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30/04/25

Turner Prize 2025



 Sono stati selezionati i finalisti del Turner Prize 2025 che sono  : Mohammed Sami, René Matić, Zadie Xa e Nnena Kalu, quest'anno la mostra sarà realizzata presso  la Cartwright Hall Art Gallery di Bradford dal 27 settembre al 22 febbraio 2026, il vincitore sarà reso noto il 9 Dicembre, vincendo così il premio di 25.000 sterline, agli altri candidati andranno 10.000 sterline.

Nnena Kalu
è stata candidata per la sua presentazione nell'ambito di "Conversations" alla Walker Art Gallery di Liverpool e per "Hanging Sculpture 1 to 10" a Manifesta 15 di Barcellona. Kalu spesso parte da forme simili a bozzoli che vengono poi legate, sovrapposte e avvolte in tessuti, nastri e altri materiali dai colori intensi per creare installazioni scultoree sospese e suggestive. Il suo lavoro affonda le radici in un processo di gesti ripetuti, come si evince dai suoi vorticosi disegni astratti su carta. La giuria ha elogiato la sua padronanza unica di materiali, colori e gesti e le sue risposte altamente in sintonia con lo spazio architettonico.

Rene Matić
è stato nominato per la sua mostra personale "AS OPPOSED TO THE TRUTH" al CCA di Berlino. Matić cattura fugaci attimi di gioia nella vita quotidiana ed espressioni di tenerezza all'interno di un contesto politico più ampio. Il suo lavoro include fotografie molto personali di famiglia, amici e scene quotidiane, esposte in sovrapposizione, abbinate a suoni, striscioni e installazioni. La giuria è rimasta colpita dalla capacità dell'artista di esprimere preoccupazioni legate all'appartenenza e all'identità, trasmettendo esperienze più ampie di una giovane generazione e della sua comunità attraverso un corpus di opere intimo e avvincente.

Mohammed Sami
è stato nominato per la sua mostra personale " After the Storm" al Blenheim Palace, nell'Oxfordshire. Sami è noto per i suoi dipinti di grandi dimensioni che esplorano la memoria e il conflitto. I suoi dipinti raffigurano scene inquietanti e oniriche. Privi di persone, dipinge paesaggi, interni e mobili vuoti che evocano il conflitto, incoraggiando al contempo gli spettatori a ricercare il proprio significato. La giuria ha elogiato la potente rappresentazione della guerra e dell'esilio, esposta sullo sfondo del Blenheim Palace.

Zadie Xa
è stata nominata per la sua presentazione "Moonlit Confessions Across Deep Sea Echoes: Your Ancestors Are Whales, and Earth Remembers Everything" con Benito Mayor Vallejo alla Sharjah Biennial 16. Intrecciando pittura, murale, tessuto e suono, l'opera di Xa esplora tradizioni e folklore, parlando a una moltitudine di culture. La sua vibrante installazione fondeva un paesaggio sonoro con dipinti eterei, patchwork di bojagi e una scultura interattiva di oltre 650 campanelli eolici in ottone ispirati alle campane rituali sciamaniche coreane. La giuria ha ritenuto che quest'opera coesa rappresentasse un sofisticato sviluppo della pratica riflessiva e ammaliante di Xa.

Uno dei premi più noti al mondo per le arti visive, il Turner Prize mira a promuovere il dibattito pubblico sui nuovi sviluppi dell'arte britannica contemporanea. Istituito nel 1984, il premio prende il nome dal pittore radicale JMW Turner (1775-1851) e viene assegnato ogni anno a un artista britannico per una mostra o altra presentazione eccezionale delle sue opere. Il vincitore del Turner Prize riceverà 25.000 sterline, mentre 10.000 sterline saranno assegnate agli altri artisti selezionati.

Il Turner Prize 2025 fa parte di Bradford 2025, Città della Cultura del Regno Unito, un evento che dura un anno e celebra la città e il distretto di Bradford, quarta Città della Cultura del Regno Unito dopo Derry/Londonderry, Hull e Coventry. Da gennaio a dicembre, Bradford 2025 propone spettacoli, mostre, eventi e attività ispirati alla storia e al patrimonio del distretto, alla sua splendida campagna e al suo passato industriale, nonché agli artisti locali, alle organizzazioni creative e alle diverse comunità che vivono a Bradford.

I membri della giuria del Turner Prize 2025 sono: Andrew Bonacina, curatore indipendente; Sam Lackey, direttore della Biennale di Liverpool; Priyesh Mistry, curatrice associata per i progetti di arte moderna e contemporanea della National Gallery e Habda Rashid, curatrice senior per l'arte moderna e contemporanea del Fitzwilliam Museum. La giuria è presieduta da Alex Farquharson, direttore della Tate Britain.

Alex Farquharson, Direttore della Tate Britain e Presidente della Giuria del Turner Prize, ha dichiarato: "È un onore annunciare questa fantastica rosa di finalisti del Turner Prize: congratulazioni a tutti i candidati. La rosa riflette l'ampiezza della pratica artistica odierna, dalla pittura e scultura alla fotografia e all'installazione, e ognuno degli artisti offre un modo unico di vedere il mondo attraverso l'esperienza e l'espressione personali. In occasione del 250° anniversario della nascita di JMW Turner, sono lieto di vedere che il suo spirito innovativo è ancora vivo e vegeto nell'arte britannica contemporanea e non vedo l'ora di assistere a un'imperdibile mostra delle loro opere a Bradford questo autunno".

Shanaz Gulzar, Direttore Creativo di Bradford 2025 Città della Cultura del Regno Unito, ha dichiarato: "Avere un evento di fama internazionale come il Turner Prize qui a Bradford è un momento fondamentale per la nostra città. È un'opportunità straordinaria per accogliere visitatori da tutto il Regno Unito e oltre, e per mostrare tutto ciò che rende Bradford un luogo così dinamico e culturalmente ricco. Ciascuno dei candidati ha una straordinaria capacità di affrontare temi complessi e astratti trasformandoli in esperienze intense e condivise. Crediamo che il pubblico si sentirà profondamente legato alla diversità di visione, idee e approccio di questi artisti eccezionali. Siamo lieti di collaborare con Tate, Bradford Museums & Galleries e Yorkshire Contemporary per portare questo prestigioso evento nella splendida Cartwright Hall Art Gallery".

29/04/25

New Abby Museum

 


Abby Kortrijk è un nuovo modo di essere museo dedicato alle arti visive, ludico, accessibile e polifonico . Insieme a un'ampia rete di organizzazioni, creatori e comunità, e utilizzando l'arte come linguaggio universale, esplorerà ciò che ci definisce e ci unisce come persone, oltre i confini, le generazioni e le culture.




Abby Kortrijk è il nuovo museo di Courtrai in Belgio. La collezione urbana entra in dialogo con l'arte contemporanea, con le pratiche dinamiche del patrimonio e con il tema dell'“identità” in tutti i suoi strati. Insieme a una rete eterogenea di organizzazioni, creatori e comunità, e con l'arte come linguaggio universale, esploriamo ciò che ci definisce e ci unisce come persone, oltre i confini, le generazioni e le culture.

28/04/25

Riparazione



Presso la galleria Simóndi, in via della Rocca 29 a Torino, si è appena conclusa la mostra "Endless Repairs" di Fracesca Ferreri, un articolato progetto nato dall'esperienza personale dell'artista.


La variazione della salute ha fatto generare una serie di elementi che paiono domestici, dai batteri agli spazi di transizione fra un'esterno e un interno, un ipotetico tetto e una serie di possibili batteri, il tutto adagiato su fogli di restauro, forse recupero, forse contenimento.


27/04/25

L'oro nella pittura veneta-cretese

San Giorgio e il drago prima metà del sec. XV tempera e oro su tavola,  cm 98 x 74 Venezia, Collezione Ligabue 


 A Palazzo Ducale in Venezia una mistica mostra guarda con un nuovo approfondimento scientifico le “vie veneziane” che si legano alla scuola pittorica veneto-cretese, per più di quattro secoli tra Oriente bizantino e Occidente latino. Un mondo di immagini da scoprire insieme ai loro originali artefici: tra questi anche Dominikos Theotokopoulos, divenuto poi El Greco

 Un filo dorato lega le vicende storiche, artistiche, gli equilibri diplomatici e la devozione nel Mediterraneo lungo la rotta tra Venezia e Creta, la Candia dal XIII secolo, perla dello Stato da Mar della Serenissima.

L’oro dipinto, che fa risplendere di luce spirituale le icone, è il protagonista della mostra a Palazzo Ducale curata dalla Direttrice Scientifica di Fondazione Musei Civici Chiara Squarcina, dal responsabile del Museo Correr Andrea Bellieni e dal Direttore Generale Museo Bizantino e Cristiano di Atene Katerina Dellaporta; esso fa da sfondo ad una lunga storia di intense relazioni pittoriche tra due isole.

Dopo la Caduta di Costantinopoli (1453) Candia diventa il più importante polo artistico per l’antica tradizione bizantina, alla quale si richiamano fedelmente oltre cento botteghe di “madoneri”, soprattutto autori di immagini devozionali popolari. Parallelamente Venezia – come una nuova Bisanzio - vede l’arrivo di un numero sempre maggiore di opere e di artisti dall’isola dell’Egeo: “pittori iconografi” in viaggio o immigrati tra Creta, le isole dello Ionio e la capitale. Il risultato fu l’incontro e l’originale sintesi tra la nativa impronta aulica bizantina - già una delle anime essenziali della stessa tradizione veneziana - e il linguaggio figurativo occidentale, prima tardogotico, poi rinascimentale, umano-centrico, naturalistico e vivace. 

Una relazione fortunata si intreccia senza mai esaurirsi, dall’aureo rinascimento veneto fra Quattro e Cinquecento, fino alle soglie dell’Ottocento, con momenti di sempre originale simbiosi. L’esposizione vuole rappresentare una occasione, preziosa e finora rara in Italia, di rilettura e approfondimento su un fenomeno culturale che fu rilevantissimo e ancora poco indagato.
 
Le sette sezioni della mostra scandiscono e illustrano cronologicamente tale singolare percorso pittorico: dalle origini nel secolo XV, coi primi maestri che progressivamente guardano all’occidente gotico - tra questi Angelos, Akotantos e Andreas Ritzos - per passare col maturo Quattrocento a significative vicinanze coi modelli del grande rinascimento veneziano - in primis quelli dei Bellini e dei Vivarini - in pittori come Ioannis Permeniatis. 

L’evoluzione prosegue nel Cinquecento con felici ibridazioni fra tradizione bizantina e libere ispirazioni occidentali, mediate soprattutto dalle immagini a stampa, con prolifici e rinomati maestri come Georgios Klontzas e Michael Damaskinos; quest’ultimo importante per il lungo periodo di attività trascorso a Venezia tra gli anni ’70 e ’80 del Cinquecento.

Al centro dell’avvincente racconto di storia e di pittura si colloca il più celebre e stravagante rappresentante della ”scuola”: Dominikos Theotokopoulos, El Greco (1541-1614). Nella natia Creta muove i primi passi nell’educazione alla tradizione postbizantina per giungere a Venezia, il viaggio imprescindibile per gli autori dell’epoca, intorno al 1567. L’incontro qui è con e con l’arte sorprendente del maturo Tiziano, di Bassano, di Tintoretto. Una tappa cruciale, prima del passaggio per Roma e poi in Spagna, dove si impone come il geniale El Greco. A testimonianza di questi emblematici passaggi, la mostra ospita la Fuga in Egitto (1570 circa), eccezionale prestito dal Museo del Prado di Madrid, a confronto ad opere della maturità fino al periodo spagnolo con il San Pietro (1600-1607) dalla National Gallery - Alexandros Soutsos Museum di Atene.
 
Inevitabile l’affondo sul periodo delle Guerre di Morea: la città di Candia - attuale Heraklion - assediata dagli ottomani e strenuamente difesa dai veneziani cade nel 1669 con la resa trattata dal capitano generale Francesco Morosini. L’attività dei pittori iconografi e delle loro botteghe si dovette forzatamente trasferire nelle altre isole venete, come Corfù e Zante; è qui che riprendono a lavorare e inviare opere Theodoros Poulakis, Elias Moskos, Lambardos, Prete Victor e altri. Alcuni scelsero di trasferirsi nella stessa Venezia, come Emmanuel Tzanes.
Fedele alla vocazione inclusiva della Serenissima, una vivace comunità greca aveva potuto formarsi e prosperare, fino ad oggi, perfettamente integrata all’interno del tessuto economico e civile della città, portatrice feconda della propria spiccata identità culturale e religiosa, con polo essenziale nella sua Scuola e adiacente Chiesa di San Giorgio dei Greci. Una radice ellenica che, in tal modo e in virtù di quegli antichi legami, è veramente una componente effettiva e riconoscibile dell’animus più vero di Venezia. Questo lo squarcio aperto significativamente dalla settima e ultima sezione della mostra. 

Completa l’esposizione un focus dedicato all’icona, indagata nei suoi aspetti materiali e tecnico-esecutivi: un essenziale contributo conoscitivo per il visitatore realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare - CHNet Cultural Heritage Network.
 
L’oro dipinto. El Greco e la pittura tra Creta e Venezia rappresenta l’impegno di cooperazione internazionale tra Fondazione MUVE, Repubblica di Grecia e altri importanti Musei e collezioni – anche private - di Grecia, Italia ed Europa. Essenziale è stato l’apporto del Ministero della Cultura della Repubblica di Grecia, assieme ad istituti come il Museo Bizantino e Cristiano di Atene, maggiore prestatore di opere, la National Gallery di Atene e l’Istituto Ellenico di studi Bizantini e Postbizantini di Venezia. Speciale contributo è giunto dalla Città di Heraklion e dall’Arcidiocesi di Creta. 

26/04/25

Ericka Beckman al Drawing Center

Viste dell'installazione, Ericka Beckman: Power of the Spin , The Drawing Center, New York. 7 febbraio - 11 maggio 2025. Foto: Daniel Terna

Gli spazi del Drawing Center di New York presentano una seleizone dei disegni del noto regista Ericka Beckman è considerata una figura chiave della Pictures Generation, un gruppo di artisti concettuali americani che si sono appropriati di immagini della cultura popolare per la critica culturale. A differenza di molti artisti che lavorano con il mezzo cinematografico, Beckman adotta un approccio decisamente artigianale al suo lavoro, realizzando personalmente oggetti di scena e set, oltre a elaborati disegni preparatori. La sua pratica si concentra su gameplay e sistemi, spesso adottando e sovvertendo tropi classici come le fiabe per sfidare le norme sociali.


Viste dell'installazione, Ericka Beckman: Power of the Spin , The Drawing Center, New York. 7 febbraio - 11 maggio 2025. Foto: Daniel Terna

Power of the Spin presenta più di venti disegni di Beckman, che spaziano da schizzi e storyboard a composizioni finite su larga scala create in diversi momenti della sua carriera. Questi disegni sono accompagnati dalla proiezione continua di due nuovi film di Beckman nella galleria al piano inferiore. Stalk è un adattamento della fiaba "Jack e il fagiolo magico", presentata per la prima volta come performance dal vivo a Performa 2021. In questo film, Beckman reinterpreta elementi di questa nota narrazione per criticare gli odierni sistemi agricoli industrializzati, esplorando le problematiche economiche del tardo capitalismo e il suo impatto catastrofico sui piccoli agricoltori indipendenti. Ericka Beckman: Power of the Spin presenta anche un cortometraggio creato per la mostra intitolato "Studio per Rapunzel - Il Gioco", con un estratto da "La Clavicola di Salomone" di John Zorn.


Viste dell'installazione, Ericka Beckman: Power of the Spin , The Drawing Center, New York. 7 febbraio - 11 maggio 2025. Foto: Daniel Terna

25/04/25

Desert X 2025

 


Fino all'11 Maggio è in corso  Desert X  alla sua quinta edizione con speciali opere d'arte internazionale site-specific sparse in diverse sedi della Coachella Valley. Undici artisti provenienti da Asia, Europa, Americhe e Medio Oriente ci offrono modi alternativi di guardare a un mondo sempre più circondato dagli effetti trasformativi della natura e dell'umanità, adottando sia forme materiali e architettoniche sia l'elusivo e l'immateriale per approfondire idee di temporalità e narrazioni non lineari del tempo del deserto.

Artisti partecipanti:
Sanford Biggers, nato 1970, Los Angeles; con sede a New York City
Jose Davila, n. 1974, Guadalajara; con sede a Guadalajara
Agnes Denes, n. 1931, Budapest; con sede a New York City
Cannupa Hanska Luger, n. 1979, Mandan, Hidatsa, Arikara e Lakota, Riserva di Standing Rock, Dakota del Nord; con sede a Glorieta, Nuovo Messico
Raphael Hefti, n. 1978, Neuchâtel; con sede a Zurigo
Kimsooja, n. 1957, Daegu; con sede a Seul e Parigi
Kapwani Skull, n. 1978, Hamilton; con sede a Parigi
Sarah Meyohas, n. 1991, New York City; con sede a New York City
Ronald Rael, n. 1971, Rabbits Country, Colorado; con sede a Berkeley
Alison Sarah, n. 1956, Los Angeles; con sede a Los Angeles
Muhannad Shono, n. 1977, Riad; con sede a Riyadh

Curata dal direttore artistico Neville Wakefield e dalla co-curatrice Kaitlin Garcia-Maestas , Desert X 2025 riflette sulle profonde evoluzioni del deserto nel tempo, rivelando una profonda venerazione per lo spirito duraturo di questa regione aspra ma resiliente che ci sfida a trarre saggezza dalla sua vasta conoscenza.

"Curata in base al luogo in cui si trova temporaneamente, Desert X rivela il paesaggio della Coachella Valley come una tela di storie reali e immaginarie, narrando storie di spostamento, sovranità e adattamento sovrapposte a testimonianze visibili del tempo", ha affermato Garcia-Maestas.

Gli artisti che partecipano all'edizione 2025 di Desert X ci offrono modi alternativi di guardare a un mondo sempre più circondato dagli effetti della nostra presenza umana. Per alcuni artisti questo ha assunto la forma di un'esplorazione del tempo in spazi in cui la saggezza ancestrale si intreccia e a volte si scontra con le visioni contemporanee per il nostro futuro collettivo. L'architettura, la prova più visibile della nostra presenza trasformativa, è la forma adottata di molti dei progetti, sia simili a padiglioni che prosaici, mentre l'immaterialità e le forme elusive di vento e luce segnalano gli effetti trasformativi, non solo degli esseri umani, ma della natura sul paesaggio.

"La terra del Deserto X non è più la distesa mitica e infinita del West americano, ma è arrivata a includere gli effetti della nostra presenza umana in continua crescita", ha affermato Wakefield. "Gli artisti continuano a essere ispirati dall'idea di una natura incontaminata, ma nella sua ricerca, hanno anche riconosciuto che questa è un'idea e che le realtà del mondo in cui viviamo ora sono sia più complesse che contestate. Tempo, luce e spazio permeano ogni aspetto di questo lavoro, ma lo fa anche l'urgenza di trovare nuovi approcci sostenibili per vivere in un mondo sempre più in pericolo".

"Guidati dalla convinzione che l'arte abbia il potere di trasformare, guarire e informare, una straordinaria costellazione di opere di artisti provenienti da tutto il mondo invita a una nuova comprensione, speranza e prospettive alternative su questioni vitali che riguardano le nostre comunità e l'ambiente", ha affermato la direttrice esecutiva di Desert X, Jenny Gil.


Opere dell'artista:

Unsui (Mirror) di Sanford Biggers presenta due imponenti sculture di paillettes incastonate contro l'ampio cielo del deserto. Le nuvole, un motivo ricorrente nell'opera di Biggers, simboleggiano libertà, sconfinatezza e interconnessione. Traendo spunto dallo studio dell'artista sul Buddismo, queste nuvole, o unsui ("nuvole e acqua" in giapponese), incarnano un movimento senza ostacoli. Scintillando nella luce del deserto, evocano una sensazione di atemporalità e trascendenza. La loro presenza nell'arido deserto, dove spesso prevalgono cieli sereni, funge da potente promessa di acqua tanto necessaria e da messaggio di speranza.

La Living Pyramid dell'artista e filosofa pioniera Agnes Denes è una scultura monumentale e un intervento ambientale, ora in mostra al Sunnylands Center & Gardens. Questa prima iterazione desertica della struttura piramidale di Denes è piantata con vegetazione nativa della regione. La sua struttura e il suo aspetto si trasformano dalla sua installazione nel novembre 2024 durante il corso della mostra secondo i lenti cicli di crescita dell'ambiente desertico. Ma è il ciclo di vita delle piante, la loro crescita, trasformazione e morte finale, che anima la piramide, una delle forme più iconiche della civiltà umana, e così facendo ci ricorda che nella cura e nell'educazione si può trovare lo spirito della nostra resistenza.






I massicci blocchi di marmo monolitici di Jose Dávila in The act of being together sembrano frammentati nel tempo e nello spazio. Basandosi sul concetto di dialettica sito/non sito di Robert Smithson, Dávila porta i blocchi di pietra da una cava a poche centinaia di miglia dal confine tra Stati Uniti e Messico alla Coachella Valley, collegando i due luoghi evidenziando il vuoto della loro origine e la presenza sorprendente che creano in un paesaggio straniero. Per raggiungere la loro nuova casa, i blocchi hanno dovuto attraversare il confine fisico e al contempo attraversare un confine metaforico tra il visibile e l'invisibile. Mossi dalle forze invisibili di storie sconosciute, evocano le reliquie archeologiche di antiche civiltà e il potenziale futuro della vita oltre la nostra.

Attraversando varie località della Coachella Valley nel corso di Desert X, la carovana nomade di Cannupa Hanska Luger, GHOST Ride , usa la fantascienza per immaginare futuri sostenibili basati sulla terra. Questo progetto amplia la serie Future Ancestral Technologies (FAT) di Luger e immagina comunità indigene che utilizzano tecnologie innovative per vivere in sintonia con la terra e l'acqua, sfidando i paradigmi coloniali di estrazione e sfruttamento. Incorporando detriti industriali, ceramiche e altri oggetti realizzati da artisti insieme a nuovi lavori video e sonori, questa carovana che salta nel tempo è dotata di tecnologie di raccolta di acqua e luce sognate dall'ethos della fantascienza di Luger.

Five things you can't wear on TV di Raphael Hefti esprime la poesia presa in prestito di un fenomeno climatico. Una fibra polimerica intrecciata nera, originariamente progettata per manichette antincendio leggere e resistenti, rivestita su un lato con una finitura riflettente collega due punti distanti formando una singola linea o un orizzonte artificiale. L'enorme forza contenuta nel materiale teso lo fa oscillare nel vento, vibrando come una corda di chitarra delicatamente pizzicata e creando un'armonica visiva che risuona con il paesaggio circostante. Dividendo l'aria di fronte a noi, il lavoro di Hefti porta gli effetti della grande distanza in prossimità e attira la nostra attenzione sulla performance continua di luce e spazio.




To Breathe – Coachella Valley di Kimsooja invita a interagire con gli elementi essenziali del deserto: la consistenza della sabbia sotto i piedi, l'aria che respiriamo e la luce che ci circonda. Traendo ispirazione dai bottari, i fasci di beni ricoperti di tessuto che sono importanti nel suo lavoro e nella cultura coreana, descrive questa installazione come un "bottari di luce". Avvolgendo la superficie di vetro in una pellicola ottica unica, l'architettura fisica si trasforma in uno spettro dinamico di luce e colore. L'opera riflette il suo lavoro omologo nel deserto di AlUla, in Arabia Saudita, riconoscendo anche le origini storiche del movimento Light and Space sulla costa occidentale degli Stati Uniti

Nel deserto, dove i concetti di riparo, libertà, espansività e chiusura hanno plasmato i sogni di metà secolo. Plotting Rest di Kapwani Kiwanga , una struttura simile a un padiglione, riflette l'iconico design di metà secolo trovato a Palm Springs, segnalando protezione senza offrirne alcuna. Il suo tetto, un reticolo fatto di triangoli interconnessi, aleggia in alto, consentendo agli elementi di passare e proiettando ombre in continua evoluzione sul terreno. Ispirato al motivo trapuntato noto come "oche volanti", questo modello risuona con le narrazioni contestate della Underground Railroad, fungendo da sistema di guida criptato per coloro che fuggono dalla schiavitù verso la libertà percepita del Nord. La scultura di Kiwanga promuove la contemplazione e la speranza, ricordandoci che la storia è segnata da migrazioni successive.

L'installazione poetica e immersiva di Sarah Meyohas Truth Arrives in Slanted Beams mette in mostra "caustiche", motivi di luce formati dalla rifrazione o dalla riflessione della luce attraverso superfici curve, richiamando l'antica tecnologia di misurazione del tempo come le meridiane e rendendo omaggio alla land art del XX secolo. Mentre questo effetto ottico spesso si verifica in modo naturale, come sul fondo di una piscina, Meyohas lo trasforma, utilizzando un'innovativa tecnologia di modellazione della luce che consente ai visitatori di proiettare la luce solare su una struttura a forma di nastro che scende a cascata sul fondo del deserto. Mentre i visitatori manipolano i pannelli per dare forma al loro viaggio cinematografico, incontrano inaspettate illusioni visive, onde, motivi moiré o forse un miraggio, suscitando un desiderio per l'acqua sempre presente nel deserto.

Il paesaggio dinamico di Adobe Oasis di Ronald Rael sostiene la rinascita e la rivisitazione delle tecniche di costruzione in terra tradizionali ma trascurate, integrando tecnologie contemporanee e presentandole come soluzioni abitative sostenibili e innovative per il futuro in mezzo alla crisi climatica. Portati in vita tramite un esclusivo processo di stampa 3D, utilizzando la programmazione robotica per creare strutture interamente in fango, i nastri di terra ondulata di Rael imitano la consistenza delle palme, ispirati all'eredità delle oasi di palme della Coachella Valley, che hanno prosperato sulle acque del deserto per millenni. I passaggi incorniciano viste della terra e del cielo, favorendo la solitudine e la connessione, riflettendo il flusso ciclico del tempo geologico.

In Soul Service Station , Alison Saar continua la sua esplorazione alchemica del recupero, sia come atto materiale che metaforico. Soul Service Station reimmagina un intervento scultoreo che Saar ha creato nel 1986 a Roswell, New Mexico. Traendo ispirazione dalle stazioni di servizio che hanno popolato l'America occidentale, inclusa la Coachella Valley, la stazione di Saar offre più di servizi pratici; fornisce carburante per l'anima. Combinando elementi artigianali della comunità con arredi realizzati con materiali di recupero, l'opera funge da santuario per i viaggiatori, un luogo in cui fermarsi, guarire e portare avanti aspirazioni, storie e voci.


What Remains di Muhannad Shono riflette sulla fluidità dell'identità e della terra, presentando una terra senza identità fissa, continuamente plasmata dalle forze della natura, flessibile e transitoria, ma carica di significato. Mentre il vento rappresenta solitamente una sfida per le opere d'arte, Shono lo rende abilmente un collaboratore, infondendo lunghe strisce di tessuto con la sabbia nativa, consentendo loro di muoversi liberamente e amplificando lo stato in continua evoluzione delle dune. Quando la direzione del vento cambia, il processo naturale di trasporto eolico viene interrotto, facendo sì che il tessuto si aggrovigli e formi fasci caotici che suggeriscono una reliquia o un ricordo in continuo cambiamento. Sospesa tra la forza di gravità e la forza implacabile del vento, l'opera evoca una casa che non può essere contenuta, una narrazione che non può stabilizzarsi e un luogo che si rifiuta di rimanere immobile.

Desert X è finanziata dal suo consiglio di amministrazione e da un gruppo internazionale di singoli donatori, fondazioni e sponsor.

Sponsorizzato da 1800®️ Tequila, la tequila più premiata al mondo e uno storico marchio messicano che privilegia il gusto attraverso la qualità superiore del suo liquido e le sue collaborazioni decennali con alcuni degli artisti più rilevanti a livello culturale al mondo.

Ulteriore supporto da parte di Jordan Schnitzer e della Harold & Arlene Schnitzer CARE Foundation, del National Endowment for the Arts, del California Arts Council, dello Swiss Arts Council Pro Helvetia e di Amazon.

Partner mediatici: Artnet, ArtReview, C Magazine, Canvas Magazine, Cultured Magazine, frieze Magazine, Here Media, KGAY Palm Springs, GayDesertGuide e 103.1 MeTV FM, LocaliQ, parte di The Desert Sun e Desert Magazine, Palm Springs Life Magazine, Terremoto e Visit Greater Palm Springs.

24/04/25

30 anni di Abbonamento Musei

 


In 30 anni di attività l' Abbonamento Musei ha fatto un lungo e importante viaggio che ora vede il coinvolgimento di oltre  500 musei aderenti nel nord-ovest del paese e  fino al 24 maggio sono tante le iniziative per celebrare l’importante anniversario, con eventi, sconti speciali e un programma fedeltà dedicato ai sottoscrittori della tessera AM.

Dal 1995, Abbonamento Musei ha trasformato il modo di vivere e fruire la cultura in Piemonte, Lombardia e Valle d'Aosta, diventando un modello di promozione del patrimonio culturale a livello europeo. Un percorso trentennale che ha visto l'Associazione crescere da realtà locale a sistema integrato capace di connettere persone, istituzioni e territori, con una rete che oggi ha raggiunto il traguardo di 500 realtà museali inserite nel circuito.
 
Nata su iniziativa degli Assessorati alla Cultura di Città di Torino, Regione Piemonte e Provincia di Torino, per gestire e valorizzare eventi culturali con la denominazione "Torino Città Capitale Europea", l'Associazione ha progressivamente ridefinito la propria missione, diventando un hub di innovazione per l'accessibilità culturale. I numeri raccontano una storia straordinaria di crescita e partecipazione: in 30 anni, Abbonamento Musei ha registrato 2.268.519 di tessere vendute e un totale di 14.623.759 visite nei musei, con quasi 70 milioni di euro restituiti ai musei del circuito.
 
Pietre miliari nell’evoluzione di Abbonamento Musei sono state l’introduzione del biglietto unico per i musei di Torino nel 1998 e il lancio del programma “AM Club”, che dal 2003 organizza visite speciali ed esperienze esclusive per gli abbonati. L’Associazione ha costantemente innovato il proprio modello operativo per rispondere alle sfide del settore, dotandosi di strumenti all’avanguardia come la piattaforma di business intelligence Dedalo, che consente di analizzare in profondità il comportamento e le abitudini del pubblico, offrendo ai musei dashboard e dati utili per migliorare le proprie attività.
A partire dal 2015, con la diffusione in Lombardia, Abbonamento Musei ha posto le basi per una dimensione interregionale che si è concretizzata definitivamente con il cambio di statuto nel 2017 e il successivo allargamento alla regione Valle d’Aosta, nel 2019.
 
Abbonamento Musei è la storia di una partnership consolidata con istituzioni e operatori del settore, che hanno permesso di trasformare dati e progetti in strumenti concreti per favorire l’accesso alla cultura. Le iniziative promosse hanno contribuito a far crescere il numero di visitatori – una tendenza ancora oggi confermata dai dati che attestano un incremento significativo degli ingressi e un consolidamento dei numeri degli abbonati – e hanno offerto ai cittadini un’esperienza museale arricchita da servizi innovativi, dal supporto digitale e nuovi strumenti di visita. Abbonamento Musei è uno strumento di welfare culturale che ha trasformato il modo in cui il pubblico vive l’arte. In Piemonte, dove l’Associazione opera da più tempo, i dati sui consumi culturali hanno evidenziato una presenza sopra la media nazionale di visitatori forti – coloro che tornano ai musei più di quattro volte l’anno – grazie alla semplicità d’accesso e alle tariffe calmierate proposte dalla tessera.
 
Per celebrare l’importante traguardo dei 30 anni di attività, l’Associazione Abbonamento Musei ha annunciato un programma di iniziative che avranno inizio oggi, per ripercorrere insieme il percorso fatto e guardare alle nuove sfide.
 
Inoltre, sono previste alcune novità pensate per gli abbonati: a partire da uno sconto del 30% su tutte le nuove tessere e i rinnovi, e un programma che intende premiare gli abbonati che visiteranno il maggior numero di musei piemontesi nel periodo tra il 17 aprile e il 25 maggio. Infine, il 24 maggio, nella suggestiva cornice della Reggia di Venaria, si terrà una grande festa riservata a tutti gli abbonati, per concludere in bellezza il periodo celebrativo.
 
“Trent’anni di impegno culturale sono un traguardo straordinario che testimonia la nostra dedizione a rendere la cultura accessibile a tutti,” ha dichiarato Alberto Garlandini, Presidente dell’Associazione Abbonamento Musei. “Guardando al futuro, continueremo a innovare e a espandere la nostra rete, per offrire sempre nuove opportunità di scoperta e di arricchimento personale ai nostri abbonati.”


23/04/25

La strana vita delle cose secondo Tatiana Trouvé


Tatiana Trouvé​, Navigation Gate, 2024, Collection of the artist; Sitting Sculpture, 2024, Collection of the artist, courtesy Gagosian; Storia Notturna, 30 giugno 2023, 2024, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection

 Le eleganti sale di Palazzo Grassi, Pinault Collection, ospitano in questo periodo una intrigante mostra personale sull’artista Tatiana Trouvé (Cosenza, Italia)  curata di Caroline Bourgeois, conservatrice capo presso la Pinault Collection, e James Lingwood, curatore indipendente ed ex co-direttore di Artangel. 

Concepita in stretta collaborazione con l’artista, è la prima grande monografica di Tatiana Trouvé in Italia e risponde all’invito carte blanche che la Pinault Collection rivolge ai protagonisti dell’arte contemporanea.

Nella sua mostra più ambiziosa ad oggi, l’artista trasforma il grandioso interno di Palazzo Grassi in un vasto labirinto di spazi fisici e immaginari, popolato da opere scultoree e disegni dove si intrecciano mondi interiori ed esteriori e dove ricordi, sogni e immaginazione convergono.


Tatiana Trouvé​, Untitled, 2023, Collection of the artist, courtesy Gagosian; Il mondo delle voci, from the series Les dessouvenus, 2022, Pinault Collection; Sitting Sculpture, 2024, Collection of the artist, courtesy Gagosian © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of  Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection

A partire dalla grande scultura site-specific che l’artista ha concepito per l’atrio di Palazzo Grassi, la mostra presenta numerose nuove sculture, insieme a opere della serie The Guardians, a una selezione di grandi disegni della serie Les Dessouvenus e a 70 opere su carta dal suo studio mai esposti prima. Un nucleo di oltre venti opere proviene dalla Pinault Collection. In alcune delle sculture e delle opere su carta più recenti è evidente la traccia che hanno lasciato nell’artista alcuni eventi drammatici, come le rivolte civili nelle strade vicino al suo studio a Montreuil in Francia nell’estate 2023 o il trauma della pandemia del 2020, riportata sulle prime pagine di giornali del mondo su cui Tatiana Trouvé disegna durante le settimane di isolamento. Nel lavoro di Tatiana Trouvé sono presenti anche richiami di culture distanti e strumenti di conoscenza alternativi come le carte nautiche o astronomiche, un patrimonio di oggetti e simboli raccolti durante i suoi viaggi.

Nel corso della mostra, oggetti e immagini transitano tra la bidimensionalità e la tridimensionalità, apparendo e riapparendo in scenari diversi. Creando un andirivieni tra un passato lontano, un presente turbolento e futuri possibili, il lavoro di Tatiana Trouvé porta il visitatore in una fisarmonica di mondi spaziali, mentali e temporali in cui, come ha dichiarato nel 2008, “tutti gli elementi che compongono questi mondi si connettono tra loro attraverso affinità, echi, reminiscenze, e questi rapporti disegnano / tracciano un vagabondaggio condiviso, senza origine né fine, in un ecosistema completamente aperto”.

L’ecosistema creato da Tatiana Trouvé attinge a una grande riserva di immagini, scritti e ricordi; a un ampio repertorio di tecniche che comprendono la colata e la fusione, la sbiancatura e il disegno, l’intaglio e la filettatura; e a una straordinaria gamma di materiali, dall’asfalto al marmo, dal bronzo alla canapa, dal vetro agli specchi. L’artista li applica a una straordinaria varietà di oggetti, tra cui rocce e fiori, valigie e scarpe, lucchetti e chiavi, radio e registratori, coperte e libri, per costruire, nelle sue sculture e nei suoi disegni, mondi che sono allo stesso tempo disorientanti e ipnotici, inquietanti e affascinanti. La mostra è accompagnata da una guida per il visitatore e da un catalogo pubblicato in collaborazione con Marsilio Arte (Venezia), con testi di Emma Lavigne, Bruno Racine, Neville Wakefield e Barbara Casavecchia, oltre a una conversazione tra Tatiana Trouvé, Caroline Bourgeois e James Lingwood.



Tatiana Trouvé​, L’inventario, 2003-2024, Collection of the artist © Tatiana Trouvé, by SIAE 2025. Installation view, “Tatiana Trouvé. The strange Life of Things”, 2025, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti and Giuseppe Miotto / Marco Cappelletti Studio © Palazzo Grassi, Pinault Collection 



22/04/25

Capitolo 1 - Madre

 
Gli anni cap.1. Episodi di storia dell’arte a Napoli dagli anni Sessanta a oggi, a cura di Eva Fabbris, 
installation view, museo Madre, Napoli 2014.  Foto Amedeo Benestante.

Molto interessante la mostra che propone un dialogo tra la collezione del Madre e importanti collezioni pubbliche e private, principalmente della città di Napoli. Attraverso opere emblematiche, la mostra evoca momenti e produzioni artistiche di rilievo avvenute in questo territorio, raccontando una storia collettiva e celebrando la memoria condivisa.

Per questo primo capitolo, per esempio, viene esposta nelle sale del museo l’opera di Carlo Alfano Delle distanze dalla rappresentazione (1968-1969), originariamente mostrata nel 1969 presso la galleria Modern Art Agency di Lucio Amelio e acquisita nella collezione del Madre con finanziamento della regione Campania nel 2013. Nel percorso di mostra, Nord, Sud, Est, Ovest giocano a Shanghai è stata invece concepita e presentata nel 1989 da Luciano Fabro presso il Museo di Capodimonte, che collabora ora a questa mostra in veste di prestatore, così come il Parco Archeologico di Pompei, che concede in prestito una delle fotografie scattate da Luisa Lambri presso la Casa di Giulia Felice nel 2020, nel contesto del progetto Pompeii Commitment. Altra presenza di assoluto rilievo è una raccolta di fotografie realizzate da Nan Goldin tra Napoli e la costiera Sorrentina tra il 1986 e 1996, di cui tre sono in prestito dalla collezione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Il Madre ribadisce così il suo ruolo centrale nel promuovere la ricerca e la collaborazione in una autorevole rete inter-istituzionale.

Altrettanto importante vuole essere l’attenzione riservata alle collezioni private e alle gallerie della città che più profondamente hanno contribuito alla presenza di artisti sul territorio e alla conseguente  realizzazione in loco di produzioni di rilievo internazionale.

Il titolo della mostra si ispira al celebre romanzo di Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura 2022. Nel suo libro, la descrizione di fotografie e memorie personali si trasforma in un affresco autobiografico e una cronaca corale e storiografica. In “Les années”, Ernaux avverte che immagini e ricordi privati sono destinati a scomparire nel flusso della storia; questa mostra propone di considerare le opere d’arte come un antidoto al processo di oblio, evocato dall’autrice. La scomparsa delle immagini evocata nelle prime poetiche pagine del libro è stata punto di partenza per l’elaborazione del concept che ha portato alla definizione del logo di mostra da parte dello studio grafico Left Loft.

La narrazione proposta dalla mostra, scandita in momenti ed episodi, segue una struttura non cronologica che intende riflettere la natura fluttuante della memoria umana, offrendo al pubblico una visione dinamica che procede per scarti e rimandi. A testimonianza del processo di studio in continuo sviluppo su cui Gli anni è basato, ulteriori sale espositive e opere verranno integrate nel percorso espositivo dopo l’apertura, e altri capitoli espositivi faranno seguito al primo.


Gli anni cap.1. Episodi di storia dell’arte a Napoli dagli anni Sessanta a oggi, a cura di Eva Fabbris, 
installation view, museo Madre, Napoli 2014.  Foto Amedeo Benestante.

A conferma dell’attenzione da sempre rivolta dal Madre alla produzione artistica del presente, la mostra include anche due artisti che espongono a Napoli per la prima volta – Valerio Nicolai e Andrew Norman Wilson – e integra due “mostre nella mostra” le cui premesse metodologiche – rispettivamente ‘curatela d’artista sulla collezione del Madre’ ed ‘esposizione d’archivio’ – verranno riproposte anche nei successivi capitoli de Gli anni.

Federico Del Vecchio, artista campano, ha utilizzato la collezione del museo come materiale di ricerca per concepire il progetto espositivo La Chimera, che introduce le opere come costruzioni immaginative e simboliche che fondono elementi eterogenei per creare significati mutevoli; le opere della collezione permanente del museo Madre – Vettor Pisani e Luciano Caruso – entrano qui in dialogo con le opere di artisti di generazioni più giovani – Benni Bosetto, Helena Hladilová e Del Vecchio stesso.

Lācis/Benjamin, a standstill è un nucleo espositivo che approfondisce la relazione tra la regista, attrice e teorica lituana Asja Lācis e il filosofo tedesco Walter Benjamin, portando in dialogo tre opere dell’artista Dora García con un display di documenti a cura di Andris Brinkmanis e Valentina Di Rosa. Il museo Madre intesse un  dialogo con l’Università di Napoli L’Orientale e il Goethe Institut Neapel, per celebrare il centenario dell’incontro tra i due intellettuali, avvenuto a Capri nel 1924. Il progetto esplora vicende fondamentali per l’evoluzione del concetto di Storia, la definizione di Napoli come “città porosa” e le ramificazioni del pensiero femminista.
Informazioni sulla visita:

L’attivazione performativa dell’opera Sogni d’oro, primitivi di Valerio Nicolai nel percorso di mostra avviene durante i fine settimana, il sabato dalle 11.30 alle 13.30 e la domenica dalle 15.30 alle 17.30.

Gli anni cap.1. Episodi di storia dell’arte a Napoli dagli anni Sessanta a oggi, a cura di Eva Fabbris, 
installation view, museo Madre, Napoli 2014.  Foto Amedeo Benestante.


Gli anni. Capitolo 1
Episodi di storia dell’arte a Napoli dagli anni Sessanta a oggi a cura di Eva Fabbris

Artisti partecipanti:  Carlo Alfano (Napoli 1932 – 1990) / Oli Bonzanigo (Milano, 1989) / Benni Bosetto (Milano, 1987) / Luciano Caruso (Foglianise, 1944 – Firenze, 2002) / Federico Del Vecchio (Napoli, 1977) / Maria Adele Del Vecchio (Caserta, 1976) / Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007) / Dora García (Valladolid 1965) / Nan Goldin (Washington, 1953) / Helena Hladilova (Kroměříž, 1983) / Mimmo Jodice (Napoli, 1934), ma / Allan Kaprow (Atlantic City, 1927 – Encinitas, 2006) / Luisa Lambri (Como, 1969) / Mark Leckey (Birkenhead, 1964) / Valerio Nicolai (Gorizia, 1988) / Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963) / Francesco Matarrese (Molfetta, 1950) / Ugo Mulas (Pozzolengo, 1928 – Milano, 1973) / Hidetoshi Nagasawa (Tonei, 1940 – Ponderano, 2018) / Vettor Pisani (Bari, 1934 – Roma, 2011) / Ugo Rondinone (Brunnen, 1964) / Andrew Norman Wilson (Medfield, 1983)

21/04/25

MOMENTUM 13 Between/Worlds: Resonant Ecologies


Fra poche settimane prenderà avvio la 13a edizione della Biennale nordica MOMENTUM, intitolata Between/Worlds: Resonant Ecologies, che invita il pubblico a intraprendere uno straordinario viaggio di paesaggi sonori e storie, superando i confini tra i mondi umani e non umani. 

Curata da Morten Søndergaard, MOMENTUM 13 si pone come una piattaforma per esperienze "ultra-locali" e impegni trasformativi con le connessioni risonanti tra arte, suono ed ecologia, aprirà il 14 giugno e durerà fino al 12 ottobre 2025


MOMENTUM

La biennale MOMENTUM è stata fondata nel 1998 ed è organizzata e prodotta dalla Galleri F 15 di Moss, Norvegia. Per oltre due decenni, MOMENTUM ha costantemente supportato una visione curatoriale avvincente e ha operato come una piattaforma per esplorare il formato espositivo, sia nel contesto nordico che con una prospettiva internazionale. 

Felleshus è il centro culturale e sede di eventi per le cinque ambasciate nordiche (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) che ospitano concerti, letture, proiezioni di film, conferenze, mostre e uno splendido Kaffebar. Qui hanno sede anche i dipartimenti consolari di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

Questo evento segna l'inizio della nuova serie "@ Norwegische Botschaft", evidenziando la stretta collaborazione tra partner esterni e l'ambasciata, che li ospita per un periodo di tempo limitato.

19/04/25

Auras



Molto bella la mostra che la galleria Lévy Gorvy Dayan propone nei suoi spazi londinesi. Intitolata "Auras" esplora connessioni e divergenze tra due generazioni di pittori figurativi britannici attraverso i loro ritratti di donne. 




Tra le opere incluse ci sono immagini di amici e amanti, modelle e muse, individui potenti ed enigmi anonimi, articolati in modi che spaziano dal realismo vigoroso al simbolico e all'allegorico. 



La mostra include dipinti di Frank Auerbach, Lucian Freud, David Hockney, R. B. Kitaj, Leon Kossoff e Paula Rego insieme a opere di artisti contemporanei come Jenny Saville, Alison Watt e Lynette Yiadom-Boakye.

18/04/25

Echoes per EXPOSED 2025



 Con una serie di progetti speciali, happenings e laboratori: tra arte e sperimentazione debutta Echoes, il programma collaterale di EXPOSED Torino Foto Festival. Musei, archivi e spazi indipendenti scendono in campo per la seconda edizione di  EXPOSED Torino Foto Festival: a far da corollario alle 12 mostre del programma principale, un programma diffuso che copre tutta la città.

  La seconda edizione di EXPOSED Torino Foto Festival (16 aprile – 2 giugno 2025) si arricchisce di un programma collaterale, dal titolo Echoes, che coinvolge archivi, musei e spazi indipendenti. Un palinsesto di mostre, proiezioni, incontri e progetti speciali intreccia il mondo della fotografia, con quello dell’arte contemporanea, e della cultura in generale.  Talk, laboratori, video proiezioni condurranno i visitatori in un viaggio nel mondo dell’arte contemporanea, all’insegna della sperimentazione artistica e della riflessione sulle nuove frontiere della fotografia, intesa nella sua accezione più ampia.

L’idea di Echoes è stimolare il dialogo tra pubblico, artisti e curatori, creando una rete tra diverse istituzioni culturali, anche molto differenti tra loro, per dare vita a un evento diffuso in città, capace di superare i confini tradizionali del festival, per condurre la fotografia in contesti anche inediti e apparentemente lontani e riflettere sulle sue molteplici evoluzioni.

I progetti speciali creati per EXPOSED: Musei e arte contemporanea

 

La Reggia di Venaria inaugura il 17 aprile alle 18.00 Giorgio Ciam. Essere un altro (17 aprile – 2 giugno), curata da Elena Re, direttrice dell’Archivio Giorgio Ciam.

Ruota attorno al concetto di trasformazione, l’opera di Giorgio Ciam (1941-1996). La mostra celebra l’opera dell’artista Sulla pelle (1974), dalla serie Essere un altro. È una sequenza di dodici grandi tele fotografiche, realizzate con fotomontaggio e intervento pittorico: dal ritratto di Giorgio Ciam, via via emerge l’artista suo amico George Segal. L’identità è al centro di una ricerca artistica che stimola riflessioni sulla materialità e sulla mutabilità del reale. In programma, il 22 maggio alle 18.00 sempre alla Reggia di Venaria un incontro  dal titolo  Materialità e mutabilità ovvero Giorgio Ciam, tenuto dalla curatrice Elena Re.

Tra i musei che hanno raccolto l’appello di EXPOSED Torino Foto Festival offrendo al pubblico una propria offerta culturale originale, c’è il Museo Egizio. In occasione del suo bicentenario l’Egizio ha inserito nella sua collezione le opere di due artisti contemporanei, Ali Cherri e Sara Sallam, che dopo una residenza, hanno reinterpretato alcuni reperti della collezione in chiave postcoloniale. Nicola Dell’Aquila, fotografo del Museo, ha documentato la genesi torinese delle opere artistiche di Cherri. Dal 15 aprile i suoi scatti sono in mostra nelle arcate auliche a piano terra del Museo con il progetto La materia dell’arte (15 aprile – 2 giugno), che dialoga idealmente con le installazioni scultoree dell’artista. Visite speciali guidate con il fotografo Dell’Aquila e il curatore del Museo Egizio, Paolo Del Vesco sono previste il 18 aprile e il 7, il 14 e il 21 maggio.  My Ancestors and I In Diaspora: Empathic Storytelling as Decolonial Healing è invece  il titolo del talk dell’artista  Sara Sallam in dialogo con il curatore dell’Egizio, Paolo Del Vesco, che il 19 maggio  affronta i temi della dispersione del patrimonio culturale e la costruzione di una relazione empatica con gli oggetti quale mezzo per riparare le ferite di un passato coloniale.


Anche il Museo Nazionale della Montagna ha ideato un progetto speciale sul piazzale del Monte dei Cappuccini dal titolo Disparition (16 aprile – 2 giugno), a cura di Andrea Lerda, nato dalla collaborazione tra l’artista Sibylle Duboc, il Museo e Mucho Mas!. Nell’ambito di una ricerca incentrata sui temi dell’emergenza climatica e delle modificazioni dell’ambiente alpino, a causa dell’effetto delle attività, Duboc presenta un’installazione fotografica concepita appositamente per la Terrazza panoramica.

17/04/25

Array of Thorns


 La Bluerider ART Taipei·DunRen propone i delicati interventi su carta di Bay Tang Jiaxin (Cina, n. 1995) che nella mostra intitolata "Array of Thorns" intreccia il pensiero fisico del suo gesto artistico con la mitologia sprituale delle formazioni militari, legate a concetti metafisici e spirituali. 


Lavori particolarmente raffinati con un bell'equilibrio fra tecnica e riflessioni culturali, articolate ed emozionanti. 



16/04/25

Fondazione Prada

Immagine della mostra “Typologien: Photography in 20th-century Germany” Courtesy Fondazione Prada


 Gli spazi della Fondazione Prada a Milano in questo periodo offrono interessanti stimoli con le mostre “Typologien: Photography in 20th-century Germany”, curata da Susanne Pfeffer, e “NADA” di Thierry De Cordier .
 
“TYPOLOGIEN: PHOTOGRAPHY IN 20TH-CENTURY GERMANY”     fino al 14.7.2025

“Typologien” è un’estesa indagine dedicata alla fotografia tedesca del Novecento. Il progetto, in corso fino al 14 luglio 2025, è curato da Susanne Pfeffer, storica dell’arte e direttrice del MUSEUM MMK FÜR MODERNE KUNST di Francoforte.

La mostra, ospitata nel Podium, lo spazio centrale della sede milanese, si propone di applicare il principio della “tipologia”, nato nel XVII e XVIII secolo in botanica per classificare e studiare le piante. Questo concetto si è successivamente sviluppato nella fotografia a partire dall’inizio del Novecento, affermandosi in Germania nel corso del XX secolo. Paradossalmente il principio formale proposto permette di stabilire analogie inaspettate tra artisti tedeschi di diverse generazioni e al contempo rivelare i singoli approcci alla fotografia.

Il percorso espositivo segue un ordine tipologico e non cronologico, riunendo oltre 600 opere fotografiche di 25 artiste e artisti: Bernd e Hilla Becher, Sibylle Bergemann, Karl Blossfeldt, Ursula Böhmer, Christian Borchert, Margit Emmrich, Hans-Peter Feldmann, Isa Genzken, Andreas Gursky, Candida Höfer, Lotte Jacobi, Jochen Lempert, Simone Nieweg, Sigmar Polke, Gerhard Richter, Heinrich Riebesehl, Thomas Ruff, August Sander, Ursula Schulz-Dornburg, Thomas Struth, Wolfgang Tillmans, Rosemarie Trockel, Umbo (Otto Umbehr) e Marianne Wex. Il progetto crea connessioni inattese tra pratiche artistiche diverse tra loro, ma accomunate da un principio o da una volontà condivisa di classificare la realtà.

Come afferma Susanne Pfeffer: “Solo l’accostamento permette di scoprire, nel confronto diretto, che cos’è individuale e che cos’è universale, normativo o reale. Le differenze attestano la ricchezza della natura e dell’immaginazione umana: la felce, la mucca, l’essere umano, l’orecchio, la fermata dell’autobus, il serbatoio dell’acqua, l’impianto stereo, il museo. Il confronto tipologico lascia emergere differenze e somiglianze, e coglie le specificità. Aspetti finora sconosciuti o ignorati della natura, dell’animale o dell’oggetto, di un luogo o di un tempo, si rendono visibili e riconoscibili”.

 

“NADA: THIERRY DE CORDIER”     fino al  29.9.2025

“NADA” è la mostra monografica concepita dall’artista belga Thierry De Cordier appositamente per i tre ambienti della Cisterna nella sede di Milano. In programma fino al 29 settembre 2025, il progetto espositivo riunisce dieci dipinti di grandi dimensioni della serie NADA, realizzati tra il 1999 e il 2025. Le prime opere di questa serie nascono dall’esplicita volontà dell’artista di cancellare l’immagine della crocifissione. Le opere che ne derivano non sono più una forma di pittura negativa, ma un tentativo ultimo di sperimentare, per usare le parole dell’artista, la “grandezza del nulla”.

Esporre i lavori della serie NADA nello spazio della Cisterna è una scelta intenzionale. L’architettura post-industriale, che comprende tre sale sviluppate in altezza e illuminate dalla luce che filtra dall’alto, evoca uno spazio sacro o ecclesiastico in termini di dimensioni e conformazione.

Come ricorda De Cordier, “Il mio primo dipinto nero (oggi distrutto) era il risultato di una sola intenzione: abolire l’immagine del Cristo in croce sebbene solo in maniera esemplificativa. Non ho mai pensato di realizzare un bel quadro. Il mio unico obiettivo era annientare, dal punto di vista simbolico, un’iconografia cristiana dalle radici profonde. In quel momento volevo solo questo. Un giorno, mentre ero immerso nella lettura della biografia del mistico spagnolo San Giovanni della Croce, mi sono imbattuto in questo passaggio: ‘Nessuna enfasi, solo rigore assoluto. La ricerca del NADA (il ‘nulla’) della Croce; il pensiero dell’unica cosa necessaria…’. All’improvviso è apparsa in me una visione e ho compreso a fondo il significato dei dipinti slegandoli dal vincolo restrittivo in cui erano imprigionati. Come liberate dalla negazione originale (che mi aveva spinto a dipingerle), le tele iniziavano gradualmente a evolversi fino alla realizzazione ultima della pittura: il sublime”.