Anche in
questo settore di mercato la globalizzazione ha distrutto la varietà locale a favore
di un’omologazione di prodotti massificati, realizzati da dei marchi, ora detti
brand, cioè nomi di artisti (affiliati a certe gallerie) che spesso agiscono più
come fabbricanti che creativi.
Tutto ciò a svantaggio della qualità e del vero valore
di unicità che una volta l’arte aveva come caratterizzazione di base.
Ma la maggioranza
dei consumatori, ironicamente definiti collezionisti, non sono in grado di scegliere
o di capire, poiché non seguono un gusto personale ma delle mode imposte da attente
strategie promozionali.
Conferma di ciò l’assoluta mancanza di opere d’arte a favore
di manufatti dozzinali e tetri.