Mancano
ancora due mesi all’avvio della una nuova edizione della Biennale di
Architettura di Venezia, ma per il Padiglione italiano il direttore Cino Zucchi
ha già scelto il tema: “Innesti / Grafting” con cui vuole ripensare alle
dinamiche frastagliate dell’architettura, in equilibrio fra presente, passato,
fra esigenze sociali e necessità d’integrazione urbana. Una visione che vuole
assorbire le diverse anomali che il rapido sviluppo architettonico, di questi
ultimi decenni, ha prodotto. Ponendo l’attenzione a quegli innesti che
l’architettura di qualità ha operato su complesse situazioni di frattura o
degrado, riqualificando areee e luoghi del vivere quotidiano.
Come
esempio campione la rassegna si focalizzerà su Milano, sede della prossima
edizione dell’Esposizione Mondiale.
L’iniziativa
analizzerà su diversi piano la complessa e difficile situazione urbanistica,
mettendo in risalto quelle riqualificazioni che recentemente sono intervenute
ricucendo anomalie architettoniche, rigenerando il flusso urbanistico e
sociale. Supportando così gli atteggiamenti realisti che, in contrasto con le
tante utopie, agiscono concretamente sulle necesittà del tessuto quotidiano
delle migliaia di persone che vivono questi spazi architettonici.
Ad
aprire e chiudere la mostra due segni, due “innesti” fisici nel contesto
dell’Arsenale firmati dallo stesso Cino Zucchi: il grande portale arcuato
dell’ingresso adiacente le Gaggiandre e una grande panca-scultura che si
snoderà tra gli alberi nel Giardino delle Vergini.
Eccovi
una breve descrizione di come sarà articolato il Padiglione Italia.
Il
Portale: un innesto contemporaneo
Sulla
facciata delle Tese delle Vergini che ospitano il Padiglione Italia nello
spazio dell’Arsenale, un nuovo portale di ingresso in metallo dalla forma
arcuata e dallo snello profilo annuncia il tema del Padiglione con un vero e
proprio “innesto” sull’edificio esistente, dialogando con gli archi del
contiguo portico delle Gaggiandre attribuito a Jacopo Sansovino.
Prima
Sala
Innesti:
il palinsesto Italia
All’ingresso
della mostra, una sezione introduttiva descriverà mediante brevi testi e
immagini i caratteri peculiari dell’architettura moderna italiana dell’ultimo
secolo e le sue radici in quella più antica. Come Michelangelo ingloba i
palazzi preesistenti nella nuova sistemazione del Campidoglio, così secoli dopo
i concorrenti del concorso per il Palazzo del Littorio devono confrontarsi con
le imprescindibile presenze del Colosseo e della Basilica di Massenzio.
EXPO
2015: un laboratorio ambientale
A
sinistra dell’ingresso, un allestimento “leggero” mostrerà il grande
“laboratorio Expo” che sta avviandosi verso il proprio ambizioso traguardo: un
nuovo luogo collettivo che con i contributi di grandi architetti, fotografi e
artisti internazionali mostrerà al mondo intero le diverse forme di una nuova
coscienza nei confronti dell’ambiente. Il concetto urbanistico dell’intera
area, i progetti per i cluster tematici, il Padiglione Italia, mostreranno
diverse articolazioni dell’idea di sviluppo sostenibile che animerà la
manifestazione. Nella consultazione “2040 EXPOST. Tracciare futuri possibili”,
una serie di giovani studi di architettura sono stati chiamati a immaginare
differenti scenari urbani dell’area dopo la manifestazione, prefigurandone le
metamorfosi dopo la manifestazione.
Milano
Moderna: un laboratorio urbano
A
destra della sezione introduttiva, una serie scelta di trasformazioni edilizie
antiche e nuove mostreranno la complessa dialettica tra innovazione e rispetto
della forma urbana esistente che ha caratterizzato il passaggio da città a
metropoli della capitale lombarda.
Episodi
che attraversano i secoli come la vicenda dei progetti incompiuti per la
facciata del Duomo o quelli della crescita della grande fabbrica dell’Ospedale
Maggiore, altri più legati a vicende traumatiche - come quella della
ricostruzione del centro dopo i bombardamenti del 1943, o della Triennale
“occupata” nel 1968 - mostreranno una città cresciuta “per occasioni” piuttosto
che per pianificazione di lungo periodo. Più che agli architetti moderni che
hanno creato il volto della città contemporanea – tra loro Piero Portaluppi,
Giuseppe Terragni, Gio Ponti, Piero Bottoni, Ignazio Gardella, i BBPR, Asnago e
Vender, Gigi Caccia Dominioni e molti altri – l’esposizione guarderà al tema
dell’inserimento di nuovi edifici alla ricerca di condizioni moderne di vita
all’interno della forma urbana esistente, riletto attraverso documenti d’epoca
e l’interpretazione di fotografi contemporanei. La sezione dedicata a Milano si
concluderà con il tema de “la città che sale”, nel rapporto dialettico tra
edifici alti e forma urbana, mostrerà con evidenza la trasformazione scalare
della città dal novecento ad oggi.
Seconda
sala
Un
paesaggio contemporaneo
Se
nella prima sala l’allestimento riprodurrà la struttura compatta e l’ordine
geometrico della città storica, la seconda rappresenterà anche nelle sue
modalità allestitive un’interpretazione attuale del paesaggio italiano che,
come diceva Gio Ponti, è fatto “metà da Dio e metà dagli architetti”. Nella
grande penombra del salone esistente, grandi prismi di diversa forma e profilo
sosterranno immagini retroilluminate di progetti contemporanei integrati in
contesti diversi, che insieme daranno vita ad uno scenario cangiante ed
inatteso. Piuttosto che descrivere i progetti in mostra, l’allestimento
comporrà nelle modalità di un grande collage la diversità delle condizioni
urbane e di paesaggio del nostro paese, e le diverse risposte individuali al
tema comune del rapporto tra l’occasionalità programmatica dei singoli
interventi e la costruzione collettiva del territorio.
Ambienti
Cut and Paste
Su
di una delle pareti della seconda sala troverà posto una grande “quadreria” di
collage fisici e digitali realizzati sul tema dell’innesto da architetti
italiani delle generazioni più giovani; riflessioni astratte, talvolta
provocatorie, che documentano la feconda e continua ridiscussione sui mezzi
disciplinari e sul rapporto tra storicità e contemporaneità.
Paesaggi
Abitati: la vita si adatta agli spazi che si adattano alla vita Se la cultura
architettonica interviene ogni giorno nel tessuto delle città, i risultati di
questo lavoro diventano ogni giorno lo sfondo della vita quotidiana di tutti
noi. Sopra queste trame urbane troviamo un ordito di trasformazioni più fini
che gli utenti portano avanti per adattare alle loro esigenze le strutture in
cui abitano e lavorano. In occasione della conferenza stampa, viene presentato
l’open call per un contributo collettivo al Padiglione: la produzione di brevi
riprese video a camera fissa di spazi pubblici. Le riprese pervenute di nuclei
antichi vissuti o abbandonati, moderni centri commerciali, luoghi che si
animano per eventi o vicende particolari, verranno scelte e montate insieme da
Studio Azzurro in un grande “mosaico animato” che documenti l’estrema diversità
del paesaggio italiano e delle vite che ospita.
Cartoline
dal mondo
In
prossimità dell’uscita verso il giardino, un grande tavolo-distributore
contiene venti cartoline che rappresentano altrettanto sintetiche “letture”
della modernità italiana da parte di importanti architetti del mondo (da Steven
Holl a Juan Navarro Baldeweg, da Dominique Perrault a Peter Wilson e molti
altri) che hanno in qualche modo intersecato la cultura italiana nel loro lavoro
o nella loro riflessione teorica.
Esterno
Un
giardino ospitale
Nel
giardino dell’ex convento delle Vergini sul lato posteriore del padiglione, la
grande scritta in metallo esistente recuperata dal vecchio Padiglione Italia ai
Giardini diventa il punto di partenza fisico e ideale di un gesto sintetico: un
grande panca di metallo che si snoda attraverso gli alberi per delimitare uno
spazio di festa, sosta, riflessione o dibattito ai diversi visitatori che
attraversano la mostra.
Segnaliamo
anche l’open call per una videoinstallazione corale
Partecipare
con la propria opera filmata a una videoinstallazione a cura di Studio Azzurro
che sarà esposta nel Padiglione Italia alla 14. Mostra Internazionale di
Architettura della Biennale di Venezia - promosso dal Ministero dei beni e
delle attività culturali e del turismo in collaborazione con la Biennale di
Venezia – che dal 7 giugno al 23 novembre 2014 presenta INNESTI/GRAFTING, di
Cino Zucchi.
Questo
l’invito dell’open call Paesaggi Abitati che il curatore del Padiglione Cino
Zucchi e Studio Azzurro rivolgono a tutte le persone, di qualsiasi nazionalità
ed età.
Per
partecipare basta seguire ile istruzioni fornite sul sito
www.innesti-grafting.it e inviare entro il 20 aprile 2014 un filmato girato in
Italia, della durata compresa tra i due e i cinque minuti, a colori e con
audio.
“Paesaggi
Abitati: la vita si adatta agli spazi che si adattano alla vita” è il titolo
dell’opera finale che sarà composta in proiezione simultanea dai video, o
meglio, dalle “cartoline animate” oggetto dell’open call.
Saranno
selezionati i video che per originalità e qualità espressiva meglio
interpretano il tema dell’opera, dedicata a documentare il rapporto di scambio
e di osmosi che si crea tra gli spazi e la vita delle persone che essi ospitano
ogni giorno.
Strade,
piazze, centri storici o periferie, luoghi urbani o rurali, stadi, centri
commerciali, spiagge, parchi tematici, luoghi di intrattenimento… sono tutti
potenziali soggetti che, densi di vita o abbandonati, a diverse ore del giorno
aiuteranno, nella dimensione corale dell’opera finale, a leggere la capacità
degli ambienti umani di accoglierci e modificarsi quotidianamente attraverso
piccole trasformazioni spontanee.
La
comunicazione dell’ open call Paesaggi Abitati è sostenuta da Designboom,
popolare magazine on line di architettura e design.
Open
call Paesaggi Abitati
Raccolta
di contributi video per una videoinstallazione corale
INNESTI/GRAFTING
Padiglione
Italia
14.
Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia
Istruzioni
per la partecipazione:
www.innesti-grafting.it