Anche se ultimamente molto criticato per certe sue posizioni che effettivamente lo rendono un pochino limitato sul fronte umano, come artista rimane per me un esempio molto stimolante, per cui sono molto curioso della prossima mostra che in Italia lo festeggia alla Casa Morra di Napoli.
Sarà inaugurata online il prossimo 9 Maggio, la mostra propone un principio di riflessione sull’eredità culturale dei transiti dell’artista tedesco a Napoli e in Italia tra il 1971 e il 1985. Ci sarà poi una rassegna di film negli spazi degli Archivi Mario Franco. I #film saranno proiettati tutti i mercoledì alle 18.00 su prenotazione (ad eccezione dei mesi di luglio e agosto) negli spazi degli Archivi Mario Franco
Dall’11 maggio al 13 novembre Casa Morra d’intesa con Goethe-Institut Neapel omaggia Joseph Beuys, a cento anni dalla nascita, con la mostra Beuys e Napoli a cura di #giuseppemorra, proponendo un principio di riflessione sull’eredità culturale dei transiti dell’artista tedesco a Napoli e in Italia tra il 1971 e il 1985.
Cinque #film saranno proiettati in successione negli spazi degli Archivi Mario Franco: al regista napoletano si deve la più completa documentazione filmica della collaborazione tra Lucio Amelio e Beuys a partire dalla prima mostra La rivoluzione siamo noi (1971) alla Modern Art Agency. Per celebrarne il cinquantenario, la programmazione inaugurerà con l’omonimo #film che sarà proiettato insieme a Der Tisch, filmato donato da Beuys al regista napoletano nel formato originale in 16mm, che documenta una delle sue prime azioni all’Accademia di Düsseldorf (1971). Della collaborazione tra il gallerista napoletano e l’artista tedesco, Franco documenta altre azioni come “Vitex agnus castus”, realizzata per Arena: dove sarei arrivato se fossi stato intelligente! (1972), e “Diagramma Terremoto”, contestuale a Terremoto in palazzo (1981). Di questa seconda azione Petra Richter restituisce una suggestiva immagine di Beuys, descrivendolo come un “sismografo umano […] assorbito nel tracciare le vibrazioni di un terremoto immaginato allo stesso modo in cui una macchina ECG registra l’attività elettrica del cuore umano”. Dell’ultima grande #mostra a Capodimonte, Palazzo Regale (1985) – raccontata da Michele Bonuomo come “una definitiva architettura di tutta la sua produzione, quasi […] un testamento” – Franco realizza un filmato con l’ultima intervista all’artista tedesco sulla sua opera e sul suo legame con Napoli e l’Italia.
A conferma della vocazione di Casa Morra verso l’apertura sugli inattesi percorsi di ricerca indotti dai materiali d’archivio, una serie fotografica di Gerardo Di Fiore testimonia l’incursione di Beuys nel contesto dell’azione “Hic Sunt Leones” (1972) del collettivo Galleria Inesistente, e offre, al contempo, una più ampia veduta sulla stratificazione dell’ambiente artistico e culturale napoletano tra gli anni sessanta e settanta.
In #mostra anche una selezione di multipli, funzionali alla strategia divulgativa del più ampio progetto beuysiano di “scultura sociale”: per l’artista tedesco il problema del “dare forma” non ha a che vedere con una ricerca stilistica interna allo spazio di autonomia dell’arte, ma si risolve nelle possibilità antropologiche di formare/organizzare tutti i campi del sociale a partire dalla creatività individuale. Si tratta, a ben vedere, di quello che Achille Bonito Oliva, nel corso della prima fondamentale intervista a Beuys nel 1971, definisce come uno “spazio socratico”. L’intuizione critica è confermata dallo stesso artista: “l’arte mi interessa solo in quanto mi dà la possibilità di un dialogo con l’uomo”. E le possibilità costituenti dell’arte, in un senso inclusivo e democratico, sono esemplarmente indagate da Beuys nel suo storico contributo a Documenta 5 (1972) dove per cento giorni allestì l’ufficio per l’“Organizzazione per la democrazia diretta tramite referendum”. Di questa esperienza a Kassel viene presentata un’inedita documentazione fotografica di Vettor Pisani.
Il percorso della #mostra si chiude con un’appendice della sala permanente dedicata all’artista tedesco, allestita nel 2017 con materiali donati da Lucrezia De Domizio Durini: un approfondimento su Difesa della natura a Bolognano, dove il 13 maggio 1984 Beuys aprì uno spazio di discussione pubblica sui temi della difesa della natura e della creatività individuale. In occasione di Beuys e Napoli Italo Tomassoni ricorda questa esperienza di condivisione con un’intima missiva all’artista.