-2011), incrociamo le dita. Per quello che riguarda invece le proposte dei padiglioni nazionali si assiste ad una forte presenza femminile, che si spera dettata dalla qualità e non dalla finta moda del consenso temporaneo. 

Il comitato curatoriale per la 15 edizione dell'evento tedesco, costituito da un collettivo indonesiano, ruangrupa, pare invece molto dinamico e propositivo, con un taglio alquanto  impegnativo e che sta abbastanza lontano da certe banalità del mercato dell'arte, forse con molti rischi sulla tenuta estetica, ma oramai mi pare che il concetto di bellezza nell'arte sia stato superato anche nelle fiere più commerciali. 

Mancano oramai pochi mesi per scoprire chi sarà più contemporaneo ...