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31/08/20

Sebastian Behmann e Olafur Eliasson al Kunst di Merano

 

Studio Other Spaces, Meles Zenawi Memorial Park, 2013-2020, Addis Ababa, Ethiopia, Photo: Studio Other Spaces, Commissioned by: Meles Zenawi Foundation © 2013-2020 Studio Other Spaces

Dal 19 settembre 2020 al 17 gennaio 2021, KUNST MERAN MERANO ARTE ospiterà la prima mostra in uno spazio pubblico italiano dello Studio Other Spaces (SOS) studio d’arte e di architettura fondato nel 2014 dall’artista danese OLAFUR ELIASSON (Copenhagen, 1967) e dall’architetto tedesco SEBASTIAN BEHMANN (Hannover, 1969).
L’esposizione, curata da Christiane Rekade, presenterà una serie di progetti, modelli, prototipi, oggetti e altro, in grado di fornire una panoramica completa delle ricerche svolte dallo Studio.


Dopo aver collaborato per diversi anni allo Studio Olafur Eliasson, la nuova realtà di SOS ha portato i due fondatori a esplorare nuove modalità di progettazione degli spazi e a sondare i confini dell’arte e dell’architettura attraverso un approccio sperimentale.


Per Merano, Olafur Eliasson e Sebastian Behmann hanno formulato una nuova, sostenibile e particolarmente attuale presentazione dei loro lavori, diversa dalle modalità espositive classicamente dedicate all’architettura, che possa rappresentare quei processi d’indagine formale, di ricerca, di sviluppo digitale, ma anche di discussione tra diversi soggetti coinvolti, che caratterizzano le opere dello Studio Other Spaces.


Sia che si tratti d’idee architettoniche sperimentali, sia di opere d’arte pensate per spazi pubblici, lo Studio Other Spaces parte sempre da un’analisi degli ambienti e delle presenze circostanti. Elementi naturali - come piante o fattori climatici - prodotti artigianali, collaborazioni con esperti locali o materiali disponibili in loco, possono essere fonti d’ispirazione per la progettazione.


La mostra intende restituire questi aspetti chiave e il ruolo che essi giocano, a partire dalla loro struttura e dagli ambiti tematici in cui si inseriscono.
La rassegna è divisa in due sezioni, tutte dedicate al tema della collaborazione: un archivio digitale permetterà ai visitatori, tramite proiezioni VR, di muoversi virtualmente all’interno degli ambienti e degli spazi esterni del Meles Zenawi Memorial Park ad Addis Abeba (2013-2020), un progetto nato dalla collaborazione tra Berlino e la capitale etiope.


Questo parco è dedicato alla memoria della storia recente, ma anche alle prospettive future del paese africano e in particolare alla figura del primo ministro Meles Zenawi, ed è pensato come un ampio paesaggio da esplorare a piedi. A partire da una stretta collaborazione con artigiani, designer, ingegneri, architetti e artisti locali, lo Studio Other Spaces ha sviluppato metodi per coniugare forme e materiali dell’architettura locale con la propria concezione dello spazio e della luce.


La seconda parte della mostra è riservata alla produzione, ai processi di ricerca formale e alle ricerche sui materiali svolte dallo studio. I metodi di lavoro sperimentali e di dialogo di SOS saranno illustrati in particolare attraverso una serie di modelli e prototipi progettati per il Lyst Restaurant (2019) che si trova al primo piano del Fjordenhus a Vejle, in Danimarca (2009-2018). Questo edificio iconico di Olafur Eliasson e Sebastian Behmann, progettato in collaborazione con lo Studio Olafur Eliasson, ha contribuito alla fondazione di SOS. Attraverso una serie di workshop interdisciplinari con lo staff del ristorante, SOS ha sviluppato una concezione dello spazio che crea un collegamento diretto tra l’arte culinaria e il design. Come per un piatto creato con materie prime di alta qualità o per una lavorazione semplice, il processo produttivo diviene il fattore a partire dal quale prendono forma mobili, luci, piatti e posate, conferendo agli oggetti un’estetica inconfondibile.


Grazie al supporto della Talking Waters Society, lo Studio Other Spaces ha potuto ricreare uno degli oggetti più iconici del ristorante in una forma appositamente riadattata; si tratta del grill del Lyst che, nella sua versione originale, è collocato su un balcone della Fjordenhus ed è a disposizione sia degli chef sia degli ospiti.


Il grill sarà installato sulla terrazza di KUNST MERAN MERANO ARTE per tutta la durata della mostra e utilizzato in occasione delle iniziative collaterali che si terranno al museo.


Studio Other Spaces

Studio Other Spaces, fondato a Berlino nel 2014 dall’artista Olafur Eliasson e dall’architetto Sebastian Behmann, intende mettere in relazione arte e architettura attraverso progetti architettonici interdisciplinari e sperimentali e opere d’arte nello spazio pubblico. Tra i lavori più recenti si possono ricordare gli interni del Lyst Restaurant alla Fjordenhus di Vejle; la reinterpretazione della Albright-Knox Art Gallery a Buffalo, New York, che ha portato alla creazione di un nuovo spazio pubblico collegando la preesistente Bunshaft Gallery, il parco circostante con il nuovo piano generale e gli elementi aggiunti progettati da OMA; un lavoro d’arte permanente al 15° e al 16° piano del Morland Mixité Capitale di Parigi; il Meles Zenawi Memorial Park a Addis Abeba, un campus costituito da cinque edifici e un parco, che sarà completato entro quest’anno.


www.studiootherspaces.net


Olafur Eliasson


Olafur Eliasson è un artista islandese-danese nato nel 1967, le cui opere spaziano dalle installazioni alla pittura, dalla scultura alla fotografia e al cinema. Nel 1995 ha fondato a Berlino lo Studio Olafur Eliasson, basato su un approccio multidisciplinare.
È impegnato nella didattica artistica, nell’attività politica e in questioni relative alla sostenibilità e al clima e queste tematiche costituiscono una parte integrante della sua pratica. Al contempo, in essa ricoprono un ruolo fondamentale i fenomeni naturali – come l’acqua, la luce, il ghiaccio, la nebbia o i riflessi – riflettendo questa attenzione per le conseguenze dei cambiamenti climatici e per le questioni sociali. Tra i suoi progetti si possono ricordare il Padiglione della Serpentine Gallery (2007), realizzato con Kjetil Thorsen; Your rainbow panorama (2006–11), una passerella circolare in vetro colorato di 150 metri in cima all’ ARoS Aarhus Art Museum, Danimarca; l’Harpa Reykjavik Concert Hall and Conference Centre (2005- 11), che ha vinto il premio Mies van der Rohe nel 2013 e per il quale Eliasson ha realizzato le facciate in collaborazione con Henning Larsen Architects.


Sebastian Behmann


L’architetto Sebastian Behmann è direttore del dipartimento di design dello Studio Olafur Eliasson (SOE) e confondatore dello Studio Other Spaces (SOS)
Ha studiato architettura alla “Technische Universität Dresden” e collabora dal 2001 con Eliasson, con cui ha realizza numerosi progetti architettonici come ad esempio padiglioni e installazioni per mostre internazionali. Uno dei lavori più recenti che hanno realizzato assieme è la Fjordenhus a Vejle in Danimarca (2009-2018), il primo grande edificio interamente progettato dal team di architetti di SOE, che ha contribuito alla fondazione di SOS.
Behmann è stato l’architetto responsabile per la facciata in vetro per l’Harpa Concert Hall a Reykjavik (una collaborazione con Henning Larsen Architects e progetto vincitore del premio Mies van der Rohe nel 2013). Tra i suoi altri progetti architettonici si possono menzionare Cirkelbroen (The circle bridge) a Copenhagen (2015), Your Rainbow Panorama per l’ARoS Aarhus Kunstmuseum (2011), il padiglione della Serpentine Gallery a Londra (con Kjetil Thorsen, 2007), The blind pavilion, parte del Padiglione Danimarca alla 50. Biennale di Venezia (2003).


Sebastian Behmann | Olafur Eliasson
The Design of Collaboration
STUDIO OTHER SPACES, BERLIN

Curatrice: Christiane Rekade

Inaugurazione: Venerdì, 18 settembre 2020

Date: 19 settembre 2020 – 17 gennaio 2021

Luogo: Kunst Meran Merano Arte -  Laubengasse 163, Merano

The Venice Glass Week

 


Anche quest'anno si svolge il festival internazionale dedicato all’arte vetraria che presenta la sua quarta edizione: #TheHeartOfGlass, che si terrà regolarmente tra Venezia, Murano e Mestre dal 5 al 13 settembre 2020.

La manifestazione quest'anno pone l’accento sul “fare” il vetro, per rilanciare la produzione muranese. Accanto agli eventi, le mostre, le dimostrazioni e le visite guidate in città, il Festival propone un programma speciale di appuntamenti digitali per tenere vivo il legame anche con il suo pubblico internazionale


CS 

The Venice Glass Week, il festival internazionale creato nel 2017 per celebrare, supportare e promuovere l’arte del vetro, l’attività artistica ed economica per la quale Venezia è conosciuta nel mondo da più di mille anni, è giunto alla sua quarta edizione, che si terrà regolarmente a

Venezia, Murano e Mestre dal 5 al 13 settembre 2020. Il Festival ha per la prima volta uno speciale “titolohashtag”: #TheHeartOfGlass, che pone l’accento sulla produzione del vetro per contribuire a sostenere una ripartenza del settore, in primis a Murano, provato da mesi di chiusura a causa del Covid-19. Accanto agli eventi proposti dai partecipanti (che saranno presentati alla fine di agosto), The Venice Glass Week 2020 offre per la prima volta, grazie alla collaborazione con i suoi partner, sia un programma originale di appuntamenti digitali prodotti dal Festival - come le dimostrazioni in fornace in diretta su Instagram TVGW Tours LIVE! e il ciclo di dialoghi con attori internazionali del mondo del vetro in diretta su YouTube, Conversations on Glass by Apice - sia speciali iniziative rivolte ai visitatori che verranno a Venezia a settembre – i The Venice Glass Week Tours by Nexa e il Kids' Programme by Artsystem.

Inserita anche quest'anno tra i Grandi Eventi della Regione del Veneto, la nuova edizione di The Venice Glass Week prende le mosse dal successo ottenuto nel 2019 quando 103.000 visitatori hanno affollato Venezia, Murano e Mestre per partecipare agli oltre 200 eventi dedicati al vetro artistico proposti in più di 100 diverse sedi. Ma la quarta edizione della manifestazione si prepara ad essere diversa dalle precedenti, non tanto nella quantità o nella qualità della sua offerta culturale - che punta a coinvolgere comunque un pubblico quanto più numeroso possibile pur nel rispetto delle disposizioni di sicurezza - quanto nello spirito dell’iniziativa. La ragione scaturisce naturalmente dalla pandemia che ha travolto il mondo a partire dalla fine di febbraio e che ha colpito in particolare Venezia, mettendo in seria crisi i comparti turistico e culturale e costringendo a un doloroso stop durato mesi tutte le attività produttive, in primis quelle del vetro di Murano, affaticando così una situazione già compromessa dalla concorrenza globale.

“La quarta edizione di The Venice Glass Week sarà più sobria e più focalizzata sulla produzione artistica muranese, grazie anche all'offerta di nuove iniziative per il pubblico, anche quello veneziano, veneto e in generale italiano, prodotte direttamente dal Festival.” – Afferma il Comitato Organizzatore, composto da Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione Giorgio Cini-LE STANZE DEL VETRO, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - e dalla più importante realtà associativa di settore, il  Consorzio Promovetro Murano, gestore del marchio della Regione del Veneto Vetro Artistico®  Murano 

30/08/20

BRIAN ENO con Reflected alla Galleria Nazionale dell'Umbria

Photography copyright Shiraishi Masami, courtesy Paul Stolper Gallery, 2020 


Le opere dell’influente artista visivo, compositore e musicista dialogheranno con i capolavori di Piero della Francesca, Beato Angelico, Perugino, tra i più rappresentativi del museo.

 

Dal 4 settembre 2020 al 10 gennaio 2021, le sale della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia accoglieranno le opere di Brian Eno (Woodbridge, UK, 1948), influente artista visivo, compositore e musicista.

 

La personale, dal titolo Reflected, realizzata in collaborazione con Atlante Servizi Culturali, presenterà tre opere che dialogheranno con i capolavori degli artisti più rappresentativi della collezione del museo, quali Piero della Francesca (Polittico di Sant’Antonio), Beato Angelico (Polittico Guidalotti) e Perugino (Cristo morto in pietà).

 

Brian Eno, ‘musicista-non musicista’ come si è lui stesso definito, inventore dell’Ambient music, produttore discografico e artista visivo, ha da sempre cercato una commistione tra i vari campi d’indagine della sua ricerca creativa.

 

“Pittura e musica – ha affermato Brian Eno - sono sempre state intrecciate per me. Ho iniziato a giocare con la luce come mezzo all’incirca nello stesso periodo in cui ho iniziato a suonare quando ero adolescente. Quando ripenso a quello che ho fatto negli anni successivi, mi sembra di aver cercato di rallentare la musica per renderla più simile alla pittura, e dare movimento alle immagini per avvicinarle alla musica… nella speranza che le due attività si incontrassero e si fondessero nel mezzo”.

 

La rassegna offrirà un dialogo inedito tra le opere antiche e le Lightbox di Brian Eno, ognuna delle quali si sviluppa senza soluzione di continuità attraverso combinazioni di seducenti 'paesaggi di colore' auto-generati utilizzando una serie di luci a LED intrecciate. Estendendo i confini temporali con un lavoro che apparentemente non ha né inizio né fine, né narrativa, Eno invita le persone a trattenersi in un luogo per un po’ di tempo. “Se un dipinto è appeso a una parete – sottolinea Brian Eno -, non sentiamo che ci manchi qualcosa se distogliamo l’attenzione. Invece, con la musica e il video, abbiamo ancora l'aspettativa di un qualche tipo di spettacolo, di racconto. La mia musica e i miei video cambiano, ma cambiano lentamente. E cambiano in maniera tale che non importa perderne una parte”.

 

Il percorso espositivo sarà arricchito inoltre da Raphael Revisited (2011), una serigrafia dell’artista inglese Tom Phillips (Londra, 1937), legato a Brian Eno da un legame di amicizia e collaborazione, iniziata nel 1964 alla Ipswich Art School, nella quale Phillips insegnava.

L’opera trae ispirazione da una tavoletta votiva, databile alla fine del Quattrocento, di un anonimo pittore umbro identificato in precedenza con un giovanissimo Raffaello (conservata alla Walker Art Gallery di Liverpool) che verrà utilizzata da Eno per la copertina dell’album Another Green World.

Accompagna la mostra un volume Magonza editore.

 


Note biografiche

Brian Eno (Woodbridge, Suffolk, Inghilterra, 1948), è un produttore, compositore, tastierista e cantante inglese che ha contribuito a definire e reinventare il suono di alcuni delle band più popolari degli anni '80 e '90 e che ha creato il genere Ambient music.

Già alla fine degli anni ’60, quando era studente d’arte, Eno iniziò a sperimentare musica elettronica e nel 1971 si unì ai Roxy Music come tastierista e consulente tecnico. Dopo aver lasciato la band nel 1973, iniziò la sua carriera da solista.

A metà degli anni '70, Eno iniziò a sviluppare la sua teoria della musica ambientale, creando strumenti sottili per influenzare l'umore attraverso il suono e che portò alla pubblicazione di album come Discrete Music (1975), Music for Films (1978) e Music for Airports (1979).

Durante questo periodo Eno iniziò anche a produrre album per altri artisti, e il suo approccio sperimentale alla produzione musicale era adatto ad artisti alternativi come DevoUltravox e David Bowie, con cui creò la famosa Trilogia di Berlino (Low, Heroes e Lodger).

Tra le varie collaborazioni si ricordano quelle con i Talking Heads (Remain in Light, 1980) e gli U2 (Unforgettable Fire, 1984, The Joshua Tree, 1987 e Achtung Baby, 1991) e quella recente con i Coldplay (Viva la vida, 2008).

 

Come artista visivo Brian Eno espone regolarmente dalla fine degli anni '70. Il suo lavoro è dedicato quasi esclusivamente alle possibilità offerte dal mezzo della luce. Nel 2009 è stato invitato ad esporre sulle vele iconiche della Sydney Opera House in Australia, utilizzando potenti proiettori per lanciare la luce per tutta la Circular Quay. Ha esposto, tra le altre, alla Biennale di Venezia (2006), al San Francisco Museum of Modern Art (2001), così come in Messico (2019 e 2010) e in molte gallerie di rilievo, come la Paul Stolper Gallery di Londra (2019, 2018 e 2016).

Nel corso degli anni '90, ha lavorato inoltre con artisti visivi alla colonna sonora alle loro installazioni.

 

BRIAN ENO. Reflected

Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria (corso Pietro Vannucci, 19)

4 settembre 2020 – 10 gennaio 2021

 In collaborazione con Atlante Servizi Culturali

 

Orari:

Lunedì e martedì chiuso

Mercoledì, giovedì e venerdì 14.00-19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima) 

Sabato e domenica 8.30-19.30 (la biglietteria chiude un'ora prima)

 

Norme di fruizione:

- Articolazione delle code in ingresso al fine di permettere la presenza di un solo visitatore in biglietteria/bookshop.

- No prenotazione obbligatoria.

- Mascherina obbligatoria.

- Sanificazione delle mani all'ingresso.

- Misurazione della temperatura tramite termoscanner all'ingresso.

- Contingentamento dei visitatori con numero massimo di compresenza per ogni sala.

 

Biglietti: intero €8,00; ridotto € 2,00 per 18-25 anni;

 per gratuità e convenzioni, consultare www.gallerianazionaledellumbria.it/visita

 Informazioni: Tel. 075.58668436; gan-umb@beniculturali.it;

 Biglietteria/Bookshop: Tel. 075.5721009; gnu@sistemamuseo.it;

 Sito internet: www.gallerianazionaledellumbria.it 

29/08/20

Manifesta13 a Marsiglia

 
Sans titre Untitled,  2020 © Martine Derain. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta


Manifesta13 apre, in modo rilassato la sua edizione a Marsiglia, alla Cité radieuse, con il primo dei diversi progetti principali intitolato "Traits d’union.s" eccovi alcuni scatti


A Model Childhood, 2018  2020 © Ken Okiishi. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta 


A Model Childhood, 2018  2020 © Ken Okiishi. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta 



Les chaînes  The Chains, 2019 © Noailles Debout. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta


Oral Futures Booth  Cabine des futurs oraux, 2020 © Black Quantum Futurism. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta

Oral Futures Booth  Cabine des futurs oraux, 2020 © Black Quantum Futurism. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta

Radieuse, 2016 © Jana Euler. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta


The Keepers. One-dimensional Sphere Game Les gardiens. Jeu de sphère unidimensionnelle, 2020 © Arseny Zhilyaev. Photo ©Jeanchristophe Lett Manifesta


CS

Traits d’union.s is the central programme of Manifesta 13 Marseille. Devised into six plots, The Home, The Refuge, The Almshouse, The Port, The Park and The School; Traits d’union.s will take place across Marseille, including in six city museums and other unexpected venues. The plots of Traits d’union.s will open successively from the 28th of August until 9th of October, after which they will be on view concurrently until the 29th of November 2020. The work presented by 47 participants are a combination of newly conceived and commissioned works, as well as important historic works. A public programme consisting of talks, a film programme and listening sessions will take place at the same time from the 27th of August 2020.


The pre-biennial urban study Le Grand Puzzle forms a blueprint for the artistic concept of Manifesta 13 Marseille. The study conceived by the Dutch architect Winy Maas and The Why Factory will be available at Espace Manifesta 13 from the 28th of August (pre-order online here). Conceptualised and brought together by Manifesta’s Artistic Team, Traits d’union.s (the French word for hyphen) aims to seek new modes of being together, presenting itself as tool for local institutions, associations and cultural producers to connect, exchange and co-create with the researchers, artists, and architects invited by Manifesta 13 Marseille as participants.


Discover the Letters from to Marseille, Letters from to Marseille project created by the Artistic Team,  open letters that speak to the situation that each participant of Manifesta 13 Marseille finds themselves in locally. 

Stanley Whitney a Roma da Gagosian

 

Il colore, la luce, l’architettura antica – non mi stanco mai di contemplare Roma. Roma da sempre illumina ed ispira il mio lavoro. La mia tecnica pittorica attuale ha iniziato a prendere forma negli anni Novanta, quando, immerso nella città, mi guardavo intorno ammirando l’architettura antica e rinascimentale. A Roma vige un ordine e un ritmo antico che voglio nei miei dipinti.   —Stanley Whitney

Gagosian è lieta di presentare una mostra di nuovi dipinti di Stanley Whitney. Originariamente programmata ad aprile, poi posticipata a causa della pandemia, questa è la sua prima mostra con la galleria e la prima significativa esposizione a Roma, città in cui ha vissuto per cinque anni negli anni ’90. La mostra presenta opere realizzate a New York e a Bertacca in Italia.

La vivace astrazione di Whitney interrompe la struttura lineare della griglia, riempiendola di nuove e inaspettate cadenze di colore, ritmo e spazio. Traendo ispirazione da fonti diverse come le opere di Piet Mondrian, il free jazz, e le trapunte americane, Whitney compone le sue tele con blocchi e barre in un dinamico gioco cromatico di “botta e risposta”.

Whitney ha trascorso molti anni sperimentando il potenziale apparentemente illimitato di una singola tecnica compositiva, dividendo liberamente tele quadrate in registri multipli. L’olio applicato sottilmente conserva il suo tocco vivace pur permettendo un certo grado di trasparenza e di tensione ai bordi di ognuno dei brillanti riquadri. Utilizzando tele di varie dimensioni, l’artista esplora gli effetti variabili delle sue geometrie disegnate a mano libera, sia in grande scala che in formato più intimo, mentre applica abilmente successivi blocchi di pittura rispondendo al richiamo di ogni colore.

Sebbene Whitney si sia profondamente dedicato alla sperimentazione cromatica nel corso di tutta la sua carriera, ha consolidato il suo originale approccio durante un viaggio formativo in Italia nel 1992, trasformando le sue composizioni da slegati insiemi di forme amorfe alle più solide e sovrapposte disposizioni che caratterizzano il suo stile maturo. Sono state l’arte romana e l’architettura – incluse le imponenti facciate del Colosseo e di Palazzo Farnese e i ripiani delle urne funerarie esposte al Museo Nazionale Etrusco – ad aver ispirato in Whitney la relazione tra colore e geometria.

L’Italia rimane una fonte di ispirazione fondamentale e duratura per Whitney, che trascorre le sue estati dipingendo in uno studio vicino a Parma. Lavorando in Italia, egli adatta la tavolozza alla storia che lo circonda, permettendo alle tonalità tenui – il beige, i marroni e i rossi Pompeiani – di assumere un ruolo importante nelle sue ricche e varie composizioni.

Questi toni caldi ci appaiono in tutta la loro potenza in Bertacca 2 (2019), una delle tre grandi tele incluse in mostra, che Whitney ha dipinto in Italia. In quest’opera l’artista riproduce la tonalità del vermiglio, presente negli affreschi di Boscoreale al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ricreando la stessa tonalità luminosa in strisce dense e in losanghe di pittura, contrapponendola poi direttamente al rosso cardinale, colore che ha invece sviluppato negli Stati Uniti. I contrasti cromatici interculturali creano così un’interazione dinamica tra spazio e massa, permettendo ai ritmi del passato classico di dialogare con il presente.

Stanley Whitney è nato nel 1946 a Philadelphia, e vive e lavora tra New York e Parma, Italia. I suoi lavori sono inclusi, tra le altre, nelle seguenti collezioni: Metropolitan Museum of Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Whitney Museum of American Art, New York; Albright-Knox Art Gallery, Buffalo, NY; Philadelphia Museum of Art; High Museum of Art, Atlanta; Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, MO; e National Gallery of Canada, Ottawa. Tra le mostre personali si annoverano Recent Works, A.A.M. Architettura Arte Moderna, Roma (2004); Omi International Arts Center, Ghent, NY (2012); Dance the Orange, Studio Museum in Harlem, New York (2015); e FOCUS, Modern Art Museum of Fort Worth, TX (2017). Whitney ha partecipato a Documenta 14 (Kassel, Germania; e Atene) nel 2017.
#StanleyWhitney

Inaugurazione: giovedì 10 settembre, 12:00 – 20:00
Mostra: 10 settembre – 17 ottobre 2020
Via Francesco Crispi 16, Roma

28/08/20

Selezione Haring

 

Dal prossimo 24 settembre al 1 ottobre saranno all'asta sul sito online di Sotheby's alcuni pezzi delle opere raccolte da Keith Haring, una iniziativa filantropica della Fondazione per sostenere il LGBTQ Community Center di New York.

Titolo dell'asta "Dear Keith: Works from the Personal Collection of Keith Haring" e proprorrà 140 opere da Jean-Michel Basquiat a Andy Warhol, con valori che partiranno da 100 dollari. 


CS

Sotheby’s is honored to present Dear Keith: Works from the Personal Collection of Keith Haring, a dedicated online auction open for bidding from 24 September – 1 October 2020. 

Dear Keith will present 140+ works of art and objects from Haring's personal collection, all on offer from the Keith Haring Foundation – an organization established by the artist shortly before his death in 1990 from HIV/AIDS-related causes. 

Haring’s collection features works gifted to, purchased by and traded with Haring among friends and artists in his community, including Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Kenny Scharf, and many more. 

All of the works will appear at auction this fall for the first time, together revealing never-before-told stories about Haring’s community and bringing to life the celebrated art scene of 1970s and 80s New York – from the School of Visual Arts (SVA) and Club 57 to street art and beyond.

Rescue of Banksy

 

E' salpata da pochi giorni l'imbarcazione "Louise Michel" che Bansky ha sostenuto direttamente per un progetto di sostegno sociale, legato alle tante iniziative di sensibilizzazione che l'artista da sempre promuove. 

La barca è stata anche decorata con una colorazione viola con la parola "Rescue" e una figura femminile che prende un salvagente a forma di cuore. 

Out of the Blue, viaggio nella Calligrafia attraverso Alcantara

Out of the Blue, Viaggio nella Calligrafia attraverso Alcantara è una mostra promossa e prodotta da Comune di Milano – Cultura, da Palazzo Reale e da Alcantara S.p.A, appositamente concepita per l’Appartamento dei Principi, aperta al pubblico gratuitamente da mercoledì 9 settembre 2020 sino a domenica 11 ottobre 2020.

L’accesso alla mostra è contingentato, solo su prenotazione e con le disposizioni volte a tutelare la sicurezza e la salute dei visitatori.

La mostra, a cura di Dagmar Carnevale Lavezzoli e Katie Hill, partecipa alla ART WEEK 2020 (7 -13 settembre 2020) e conferma il costante interesse di Alcantara per la creatività contemporanea più avanzata: Out of the Blue segna infatti una nuova fase in un ciclo di mostre che dal 2015 esplora le qualità di Alcantara® come materiale per l’arte e il design, trasformando gli spazi di Palazzo Reale di Milano in porte d’accesso a proposte espositive inusitate per contenuti e modalità di fruizione.

Con questo progetto, l’azienda che produce e commercializza Alcantara® nel mondo prosegue questa sua originale forma di ricerca e sviluppo, aprendosi ancora una volta a creativi sia affermati che emergenti e lavorando con loro a opere inedite.

In Out of the Blue sei affermati artisti cinesi – Qin Feng, Qu Lei Lei, Sun Xun, Mao Lizi, Zhang Chun Hong, Wang Huangsheng – combinando la millenaria tradizione del loro passato con le tecnologie più moderne, si sono lasciati ispirare dalla specificità di un unico medium e hanno approfondito Alcantara® in ogni sua declinazione e potenzialità attraverso opere che offrono una trasversalità di letture spaziando dalla classicità al contemporaneo. Utilizzando Alcantara come comune denominatore, gli artisti esplorano la versatilità di questo medium d’avanguardia per creare opere impregnate di memoria personale e memoria collettiva. Integrando pratiche antiche con un materiale del futuro, la millenaria eredità culturale cinese acquisisce nuove potenzialità espressive.

La calligrafia è una delle più elevate forme artistiche della cultura cinese. Dopo la riproducibilità tecnica e l’avvento dell’era digitale, quest’antica disciplina si presenta ancora come veicolo di conoscenza, portavoce di questioni della scena attuale, e connette un antico passato a una ricerca filosofica contemporanea. Riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità, la calligrafia cinese, più di ogni altro tipo di scrittura e “alfabeto”, è da sempre apprezzata per la sua valenza estetica e artistica: ogni segno appare come dettato da un agile e tenue volo, contenendo in sé il fluire della vita conferito proprio dall’istintualità del gesto e dalla sua natura pittografica, poiché ogni carattere è una rappresentazione diretta di qualcosa e di ciò che vuole significare. Alla portata estetica si unisce la grande spiritualità della “non azione” Wu Wei, legge dell’agire senza agire, senza forzare le cose ma permettendone un naturale e spontaneo corso, fluire, divenire. Da qui la connessione al Tao, o meglio al Dao, “la via”, il principio indifferenziato che dà origine al cosmo.


L’Appartamento dei Principi a Palazzo Reale viene trasformato in intriganti esperienze in cui installazioni create site-specific rispondono all’estetica delle sale tramite affinità e contrasti visuali. Spaziando da proiezioni digitali a foreste di inchiostro su rotoli, gli artisti si ispirano alla pratica calligrafica per interrogarsi sulla natura della relazione che intercorre fra l’uomo e il mondo che lo circonda attraverso nozioni Taoiste di temporalità, forza vitale e partecipazione.


L’APPARTAMENTO DEI PRINCIPI

L’Appartamento dei Principi è un ambiente di dieci sale nell’ala sud-ovest di Palazzo Reale, costituisce un prezioso esempio di abitazione regale di inizio Ottocento, giunto a noi pressoché intatto. Previsto dalla riorganizzazione napoleonica dell’edificio nel 1805, viene adibito ad “Appartamento di Riserva per Principi” nel 1830, destinato a principi e arci-duchini nati dal matrimonio di Ranieri con Elisabetta di Savoia-Carignano. I lavori di rimonta, che ne prevedono la sofisticata decorazione delle sale, perlopiù in stile Restaurazione, diretti dall’architetto Giacomo Tazzini, si concludono nel 1838, poco dopo l’arrivo dell’Imperatore Ferdinando I, giunto a Milano per cingere la corona di Re del Lombardo Veneto.


PALAZZO REALE

L’Appartamento si raggiunge dall’Atrio delle Quattro Colonne e dall’attuale Prima Sala degli Arazzi di Palazzo Reale. Sede del governo della città dal tardo Medioevo, il Palazzo si rafforza come centro politico sotto le dinastie Torriani, Visconti e Sforza. Sede di una sontuosa vita di corte, nel XVIII secolo passa sotto l’Impero austriaco. Soggetto a una restaurazione Neoclassica sotto la direzione di Giuseppe Piermarini, viene arricchito dal monumentale scalone di ingresso, dalla nuova facciata verso Piazza Duomo e dall’attuale Piazzetta Reale. Già residenza di re e regine, nel 1919 viene ceduto allo Stato e parzialmente aperto al pubblico, già arricchito dell’intervento di grandi decoratori, scultori, pittori e falegnami. Sotto i bombardamenti del 1943, il Palazzo perde gran parte dei suoi tesori. Per più di vent’anni si susseguono opere di ricostruzione e restauro, a cura del Comune di Milano e della Sovrintendenza per i Beni Archeologici, fino alla sua definitiva riapertura come centro espositivo.


Out of the Blue, viaggio nella Calligrafia attraverso Alcantara  a cura di Dagmar Carnevale Lavezzoli e Katie Hill

QIN FENG, QU LEI LEI, SUN XUN, MAO LIZI, ZHANG CHUN HONG, WANG HUANGSHENG

9 settembre 2020 – 11 ottobre 2020

Appartamento dei Principi, Palazzo Reale, Milano








27/08/20

Georges Vantongerloo a Zurigo

 


Fino al 12 Settembre la sede di Zurigo della galleria Hauser & Wirth presenta una mostra dal titolo "Georges Vantongerloo. A Pioneer of Modern Art " una presentazione speciale di opere raramente viste del noto maestro belga del XX secolo. 

Curata dalla dott.ssa Angela Thomas Schmid, presidente della Max Bill Georges Vantongerloo Stiftung, le opere in mostra ripercorrono l'evoluzione artistica di Vantongerloo nel corso dei suoi cinque decenni di carriera. Questa mostra è in mostra presso il nuovo spazio di Hauser & Wirth in Rämistrasse 16. 

L'edificio è stato inizialmente convertito in uffici e sale di osservazione private nel 2018 e ora trasformato in uno spazio espositivo. 

Georges Vantongerloo (1886–1965), nato ad Anversa, in Belgio, è stato scultore, pittore, architetto, designer e teorico. Lavorando attraverso una varietà di mezzi come membro di alcuni dei più importanti gruppi d'avanguardia del XX secolo, il linguaggio artistico di Vantongerloo è diventato una forza pionieristica e in continua evoluzione nella storia dell'arte moderna. Dopo aver realizzato sculture e dipinti astratti innovativi come membro fondatore di De Stijl, negli anni '30 Vantongerloo ha sviluppato composizioni concrete con linee semplificate e ondulate che si materializzano dolcemente e giocosamente attraverso un gioco di colori, luce e trasparenza. Queste opere - intense e trasudanti energia - esercitarono una grande influenza, soprattutto sugli artisti latinoamericani. Come figura di spicco del Cercle et Carré con sede a Parigi nel 1930 e co-fondatore del gruppo Abstraction-Création nel 1931, Vantongerloo si è associato a contemporanei come Piet Mondrian, Barbara Hepworth, Robert e Sonia Delaunay, Hans Arp e Sophie Taeuber-Arp , Wassily Kandinsky, Josef Albers, László Moholy-Nagy e l'amico intimo Max Bill.

Foto di Jon Etter

La mostra in Rämistrasse 16 è un'indagine selettiva della ricerca artistica di Vantongerloo sul colore e l'astrazione, ed esamina la sua influenza sull'arte concreta per un periodo di 50 anni. Una selezione di 15 opere su carta della tenuta e 2 importanti sculture racchiude il suo significativo contributo al modernismo internazionale. Esplorando la relazione tra spazio e volume, le sue prime composizioni orizzontale-verticale della fine degli anni '20 e '30 attingono alla geometria e alle formule algebriche come punto di partenza. In opere come lo studio per "Composizione dans le cône avec couleur orangé (Composizione nel cono con colore arancione)" il suo uso del colore arancione riflette un allontanamento dalla tavolozza primaria seguita dal suo collega più anziano Piet Mondrian. Vantongerloo ha invece scelto una tavolozza che evidenzia i diversi livelli di energia insiti nei diversi colori. Lo vedeva come un nuovo modo di creare strutture armoniche in un'opera d'arte, simile alle chiavi e alle progressioni armoniche nella musica.



Cromwell Place nuovi spazi per l'arte a Londra

 


 Dovrebbe aprire il 10 Ottobre il complesso di Cromwell Place dedicato all'arte a South Kensington, ideato dal gruppo Buckley Grey Yeoman. 


CS

Scoprendo l'archeologia artistica del sito, questa terrazza di case vittoriane a ovest di Londra è diventata essa stessa una mostra: una sequenza di spazi espositivi e uffici per un gruppo di gallerie d'arte indipendenti.

Il nuovo cluster di Cromwell Place potrà incontrerà un crescente interesse - da galleristi e collezionisti - per gli spazi espositivi condivisi. Abbiamo creato questi nuovi spazi collegati in una serie di case a schiera e scuderie ottocentesche, una delle quali originariamente occupata dal celebre ritrattista vittoriano Sir John Lavery.

La nostra scoperta della storia durante la fase di progettazione di questo progetto si è ripetuta inevitabilmente durante la sua costruzione. Il ritardo fisico del sito ha rivelato tesori inaspettati che raccontano una storia potente non solo dei ricchi proprietari, ma anche delle mani invisibili coinvolte nel lavoro, nella costruzione e nella pulizia di un luogo simile.

I segni fantasma nelle pareti esterne parlano della funzione passata dell'edificio, mentre le modanature in gesso all'interno sono il prodotto di un'attenta lavorazione artigianale. Bottiglie, lattine e pacchetti di sigarette suggeriscono momenti fuori servizio e il graffito misterioso e irriverente un'occupazione segreta e non registrata dello spazio.

26/08/20

Alberta Whittle vince il Frieze Artist Award 2020

Con un lavoro cinematografico l'artista Alberta Whittle vince il Frieze Artist Award 2020, con la collaborazione di Forma, ente per l'arte. 

Tutto sarà visibile sulla piattaforma online di Frieze.com


CS

Forma and Frieze have named Alberta Whittle as the recipient of the Frieze Artist Award 2020. The award, co-commissioned and co-produced by Forma and Frieze, presents a major opportunity for an emerging international artist to debut an ambitious new film during Frieze London 2020 and expand the commission into a touring multidisciplinary project with Forma. This year Forma and Frieze will introduce an innovative hybrid of online and offline activity, reaching audiences worldwide via the digital reach of Frieze Viewing Room, as well as a screening programme at Forma HQ, Forma's new public facing venue in South London.

The 2020 edition of the Frieze Artist Award was selected by a jury composed of leading industry figures, including Chris Rawcliffe (Artistic Director, Forma), Eva Langret (Artistic Director, Frieze London), Himali Singh Soin (Artist and winner of the Frieze Artist Award 2019), Victor Wang (王宗孚) (Artistic Director and Chief Curator, M WOODS Museum) and Zoé Whitley (Director, Chisenhale Gallery).

Whittle’s winning proposal was selected from a shortlist of nominated artists including Cibelle Cavalli Bastos, Jamie Crewe, Adham Faramawy, Arash Fayez, Onyeka Igwe, Helene Kazan and Sadé Mica.

Chris Rawcliffe, Artistic Director, Forma said: ‘I’m incredibly proud to continue the collaboration between Frieze and Forma on the 2020 Frieze Artist Award. This year’s selected artist, Alberta Whittle, has shown incredible generosity in her creative process, inviting multiple collaborators to work on her commission. In her films, Whittle balances urgent political and social issues with poetic narratives that transcend time and resonate with us all. In these more than challenging times, Whittle’s voice speaks louder and clearer than most.’

Eva Langret, Artistic Director, Frieze London said: ‘Frieze is thrilled to present a major new commission by Alberta Whittle. Whittle’s winning proposal is a moving-image work that explores timely questions relating to personal healing and the cultivation of hope in hostile environments; be it the pandemic, colonialism or xenophobia. We are delighted to be partnering with Forma, for the second year, and thank them for their support in realising this significant new commission.’

Whittle’s creative practice is motivated by the desire to manifest self-compassion and collective care as key methods in battling anti-blackness. She choreographs interactive installations, using film, sculpture and performance as site-specific artworks in public and private spaces. Her winning proposal features a new moving-image work, informed by the writings of Eve Kosofsky Sedgwick and an interest in connecting gothic imaginaries and fear of contagion with moral panic as it relates to colonialism and xenophobia.

The commission will premiere on 8 October at 5pm, with an invitation-only screening at Forma HQ and will simultaneously become available to watch online at Frieze.com. Additional public screenings will take place at Forma HQ from 9 – 16 October, 12 pm – 5pm with advance registration essential.

Whittle (b.1980, Bridgetown, Barbados) lives and works in Glasgow. She is an artist, researcher and curator, and is a Research Associate at The University of Johnnesburg. She was a RAW Academie Fellow at RAW Material in Dakar in 2018 and is the Margaret Tait Award winner for 2018/9.


125 anni di storia culturale con la Biennale di Venezia

Per festeggiare i 125 anni dalla sua fondazione della Biennale di Venezia, sarà presentata la mostra "Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia" che si terrà al Padiglione Centrale dei Giardini della Biennale da sabato 29 agosto fino a martedì 8 dicembre 2020, realizzata dall’Archivio storico della Biennale di Venezia – ASAC.

La mostra è per la prima volta curata da tutti i direttori dei sei settori artistici: Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura), che hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, quei momenti in cui la Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.

I direttori hanno selezionato per questa mostra testimonianze, filmati rari e opere e costruito percorsi di ricerca che si soffermano su quei momenti in cui il passato dell’Istituzione veneziana si è intersecato agli eventi della storia globale, manifestando e generando fratture istituzionali, crisi politiche ed etiche, ma anche nuovi idiomi creativi.

La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla guerra fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ’68 alle Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ’90 e l’inizio della globalizzazione.

In un periodo di instabilità globale che solo negli ultimi mesi ha visto alternarsi catastrofi ecologiche, nuove pandemie e rivoluzioni sociali, La Biennale di Venezia si distingue così non solo come luogo di produzione e riflessione delle tendenze più innovative delle principali discipline artistiche contemporanee, ma conferma anche il suo ruolo di testimone privilegiato di molteplici cambiamenti, drammi e crisi sociali susseguitisi dalla fine dell’Ottocento a oggi, registrando come un sismografo i sussulti della storia.

Il progetto di allestimento della mostra e la grafica del manifesto sono a cura di Formafantasma.


INFORMAZIONI:

La mostra sarà aperta dal 29 agosto al 5 ottobre dalle 11 alle 19;

dal 6 ottobre all’8 dicembre dalle 10 alle 18;

chiuso il lunedì (escluso 31 agosto, 7 settembre, 2 novembre, 7 dicembre).

Biglietti: Intero € 12 / Ridotto studenti € 8 / Biglietto gruppo adulti € 10 (min. 10 persone)

Vendita dei biglietti di mostra esclusivamente online.

25/08/20

Prossimamente Milano Art Week.

 

Milano si sta preparando per poter offrire una settimana di eventi artistici dal prossimo 7 settembre  col progetto Milano Art Week.

Se l'edizione del Miart prenderà forma nel mondo digitale, dal 11 al 13 settembre, tanti saranno gli eventi in presenza, secondo le normative di sicurezza Covid, che si svolgeranno nella città, anche in parallelo alla rassegna del festival MITO Settembre Musica, nata a Torino e ora condivisa con la capitale economica italiana.

Iniziamo con la Fondazione Prada che propone il progetto "K" ispirato al libro di Kafka "America" , mentre la Galleria d’Arte Moderna con il gruppo Furla presenta il progetto Misfits con l'opera dell'artista iraniana Nairy Baghramian. 

Il Pirelli Hangar Bicocca ospita gli interventi video di Trisha Baga, mentre con la madrina Laurie Anderson si svolgerà la rassegna Performing PAC - Made in Sound.

Questi alcuni dei tanti interessanti eventi che avviano la ricca proposta milanese, nei prossimi giorni approfondiremo con altre segnalazioni. 

24/08/20

David Hockney, lettura estiva

 

Fra le tante letture estive di questi giorni ho scelto anche "David Hockney - una vita d'artista" di Catherine Cusset pubblicato da Guanda. 

Un piacevole romanzo/documentario sul noto artista inglese, che scorre rapidamente.

 L'autrice narra della articolata e complessa vita di questo importante pittore fra testimonianze, documenti e un poco di fantasia, trasmettendo bei momenti di riflessione sull'arte e sulle vicende umane. 

Prossimamente miart

 

Fra meno di tre settimane parte il progetto del Miart in formato digitale per il 2020. In questo modo la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, si svolgerà dal 10 al 13 Settembre 2020 in un appuntamento nuovo ed in attesa dell’edizione 2021 che sarà sia fisica che online. Quella di Settembre sarà un’occasione di incontro virtuale che permetterà a galleristi e collezionisti di tutto il mondo di vivere diversamente la fiera con il lancio di nuovi strumenti digitali.

La decisione è stata presa in stretta consultazione con galleristi, collezionisti, partner ed esperti e nasce da un’attenta valutazione di tutte le possibili soluzioni alternative. 

Al via quindi un’edizione digitale per il 2020 per permettere al mondo di miart di incontrarsi attraversando i confini. L’appuntamento di Settembre sarà a disposizione dei galleristi e degli operatori, con nuove ed interessanti opportunità di promozione e business attraverso una chat per la contrattazione diretta con i collezionisti. Nella piattaforma digitale saranno anche presenti gli appuntamenti della ArtWeek del Comune di Milano, che si svolgerà dal 7 al 13 settembre 2020, per ripartire in modo nuovo, in attesa di incontrarsi nuovamente per un’edizione sia fisica che digitale dal 9-11 Aprile 2021 con preview prevista per l’8 Aprile 2021.

Tutti gli aggiornamenti saranno disponibili online sul sito www.miart.it

23/08/20

Push the limited

 

Maria Papadimitriou, Unpacking Antigone, 2017-2019. dimensioni variabili | variable dimensions, 
commissionato da | commissioned by Onassis Culture. Courtesy l’artista | the artist


La Fondazione Merz riprogramma le attività dopo il lockdown e presenta, da lunedì 7 settembre a domenica 31 gennaio 2021, il nuovo progetto espositivo e culturale: PUSH THE LIMITS, a cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz. La mostra raccoglie le voci di 17 artiste donne: una polifonia di segni ed esperienze la cui immaginazione ci parla della capacità di far transitare sulle soglie del pensiero tutte quelle realtà che sono ‘oltre’.

Principio costitutivo dell’arte è PUSH THE LIMITS e questo è anche il miglior augurio che la Fondazione Merz può farsi per celebrare i primi 15 anni di attività e per iniziare con quelli che ancora verranno.

Il titolo PUSH THE LIMITS dichiara sin da subito la volontà di indagare la capacità dell’arte di porsi costantemente al limite per spostare l'asse del pensiero, della percezione e del discorso, immettendo nuovi elementi nel sistema.

PUSH THE LIMITS racconta senza sforzo, finalismi e sovrastrutture che non siano quelli del pensiero e della creatività dell’arte contemporanea, un percorso di ricerca per trovare un linguaggio consapevole e capace di raccontare il presente.

“PUSH THE LIMITS, perché un limite può nascere in qualsiasi momento e in un luogo dove prima non c’era, può manifestarsi come una malattia dove prima c’era solo la quotidianità, può essere inventato e modellato su un avversario da esso stesso creato. Ma un limite è anche fatto per essere oltrepassato, rinominato, dilatato, ridisegnato e per consentire il passaggio. PUSH THE LIMITS: perché l’arte è ‘spingere oltre i limiti’ continuando a offrire, attraverso il tempo, uno spazio dove i codici correnti di comportamento sono sospesi e la trasformazione diviene possibile; dove il ‘come se’ consente un flusso di più visioni e linguaggi nella ricerca di nuovo senso. Generazioni, storie, sguardi, immagini e logos per dire che quella che  chiamiamo realtà altro non è che una crosta sull’infinità dei possibili e che se proviamo a spingere la crosta, questa si rompe facendo emergere tutti quei possibili che ancora non conosciamo” spiegano le curatrici della mostra, Claudia Gioia e Beatrice Merz.

Il percorso espositivo investe interamente glispazi della Fondazione e sistruttura come un discorso continuo; un incalzare, di strappi, sovrapposizioni, interrogativi, di realtà già conosciute e che paiono superate ma che invece tornano, di realtà non note che sarebbe opportuno penetrare, di realtà incomunicabili e che chiedono nuove parole.

Installazioni di grandi dimensioni concorrono alla definizione di una scrittura espositiva in grado di restituire al visitatore un'esperienza di senso totalmente immersiva, tra atmosfere, suoni, parole, tessiture materiche e cromatiche differenti. Dalla dimensione politica a quella simbolica, dall’ispirazione filosofica a quella poetica: un allestimento che sintetizza visivamente l’urgenza espressiva del nostro tempo e che invita il visitatore a definire una propria traiettoria in questo paesaggio continuo.


A testimoniare questa istanza, propria dell’arte contemporanea, sono alcune tra le voci femminili più rappresentative della ricerca artistica internazionale, che con la loro opera hanno declinato – in maniera diversa e sempre relazionandosi con il contesto di appartenenza – l’idea di limite e il concetto stesso di superamento. Autrici che nella loro pratica creativa hanno superato il vocabolario stereotipato di sapere, spingendo più in là i significati.

Le artiste in mostra sono:

Rosa Barba (1972, Agrigento, Italia), Sophie Calle (1953, Parigi, Francia), Katharina Grosse (1961, Friburgo, Germania), Shilpa Gupta (1976, Mumbai, India), Mona Hatoum (1952, Beirut, Libano), Jenny Holzer (1950, Gallipolis, Ohio, USA) Emily Jacir (1972, Betlemme, Palestina), Bouchra Khalili (1975, Casablanca, Marocco), Barbara Kruger (1945, Newark, New Jersay, USA), Cinthia Marcelle (1974, Belo Horizonte, Brasile), Shirin  Neshat (1957, Qazvin, Iran), Maria Papadimitriou (1957, Atene, Grecia), Pamela Rosenkranz (1979, Uri, Svizzera), Chiharu Shiota (1972, Osaka, Giappone), Fiona Tan (1966, Pekanbaru, Indonesia), Carrie Mae Weems (1953, Portland, Oregon, USA), Sue Williamson (1941, Lichfield, Regno Unito).

Seguirà il progetto la pubblicazione di un volume dedicato che raccoglie, oltre alla documentazione iconografica del progetto, contributi critici delle artiste coinvolte e di filosofi, storici, critici e scrittori: un happening editoriale di cultura e vita.


CANALI SOCIAL

Fondazione Merz prosegue nella speciale relazione intessuta sui canali digitali in epoca Covid-19 con il proprio pubblico mettendo a disposizione da domani, mercoledì 24 giugno, uno speciale percorso di avvicinamento alla mostra: sino a fine luglio sul canale Instagram della Fondazione Merz sarà possibile scoprire le 17 artiste di PUSH THE LIMITS attraverso post periodici.


WEBSITE

Da mercoledì 8 luglio 2020 sono online i nuovi siti della Fondazione Merz e quello del Mario Merz Prize interamente interconnessi.

Il progetto grafico è a cura di Walter Santomauro con il coordinamento di MAANproject.

La Fondazione Merz risponde così all’esigenza di rendere più incisivo, chiaro e immediato l’accesso alle informazioni sulle proprie iniziative, creando allo stesso tempo un archivio multimediale delle mostre inaugurate dal 2005 a oggi. A breve verrà creata la sezione shop online del bookshop.


Rosa Barba | Sophie Calle | Katharina Grosse | Shilpa Gupta | Mona Hatoum | Jenny Holzer | Emily Jacir  |  Bouchra Khalili | Barbara Kruger | Cinthia Marcelle | Shirin Neshat | Maria Papadimitriou  |  Pamela Rosenkranz | Chiharu Shiota | Fiona Tan | Carrie Mae Weems | Sue Williamson

Push the limits - a cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz

7 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

Torino, via Limone 24