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07/09/25

Jimmy Robert a Seoul

 
Foto della mostra di Jimmy Robert: Éclipser, 2025, Barakat Contemporary, Seoul, Korea, di  Jeon Byung Cheol.

A Seoul la galleria Barakat Contemporary propone una mostra su Jimmy Robert dal titolo Éclipser. L'artista esplora i temi della visibilità, dell'identità e delle politiche della rappresentazione, spesso attraverso gesti intimi e materiali effimeri. La sua pratica riflette un profondo coinvolgimento con il corpo – in particolare con i corpi queer e razzializzati – e il loro posto nella creazione di immagini storiche e contemporanee. Sfumando i confini tra medium e movimento, la sua pratica offre una prospettiva poetica ma critica su come vediamo e siamo visti.
Foto della mostra di Jimmy Robert: Éclipser, 2025, Barakat Contemporary, Seoul, Korea, di  Jeon Byung Cheol.

Questa mostra è la prima in Corea a presentare una selezione delle opere iconiche di Robert, insieme a un nuovo film e una performance. Il nuovo lavoro amplia le riflessioni in corso di Robert sulle affinità storico-artistiche in relazione a Theresa Hak Kyung Cha, il cui impegno con il linguaggio, le superfici e il corpo si interseca con quello di Robert. Ripercorrendo gli archivi di Cha, Robert estende un dialogo tra l'eredità artistica e il corpo contemporaneo, esplorando i modi in cui i materiali possono essere percepiti e aperti a nuovi significati. 


06/09/25

5 Premio Merz



Fino al 21 Settembre è possibile vedere la quinta edizione del Mario Merz Prize, settore arte, curata da Giulia Turconi. I protagonisti dell’esposizione sono Elena Bellantoni (Roma, Italia, 1975), Mohamed Bourouissa (Blida Algeria, 1978), Anna Franceschini (Pavia, Italia, 1979), Voluspa Jarpa (Rancagua, Cile, 1971) e Agnes Questionmark (Roma, Italia, 1995).

La mostra si sviluppa in un percorso che spazia tra i differenti lavori presentati dai cinque finalisti, che si distinguono nella ricerca artistica e nella scelta dei materiali, condividendo tuttavia alcuni temi, come l’attenzione al corpo e a importanti questioni sociali attuali. I lavori presentati offrono un’immersione totalizzante da parte del visitatore, il quale viene invitato a mettersi in gioco alla ricerca di una propria interpretazione della società contemporanea, che per ogni artista si concentra su uno specifico aspetto e sfumatura diversa.



L’esplorazione parte con l’installazione video di Elena Bellantoni, una riflessione importante e significativa sulle rivolte popolari, in particolare in quattro paesi collegati tra loro dalla breadline, la “strada del pane” in cui quest’ultimo elemento assume una valenza sociale e culturale. Nell’installazione di Agnes Questionmark, l’artista mette in gioco il proprio corpo che diventa un veicolo politico sfidando i rapporti di potere all’interno della nostra società attuale. Voluspa Jarpa accoglie il pubblico in una esperienza sinestetica alla scoperta dei diversi elementi che costituiscono il suo lavoro, in cui la vista, insieme all’udito, evocano gli eventi e il loro riverberare tra il passato, il presente e il futuro. 

Anna Franceschini ritorna all’immagine del corpo rappresentato sotto forma di macchina, anche qui il movimento è centrale collegandosi tuttavia alla sua natura cinematografica, con l’obiettivo di confermare che il cinema e la sua illusione si possano trovare anche altrove. Infine, Mohamed Bourouissa conferma l’attenzione al corpo e ai temi sociali come protagonisti indiscussi dell’esposizione. Nel suo lavoro video, l’artista esplora la nozione di controllo, l’espropriazione del corpo e le relazioni di dominio all’interno dello stato. Questa riflessione viene poi concretizzata attraverso le sculture in alluminio fuso in cui le tracce e le azioni che il corpo subisce vengono evocate rilasciando la tensione a lungo trattenuta.



Attraverso forme ed espressioni differenti, la mostra diviene un fulcro da cui nascono e si rinnovano riflessioni e critiche sulla società contemporanea, un luogo di confronto e di dialogo aperto.

Una giuria finale sceglierà il vincitore di questa quinta edizione,  ma il pubblico potrà partecipare attivamente alla selezione dell’artista vincitore esprimendo la propria preferenza attraverso il portale dedicato www.mariomerzprize.org

Il vincitore avrà la possibilità di dare forma a un progetto espositivo personale commissionato e prodotto da Fondazione Merz.


05/09/25

Picasso a Teatro alla Tate Modern

Pablo Picasso, Le tre ballerine 1925 Tate. © Succession Picasso / DACS 2024 

Pablo Picasso era affascinato dagli artisti e dalla loro capacità di trasformarsi. Traeva ispirazione dai ballerini, dagli intrattenitori e dai toreri che dipingeva. Ne prese spunto per creare il suo personaggio pubblico: Picasso, l'Artista.

In occasione del centenario del suo celebre dipinto "Le tre ballerine" , questa mostra, che si aprirà alla Tate Modern il 17 settembre 2025 e durerà fino al 12 aprile 2026, è curata dal celebre artista contemporaneo Wu Tsang e dall'autore e curatore Enrique Fuenteblanca, getta nuova luce sull'opera di Picasso. Lo spazio espositivo si trasformerà in un teatro per l'esposizione di oltre 45 opere di Picasso provenienti dalla collezione della Tate, insieme a importanti prestiti europei. Tra queste, dipinti, sculture, tessuti e opere su carta, alcune delle quali mai viste prima nel Regno Unito.

Attraverso la sua personalità, Picasso coltivò un mito che lo circondava come artista celebrato e al tempo stesso outsider. Il modo in cui lo fece può essere esaminato attraverso l'idea contemporanea di "performatività": come parole e azioni possano influenzare il cambiamento e formare l'identità. Questo personaggio fu sempre affascinato dalle vite alternative e dalla tensione tra cultura popolare e avanguardia. Questo lo accompagnò per tutta la vita e continua a plasmare il modo in cui immaginiamo il ruolo dell'artista oggi.

"Theatre Picasso" è presentata alla George Economou Gallery, in collaborazione con White & Case. Con il supporto della Huo Family Foundation. Con il supporto aggiuntivo del Theatre Picasso Exhibition Supporters Circle, della Tate Americas Foundation e dei membri della Tate.

L'allestimento è ideato da Wu Tsang ed Enrique Fuenteblanca con la collaborazione dell'exhibit designer Lucie Rebeyrol dello studio Roll.


04/09/25

Panorama Pozzuoli

foto Luciano Romano

Torna nella stagione autunnale la quinta edizione della mostra diffusa, che dal 2021 intreccia arte contemporanea, architettura, paesaggio e antichità in dialogo con territori e comunità sempre diverse, ITALICS approda a Pozzuoli con un percorso che attraversa i luoghi più emblematici della città campana, raccontando una lunga storia di visioni e proiezioni culturali. Oggi, quegli stessi luoghi vivono una nuova stagione, attraversati dall’energia di una scena inventiva, che restituisce al territorio una voce contemporanea, non meno potente di quelle del passato. 
  
Pozzuoli, 25 luglio 2025. Dal 10 al 14 settembre 2025, Pozzuoli accoglie la quinta edizione di Panorama, la mostra diffusa ideata da ITALICS che ogni anno sceglie di radicarsi in un territorio unico.

Con la curatela di Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, dopo Procida, Monopoli, L’Aquila e il Monferrato, il progetto approda nella città campana all’interno dei Campi Flegrei, in un territorio dove arte, mito e paesaggio formano da sempre un sistema indivisibile.

Panorama Pozzuoli è realizzata grazie alla collaborazione e al sostegno della Regione Campania e di Scabec.
 
Panorama Pozzuoli si articola come una promenade ininterrotta in un paesaggio stratificato: una narrazione a cielo aperto attraversata da una tensione mitologica che prende forma nel tema della divinizzazione. Non si tratta di un concetto astratto, ma di un’eredità geologica e culturale inscritta nei luoghi stessi. Qui, dove i vulcani modellano il paesaggio e il bradisismo ne scandisce il respiro, il mito si è trasformato in geografia e la visione del divino si è depositata nel quotidiano.
 
Pozzuoli (Puteoli, “i piccoli pozzi”) nasce dal fuoco e dall’acqua. Affacciata sul Tirreno e rivolta verso le isole di Ischia, Procida e Vivara, è un crocevia naturale e simbolico del Mediterraneo, città unica nel suo genere e gemma nel Golfo di Napoli. Tra il Rione Terra – cuore della città e al tempo stesso promontorio, rovina e centro identitario che custodisce nel sottosuolo uno dei percorsi archeologici più emozionanti del Mediterraneo – e la Solfatara – con i suoi vapori sulfurei e la sua attività tellurica – si dispiega un territorio in cui bellezza e tremore convivono. Si tratta di una costellazione di luoghi mitici: Cuma, prima colonia greca d’Occidente, con l’antro della Sibilla; il parco di Baia, città romana scomparsa nel mare; o ancora il Lago d’Averno, creduto l’ingresso dell’Oltretomba. Pozzuoli è anche il teatro del martirio di San Gennaro che, secondo la tradizione, fu decapitato alla Solfatara, dando origine a uno dei culti più longevi e complessi del Mezzogiorno. La memoria di questo evento si intreccia con la grande pittura barocca nelle straordinarie opere di Artemisia Gentileschi conservate nel Museo Diocesano, dove il genio dell’artista seppe tradurre passioni, violenze e rivendicazioni del proprio tempo.

Tra terra e mare, storia e miracoli, Panorama Pozzuoli propone un attraversamento del paesaggio come esperienza estetica e conoscitiva, in cui le opere si confrontano con l’eco degli dèi e dei vulcani, delle rovine e delle rivoluzioni.
 
La promenade inizia dall’Anfiteatro Flavio, tra i più grandi costruiti durante l’Impero Romano, un’architettura monumentale della gloria imperiale, oggi patrimonio vivente nel senso più profondo e romantico del termine. Si prosegue con il giardino terrazzato del Parco pubblico di Villa Avellino e con il Cinema Sofia, simbolo della memoria urbana che porta il nome della celebre attrice italiana cresciuta poco distante. Il percorso continua nella città alta e bassa, tra spazi religiosi e civili: la Chiesa di San Raffaele Arcangelo con la sua architettura borrominiana e l’area esterna della Chiesa del Purgatorio. Si giunge così al Rione Terra, cuore pulsante di Panorama dove si concentra il percorso archeologico sotterraneo, il Duomo di San Procolo Martire, edificato su un antico tempio romano, la Chiesa di San Liborio e i locali storici restaurati che ora tornano a vivere attraverso la presenza delle opere. Tra i luoghi della mostra anche il Parco Archeologico di Cuma, città fondata nel VIII sec. a.C. e considerata una delle più antiche colonie della Magna Grecia, che in breve tempo riuscì a conquistare quasi tutta la costa campana.
 
Il progetto si estende anche a luoghi che, pur non ospitando interventi artistici, sono parte integrante di Panorama Pozzuoli. Tra questi: il Macellum/Tempio di Serapide o la Solfatara, con i suoi fenomeni vulcanici ancora attivi; l’intero territorio flegreo con il Parco sommerso di Baia; il Castello di Baia e il suo museo archeologico; il Tempio di Venere e il Tempio di Diana; il Lago d’Averno, creduto l’ingresso dell’Ade; poi il Lago Fusaro con la Casina Vanvitelliana; il Monte Nuovo, cratere nato nel 1538; e ancora la Piscina Mirabilis a Bacoli, grande cisterna romana, importantissima per completare il racconto del sistema idrico e del sacro; e infine lo Stadio di Antonino Pio, presso la Foresta di Cuma, legato al culto imperiale. Sono luoghi che custodiscono una forza simbolica, paesaggistica e culturale che dialoga con il pensiero dell’arte contemporanea. In questi spazi la scelta di non intervenire diventa essa stessa un gesto curatoriale, un atto di rispetto e di ascolto. Lasciati “vuoti”, si offrono allo sguardo come soglie percettive: luoghi dove l’arte lascia spazio alla memoria. L’intero progetto si fonda su un approccio ecologico, attento al contesto e alle sue risorse: ogni intervento è pensato per dialogare con i luoghi senza sovraccaricarli, nel rispetto dei loro equilibri storici, ambientali e sociali.
 
Panorama Pozzuoli è un attraversamento fisico e simbolico dei luoghi in cui artisti e visitatori dialogano con stratificazioni storiche e geologiche, con divinità antiche e tensioni del presente. Il tema della divinizzazione non è nostalgia né celebrazione, ma un interrogativo attuale: una domanda aperta su come l’umano, il naturale e il sacro continuino a ridefinirsi nello spazio del visibile.

La mostra presenta, in più occasioni, più opere per artista, articolando veri e propri solo show diffusi nello spazio urbano e archeologico. Particolare attenzione è stata dedicata alla produzione di nuove opere e all’attivazione di contesti site-specific: molte installazioni sono state ideate in dialogo diretto con i luoghi che le accolgono, alcuni dei quali aperti per la prima volta a interventi artistici. Accanto a queste, trovano spazio opere d’arte moderna e antica, raramente esposte prima, che qui si intrecciano in modo suggestivo con il contemporaneo.
 
Tutte le città hanno simboli. Con Panorama, per un po’, Pozzuoli ne avrà uno nuovo, sospeso tra cielo e terra. Appare in alto, sulla gru che domina il Rione Terra, affacciata sul mare: Tamburino di Maurizio Cattelan è un bambino che batte il tamburo e quel suono si diffonde nello spazio, insistente, ipnotico, quasi rituale. Realizzata nel 2003, l’opera è tra quelle in cui la tensione tra innocenza e ossessione, tipica dell’artista, si fa più sottile e penetrante.
Simone Fattal presenta un lavoro struggente sulla soglia tra l’umano e l’eterno; tra visibile e invisibile, Anish Kapoor tra visibile e invisibile interroga lo sguardo e l’anima; Ugo Rondinone realizza un’opera site-specific legata alla voce delle rovine. E poi ancora, solo per citarne alcuni, Carlos Amorales, William Kentridge, Gino Marotta, Mario Merz, Wilfredo Prieto, Lawrence Weiner e dialoghi straordinari, come quello tra l’Anfiteatro e Clarissa Baldassarri oppure il vulcano e Goshka Macuga.

Anche le generazioni più giovani, rappresentate, tra gli altri, da Oliver Beer, Giusy Pirrotta, Damir Očko, Felix Shumba, trovano voce lavorando con archeologia e mito, storia e identità. Assieme alle nuove produzioni, la mostra propone confronti straordinari con capolavori di arte antica e moderna – dalle sculture romane risalenti al II secolo d.C., ai dipinti di Luca Giordano e Luigi Primo, o le opere di Matteo Bottigliero, tutti attivi tra il Seicento e Settecento – che danno forza a un percorso segnato da presenze quasi divine.



foto Luciano Romano

Da Jannis Kounellis, Emilio Isgrò, Marino Marini e Gianni Colombo, che hanno segnato l’arte italiana e internazionale, ai progetti iconici di Elmgreen & Dragset, Simon Starling e Michael Landy, ogni presenza costruisce una costellazione. Artisti come Sandra Vásquez de la Horra, Celia Paul, Sang A Han, Helena Hladilová, Marie Denis, Servane Mary e Rebecca Moccia portano uno sguardo potente, mentre Simon Dybbroe Møller, David Tremlett, Fabrizio Corneli, Kevin Francis Gray e Walter Moroder amplificano la forza del gesto e della materia. Il tempo si stratifica tra i dialoghi con i maestri del Seicento, Viviano Codazzi e Michelangelo Cerquozzi, Giovanni Peruzzini, così come nella poesia di Maria Grazia Rosin o nel cinema visionario di Yuri Ancarani. Jan Vercruysse e Bram Demunter offrono una dimensione enigmatica e politica, capace di aprire varchi interiori.

Ogni artista coinvolto dialoga con il proprio tempo e chi lo abita, con sguardo lucido, consapevole, a tratti ironico, generando cortocircuiti fertili tra passato e presente.
 
Come in un ecosistema, l’esperienza artistica si espande oltre la dimensione espositiva, generando occasioni di incontro, ascolto e partecipazione.

Accompagnano il pubblico nel percorso di Panorama gli speakers’ corners, ispirati alla tradizione oratoria degli spazi liberi di parola, nati a Hyde Park a Londra. Adattati al contesto del progetto, diventano postazioni mobili in cui voci diverse, artisti, filosofi, poeti, attivisti, studiosi locali prendono la parola nello spazio pubblico. Non conferenze né lezioni, ma brevi interventi pensati per attivare il pensiero e il confronto, innescando una dimensione orale, politica e collettiva.
 
La manifestazione dialoga con il territorio anche attraverso una costellazione di frasi tratte dall’Eneide, disseminate in vari punti della città. Come un gesto di graffiti writing mitologico, queste parole antiche compaiono nei vicoli e negli spazi inattesi, portando la voce di Enea nel paesaggio urbano.

Ispirate allo spirito diretto e talvolta irriverente delle scritte di strada, queste frasi mescolano memoria classica e immaginario popolare, trasformando Pozzuoli in una mappa di visioni e segnali da decifrare, una costellazione flegrea geopoetica.
 
Tra i momenti più attesi della manifestazione, le colazioni con gli artisti – realizzate in collaborazione con la Fondazione Morra Greco di Napoli – offrono uno spazio informale di dialogo tra pubblico e autori nei bar della città. In parallelo, il progetto coinvolge scuole, associazioni e realtà del territorio impegnate anche nell’inclusione sociale, attraverso attività di mediazione e percorsi di avvicinamento sensibile all’arte contemporanea, con i giovani provenienti dai progetti di reinserimento destinati a ragazzi degli istituti di pena minorile di Nisida e dal carcere femminile di Pozzuoli che Puteoli Sacra ha attivato e segue da anni.
 
Tra le iniziative speciali torna l’Italics d’Oro, il riconoscimento che ogni anno celebra l’intenso legame tra un artista e il territorio. Quest’anno il premio viene assegnato a Tomaso Binga (Salerno, 1931) nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, figura centrale della poesia visiva e della sperimentazione verbo-visiva in Italia. Da sempre impegnata nella riflessione sui linguaggi e sull’identità di genere, l’artista ha costruito un legame profondo con la Campania, dove ha vissuto e lavorato a lungo, contribuendo in modo significativo alla vita culturale e artistica del territorio. Il premio sarà consegnato nei giorni della manifestazione, alla presenza dell’artista.

Accanto a questo momento simbolico, la manifestazione si apre anche a gesti più diffusi e ironici, ne sono esempio le borse e le t-shirt disegnate da Maurizio Cattelan che circoleranno per la città come piccoli trofei da indossare, portando l’arte nello spazio pubblico e nel quotidiano.
 
Animata dalla volontà di instaurare collaborazioni con i musei napoletani, come la Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – museo Madre, la Fondazione Morra Greco, Napoli, il Museo e Real Bosco di Capodimonte e le realtà del territorio, come il suggestivo Parco Archeologico dei Campi Flegrei e Puteoli Sacra, e con il coinvolgimento delle gallerie della rete ITALICS, Panorama Pozzuoli dà vita a un racconto corale che attraversa le epoche, restituendo al pubblico un’esperienza immersiva e partecipativa, in grado di trasformare la città.
 
Lontano da un approccio espositivo convenzionale, Panorama Pozzuoli si configura come un palinsesto collaborativo e un ecosistema aperto, in trasformazione, che connette esperienze estetiche, pratiche partecipative e conoscenza condivisa. In questo intreccio virtuoso, la città non è soltanto scenario, ma soggetto attivo di un racconto che attraversa linguaggi, generazioni e appartenenze.
 
Panorama Pozzuoli vede il patrocinio dell’UNESCO e della Città di Pozzuoli che accoglie la manifestazione e che, grazie al prezioso contributo e alla fattiva collaborazione del Sindaco Luigi Manzoni, ha reso possibile l’accesso ai luoghi più preziosi della città. Fondamentali la collaborazione e il sostegno della Regione Campania e di Scabec, a valere sui Fondi Coesione Italia 21/27, che giocano un ruolo fondamentale per fare di Panorama un’esperienza espositiva unica, espressione dei valori di ITALICS, in grado di unire stili, tecniche e pensieri molteplici attraverso itinerari d’arte che continuano uno straordinario viaggio iniziato nel 2020 tra le pagine web della piattaforma Italics.art.
 
Panorama è un format voluto e condiviso dalle gallerie consorziate in un’ottica di collaborazione con i territori coinvolti, simbolo di un impegno che intende espandersi progressivamente in un programma e in alleanze tese a ribadire la centralità e il ruolo delle gallerie d’arte in Italia in un sistema culturale, locale e globale in continua evoluzione. Una forte vocazione territoriale che guarda al mondo in costante trasformazione.
 
ITALICS accoglie Banca Ifis come nuovo Main Partner. Il sostegno al progetto rientra nell’ambito di Ifis art, il brand voluto dal Presidente Ernesto Fürstenberg Fassio che raccoglie tutte le iniziative volte alla valorizzazione dell’arte, della cultura e della creatività contemporanea, con l’obiettivo di creare valore per le persone e le comunità.
Quest’anno Valmont ha scelto di supportare la manifestazione in qualità di Sponsor per celebrare insieme ad ITALICS l’armonia tra cultura, territorio e ispirazione artistica, riscoprendo il potere trasformativo dell’arte in un contesto dove storia e creatività si fondono. La Maison svizzera della cosmetica cellulare si distingue, con Fondation Valmont, per lo spirito mecenatistico volto a esplorare il legame sottile con l’arte, il benessere mentale e la bellezza in tutte le sue forme.

Jumeirah Capri Palace partecipa quest’anno a Panorama in qualità di Sponsor, portando il ristorante aMaRe Capri, osteria di mare e pizza d’autore in collaborazione con Franco Pepe, nel cuore del Rione Terra. Supportando ITALICS, Jumeirah Capri Palace rinnova il proprio impegno nel valorizzare l’arte e la creatività in tutte le sue forme, in un intreccio unico di ospitalità e cucina, espressioni culturali e strumento di connessione con il territorio.
Torna anche per questa edizione Poste Italiane in qualità di Sponsor sedi per supportare la manifestazione rendendo accessibili al pubblico i luoghi che ospitano il percorso espositivo.
Si rinnova infine anche la media partnership con Il Giornale dell’Arte.
 
Gli artisti di Panorama Pozzuoli: Carlos Amorales (Città del Messico, 1970); Yuri Ancarani (Ravenna, 1972); Clarissa Baldassarri (Civitanova Marche, 1994); Oliver Beer (Kent, 1985); Matteo Bottigliero o Bottiglieri (attr.) (Castiglione del Genovesi, 1684 – Napoli, 1757); Maurizio Cattelan (Padova, 1960); Viviano Codazzi e Michelangelo Cerquozzi (Bergamo, 1604 – Roma, 1670; Roma, 1602-1660); Gianni Colombo (Milano, 1937 – Melzo, 1993); Fabrizio Corneli (Firenze, 1958); Louis Cousin, detto Luigi Primo Gentile (Ninove, 1606 – Bruxelles, 1667); Bram Demunter (Kortrijk, 1993); Marie Denis (Bourg-Saint-Andéol, 1972); Simon Dybbroe Møller (Aarhus, 1976); Elmgreen & Dragset (Michael Elmgreen, Copenhagen, 1961; Ingar Dragset, Trondheim, 1969); Simone Fattal (Damasco, 1942); Luca Giordano (Napoli, 1634-1705); Kevin Francis Gray (Armagh, 1972); Sang A Han (Seoul, 1987); Helena Hladilová (Kroměříž, 1983); Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937); Anish Kapoor (Mumbai, 1954); William Kentridge (Johannesburg, 1955); Jannis Kounellis (Il Pireo, 1936 – Roma, 2017); Michael Landy (Londra, 1963); Goshka Macuga (Varsavia, 1967); Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980); Gino Marotta (Campobasso, 1935 – Roma, 2012); Servane Mary (Dijon, 1972); Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003); Rebecca Moccia (Napoli, 1992); Walter Moroder (Val Gardena, 1963); Damir Očko (Zagabria, 1977); Celia Paul (Thiruvananthapuram, 1959); Giovanni Peruzzini (Ancona, 1629 – Milano, 1694); Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982); Wilfredo Prieto (Sancti Spíritus, 1978); Ugo Rondinone (Brunnen, 1962); Maria Grazia Rosin (Cortina d’Ampezzo, 1958); Scultore del II secolo d.C.; Felix Shumba (Bulawayo, 1989); Simon Starling (Epsom, 1967); David Tremlett (Dartford, 1945); Sandra Vásquez de la Horra (Viña del Mar, 1967); Jan Vercruysse (Ostenda, 1948 – Bruges, 2018); Lawrence Weiner (New York, 1942-2021).
 
Le sedi di Panorama Pozzuoli: Rione Terra (percorso archeologico, spazi al piano strada, Duomo di San Procolo Martire e Podio del Duomo di San Procolo Martire, Chiesa di San Liborio, locali storici restaurati), Chiesa di San Raffaele Arcangelo, Chiesa del Purgatorio (area esterna), Cinema Sofia, Anfiteatro Flavio, Parco pubblico di Villa Avellino, Parco Archeologico di Cuma.
 
Le gallerie che partecipano a Panorama Pozzuoli: A arte Invernizzi, Apalazzogallery, Alfonso Artiaco, Botticelli Antichità, Galleria Canesso, Car Gallery, Cardi Gallery, Carlo Orsi, Galleria Continua, Thomas Dane Gallery, Galleria Umberto Di Marino, Galleria Tiziana Di Caro, Galleria Doris Ghetta, Galleria d’Arte Frediano Farsetti, Galleria Fonti, Galleria Fumagalli, Gagosian, Giacometti Old Master Paintings, Gian Marco Casini Gallery, Kaufmann Repetto, Galleria Lia Rumma, Lunetta11, Magazzino, Massimo De Carlo, Mazzoleni London-Torino, Francesca Minini, Galleria Massimo Minini, ML Fine Art, Galleria Franco Noero, Galleria Alberta Pane, Giorgio Persano, Porcini, Richard Saltoun Gallery, Robilant+Voena, Secci, SpazioA, Studio Trisorio, Thaddaeus Ropac, Tim Van Laere Gallery, Caterina Tognon Arte Contemporanea, Tornabuoni Arte, Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Victoria Miro Venice, Vistamare, Zero… 

 ITALICS presenta PANORAMA POZZUOLI

Una mostra diffusa a cura di Chiara Parisi 10 – 14 settembre 2025
www.italics.art | @italics.art | #PanoramaPozzuoli

03/09/25

Manifesta 2028 a Coimbra

Image: Berio Molina, «Dislocación», 2022. Anozero‘24 O Fantasma da Liberdade. Mosteiro de Santa Clara-a-Nova, Coimbra, Portugal
 ©️ Jorge das Neves/Anozero – Bienal de Coimbra

 Mentre molti guardano al prossimo autunno per la programmazione Manifesta si lancia al 2028 e annunciata la collaborazione con la Ministra della Cultura, della Gioventù e dello Sport del Portogallo, Margarida Balseiro Lopes, che la Manifesta 17 sarà a Coimbra

L'evento sarà supportato dalla Città di Coimbra, dall'Università di Coimbra, dal Ministero della Cultura, della Gioventù e dello Sport portoghese e dal Ministero del Turismo. "Questa decisione è di grande importanza, in quanto riconosce il valore di un dialogo trasformativo tra arte e società, offrendo alla città, alla regione e al Paese un importante evento culturale con comprovato ritorno economico e un forte potenziale turistico. Portare Manifesta a Coimbra è un'opportunità strategica che riflette l'impegno del Governo per la cultura nelle sue diverse dimensioni e in tutto il territorio. Di particolare rilievo in questa biennale, oltre alla sua visibilità internazionale, sono la sua capacità di rigenerazione urbana con un impatto duraturo e la mobilitazione e la formazione di team nazionali." - Margarida Balseiro Lopes, Ministra della Cultura, della Gioventù e dello Sport Manifesta è stata invitata a Coimbra da Anozero – Biennale d'Arte Contemporanea, organizzata da CAPC, dal Comune di Coimbra e dall'Università di Coimbra – per co-creare un'edizione collaborativa. 

Manifesta 17 è un'iniziativa promossa da importanti attori locali, tra cui la Città di Coimbra e il Sindaco José Manuel Silva, l'Università di Coimbra e il suo Preside, il Professor Amílcar Falcão, e il Direttore di Anozero, Carlos Antunes, promotore della candidatura e della collaborazione con Manifesta. "È con grande entusiasmo e un forte senso di responsabilità che Coimbra realizza un sogno e accoglie Manifesta 17 nel 2028. Questo sarà un momento di vera trasformazione per la città e la regione, che permetterà a Coimbra di affermarsi come centro di creazione contemporanea, pensiero critico e dialogo europeo. 

Manifesta, che avrà Rua da Sofia come uno dei suoi punti focali chiave, rafforza il nostro impegno per la cultura, la partecipazione dei cittadini, lo sviluppo sostenibile e l'apertura al mondo, frutto del lavoro continuo e dedizione svolto dal Comune negli ultimi anni." - José Manuel Silva, Sindaco di Coimbra Coimbra, sede dell'Università di Coimbra del XIII secolo, patrimonio mondiale dell'UNESCO, è ampiamente riconosciuta per il suo patrimonio accademico, la ricca storia medievale e l'eccezionale patrimonio architettonico. Oltre alla sua illustre reputazione accademica, Coimbra ha da tempo ricoperto un ruolo di primo piano nel campo delle arti. In particolare, il Círculo de Artes Plásticas de Coimbra (CAPC), la più antica istituzione portoghese dedicata alla promozione dell'arte contemporanea, ha svolto un ruolo centrale nella vita culturale della città.


"Manifesta sta entrando in una nuova fase di collaborazione interculturale nel panorama artistico e architettonico europeo grazie alla partnership con la biennale Anozero di Coimbra. Questa straordinaria iniziativa, guidata da Carlos Antunes e Désirée Pedro, riflette un impegno condiviso a collaborare tra istituzioni e contesti diversi. Accogliamo con entusiasmo la loro visione e crediamo che tali pratiche collaborative tra istituzioni, comunità, collettivi e artisti non siano solo essenziali, ma possano rappresentare il futuro del mondo dell'arte." - Hedwig Fijen, Direttrice di Manifesta Manifesta 17 segna una pietra miliare storica in quanto prima edizione della biennale a svolgersi in Portogallo. 

Una cerimonia ufficiale si terrà a Coimbra nel settembre 2025 per celebrare la firma dell'accordo ufficiale con tutti i partner chiave.

02/09/25

Thaddaeus Ropac apre a Milano




Lucio Fontana, "Concetto spaziale", 1957. Pastel and collage on canvas with holes 125x100 cm (LF 1015)
© Fondazione Lucio Fontana Milano, by SIAE 2025. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Milan · Seoul.


 Inizia una nuova stagione autunnale di arte contempoanea e a Milano parte con una grande novità; la galleria Thaddaeus Ropac apre un suo spazio al pubblico, il prossimo sabato 20 settembre 2025, con una mostra inaugurale dedicata alle opere di Georg Baselitz e Lucio Fontana, ripercorrendo il profondo e duraturo interesse dell’artista tedesco per il lavoro del maestro italo-argentino. L’esposizione si intitola L’aurora viene e pone in dialogo i due artisti in una bipersonale che presenta dipinti e sculture realizzati da Baselitz nell’ultimo decennio, accanto a lavori di Fontana datati dagli anni Trenta agli anni Sessanta. Tra questi, un nucleo rilevante di opere è stato concesso in prestito dalla Fondazione Lucio Fontana.

Sebbene i due artisti non si siano mai incontrati, Fontana ha esercitato un ruolo fondamentale nel lavoro di Baselitz che ancora oggi ha uno studio in Italia. Fontana ha vissuto e lavorato per gran parte della sua vita a Milano, e proprio qui, nel 1931, ha esposto per la prima volta le sue opere.
 
La selezione di opere di Georg Baselitz presentata in mostra include una nuova scultura monumentale in bronzo insieme a una recente serie di dipinti caratterizzati da composizioni dai centri vuoti e non illuminati, o da figure sospese che sembrano emergere da fondali oscuri. Questi lavori rievocano l’esplorazione di Fontana su ciò che si estende oltre la superficie della tela, offrendo un’affinità poetica e concettuale tra i due artisti.
A dimostrazione dello sviluppo e dell’evoluzione di questa esplorazione condotta da Fontana attraverso la sua opera, i lavori esposti includono sculture “barocche” databili dal 1937 sino agli anni Cinquanta, così come una selezione di Concetti spaziali e alcune iconiche Attese realizzate a partire dagli anni Sessanta, accanto a esempi significativi delle serie Gessi (1954-1958) e Inchiostri (1956-1959) e a una rara ed eccezionale Fine di Dio (1963-1964).
I nuovi spazi della galleria milanese presso Palazzo Belgioioso, progettato da Giuseppe Piermarini nel 1772, si prestano a diventare il contesto ideale per ospitare un confronto intellettuale tra l’opera di Baselitz e Fontana, che si disvela attraverso tematiche comuni quali la concezione dello spazio, del linguaggio, dell’oggetto e del corpo, e, soprattutto, la ricerca sull’origine delle forme artistiche e dell’universo. «L’interpretazione non è di nessuna utilità per un artista» - spiega Baselitz - «alla mia età, si tratta più che altro di un confronto intellettuale, senza nessuna dipendenza».
 
«La proposta di affiancare le opere di Lucio Fontana a opere di Georg Baselitz – afferma Silvia Ardemagni, Presidente della Fondazione Lucio Fontana - attiva un confronto ideale e sorprendente. Questo consente di indagare nel profondo le ragioni che sottendono le creazioni artistiche, mettendo in scena un immaginario e una sensibilità comune, sebbene svolta con modalità differenti. Questo progetto dimostra quanto il lavoro di Fontana sia ancora vivo e attuale e le opere di Baselitz – che in molti casi evocano Fontana nel loro titolo - sono state straordinarie alleate in tal senso. Prestare il nucleo di opere che abbiamo accuratamente selezionato all'interno della nostra collezione, opere appartenenti a cicli forse meno noti, ma così intensi e significativi, è sicuramente un’occasione preziosa che si aggiunge alla nostra multiforme e sempre entusiasta attività».
 
I ritratti recenti di Baselitz rappresentano figure spettrali con colorazioni pallide che si stagliano capovolte e sospese nello spazio pittorico. Queste immagini prendono ispirazione da un sogno in cui l’artista ha visto la sua stessa pelle «strappata dal centro e divisa in due». Lungo il corso degli ultimi due decenni, l’artista è tornato quasi compulsivamente su questo tema. Il suo trattamento leggero, talvolta effervescente, della pittura suggerisce l’invecchiamento del corpo, mentre le sue modalità compositive, sospese ed espanse, come emergenti da fondi monocromatici, sembrano affiorare dal retro del supporto, richiamando lo scavo e la penetrazione delle profondità della tela tipici della pratica di Fontana, sempre alla ricerca di una nuova dimensione artistica «Voglio un’apparizione» dice Baselitz «qualcosa che risale dalle profondità». Come scrive il critico Stevan Henry Madoff: «C’è un sussurro in questi dipinti più recenti, la cui provenienza è ciò che Achille Bonito Oliva una volta ha definito “uno spazio pirotecnico, frammentato”, che presenta una spazialità formale che è anche psicologica».
 
Nell’evoluzione della nuova spazialità che definisce l’opera di Baselitz, come ha scritto Fabrizio Gazzarri «è in atto una liberazione progressiva che getta via tutta la materia oppressiva ed eccessiva [...]. In questa rimozione della materia, la gravità perde la direzione; le strutture compositive si rompono, assumendo un nuovo ordine che obbedisce ad altre leggi, ad altre dimensioni potenziali (cosmiche?).» Emerge quindi un parallelismo tangibile con le nuove leggi e dimensioni che Fontana, prima di Baselitz, ha stabilito nel suo manifesto scritto tra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta, in cui ha formulato le sue teorie dello Spazialismo. Fontana credeva che, al fine di realizzare “una nuova arte” in linea con i tempi coevi – un’arte per l’Era Spaziale, come diceva lui stesso – fosse necessario aprire la tela al cosmo infinito che si estende oltre la sua superficie.
 
Nei Concetti spaziali che ne derivarono, Fontana ha raggiunto questo risultato bucando o tagliando la tela: dalle Attese, con i loro caratteristici tagli, o fenditure, ai Gessi, e fino agli Inchiostri, che si uniscono alle costellazioni dei buchi che perforano le tele dalle tonalità velate.
 

Georg Baselitz, "Aurora viene", 2015, oil on canvas 98x88cm (GB 1886)
© Georg Baselitz. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Milan · Seoul.

I centri scuri delle prime opere di Baselitz - una serie iniziata nel 2015 in un periodo di intensa riflessione sul lavoro di Fontana - rimandano esplicitamente agli ultimi tagli di Fontana. Un’opera di questa serie, Aurora viene (2015), dà il titolo alla mostra, evocando la dimensione cosmica e infinita che si estende oltre la tela.
La composizione dell’opera include la raffigurazione di un paio di gambe capovolte terminate all’estremità della tela da scarpe goffe, attirando lo sguardo verso il centro compositivo, vuoto: «come un’apertura buia», come lo ha descritto la storica dell’arte Carla Schulz-Hoffmann. Da lì, Baselitz ha scritto, «dovrebbe fluire, diffondersi, espandersi verso i bordi».
Questo abisso centrale, che rappresenta una rottura sia con le precedenti composizioni di Baselitz sia con le norme della storia dell’arte, è il frutto della sua riflessione su Fontana: «Taglia una fessura al centro della sua tela e immerge lo sguardo dello spettatore nell’oscurità. [...]. L’artista ha in mente qualcosa di molto specifico, che si trova al di fuori del quadro. Questa fenditura ha un significato, proprio come ne L’Origine du monde di Courbet. La fenditura è come una visione del cielo, dell’eternità».

In mostra anche uno straordinario esempio della serie Fine di Dio di Lucio Fontana, ampiamente considerata come l’apice della sua pratica. L’artista ha realizzato solo 38 Fine di Dio in un breve periodo che va dal 1963 al 1964. La sua forma ovale rappresenta allo stesso tempo l’origine e l’assoluto; come dichiarava l’artista stesso essa rappresenta «l’infinito, l’inconcepibile, la fine della figurazione, l’inizio del nulla». Esposta nella sala principale della galleria Thaddaeus Ropac di Milano, la Fine di Dio con il suo rosa intenso entra in dialogo con La rosa riposa di Baselitz del 2019, le cui figure nude si srotolano attraverso una tavolozza cromatica altrettanto sensuale.
Anche nei tagli e nelle forme organiche presenti nelle opere di Fontana degli anni Cinquanta, quando questi vengono posti di fronte alla disarmante intimità corporea dei corpi messi a nudo da Baselitz, emerge una suggestione di forma e materia dai significati sia filosofici che fisici.
 
Le ricerche artistiche condotte da Fontana e Baselitz hanno in comune la capacità di restituire la sensazione che l’apparente distruzione messa in atto dalla loro opera possa portare a un rinnovamento.
Un indizio di questo approccio si ritrova nelle prime opere di Fontana presentate in mostra: sculture che testimoniano il suo lavoro precedente alla formulazione della sua teoria dello Spazialismo. Qui l’artista oscillava già tra astrazione e figurazione, tra referenzialità e sperimentazione: ogni opera era un audace atto di “persiflage”, come lo definì Baselitz, ovvero uno spiazzamento consapevole delle convenzioni artistiche.
Poi è arrivato il gesto conclusivo della perforazione. Secondo Baselitz, all’epoca del suo primo incontro con l’opera di Fontana a Berlino nei primi anni Sessanta, quando gli ambienti artistici parlavano della fine della pittura, «il nero del taglio apriva a un barlume di speranza»; «la speranza cioè che, nel mezzo, potesse esserci qualcosa».
Nel 1969 Baselitz ha iniziato a dipingere le sue composizioni a testa in giù. Questa scelta rivoluzionaria è stata il suo modo di sfidare le convenzioni di un mezzo che allora era considerato irrimediabilmente convenzionale. L’artista afferma di essere stato affascinato dal contenuto dell’opera di Fontana perché «è inconcepibile senza forma», mentre l’inversione di Baselitz, presente in tutte le opere esposte in mostra, serve a svuotare la forma apparentemente figurativa del suo contenuto. Come scrive Flavia Frigeri nel catalogo che accompagna la mostra, «è nel far prevalere l’oggetto della pittura sul soggetto dipinto» che i due artisti si incontrano.
 
Baselitz spesso conferisce alla sue opere titoli in cui coglie spesso l’occasione per giocare con le parole, a volte denotano un riferimento o un’idea, altre volte rappresentano un frammento di conversazione quotidiana. Fontana viene nominato, attraverso questi giochi di parole,  in molti deititoli stravaganti  delle opere in mostra. Anche Fontana utilizzava la parola come estensione dell’opera, inscrivendo spesso frasi enigmatiche sul retro delle sue opere, come un diario di pensieri che spaziavano dal filosofico al mondano. «Un contrappunto domestico e poetico al gesto che taglia silenziosamente la tela», scrive Luca Massimo Barbero nel suo saggio per il catalogo della mostra, che Baselitz trasforma «in titoli, in un suono ulteriore». Baselitz è un autodidatta del linguaggio di Fontana attraverso il quale dà forma a un gioco linguistico criptato che, nelle parole di Frigeri, «avvolge questa amicizia immaginaria in un velo di umorismo e mistero».
 
Baselitz e Fontana sembrano interagire e dialogare  livelli molteplici nel corso della mostra, ma Barbero sostiene che i due artisti, in definitiva, non sono legati da «una vicinanza formale o da un’affinità di linguaggio, ma da una tensione comune. In altre parole, l’idea che l’arte non rappresenti ma annunci, che non descriva ma evochi, che sia innanzitutto un atto di apertura verso l’origine».
L’incontro tra i due artisti dà vita a un dialogo che attiva il senso latente dell’unione tra il cosmico e il corporeo che si cela sotto la superficie delle loro opere, incentrate sull’infinita materia oscura che entrambi esplorano.
Il taglio è stato l’“aurora” dell’impegno di Baselitz con Fontana: un punto di partenza per un dialogo molto più profondo. Come aggiunge Barbero: «È lì, in quella fenditura, che Baselitz ha potuto vedere l’arte diventare la soglia tra il suono e la visione, tra la carne e lo spazio e, infine, tra il gesto e l’“inizio”»: una nascita della forma che «non è data ma ha origine».
 
La mostra è accompagnata da un catalogo con saggi di Flavia Frigeri, Curatorial and Collections Director della National Portrait Gallery di Londra, e di Luca Massimo Barbero, Membro della Commissione Artistica Fondazione Lucio Fontana e importante studioso dell’opera di Fontana.


01/09/25

I Only Want You To Love Me

 
Lovett/Codagnone, I ONLY WANT YOU TO LOVE ME, PAC Milano 2025. Foto Nico Covre

A Milano il PAC ospita fino al 14 Settembre la mostra "I Only Want You To Love Me", la prima antologica dedicata a Lovett/Codagnone, con la curatela di Diego Sileo, e realizzata in collaborazione con Participant Inc  di New York.

Sono esposti alcuni primi lavori fotografici e video, insieme a installazioni scultoree più recenti e cartelloni pubblicitari, oltre a un’opera neon inedita, prodotta appositamente per la mostra dal duo di artisti formatosi nel 1995 e composto da John Lovett (Allentown, Pennsylvania, 1962) e Alessandro Codagnone (Milano, 1967 - New Jersey, 2019) .
 
Lovett/Codagnone, I ONLY WANT YOU TO LOVE ME, PAC Milano 2025. Foto Nico Covre

Nella produzione dei due artisti amore e potere sono protagonisti di un gioco delle parti teso a smascherare i rapporti di forza nelle relazioni interpersonali e nelle strutture sociali. Attraverso fotografia, performance, video, suono e installazione, il loro lavoro fa proprie alcune tattiche di resistenza underground e riflette sui processi di normalizzazione che soffocano le sub-culture, le pratiche di dissenso e l'affermarsi dell’identità individuale. Da qui il costante riferimento a figure radicali per la storia della letteratura, del cinema, del teatro e della musica punk.

Nel 2008, il duo Lovett/Codagnone ha fondato la band CANDIDATE insieme al musicista Michele Pauli.

Dedicata alla memoria di Alessandro Codagnone, la mostra è un'occasione unica per comprendere la rilevanza del duo artistico nel panorama internazionale e la sua influenza sulle generazioni successive.
Lovett/Codagnone, I ONLY WANT YOU TO LOVE ME, PAC Milano 2025. Foto Nico Covre



30/08/25

21 Giornata del Contemporaneo

 
Atelier dell'Errore per la Ventunesima Giornata del Contemporaneo, Unknown Pleasures - The Shelter, 2025 

Sarà Sabato 4 ottobre 2025 la ventunesima edizione della Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione annuale promossa da AMACI grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
 
Per il ventunesimo anno consecutivo, i 26 musei associati ad AMACI, insieme a oltre mille realtà pubbliche e private in tutta Italia, apriranno gratuitamente le loro porte al pubblico, con una programmazione speciale di mostre, eventi, laboratori e iniziative, in presenza e online, pensate per avvicinare l’arte contemporanea a un pubblico sempre più ampio e trasversale.
 
Come nelle ultime edizioni, anche quest’anno la Giornata del Contemporaneo supera i confini nazionali, estendendosi all’estero fino al 10 ottobre 2025 con il progetto Giornata del Contemporaneo - Italian Contemporary Art, realizzato in sinergia con la rete diplomatico-consolare del MAECI – Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura – per promuovere e valorizzare l’arte contemporanea italiana nel mondo.
 
Il tema conduttore dell’edizione 2025 è quello della formazione, intesa come processo ampio e plurale che attraversa educazione, ricerca, scambio di esperienze e saperi. Una riflessione condivisa dalle direttrici e dai direttori dei musei AMACI, in continuità con la giornata di studi organizzata dall’associazione nel marzo scorso.
Prosegue inoltre la tradizione che, dal 2006, affida a una o un artista di rilievo la realizzazione dell’immagine guida della manifestazione: dopo Michelangelo Pistoletto (2006), Maurizio Cattelan (2007), Paola Pivi (2008), Luigi Ontani (2009), Stefano Arienti (2010), Giulio Paolini (2011), Francesco Vezzoli (2012), Marzia Migliora (2013), Adrian Paci (2014), Alfredo Pirri (2015), Emilio Isgrò (2016), Liliana Moro (2017), Marcello Maloberti (2018), Eva Marisaldi (2019), artisti vari (2020), Armin Linke (2021), Giorgio Andreotta Calò (2022), Binta Diaw (2023) e Tomaso Binga (2024), l’edizione 2025 vede protagonista il collettivo Atelier dell’Errore (AdE).
 
Nato nel 2015 da un’idea di Luca Santiago Mora, Atelier dell’Errore è oggi un collettivo di dodici giovani artiste e artisti neurodivergenti con base presso la Collezione Maramotti a Reggio Emilia. La loro pratica artistica, nata nell’ambito di un laboratorio nel reparto di neuropsichiatria infantile di Reggio Emilia, trasformata negli anni in una straordinaria esperienza di cooperazione creativa e inclusiva, oggi è riconosciuta a livello nazionale e internazionale per la qualità e l’originalità della ricerca visiva e performativa.

La pratica condivisa di AdE è al tempo stesso un momento di creazione e uno spazio di educazione alla vita: un contesto in cui si affrontano, anche attraverso l’arte, le complessità sociali, relazionali e l’isolamento che spesso accompagnano la condizione neurodivergente. Negli ultimi anni, con crescente intensità, un tema in particolare ha attraversato il lavoro del collettivo, generando confronto e ricerca comune: quello dell’educazione sentimentale.

Il lavoro pensato per rappresentare l’edizione 2025 è Unknown Pleasures – The Shelter (2025), un’opera che rielabora poeticamente la grande vela Ade Vela Rapido, realizzata con 50 coperte di soccorso per l’imbarcazione appartenuta a Pier Paolo Pasolini, protagonista dell’opera teatrale Edipo Re. Durante una fase di restauro della vela, due artiste del collettivo l’hanno trasformata in uno spazio-rifugio temporaneo: un’architettura emotiva, fragile e intensa, dove immaginare – anche solo per gioco o per sogno – una propria libertà affettiva. Uno spazio intimo, protetto, che restituisce visibilità a desideri spesso negati.
 
Come ogni anno, la Giornata del Contemporaneo si articolerà in diversi nuclei di attività, tutte a ingresso gratuito: una programmazione speciale dei musei associati AMACI, iniziative realizzate in collaborazione con la rete estera del MAECI, eventi dei Luoghi del Contemporaneo mappati dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e le proposte delle centinaia di realtà che aderiscono su base volontaria in tutta Italia.
 
La manifestazione si avvale del sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, della collaborazione della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del MAECI, e del patrocinio di Rappresentanza in Italia della Commissione europea, UPI - Unione Province d’Italia, ICOM Italia. La Giornata del Contemporaneo si avvale inoltre della Partnership con Alfasigma e della Sponsorizzazione Tecnica di Artshell.
 
Anche nel 2025 sarà possibile iscriversi ed esplorare l’intera offerta degli eventi tramite il sito www.amaci.org, grazie alla consolidata collaborazione tecnica con Artshell.


INFORMAZIONI PER ADERIRE ALLA MANIFESTAZIONE
 
In occasione della Ventunesima Giornata del Contemporaneo, AMACI invita tutte le realtà e i soggetti attivi nella promozione dell’arte contemporanea ad aprire le porte dei propri spazi e/o a organizzare una o più iniziative gratuite sul territorio nazionale sabato 4 ottobre 2025. La Giornata del Contemporaneo sarà estesa all’estero da sabato 4 a venerdì 10 ottobre 2025.

Per inserire uno o più eventi nel programma ufficiale della manifestazione, è necessario compilare l’apposito form di iscrizione disponibile sul sito amaci.org. Una volta completata la registrazione, verrà inviata una conferma di ricezione.

Novità di quest’anno: per migliorare la gestione delle adesioni, gli eventi registrati saranno visibili online solo a partire dal 15 settembre 2025, nella sezione dedicata alla Giornata del Contemporaneo sul sito ufficiale. Sarà possibile registrare la propria iniziativa fino a venerdì 3 ottobre 2025 alle ore 15.00.
 

ATELIER DELL’ERRORE
 
Atelier dell’Errore (AdE) è un collettivo artistico che si occupa di arti visive e performance. Il progetto nasce nel 2002 come laboratorio di arti visive che l’artista Luca Santiago Mora dedica ai bambini neuro-divergenti seguiti dalle aziende sanitarie locali di Reggio Emilia e Bergamo. Nel 2015 alcuni dei ragazzi, dopo aver lavorato insieme negli atelier per 8-10 anni, diventando maggiorenni chiedono di dedicarsi professionalmente alla pratica artistica. Da questo urgente desiderio nasce il collettivo artistico Atelier dell’Errore, completamente autonomo dal servizio sanitario pubblico. Fin dalla sua fondazione il collettivo è ospitato permanentemente negli spazi della Collezione Maramotti a Reggio Emilia. Dal 2018 il collettivo si costituisce come studio d’arte cooperativo con i genitori dei ragazzi come soci fondatori. I 10 giovani artisti e il loro direttore artistico diventano i soci lavoratori della cooperativa. Atelier dell’Errore diventa così un’impresa sociale che si autofinanzia attraverso la vendita delle proprie opere e le collaborazioni professionali. Luca Santiago Mora paragona spesso il processo creativo di AdE al funzionamento di un “organismo”, dove ogni membro ha un ruolo vitale ed essenziale, proprio come gli organi di un corpo. Qui le opere non sono solo uno sforzo creativo, ma anche parte di un processo relazionale più ampio. Le regole operative del processo artistico di AdE sono poche e chiare: Animali ed Errori. Le creature animali sono l’unico soggetto di tutti i lavori e, nel corso dell'intero processo artistico, nulla va mai cancellato, salvaguardando e innescando così il potenziale trasformativo e metamorfico insito in ogni cosiddetto "errore". AdE affronta progetti molto complessi dal punto di vista esecutivo come una contemporanea bottega rinascimentale in cui ognuno dei giovani artisti si specializza in una particolare fase del progetto. Le opere e le performance di Atelier dell'Errore sono state esposte in gallerie e istituzioni internazionali. A febbraio 2025 Kaufmann Repetto (New York) ha ospitato la prima personale di AdE negli Stati Uniti. Nell'autunno del 2025 il collettivo presenterà una mostra retrospettiva alla GAMeC (Bergamo). Altre mostre recenti includono: Italics Panorama - Monferrato (2024); Nottilucente, Duomo + Galleria Continua, San Gimignano (2024); Laboratorio degli Angeli, Bologna (2024); Richard Saltoun Gallery, Roma (2024); Palazzo Nuñez-Torlonia, Roma (2024); Galleria civica d'arte moderna e contemporanea (GAM), Torino (2022); Fondazione THSN, Venezia (2021); Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia (2021); MASSIMODECARLO, Milano (2021); Moretti Gallery, Londra (2016).


MUSEI DELLA RETE AMACI
 
Castel Sant’Elmo, Polo museale della Campania, Napoli;
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli;
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana, Prato;
Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli;
Fondazione Musei Civici di Venezia – Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia;
Fondazione Museion. Museo di arte moderna e contemporanea, Bolzano;
Fondazione Torino Musei – GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino;
Fondazione AGO Modena Fabbriche Culturali ETS, Modena;
Galleria d’Arte Moderna Achille Forti, Verona;
GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo;
Galleria Regionale d'Arte contemporanea “Luigi Spazzapan”, Gradisca d’Isonzo;
ICG - Istituto Centrale per la Grafica, Roma;
Kunst Meran Merano Arte, Merano;
MA*GA – Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella, Gallarate;
MAC - Museo d’arte contemporanea di Lissone;
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma;
MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli;
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro;
Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto;
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma;
Museo del Novecento, Milano;
Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni, Comune di Pistoia;
Museo Marino Marini, Firenze;
MUSMA – Museo della Scultura Contemporanea Matera;
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano;
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna

29/08/25

Pensando a Art Basel Miami Beach



 A Miami si guarda già alla prossima edizione di Art Basel Miami Beach che accoglierà 285 gallerie di prim'ordine provenienti da 44 paesi e territori delle Americhe, Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, riaffermando la sua posizione di principale fiera d'arte internazionale nelle Americhe.

Oltre due terzi delle gallerie partecipanti gestiscono spazi nelle Americhe, con una forte presenza negli Stati Uniti, in America Latina e nei Caraibi, a dimostrazione dell'impareggiabile coinvolgimento della fiera con le vivaci scene artistiche della regione.

Espandendo ulteriormente la presenza nazionale della fiera, gallerie provenienti da New York, Los Angeles, San Francisco, Chicago, Dallas, Philadelphia e Greater Miami si uniscono a un elenco globale di importanti espositori di prima qualità, affermati ed emergenti provenienti da Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Spagna, Corea del Sud, Hong Kong, Cina continentale, Giappone e oltre.

La mostra animerà la Greater Miami con una settimana di presentazioni di qualità museale, una programmazione pubblica dinamica e collaborazioni istituzionali e con partner di altissimo livello, riunendo artisti, gallerie, collezionisti, istituzioni, opinion leader provenienti da tutti i settori creativi e il pubblico più ampio.

Segnando un nuovo importante capitolo, gli Art Basel Awards, i primi riconoscimenti globali che celebrano l'eccellenza nel settore dell'arte contemporanea, debutteranno a Miami Beach. I vincitori della medaglia d'oro 2025 saranno svelati durante la serata ufficiale degli Art Basel Awards il 4 dicembre, presentata in collaborazione con BOSS.

Bridget Finn, Direttrice di Art Basel Miami Beach, ha dichiarato: "La forza e il calibro degli espositori di quest'anno riaffermano la centralità di Art Basel Miami Beach nell'ecosistema artistico globale. Questa edizione riflette la vitalità della produzione artistica in tutto il continente americano, che continua a plasmare la pratica artistica contemporanea, il mecenatismo e il dibattito in tutto il mondo, e il ruolo della fiera come punto di accesso fondamentale per introdurre artisti e prospettive internazionali pionieristiche al mercato americano. È audace, rigorosa e al passo con i tempi."

28/08/25

Berlin Art Week




I 25 anni del Berlin Art Week si festeggiano con una ricca messe di eventi e mostre dal 10 al 14 Settembre.

Tutta la città partecipa con tantissimi eventi, tra cui gli spazi dell'arsenale artistico berlinese HALLEN sono una piattaforma centrale per l'arte contemporanea, per la Berlin Art Week a settembre 2025 propongono una mostra collettiva che indaga le evoluzioni del fare artistico contemporaneonei suoi oltre 9.000 metri quadrati di spazio.