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19/05/15

Ritratto e figura



La mostra, evento satellite della grande mostra "Barocco a Roma. La Meraviglia delle Arti" che avrà luogo presso la Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla dal 1° aprile al 26 luglio 2015, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Roma-Arte-Musei e The Marignoli di Montecorona Foundation.

L’evento espositivo propone al pubblico ritratti reali e ritratti ideali, tra principi, cardinali e personaggi di spicco della società italiana tra ‘600 e ‘700, oltre a filosofi, santi e figure popolari, provenienti da collezioni pubbliche e private. 

Si tratta della seconda tappa della mostra che si è appena tenuta nel Palazzo Ducale dei Castromediano di Cavallino di Lecce, ma con integrazioni e varianti che ne circoscrivono l’ambito cronologico tra gli inizi del ‘600 e gli anni ’30 del ‘700, quando la cultura del Barocco rimane ancora vitale. 

La rassegna, che ha un carattere di studio, trattandosi di opere in buona parte mai esposte al pubblico, si compone idealmente di due sezioni ritrattistiche. 

Una prima espone ritratti reali, raffiguranti personaggi ripresi nella loro concreta fisionomia, che posarono per artisti che li ritrassero dal vero, cogliendone la fisionomia e la psicologia, dei quali si conosce in molti casi l’identità. Accanto a questa produzione esiste una ritrattistica più intima e individuale, tesa a rendere il carattere e la psicologia dei personaggi, che ha un punto di avvio nella ritrattistica naturalistica di tradizione caravaggesca. Sono comprese in questa sezione anche “teste di carattere”, cioè studi fisiognomici di volti, aventi carattere di studio autonomo o funzione propedeutica a composizioni più grandi. 

Una seconda sezione illustra invece ritratti ideali e allegorici, raffiguranti cioè personaggi realmente vissuti, ma le cui effettive fisionomie non sono note e furono create dagli artisti sulla base di testimonianze scritte o di interpretazioni iconografiche consolidate. Rientrano in questa tipologia ritratti di santi, come san Pietro e san Giuseppe, o ritratti di filosofi dell’antichità, di cui è accertata l’esistenza ma non la vera fisionomia, ma anche rappresentazioni di personalità legate al mito o alla fantasia. 

Oltre a dipinti provenienti da istituzioni pubbliche (Ariccia, Palazzo Chigi; Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Corsini; Roma, Accademia Nazionale di San Luca), vengono presentate anche opere provenienti da collezioni private, tra cui The Marignoli di Montecorona Foundation, la collezione Lemme e un’importante collezione privata inglese. 

Tra i dipinti più significativi il San Giacomo Minore di Giovanni Baglione, firmato e datato 1626, recentemente riportato all’attenzione degli studi, la cui rilevanza nella vasta produzione dell’artista è documentata anche da disegni preparatori. Di notevole interesse iconografico il più realistico ritratto di San Camillo de Lellis, riferibile ad un ignoto pittore caravaggesco: un ritrovamento in coincidenza con l’anno camilliano, per la prima volta esposto al pubblico! Di straordinaria qualità pittorica il Ritratto di vecchio della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, opera di Pietro Paolo Rubens, padre del Barocco, eseguita attorno al 1609 immediatamente dopo il viaggio in Italia. 

Riveste un notevole interesse storico ed artistico il Ritratto di Padre Niccolò Riccardi, detto “Padre Mostro” di Andrea Sacchi, ricordato da Bellori nella biografia sul pittore, ritenuto sino ad oggi perduto dalla critica. Riccardi, oratore e teologo domenicano, soprannominato “Padre Mostro”, sia per il suo aspetto fisico, che per la sua straordinaria erudizione, è noto soprattutto per la questione legata al processo di Galileo Galilei. Legato da amicizia e stima nei confronti del grande scienziato, dette nel giugno 1631 il suo imprimatur alla stampa del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Tuttavia la forte opposizione di Urbano VIII pose il frate in una posizione ambigua, costretto a sequestrare il libro, cui seguì il famoso processo conclusosi con la “solenne abiura” del 23 giugno 1633.

Se il fine dell’arte barocca, che interessa buona parte delle opere esposte, è quello di educare, convincere e commuovere attraverso gli strumenti della tecnica e dell’immaginazione, facendo ricorso all’allegoria e alla metafora celebrativa, i ritratti di pontefici, monarchi e principi eseguiti nel corso di due secoli rientrano appieno in tale categoria estetica. Sono “ritratti monumento”, che devono eternare i personaggi in posa, destando ammirazione e nel contempo soggezione, essere un monito per chi li ammira, nell’esaltazione del prestigio e del potere assoluto di una sola classe sociale: l’aristocrazia. A tale genere celebrativo si accosta il Ritratto allegorico del generale Johann Palffy o il Ritratto equestre di George Keith, conte di Marischal. 

Tra gli specialisti della ritrattistica seicentesca sono presenti Giusto Sustermans, Giovanni Maria Morandi, Guglielmo Cortese “il Borgognone”, Giovan Battista Gaulli, Ferdinand Voet, Giovanni Odazzi, che pubblicano i volti di personaggi reali, cui si affiancano “teste di carattere” di Jacopo Chimenti detto “l’Empoli”, Pietro Bellotti, Giandomenico Cerrini e Pietro Paolini.

Per la scultura, assieme alla nota terracotta di Mechiorre Cafà raffigurante Alessandro VII, uno dei capolavori della ritrattistica del Barocco romano, il busto del cardinale Leopoldo de’ Medici di Ercole Ferrata che si affianca al ritratto giovanile del nobile fiorentino di Sustermans. 

Tra i ritratti ideali un Filosofo astrologo del periodo riberesco di Luca Giordano e un Sant’Andrea riferibile al soggiorno veneziano dello stesso camaleontico artista, qui particolarmente influenzato da Tintoretto e da Tiziano. Rientra nella sezione un Giobbe di Mattia Preti, come pure una spirituale e delicatissima Madonna di Carlo Maratta, che per tale specialità era definito “Carluccio delle Madonne”, oltre ad un meditativo San Giuseppe di Giuseppe Maria Crespi. Di spiccata sensualità la nordica Maria Maddalena del pittore tedesco Ignazio Stern. 

Si impongono per qualità nell’ambito della ritrattistica del primo ‘700 un sontuoso Ritratto di gentiluomo di Francesco Solimena, riferibile al periodo della dominazione austriaca del viceregno di Napoli, attorno al 1725-30, e una delle migliori versioni del Ritratto del cardinale Pietro Ottoboni, definito da Francis Haskell “The most adventurous patron of the time”, opera inedita di Francesco Trevisani. 

Conclude la rassegna un’intensa immagine di San Filippo Neri, sospesa tra visione estatica e orazione interiorizzata, di Corrado Giaquinto. Pubblicato quasi mezzo secolo fa in un catalogo della Heim Gallery di Londra, il dipinto si inquadra nell’ambito della produzione giovanile di Giaquinto, mostrando, nella ibridazione culturale che manifesta, la sensibilità onnivora e la capacità di assorbimento del grande pittore pugliese.

Presentando il biglietto della mostra "Barocco a Roma. La Meraviglia delle arti" si ha diritto ad una riduzione sul biglietto di ingresso.
E', altresì, prevista la riduzione sul biglietto d'ingresso alla mostra "Barocco a Roma. La Meraviglia delle arti" presentando il biglietto della mostra "RITRATTO E FIGURA da Rubens a Giacquinto"