Ho appena finito di leggere il recente libro di Salvatore Settis "Incursioni, arte contemporanea e tradizione". Un piacevole libro che raccoglie alcuni suoi articoli, alcuni già pubblicati e aggiornati per l'occasione. Vengono trattate, in una chiave storica i lavori degli artisti Duchamp, Guttuso, Bergman, Jodice, Pericoli, Bruskin, Penone, Viola, Kentridge e Schutz, in un bel percorso fra rimandi artistici e speculazioni letterarie, nel verificare tradizioni estetiche e culturali.
A volte trovo un pochino forzati certi paragoni ma nel complesso un bel testo stimolante.
CS
Nel 1937 Duchamp si tagliò la testa. In questa opera senza titolo, di fianco alla testa mozzata dell'artista compare una donna trasognata. Tra le mani ha un metro da sartoria e indossa una veste all'antica, da sacerdotessa o menade. Come si guarda un'opera di Duchamp? Cosa vorrà misurare quel metro? Si può decifrare l'enigma di un montaggio che sfida o addirittura estromette l'osservatore? Cominciano così le incursioni di Salvatore Settis nelle opere di dieci importanti artisti del nostro tempo. Duchamp, Guttuso, Bergman, Jodice, Pericoli, Bruskin, Penone, Viola, Kentridge e Schutz rappresentano l'onda d'urto dell'arte contemporanea, che travolge regole e abitudini consolidate. Ma la loro opera comporta davvero un rifiuto drastico della tradizione o la capacità di dimenticarla? "Tra antico e contemporaneo", scrive Settis, "c'è una perpetua tensione, che continuamente si riarticola nel fluire dei linguaggi critici e del gusto, nei meccanismi di mercato, nel funzionamento delle istituzioni. Talora anche in dura polemica con l'arte del passato, ma senza poterla ignorare." Ogni artista lo sa e forse lo sa anche il suo pubblico. La citazione, la parodia, la stratificazione della memoria, il ritorno di un gesto sono solo alcune tracce del rapporto che lega i maestri di oggi con il passato. Il coraggio dell'incursione da un artista all'altro, da un'opera all'altra, è la strada per esplorare connessioni e distanze senza rinunciare alla condizione essenziale della conoscenza: la capacità di sentirsi stranieri in ogni luogo.
Salvatore Settis è archeologo e storico dell'arte, e si è laureato nel 1963 in Archeologia Classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Collabora stabilmente con «La Repubblica», «Il Sole 24 Ore» e «L'espresso». È stato visiting professor in Università americane ed europee e nel 2001 ha tenuto le Mellon Lectures di Storia dell'Arte alla National Gallery di Washington. Dopo aver diretto il Getty Research Institute for the History of Art di Los Angeles (1994-99), è tornato a insegnare Storia dell'Arte e dell'Archeologia Classica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, di cui è stato direttore. Accademico dei Lincei, delle Accademie delle Scienze di Berlino, Monaco e Torino, dell'Accademia Reale del Belgio e dell'American Academy of Arts and Sciences, le sue opere sono state tradotte in più undici lingue. Nel 2006 è stato nominato dalla Commissione Europea fra i membri fondatori del Consiglio Europeo delle Ricerche (ERC), dal 2008 è stato presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Copiosa la sua produzione editoriale, in gran parte per Einaudi. Tra le sue opere, ricordiamo La tempesta interpretata. Giorgione, i committenti, il soggetto (1978 e 2005), La colonna Traiana (1988), Italia S.p.A. L'assalto al patrimonio culturale (2002, con il quale vince il Premio Viareggio nella sezione "Saggistica"), Futuro del «classico» (2004), Iconografia dell'arte italiana 1100-1500: una linea (2005), Artemidoro. Un papiro dal I secolo al XXI (2008), Artisti e committenti fra Quattro e Cinquecento (2010), Paesaggio Costituzione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile (2010, con il quale vince il premio letterario Gambrinus "Giuseppe Mazzotti" per la sezione “Ecologia e paesaggio” ), Azione popolare. Cittadini per il bene comune (2012) e nel 2014 Se Venezia muore. Per Einaudi ha inoltre curato I Greci. Storia, cultura, arte, società (1996-2002). Con Gangemi ha invece pubblicato, tra gli altri, Storia della Calabria antica. Età Classica e Storia della Calabria antica. Età italica e romana, rispettivamente nel 1987 e nel 1994. Per Mondadori Electa ha curato i volumi Civiltà dei Romani (1990-1993) e ha pubblicato Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto (2005) e con Donzelli ha pubblicato Lacoonte. Fama e stile (1999) e Passaggi e paesaggi (scritto con Saverio Calocero, 2003). Nel 2007 l'Università di Padova gli conferisce la laurea honoris causa in Giurisprudenza, l'anno successivo l'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" gli conferisce, alla presenza del Presidente emerito della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi, la seconda laurea honoris causa in Giurisprudenza. Nel 2014 gli è stata conferita la terza laurea honoris causa , questa volta in Architettura, dall'Università degli Studi "Mediterranea" di Reggio Calabria.