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12/10/22

Giuseppe Mulas, trino

 


L'autunno espositivo di Giuseppe Mulas a Torino si spartisce fra tre diverse situazioni spaziali. La storica galleria InArco, lo spazio Société Interludio e il suo project space a Cambiano. 

Legano gli spazi un lavoro particolarmente forte e intimo. 





CS

Le congiunzioni, le lontananze, l’incomunicabilità con l’ambiente esterno e i punti di contatto universali tra piacere dissoluto e introspezione sono il sostrato delle opere di Giuseppe Mulas, che nella mostra diffusa ALL THE STARS OF YOUR NIGHT elabora un linguaggio ambiziosamente articolato tra tecniche e mezzi differenti.

Tre momenti, corrispondenti a tre esposizioni interconnesse: la Prefazione, sorta di camera di decompressione in penombra prima dell’intercedere in un mondo di enigmi privati e metamorfosi psichiche, rileva gli istanti di iato tra la vita nel mondo reale e la creazione artistica che plasma nuovi concetti, incomunicabili al di fuori dell’opera; Le esistenze impossibili sono residui di paradosso, giacenze di significato misterioso alla base della poetica di Mulas.

Altrettanto insita nell’animo dell’artista, in un tripudio accanitamente sgargiante di colori e attraversando multiformi temerarie tecniche (la scultura su ceramica, la pittura su tela e il grattage sulla carta), è la concezione che guida la lettura di ALL THE STARS OF YOUR NIGHT, svolgimento principale del discorso dedicato ai familiari e a se stesso, dove la materializzazione dell’innocenza, decodificata quale sessualità simultaneamente erotica e libera, primitiva e raffinata, smaliziata e fanciullesca, sovrappone con prorompente spontaneità attitudini e orientamenti. I simboli privati vengono sottratti al principio della comunicazione trasparente, con un linguaggio arcano che rafforza l’elemento percettivo rispetto a quello conoscitivo evidenziando il dato istantaneo, ovvero ciò che è astratto ma effettivamente percepito, ed esasperando al contempo la concretezza dell’oggetto; il segno acceso sullo sfondo scuro (blu e viola quasi neri) che emerge dal graffio (che è anche ferita) disturba la superficie delle cose per accogliere, con un senso a tratti giocoso e a tratti struggente, una profonda riflessione sui sentimenti umani. Un codice espressivo peculiare, che apre il vitalismo tenace del soggetto ai contesti di memoria collettiva – una vera e propria “lettera aperta agli affetti”, questi ultimi personaggi aggraziati e potenti, totemiche allegorie nel vagare di stelle insinuatesi nella composizione.

Esterrefatta è infine la visione di Doppio sogno: all’interno di un involucro di stilnovismo morboso, lo sguardo rivela l’immagine dell’amata come un’apparizione dello stato di natura (la fidanzata come costellazione o come sirena); una regressione che è insieme decostruzione del topos della donna angelicata e riscrittura del rapporto cristallino ma contraddittorio con gli altri. La mostra del resto è in ogni sua parte tesa alla condivisione – il “YOUR” del titolo principale allude all’ambivalenza tra la “tua” e la “nostra” notte – emotiva prima ancora che tangibile, alla ricerca di un interlocutore dotto e altresì comprensivo, in grado di trattare la materia con delicatezza e ironia.

Federica Maria Giallombardo