Giovanni Muzio IV Biennale di Arti Decorative di Monza, 1930 Salone del Marmo © Archivio Muzio
La Fondazione Prada presenta nella sede di Milano il progetto espositivo “Post Zang Tumb Tuuum.
Art
Life Politics: Italia 1918-1943” dal 18 febbraio al 25 giugno 2018. La
mostra, a cura di Germano Celant, esplora il sistema dell’arte e della
cultura in Italia tra le due guerre mondiali, partendo dalla
ricerca e dallo studio di documenti e fotografie storiche che rivelano
il contesto spaziale, temporale, sociale e politico in cui le opere
d’arte sono state create, messe in scena, nonché vissute e interpretate
dal pubblico dell’epoca.
Il
periodo storico tra il 1918 e il 1943 è caratterizzato in Italia dalla
crisi dello stato liberale e dall’affermazione del fascismo, nonché da
una costante interdipendenza tra ricerca artistica, dinamiche
sociali e attività politica. Come ha sottolineato Jacques Rancière nel
suo libro “Le partage du sensible. Esthétique et politique” (2000),
l’arte non esiste mai in astratto, ma si forma e prende forma in un
determinato contesto storico e culturale. In questo
senso l’aspetto politico e quello estetico sono inscindibili. Partendo
da questo assunto, le testimonianze fotografiche e testuali che sono
all’origine della selezione delle opere in mostra, documentano la
produzione artistica e culturale del periodo tenendo
conto di una pluralità di aspetti e ambienti in cui è realizzata ed
esposta: dall’atelier d’artista alle collezioni private, dalle grandi
manifestazioni pubbliche alle esposizioni e rassegne d’arte italiana in
ambito nazionale e internazionale, dalle architetture
ai piani urbanistici, dalla grafica alla prima produzione in serie di
arredi. Secondo Germano Celant, i documenti ritrovati e presentati oggi
in questo progetto “sintetizzano la funzione comunicativa dell’opera
d’arte, offrono una storia reale, fuori dalla
trattazione teorica dell’artefatto”. Funzionano come mezzi di “cultural
understanding”, per usare l’espressione di David Summers, che
“garantiscono all’oggetto d’arte un territorio particolare, quello di
apparire ad un’audience allargata, in determinate situazioni
sociali e politiche”.
L’indagine,
svolta in collaborazione con archivi, fondazioni, musei, biblioteche e
raccolte private, ha portato alla selezione di oltre 500 lavori, tra
dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi,
progetti e modelli architettonici, realizzati da più di 100 autori. In
“Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943” questi
oggetti sono introdotti da immagini storiche, pubblicazioni originali,
lettere, riviste, rassegne stampa e foto personali,
così da mettere in discussione la decontestualizzazione espositiva, in
cui l’opera d’arte è tradizionalmente ridotta a una presenza neutra e
isolata. Ricostruire, invece, le condizioni materiali e fisiche della
sua presentazione originale non solo consente
di indagare il complesso sistema di relazioni tra autori, galleristi,
critici, ideologi, politici, collezionisti, mecenati e spettatori, ma
permette anche di esplorare il dispositivo di mostra nelle sue diverse
declinazioni, come un elemento essenziale dell’universo
simbolico del tempo. Una
lettura che sottolinea ulteriormente come l’esposizione di immagini e
di prodotti nazionali, anche in contesti internazionali, sia stata
utilizzata dal fascismo come uno
strumento flessibile, adattabile e moderno, un mezzo funzionale al
progetto di
rifare gli italiani e di plasmare la loro esperienza del mondo.
Salone delle Cerimonie, V Triennale di Milano, 1933 Opere di Sironi, Severini, De Chirico, Campigli e Funi © La Triennale di Milano
Il
progetto di allestimento, ideato dallo studio 2x4 di New York in
dialogo con il curatore, si presenta come un percorso immersivo, ritmato
da venti ricostruzioni parziali di sale espositive pubbliche e private.
In questi ambienti, costituiti dall’ingrandimento in scala reale delle
immagini storiche, vengono ri-collocate le opere originali di artisti
come Giacomo Balla, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico,
Fortunato Depero, Filippo de Pisis, Arturo Martini,
Fausto Melotti, Giorgio Morandi, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi,
Arturo Tosi e Adolfo Wildt, tra gli altri. Si rinnova così l’osmosi tra
espressione artistica e aspetti contestuali, come arredi, elementi
architettonici, dettagli decorativi e soluzioni
allestitive, che permette una conoscenza maggiore delle opere esposte e
degli artisti e un’interpretazione più approfondita della storia delle
arti in Italia. Si ripercorre così la dialettica tra singoli autori ed
esponenti di movimenti, gruppi e tendenze,
come Futurismo, Valori Plastici, Novecento, Scuola romana, i cosiddetti
Italiens de Paris, il gruppo degli astrattisti e Corrente, che animano
un panorama artistico e culturale, caratterizzato da eclettismo e
pluralismo espressivi e in cui convivono avanguardia
e ritorno all’ordine, sperimentazione e realismo, intimismo e
propaganda.
Carlo Carrà nello studio milanese di via Pascoli, 1934 © Archivio Carlo Carrà
L’attenzione
al contesto sociale, politico e vitale si traduce in mostra anche nella
presentazione di progetti architettonici, piani urbanistici e
allestimenti di grandi eventi quali la Mostra della
Rivoluzione Fascista (1932), l’Esposizione dell'Aeronautica Italiana
(1934), la Mostra nazionale dello Sport (1935) e l’imponente disegno
dell’E42. L’intero percorso espositivo è scandito da focus tematici
dedicati a figure di politici, intellettuali, scrittori
e pensatori (tra i quali Giuseppe Bottai, Piero Gobetti, Antonio
Gramsci, Carlo Levi, Alberto Moravia, Luigi Pirandello, Margherita
Sarfatti e Lionello Venturi) che, così come gli artisti, sviluppano la
propria autonomia espressiva partecipando attivamente
o restando indifferenti alle indicazioni del regime, o al contrario,
subendone o criticandone le imposizioni in campo politico, culturale e
artistico.
Lucio Fontana nel suo studio di via De Amicis, Milano 1933 © Fondazione Lucio Fontana