Presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma è stata allestita, fino all'8 Gennaio 2017, la Quadriennale, realizzata
in un vasto e articolato allestimento, in certe sezioni molto
colorate in altre troppo minimali.
La nuova edizione della
Quadriennale mette in evidenza una certa instabilità, forse
delicatezza, dell’arte visiva italiana.
Colpisce
la mancanza di opere significative, la ricognizione presenta molti
lavori che perduto il senso visivo, si rifugiano nel processo
riflessivo, per cui hanno una consistenza indefinita e sfuggente, uno
sguardo prolungato spoglia rapidamente di attenzione molti lavori,
per cui ci si domanda dov’è l’opera visiva, è arte o altro,
forse teatro, accenni di sociologia, tentativi antropologici,
documentari?
Nel
grande sforzo, sostenuto da ben due milioni di euro, che non sono in
questi tempi spiccioli, si sono raccolti quasi cento artisti e undici
curatori.
L’intento
è sicuramente lodevole e importante.
Bisogna
tornare a pensare alla realtà artistica nazionale, fare il punto
della situazione è significativo per capire. Ma quello che si
intende in questi spazi è che oggi l’arte visiva pare essersi
dileguata, vaporizzata in tante declinazioni che con lo sguardo hanno
poche relazioni.
Passeggiando
per le stanze si ha l’impressione che la maggior parte degli
oggetti presenti siano dei supporti, ipotesi a cui mancano gli
sviluppi o sono debolmente accennati da speculazioni più curatoriali
che artistiche.
Forse
i tempi così complessi non aiutano a fare scelte, ad avere il
coraggio di porsi su una linea ma stare instabilmente in equilibrio
fra supposizioni, ipotesi, incertezze.
Nota
molto positiva l’emergere di un lavoro curatoriale molto raffinato
che però sovrasta spesso il lavoro artistico, confermando sempre più
che gli artisti attraversano una fase di insicurezza o forse troppo
bravi i curatori !?