Translate

29/06/24

100 anni della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti



 Per il suo centesimo anno di storia la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, parte delle Gallerie degli Uffizi, ha ideato una bella mostra virtuale con 50 capolavori.




Storia 

Acquistato nel 1550 da Cosimo I de’Medici e dalla moglie Eleonora di Toledo per trasformarlo nella nuova residenza granducale, Palazzo Pitti diventò ben presto il simbolo del potere consolidato dei Medici sulla Toscana. 

Reggia di altre due dinastie, quella degli Asburgo-Lorena (successori dei Medici dal 1737) e dei Savoia, che lo abitarono in veste di reali d'Italia dal 1865, Palazzo Pitti porta ancora il nome del suo primo proprietario, il banchiere fiorentino Luca Pitti, che alla metà del Quattrocento lo volle edificare – forse su disegno di Brunelleschi – al di là dell’Arno, ai piedi della collina di Boboli.

Attualmente è sede di cinque diversi musei: il Tesoro dei Granduchi e il Museo delle Icone Russe, con la Cappella Palatina, al pianterreno, la Galleria Palatina e gli Appartamenti Imperiali e Reali al piano nobile del Palazzo, la Galleria d'Arte Moderna e il Museo della Moda e del Costume al secondo piano.

27/06/24

Nuovo lessico famigliare


 All'inizio del mese ha aperto, vicino a Vicenza, una nuova fondazione dedicata all'arte contemporanea, si tratta della Fondazione Sandra e Giancarlo Bonollo per l’arte contemporanea che nasce nel 2023 come istituzione no profit con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea e i nuovi linguaggi artistici emergenti. Dopo oltre 30 anni di collezionismo appassionato dal respiro internazionale, i fondatori, Giancarlo Bonollo e Sandra Dal Santo, oggi desiderano condividere con il territorio la loro esperienza. L’intento profondo è quello di creare un polo espositivo che sia punto di riferimento per l’arte contemporanea internazionale, grazie a curatele ed artisti di spessore che si distinguono per un linguaggio estetico innovativo.


Gli spazi di un antico complesso monastico sono stati ristrutturati e aprono con la mostra "Lessico famigliare" che trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Natalia Ginzburg (1963), la mostra indaga temi quali intimità, collettività e memoria in un presente in crisi. Attraverso le opere di dieci artiste e artisti la mostra svela la sua essenza: una grammatica visiva ed emozionale familiare, personale e al tempo stesso collettiva, capace di attraversare la Storia universale a partire dalle molte storie individuali racchiuse in ciascuna opera, storie che ci parlano e nelle quali possiamo ritrovare anche noi stessi.

25/06/24

JB Blunk alla Martell Foundation


JB Blunk entrain de sculpter Continuum, c. 1979. © Mike Conway Courtesy JB Blunk Estate


 Presso la  Martell Corporate Foundation è in corso la prima mostra retrospettiva in Europa dello scultore americano JB Blunk (James Blain Blunk, 1926-2002) organizzata in collaborazione con la figlia Mariah Nielson, direttrice della JB Blunk Estate, con il contributo per la ricerca di Anne Dressen, curatrice del Museo d'Arte Moderna della Città di Parigi.

La mostra CONTINUUM è un'immersione nell'opera di JB Blunk, poco noto al grande pubblico, ma leggendario per molti artisti, per i quali rimane fonte di ispirazione.

La mostra presenta una vasta collezione di pezzi realizzati da Blunk permettendoci di comprendere il suo approccio unico: che si tratti di creare opere d'arte o creare oggetti di uso quotidiano, il suo lavoro - in costante dialogo con l'ambiente - è un potente appello che pone al centro la creazione della vita quotidiana.

Blunk ha tratto ispirazione dal rapporto che aveva con la natura che lo circondava quotidianamente: situato vicino alla cittadina di Inverness in California, in un sito eccezionale nel cuore della foresta e vicino alla costa del Pacifico. L'artista ha cercato per tutta la sua vita di creare una connessione profonda con il suo ambiente, utilizzando le risorse naturali che ha trovato (ceppi di sequoia e tronchi di legni, terra, pietre, ecc.) per creare un corpus di opere che si riconnettono con forme ancestrali di espressione e gioco. con scale sia modeste che monumentali.

Una selezione di oltre 150 pezzi tra cui opere scultoree, ceramiche, mobili, modelli, dipinti, schizzi e fotografie originali provenienti dalla JB Blunk Estate e da collezioni private illustra l'ampiezza della sua pratica artistica, all'intersezione tra arte e artigianato. La mostra rivela in particolare una delle sue prime ceramiche conosciute, realizzate a Los Angeles, mentre era studente alla UCLA, negli anni '40, ma anche una serie di modelli in legno, raramente esposti fino ad ora. Infine, corrispondenza, schizzi e opere provenienti dagli archivi di famiglia fanno luce sul processo lavorativo dell'artista, sui suoi legami amichevoli e professionali ma anche sulle sue fonti di ispirazione, siano esse le prime civiltà, i diversi approcci alla spiritualità o anche la sua visione pionieristica in termini di ecologia.

Un filmato appositamente commissionato per l'occasione ci invita a comprendere le molteplici sfaccettature della casa e del laboratorio che lo scultore aveva costruito interamente con le sue mani, dalla struttura architettonica ai mobili, passando per le stoviglie, gli interruttori o ancora il lavandino completamente scolpito. Realizzata principalmente con materiali di recupero, la Blunk House, emblematica della sua pratica e del suo stato d'animo, è considerata la sua principale opera d'arte totale. Il cortometraggio si concentra sulla trasmissione dell'ambiente unico in cui Blunk viveva con la sua famiglia vicino alla costa selvaggia di Point Reyes, nel nord della California.

JB Blunk, Untitled, c.1990 © Daniel Dent.  Courtesy JB Blunk Estate

Un secondo nuovo film ci permette di scoprire una selezione di quattro opere d'arte monumentali installate nella regione di San Francisco: scolpite da blocchi di sequoia gigante, queste pratiche sedute rivolte alla comunità e installate negli spazi urbani testimoniano un'altra parte del lavoro di Blunk .

Il corso si estende su 900 m2 e affronta il lavoro di Blunk attraverso 6 sezioni tematiche – Giappone, Paesaggio, Casa, Archetipi, Processo e Arte nello spazio pubblico – presentando il suo approccio olistico al design, all'arte e all'architettura. Come la sua vita e la sua opera, le sezioni della mostra sono interconnesse e permeabili, offrendo ai visitatori un'immersione sensibile nelle varie discipline e tecniche da lui praticate. La scenografia è stata appositamente progettata dal designer Martino Gamper in collaborazione con la graphic designer Kajsa Ståhl (Åbäke).

Per Anne-Claire Duprat, direttrice della Fondazione “Rivelando il lavoro poco conosciuto di un artista che celebra la forza della natura, della vita e della creazione al crocevia delle discipline, questa retrospettiva soddisfa l'ambizione della Fondazione Martell di incoraggiare la l’emergere di nuovi approcci artistici incentrati sulla trasformazione ecologica dei territori e dei nostri stili di vita”.

The Blunk House à Inverness, Californie © Leslie Williamson Courtesy JB Blunk Estate

24/06/24

London Art Week

Quest'anno la London Art Week si svolgerà a fine mese e comprenderà l'arte più raffinata con qualsiasi mezzo attraverso i millenni, con una primaria concentrazione di importanti commercianti internazionali di dipinti, disegni, sculture e oggetti d'arte eccellenza. Quest'anno LAW dedica un'attenzione particolare al mezzo delle opere su carta. Questa voce più flessibile puntare al vecchio mercato principale è attraente per i collezionisti nuovi e più giovani.

Durante LAW Summer, il nuovo collaboratore Trois Crayons fornirà un hub comune per ospitare eventi internazionali lavora su commercianti di carta anche dalla Francia e dal Belgio, insieme a discorsi su questo focus speciale. Il fulcro sarà situato nel cuore di Mayfair al numero 9 di Cork Street, lo spazio espositivo permanente di Frieze. La collaborazione mira a rafforzare l’importanza di lunga data della capitale come centro di eccellenza per gli anziani in particolare i disegni principali, sostenendo la posizione di Londra come destinazione cruciale per il mercato internazionale collezionisti e curatori di musei.

Presto sarà annunciato un programma di eventi con conferenze e tour. La mappa della London Art Week, in formato cartaceo e online, è illustrata da Adam Dant e individua ogni luogo. Sarà inoltre disponibile per tutti un catalogo digitale tramite un codice QR.

22/06/24

Wolfgang Laib. Una montagna da non scalare. Per Monet



A Parigi il Musee dell'Orangerie propone le opere di Wolfgang Laib, nato in Germania nel 1950, in cui la natura invade l’arte. 

I suoi materiali, il polline, il latte, il riso, la cera d’api, determinano quindi la forma finale delle sculture dalle forme geometriche semplici progettate dall’artista (quadrati, coni, allineamenti). 

Ognuna delle sue opere viene quindi presieduta da una serie di gesti semplici e parsimoniosi che ingaggiano una relazione con la natura: raccogliere, setacciare, versare.


21/06/24

Superbo Guercino




La storia dell’arte italiana è da sempre un continuo percorso di certezze del grande valore dei suoi artisti, che però spesso subiscono anche l’ombra del tempo come è già successo con artisti quali Caravaggio o Moroni. Questa riflessione può valere anche per Giovanni Francesco Barbieri (Cento, 1591-Bologna, 1666), detto Il Guercino, a causa di una forma di strabismo, che la stupenda mostra alle Sale Chiablese dei Musei Reali a Torino rimette in luce in un ricercato percorso storico che prende le mosse dalle tante opere presenti nelle collezioni sabaude e nelle più importanti raccolte nazionali, da cui molte opere sono giunte per questa esposizione.




Il titolo della mostra "Guercino. Il mestiere del pittore", che durerà fino al 28 Luglio, chiarisce molto bene il percorso di ricerca che i curatori Annamaria Bava dei Musei Reali e da Gelsomina Spione dell'Università di Torino hanno ideato per farci immergere nella professionalità del grande artista barocco. 

La mostra si apre con l'"Autoritratto" che proviene dalla Schoeppler Collection di Londra, che offre già subito l'immagine ideale e concreta di questo maestro della pittura. 




Le diverse sezioni, una decina con oltre 110 lavori, sono ricche di un buon apparato informativo e di tante opere che mettono in risalto, spesso in confronti con artisti coevi, Carracci, Guido Reni, Domenichino e Scarsellino, le grandi doti del maestro di Cento. Un cammino che affronta temi biografici e culturali, analizzando anche il libro dei conti, le dinamiche di vendita e le tecniche adottate per la realizzazione delle sue opere.




Il percorso affronta così gli anni di formazioni ispirati alle opere della pittura bolognese, fra cui gli ammirati Carracci, per proseguire con i decenni di crescita e successo con lavori molto significativi come la serie di quadri realizzati per il papa Gregorio XV, che ritornano, dopo diversi secoli, nuovamente insieme per questa esposizione, si tratta di  "Susanna e i vecchioni" dal Museo del Prado,  "Lot e le figlie" da San Lorenzo a El Escorial, la "Resurrezione di Tabita" dalle Gallerie degli Uffizi e "Il Ritorno del figliol prodigo" dai Musei Reali.



L'occasione è anche il poter vedere da vicino, cogliendo i raffinati dettagli, dopo il recente restauro, della monumentale pala della "Madonna del Rosario" che tornerà poi nella chiesa di San Domenico in Torino. 




Fra le tante opere presenti in mostra c' è la superba tela con Venere, Marte e Amore (1633) delle Gallerie Estensi, che gioca direttamente con lo spettatore e la suggestiva "Assunta" (1620), che una volta era nella chiesa del Rosario a Cento.




La mostra, sostenuto da BPER e NovaCoop e prodotto da CoopCulture con Villaggio Globale International, è presso le  Sale Chiablese, parte dei Musei Reali di Torino, in piazzetta Reale, orario di apertura dal martedì alla domenica dall 10 alle 19.







20/06/24

Marco Bagnoli da Persano a Torino

 


Presso la Galleria Giorgio Persano è in corso la mostra VOLUCELLE con le recenti opere ideate da Marco Bagnoli  per lo spazio di Torino di via Stampatori.

L’artista torna in galleria dopo la grande esposizione EMA KHAM SUM del 2006 in via Principessa Clotilde.

Il titolo della mostra è VOLUCELLE. Tratto da un quadro di Picabia e scritto di suo pugno. La scritta contiene la parola luce che è il filo conduttore della personale di Bagnoli e dà titolo anche alla scacchiera in alabastro con la forma degli scacchi che rimanda sia alla figura del danzatore di Harappa – custodito nel museo archeologico di Delhi – sia per allusione all’ultima partita di Marcel Duchamp. Dove gli scacchi occupano ormai tutto lo spazio e non è più possibile alcun movimento.

Lo spazio della galleria è dominato dunque da questa immobilità che solo la luce può attraversare.




Una grande “libreria” occupa la sala centrale, uno spazioxtempo che si fa contenitore – e incorpora oggetti – quasi ad indicare come nel fondamento della poetica di Bagnoli possano essere accolte molte opzioni comprese in un’unità.

Un gioco di rimandi favorito dalle pedine della scacchiera che proiettano le loro ombre dove è dipinto il logo di Atelier Marco Bagnoli: la parola io x te e la parola sanscrita.

Sulla libreria prendono posto anche i prototipi lignei della scacchiera, a sottolineare che: “A contare, nelle sue proposte, è il dialogo, che fa risuonare tra loro, mediante il ricorso a colori e oggetti, a luci e ombre, il fisico e il mentale, l’emotivo e il logico.” – come ebbe a scrivere Germano Celant nella monografia dedicata all’artista.




In mostra anche una mongolfiera in acciaio, Senza titolo (Fontana), 2002, contenente una parabola in vetro smaltata in rame al terzo fuoco e Nel Paesaggio di Xvarnah una cartella di grafiche che riproducono un intervento pittorico dell’artista su sette miniature persiane fotografate a Istanbul e che rappresentano un paesaggio dell’origine in una luce senza ombra alcuna.

A completare il percorso: log 0 = ̶ ∞ (Banda Rossa x parabola ∞), 19 febbraio 2014, una serie di 8 fotografie in cui riflessi cangianti della banda sono testimoni di luce nel concavo di una parabola di rame.

Banda e Parabola – due opere simboliche di Bagnoli – che si fondono per dar vita a un inedito lavoro.

Immagini poste in dialogo con un pilastro di pietra, Luce su pietra serena, 2010, che aprono e chiudono la mostra. Un’opera unica che evoca un percorso di trasmutazione che da pietra si fa luce.






Louise Bourgeois a Napoli



 Lo Studio Trisorio di Napoli propone un omaggio a Louise Bourgeois una dei più influenti artisti contemporanei, affiancandosi a prestigiosi musei come la Galleria Borghese e Villa Medici a Roma, il Museo Novecento e il Museo degli Innocenti a Firenze.

Sono presentati 35 disegni realizzati dall'artista tra il 1947 e il 2008 e 4 sculture in bronzo che testimoniano la sua poetica nel corso di un lungo arco cronologico.




L'arte di Louise Bourgeois è permeata di ricordi autobiografici che riguardano tutti gli aspetti della sua vita, in particolare l'infanzia trascorsa a Parigi, e il rapporto con la madre e il padre sono rimasti una profonda fonte di ispirazione perché, come ha affermato la stessa artista, hanno non hanno mai perso il loro mistero, magia e drammaticità.

Nelle opere di Louise, la pratica del disegno sembra accompagnare quella della scrittura, passatempo che ha portato avanti per tutta la vita nei suoi diari, tessendo così la trama dei suoi ricordi più intimi.




Se i suoi disegni sono spazi creativi in ​​cui annota emozioni e idee, “infilandole come farfalle”, le sue sculture sono forme ancora più tangibili, immagini tridimensionali realizzate per esorcizzare il passato e le paure inconsce, superando così il caos interiore. Sono generati da ricordi che riemergono dal corpo, che l'artista definisce i “semi” delle sue opere.

Geometrie astratte o a spirale, riferimenti espliciti a corpi femminili e maschili, sono gli elementi ricorrenti del vocabolario artistico di Bourgeois, che si fonda sul bisogno di immediatezza, di esprimere il proprio stato d'animo, di narrare la complessa relazione tra l'individuo e i suoi i suoi dintorni.

19/06/24

Chicago a Londra


 Image: Judy Chicago: Revelations, 2024. Installation view, Serpentine North. © Judy Chicago/Artists Rights Society (ARS), New York. 
Photo: Jo Underhill. Courtesy Judy Chicago and Serpentine

A Londra presso la Serpentine è in corso la mostra "Revelations" dedicata all'artista pionieristica, autrice, educatrice, storica culturale e femminista Judy Chicago (nata nel 1939, Chicago, USA). 

Chicago divenne famosa alla fine degli anni '60 quando sfidò il panorama del mondo dell'arte dominato dagli uomini realizzando opere che fossero coraggiosamente dal punto di vista di una donna. Artista poliedrico, il lavoro di Chicago è definito da un impegno per l'artigianato e la sperimentazione, sia attraverso la scelta del soggetto che per il metodo e i materiali che utilizza.

Nel corso dei suoi sessant’anni di carriera, Chicago ha contestato l’assenza e la cancellazione delle donne nel canone culturale occidentale, sviluppando un linguaggio visivo distintivo che dà visibilità alle loro esperienze. A questo scopo, Chicago ha prodotto progetti individuali e collaborativi che affrontavano i temi della nascita e della creazione, il costrutto sociale della mascolinità, la sua identità ebraica, le nozioni di potere e impotenza, l’estinzione ed esprimeva la sua preoccupazione di lunga data per la giustizia climatica.


 Image: Judy Chicago: Revelations, 2024. Installation view, Serpentine North. © Judy Chicago/Artists Rights Society (ARS), New York. 
Photo: Jo Underhill. Courtesy Judy Chicago and Serpentine

Judy Chicago: Revelations traccia l'intero arco della carriera di Chicago con un focus specifico sul disegno, evidenziando opere raramente viste. Diversi elementi multimediali coinvolgenti, tra cui un'app AR, una cabina di registrazione video e altri componenti audiovisivi, distinguono questo spettacolo dalle precedenti indagini sul lavoro di Chicago. Con quaderni di schizzi, film e diapositive mai visti prima, interviste video ai partecipanti di The Dinner Party (1974-79), registrazioni audio e una visita guidata a The Dinner Party realizzata dalla stessa Chicago, questo nuovo approccio all'esposizione del lavoro di Chicago rende il la presenza dell'artista si è fatta sentire in tutta la galleria.

La mostra prende il nome da un manoscritto miniato sconosciuto di Chicago, scritto all'inizio degli anni '70, che sarà pubblicato per la prima volta in concomitanza con la mostra da Serpentine e Thames & Hudson. Intitolato Revelations, questo lavoro visionario è una rivisitazione radicale della storia umana che recupera alcune delle storie di donne che la società ha cercato di cancellare e che Chicago non avrebbe mai immaginato sarebbe stata pubblicata durante la sua vita. Estratti audio del libro possono essere ascoltati in ciascuna delle gallerie attraverso un'audioguida di accompagnamento, creando senza soluzione di continuità un collegamento tra arte visiva e parola scritta che ha occupato la pratica dell'artista sin dagli anni '70.


 Image: Judy Chicago: Revelations, 2024. Installation view, Serpentine North. © Judy Chicago/Artists Rights Society (ARS), New York. 
Photo: Jo Underhill. Courtesy Judy Chicago and Serpentine

18/06/24

L' Autoritratto di Leonardo da Vinci


Nel cuore di Torino c’è quel bellissimo antro delle meraviglie che è la Biblioteca di Palazzo Reale che a sua volta ospita un magnifica raccolta di disegni fra cui lo storico Autoritratto di Leonardo da Vinci, un’opera che è un’icona di fama internazionale e che da sempre ha affascinato il pubblico di tutto il mondo.




La Biblioteca Reale di Torino presenta questo famoso disegno in una mostra appositamente dedicata, ma propone, a rotazione nel tempo, parte della sua ricca raccolta con altri pezzi storici, yra cui disegni di Michelangelo, Raffaello e tanti altri meravigliosi lavori delle più importante epoche artistiche.




La visita inizia attraversando il Salone palagiano della Biblioteca Reale dove due apparati tecnologici consentono di conoscere l'opera scientifica e creativa di Leonardo e l'interesse che ha suscitato anche nel mondo scientifico. Si prosegue poi verso il fondo della biblioteca e si accede al meraviglioso Caveau, realizzato grazie alla Consulta, associazione che raccoglie alcune storiche aziende torinesi per la salvaguardia del patrimonio culturale ed artistico della città.




Il percorso è diviso in due sezioni una dedicata al ritratto e agli studi che Leonardo fece al tempo della sua permanenza al Castello di  Amboise, estratti dal famoso codice Atlantico provenienti dalle collezioni della Veneranda Pinacoteca Ambrosiana di Milano e da fogli appartenenti alla collezione reale sabauda.




Nella prima sezione un percorso di avvicinamento è realizzato attraverso alcuni disegni e al diario della visita che il Cardinale Luigi d’Aragona fece al Maestro, ad Amboise, il 10 ottobre 1517, che descrive i lineamenti dell'artista. Al centro del percorso c'è l'iconico ritratto, poi vengono proposti alcuni studi e riflessioni anatomiche che l'artista fece sul corpo umano e animale. 




Il disegno del suo volto, che potremmo quasi definire uno dei selfie più antico e famoso della storia dell'arte, è stato realizzato da Leonardo da Vinci con la tecnica definita “sanguigna”, e risale all’incirca al 1515, quando Leonardo aveva 63 anni. Presenta i lineamenti di un uomo elegante e maturo, avvolto da una folta barba e incorniato da lunghi capelli. 





La seconda sezione della mostra racconta della fama e della diffusione di questo ritratto che  inizialmente fu riprodotto in maniera certosina nel 1570 e poi nei primi decenni del 800 da Raffaele Albertolli, talmente fedele che fu anche confuso come un autentico disegno del maestro vinciano. Questa parte di mostra mette così in risalto quanto il disegno dell'Autoritratto abbia affascinato gli studiosi e il pubblico più vasto, diffondendolo in tutte le epoche e in tutto il mondo. 




La mostra "L’Autoritratto di Leonardo – Storia e Contemporaneità di un Capolavoro", è stata curata da Paola Salvi e gode dell'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, è visitabile fino al 30 Giugno, dal Martedì alla Domenica dalle  09.00 alle 18.30, la biglietteria chiude alle 17.30




17/06/24

Munch a Milano

 Edvard Munch, The Girls on the Bridge, 1927. Oil on canvas, 100,5x90 cm. Foto Halvor Bjørngård. ©Munchmuseet


Fra i tanti eventi del prossimo autunno sicuramente la mostra "Munch. Il grido interiore" che si svoglerà dal 14 Settembre a Palazzo Reale a Milano, sarà una di quelle più gettonate. 

Ci saranno oltre 100 opere prestate eccezionalmente dal Munch Museum di Oslo per la più importante mostra dedicata al genio di Edvard Munch.

Il progetto è stato ideato da Palazzo Reale e Arthemisia che vogliono rendono omaggio a uno dei più importanti artisti del Novecento, che ha saputo interpretare il tormento e l’inquietudine dell’essere umano.

L’ampia retrospettiva racconterà l’intero percorso umano e artistico di Munch, esponendo opere tra le più note e iconiche della storia dell’arte.


Edvard Munch, Starry Night, 1922–1924. Oil on canvas, 80,5x65 cm. Photo © Munchmuseet


CS

Dopo 40 anni dall’ultima mostra a Milano, Edvard Munch (Norvegia, 1863 -1944) viene celebrato con una grande retrospettiva, promossa da Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo.

Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete
per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano.

La vita di Munch è stata segnata da grandi dolori che lo hanno trascinato ai limiti della follia: la perdita prematura della madre e della sorella, la tragica morte del padre, la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen. Tutto ha contribuito a formare la poetica di Munch, che riuscirà a esprimere, grazie a un eccezionale talento, il suo grido interiore trasformandolo in opere d’arte. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore riescono a raggiungere ogni essere umano, trasformando le sue opere in messaggi universali, il malessere esistenziale che affligge ogni essere umano. È questo che ha determinato la grandezza di Munch, rendendolo uno degli artisti più iconici del Novecento.

La mostra, curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, racconterà tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua produzione, e lo farà attraverso 100 opere, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), ma anche La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).

Ad arricchire la mostra milanese, è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista ed espandere i temi delle sue opere esplorando diversi linguaggi, dal cinema all’architettura, dalla musica alla letteratura e molto altro.
Il programma sarà pubblicato prossimamente sui canali di comunicazioni dei partner coinvolti.

La mostra avrà una seconda tappa a Roma, a Palazzo Bonaparte, dal 18 febbraio al 2 giugno 2025.

L’ARTISTA
Munch è uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti, passioni e inquietudini della sua anima, comunicandoli in maniera potente e tragica.
Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Per Lasseu Krohg, col quale iniziò la carriera pittorica nel 1880, si spostò a Parigi per la prima volta nel 1885 e qui subì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.

Munch fu per tutta la sua vita condizionato dalla sofferenza e dalla mancanza che conobbe già da bambino, quando subì la perdita scioccante della madre e della sorella, malate di tubercolosi.

A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne la sua prima personale, che non solo non fu apprezzata, ma fu anche reputata scandalosa: da quel momento Munch ha incarnato la figura dell’artista eversivo e maledetto.

Una vita precaria e vissuta “sull’orlo di un precipizio” che lo portò all’alcolismo e a una crisi psicologica, fino al ricovero in alcune case di cura tra il 1908 e il 1909.
Scegliendo l’isolamento, si spostò quindi nella sua proprietà di Ekely a Oslo fino alla sua morte nel 1944, dopo un mese dal suo ottantesimo compleanno.

15/06/24

Phyllida Barlow da Hauser & Wirth Somerset


 
Il lavoro di Phyllida Barlow (1944 – 2023) trova una sua espressività negli eleganti spazi della Hauser & Wirth Somerset.




Una celebrazione dell'approccio trasformativo dell'artista britannico alla scultura, in occasione del decimo anniversario del centro artistico inaugurato dalla mostra personale di Barlow "GIG" nel 2014. 




La mostra storica, curata da Frances Morris, si basa sul suo stretto rapporto di lavoro con l'artista durante la sua vita.