La
condizione umana è instabile e precaria, spesso evidenti certezze mutano e cambiano
completamente la sensazione dei nostri percorsi. Ci incamminiamo per una via e poi
scopriamo che questa ci porta altrove e la meta agognata diventa un futuro inaspettato,
a volte peggiore a volte migliore.
Queste
sensazioni mi sono scaturite visitando le mostre all’Hangar Bicocca di Milano in
corso in questi giorni. Attualmente sono proposte due grandi opere che dialogano
sulla percezione, due spiazzamenti percettivi che spostano le nostre emozioni.
Vertiginoso
ed affascinato quella di Tomás Saraceno ritmico e intimo quella di Carsten Nicolai.
Interventi
artistici che portano il visitatore ad una fruizione personale e continuamente variabile.
Un progredire temporale che trasforma continuamente, un processo di visioni instabili
e inaspettate.
Tomás
Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973), che secondo la sua stessa
definizione “vive in mezzo e oltre il pianeta Terra”, ha tra i principi
ispiratori del suo lavoro il superamento delle barriere geografiche, fisiche,
comportamentali, sociali; la ricerca di modalità di vita sostenibili per l’uomo
e per il pianeta; l’incontro e lo scambio tra discipline e saperi differenti;
il modello di rete e condivisione applicato a tutte le fasi dell’ideazione e
della realizzazione di opere e progetti.
L’opera
“On Space Time Foam” ha richiesto mesi di progettazione e sperimentazione con
un team multidisciplinare di architetti e ingegneri, avrà il suo naturale
proseguimento in un importante progetto che l’artista realizzerà durante una
residenza al Massachusetts Institute of Technology - MIT di Cambridge (MA).
Carsten
Nicolai nato nel 1965 a Karl-Marx-Stadt, nell’ex Germania dell’Est, è stato fra
i protagonisti della scena creativa berlinese degli anni ’90, Nicolai è
conosciuto internazionalmente per le sue installazioni e le sue performance che
esplorano le connessioni tra visione, suono, architettura, scienza e
tecnologia.
Grazie
a un approccio rigoroso che si ispira al metodo scientifico l’artista porta
avanti una ricerca al tempo stesso coerente e poetica sui meccanismi della
rappresentazione e sulle modalità e i limiti della percezione visiva e sonora.
Le sue opere coinvolgono la fisicità dello spettatore e lo spazio
architettonico per cui sono concepite, mettendo in gioco i concetti stessi di
spazio e di tempo.
Unidisplay
riunisce in sé i temi più importanti del lavoro di Nicolai: la capacità di
rendere percepibile il suono in modo ottico; l'estetica minimale che si traduce
nell’uso monotonale del colore (variazioni sul bianco e nero) e delle sonorità;
la propensione verso l'astrazione e quella verso l'infinito.