Translate

29/05/21

Prossimamente Neto e Grantina al GAMeC

 


Il GAMeC presenta un ciclo di eventi curati da Lorenzo Giusti per la suggestiva Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione, sede estiva della GAMeC per il quarto anno consecutivo.

Si inizia con l'opera del celebre artista brasiliano Ernesto Neto, in biligo fra la forma di un polpo, un po' sole, un po' cellula, la grande installazione presenta, al centro, un cerchio pensato come una sorta di ombelico, simbolo transculturale che proietta l'analogia tra universo e corpo.

Il titolo del lavoro si configura come un acrostico composto dalle parole "sole", "polpo", "vita" ed "eretico", assemblate in modo da trasmettere un senso di musicalità e movimento.

Pensata come un giaciglio, l'opera si avvale dell'utilizzo di materiali recuperati in loco, come pietre, paglia, ma anche piante, spezie ed erbe medicinali.

L'installazione unisce l'attenzione per i temi dell'ecologia, del ritualismo e della spiritualità a visioni e suggestioni suggerite dal confronto con le origini medievali del palazzo e la sua storia centenaria.


Nel museo si svolge anche la prima personale in un'istituzione museale italiana, a cura di Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni, dell'artista lettone Daiga Grantina che presenta un progetto site-specific pensato per lo Spazio Zero: un nuovo corpus di opere realizzato prevalentemente con piume, legno, inchiostro, siliconi e tessuti che si offre allo sguardo dello spettatore come un insieme di entità scultoree che ne stimolano il sistema percettivo.

"Come possiamo delineare il colore?" si chiede e ci chiede l'artista, che costruisce la #mostra alla GAMeC attorno a questa domanda e all'osservazione del colore verde in relazione alla materia e alla luce.

A caratterizzare lo spazio sarà l'opera murale che cinge la sala. Una linea composta da unità quadrate di colore – disegnate o riempite di piume iridescenti blu e verdi, o costituite da legno dipinto – organizzata come una partitura musicale, che può vibrare, assorbendo e rilasciando diverse frequenze di colore e luce.

Il titolo della #mostra riprende un verso in tedesco di una poesia di Paul Celan, per il quale il respiro è solitamente inscritto nella materia e nelle forme naturali; anche per Daiga Grantina il "fiato" che attraversa lo spazio espositivo, muovendo la materia e facendola vibrare sino a dissolverne i contorni, si radica in essa e nell'esperienza fisica che unisce percepente e percepito.