Testo realizzato per una conferenza il 20 Febbraio 2003 al:
Centro Artistico Culturale Bertello Borgo San Dalmazzo (Cuneo)
Associazione per la divulgazione dell'arte contemporanea
?????????????L' a r t e c o n t e m p o r a n e a ????????????? versione del 13/01/04
Già nell'arte dei secoli precedenti la figurazione non voleva solo essere rappresentazione del vero ma anche interprete di qualcosa di più personale, intimo. Ciò si nota bene in un'opera come la "Madonna dal collo lungo" del Parmigianino (Francesco Mazzola) 1503-1540, alla Galleria degli Uffizi, che s'iscrive nel Manierismo, il quadro non è un semplice rappresentare un ipotetico vero ma sviluppa diversi temi che possiamo dire quasi "concettuali" e la forma non è aderente al vero e al bello, ma ne sublima le strutture.
Nella contemporaneità l'arte ha messo una accelerazione a questo atteggiamento allontanandosi dal semplice problema estetico affrontando nuovi campi e tecniche. In questa breve relazione cercherò di darvi alcuni elementi per capire il perché di codesta trasformazione.
Io e le immagini....
Nella mia vita (diciamo in questi ultimi 30 anni) ho visto almeno:
2.400 film (2 alla settimana),
10.000 brani musicali (dal pop al sinfonico),
7.200 artisti di fama (intesi come coloro che realizzano quadri e sculture),
3.000 libri (3 al mese),
8.000 riviste consultate (24 al mese).
200 video-giochi (ma io non li amo moltissimo, forse perché sono una frana)
Queste semplici informazioni indicative per chiarire il mio, ma penso anche vostro, bagaglio visivo... una produzione sterminata d'immagini, cosa che fino a 50 anni fa era impensabile (e non ho considerato quelle prodotte e visibili dallo schermo televisivo...).
Questo piccolo elenco di dati per iniziare a parlare d'arte, termine che uso per definire un oggetto il cui valore non si ferma solo all'aspetto pratico/estetico (come potrebbe essere una forchetta o una sedia...in questo caso parlo di design) ma possiede in sé un messaggio che personalmente definisco "sensibile" cioè trasmette una sensazione a chi lo guarda che definire non so... e qui ognuno potrebbe dire la sua... penso che tutti noi coltiviamo un proprio concetto di "bellezza", quindi il discorso che farò sarà impostato secondo una sensibilità il più possibile allargata ad un gusto medio.
Da dove provengono queste immagini.
Siamo ormai in un vero magma culturale, sempre più specifico e sempre più complesso, ma forse non è così anche nel nostro quotidiano vivere... una volta esisteva, per comunicare, la voce, se si era a portata d'orecchio, o la scrittura se molto più lontani; oggi c'è il telefono, internet, gli sms, tv, radio etc... che ci permettono di essere sempre rintracciabili in ogni angolo del mondo e da cui provengono la maggior parte delle immagini del nostro quotidiano.
Ieri, parlo solo di una 50 d'anni fa', mangiavamo prodotti coltivati a 50, esageriamo a 100 km. da noi, oggi non sappiamo nemmeno se sono nati dalla madre terra...
Ieri si conoscevano tutti gli abitanti della propria città, oggi non sai chi è il tuo vicino di casa...
Tutto cambia, speriamo in meglio, e anche l'arte si è trasformata, sono cambiate le tecniche, i soggetti, le committenze, la funzione, il suo uso. E fino a qui in generale penso che tutti noi condividiamo queste asserzioni perché noi siamo sempre più consapevoli che l'arte è spesso, ma non solo, un bene di consumo, essa non svolge più una funzione di rappresentanza di un potere, e quindi ora proviamo ad analizzarla come un qualsiasi prodotto industriale, o forse meglio dire artigianale.
Produzione
Prendendo come modello una città come Parigi in cui attualmente si valuta che ci siano circa 1400 artisti affermati, cioè che vivono del loro lavoro artistico. Ipotizzando un piccolo calcolo: se ogni artista produce almeno un lavoro ogni due mesi abbiamo ben 8'400 opere in un anno (dati indicativi), se facciamo un ragionamento simile per Londra, New York, Tokyo, Nuova Delhi, Città del Messico, Rio de Janeiro, si arriva ad un numero folle d'opere d'arte prodotte in un anno circa 50'400 pezzi...
La nostra realtà locale (Cuneo) offre, secondo quanto da me conosciuto dall'ultima catalogazione, un numero d'artisti che hanno realizzato almeno un'esposizione in un luogo pubblico (dal professionista al dilettante) di 183 persone, di cui una ventina di loro ha esposto oltre i confini regionali. Quindi se ognuno di questi soggetti realizza sei opere all'anno per i 92 comuni d'Italia abbiamo almeno 101.016 opere realizzate in un anno, una montagna di oggetti, ma non sempre opere d'arte. E di sicuro la stima è al ribasso.
Distribuzione
Questa per quanto riguarda la produzione. Ora analizziamo la distribuzione, che ha gli albori alla fine dell'Ottocento con i primi mercanti d'arte a Parigi che iniziano ad affacciarsi sul mondo economico di una realtà nuova, la borghesia, che richiede opere con cui abbellire le proprie case. Già Paul Durand-Ruel (1831-1922), principale gallerista degli impressionisti, inizia una strategia di vendita con la valorizzazione degli artisti. Il controllo dei principali nomi del mercato viene vincolato con un contratto che leghi al gallerista stesso tutta la loro produzione, in cambio viene curata la promozione delle opere, anche con apertura di gallerie all'estero (New York, Londra etc..) e impiegando critici amici o sostenendo pubblicazione di testi in campo artistico favorevoli.
Si ricordano anche Ambroise Vollard (1869-1939) stratega dei fauves e di Picasso, Gauguin e Cezanne; Daniel-Henry Kahnweiler (1884-1979) promotore dei cubisti, cui Picasso si legherà dal 1909, vero e proprio promotore pubblicitario ante-litteram. Creatore di un vero mercato diffuso e differenziato in varie strategie. Altri famosi venditori furono Berthe Weill, Léonce Rosenberg, sostenitore del De Stijl e di De Chirico, e recentemente Leo Castelli (1907-1999) principe del mercato americano dagli anni 60 fino alla fine degli anni 70.
Attualmente il mercato dell'arte è fortemente influenzato da una serie ristretta di gallerie e di case d'aste (Sotheby's Christies, in particolar modo) che monopolizzano la realtà di scambio, siamo in pratica in una situazione d'oligopoli. Tale ristretto gruppo di pressione influenza in modo pesante, sia a breve che a lungo periodo, la realtà artistica e le sue tendenze.
Noi sappiamo che oggi ci sono circa 1,3 milioni di transizione per un ammontare di 26,8 miliardi d'euro. Questo mercato è ristretto, perché il 90% del mercato è diviso fra Europa e Usa. In Europa ci sono circa 28'700 imprese che occupano direttamente 73'600 persone.
Le tecnologie
Nella storia dell'arte grandi mutamenti sono avvenuti sia per la creatività degli artisti sia per le novità tecnologiche. Questi primi cambiamenti presero forma negli anni 60 (alcuni segnali iniziarono già col periodo Dada), quando gli artisti decisero di allargare l'uso dei mezzi espressivi, relegando a ruolo secondario la pittura e la scultura; fino nei casi estremi a de-materializzare l'opera stessa come succederà col periodo concettuale e poi ora col web. Queste novità hanno messo in crisi l'idea stessa del mercato dell'arte. Creando una biforcazione che sempre più si amplifica fra l'Arte e "l'arte-gianato" commerciale. I più antichi scossoni sono arrivati con la fotografia (1835), il cinema (1927), la televisione (1940) e i video (1980) e per ultimo la digitalizzazione dell'immagine (così fotografia, video, web, stampa si assemblano e diventano un tutt'uno). Tutte tecnologie che solo recentemente sono diventate di larga diffusione, permettendo a chiunque di esprimersi (e diventare un artista!?!?!). Seguendo queste considerazione, legate al supporto tecnico, possiamo affermare la marginalizzazione della pittura (che tende sempre di più ad assomigliare ad un fumetto.. e anche qui ci sarebbe un bel confronto da fare...), idem per la scultura (breve considerazione sullo slittamento/coinvolgimento nelle performance o installazioni), ci metterei i video anche se poi sì dovrebbe mettere in relazione tutta una produzione filmica che possiede già una lunga e stupenda storia, sicuramente migliore di tanti video che solo perché fatti da artisti dovrebbero essere più significativi (come i corto o i lungometraggi). Ci sarebbe anche la fotografia, ma penso che il meglio sia già stato fatto negli anni 60/70, quindi la forma d'arte contemporaneo più significativa è l'installazione (inteso come un uso di più media (fotografia, musica, luci, video, spazi etc..) o internet come nuova tecnica a portata casalinga e, questo mi piace moltissimo, autogestibile dall'artista al di fuori di un valore commerciale (non sto qui a fare il solito panegirico sull'importanza del gallerista e della sua capacità di creare dal nulla (inteso anche come artista) dei geni artistici). Un altro aspetto da segnalare e l'assurdità del pezzo numerato, usare mezzi di diffusione di massa per realizzare pezzi limitati, un vero controsenso richiesto dal mercato per poter sostenere se stesso. Attraversiamo quindi un periodo molto complesso, ma quando mai non è così, in cui pare che tutto sia già stato espresso. Infatti, siamo in pieno revival culturale, un periodo in cui da tutti i settori sì sta guardando al passato, forse per mancanza d'idee o perché si sono sondati ormai tutti i territori possibili dal semplice fiore alla tecnologia più spinta, o ancora non si è in grado di riconoscere gli elementi che rappresentano il presente. Probabilmente bisogna approfondire tutto quello che è stato portato in superficie ma troppo velocemente abbandonato. O probabilmente tutto questo magma rappresenta benissimo la contemporaneità.
Dedichiamo anche un attimo per vedere dove andiamo a vedere questa arte? I luoghi in cui essa si "consuma"
Tipologia dei Musei contemporanei
- Spazi costruiti per l'arte contemporanea/moderna
A) spazi espositivi realizzati per ospitare opere d'arte moderna, luoghi che agiscono come raccolte o spazi espositivi in modo classico (Mostre con un titolo, una critica, un aspetto storico, una documentazione dell'evento etc..) Centre Pompidou, Tate, Castello di Rivoli, etc.. questi spazi hanno il grande problema che sono stati realizzati in forma rigida e classica, o peggio ancora che non tengono conto delle esigenze espressive contemporanee.
B) spazio sperimentale o laboratorio, luoghi realizzati per mostra che in parte sono legati alla struttura classica ma che cerca di essere più immediati nel raccogliere gli umori espressivi contemporanei, svolgono un lavoro che non vuole solo storicizzare. Questi luoghi sono di recente ideazione, come ad esempio il Palais de Tokyo, Villa Arson, le case degli artisti etc..
- Spazi Museali
Musei ed istituzioni non legate all'arte contemporanea/moderna ma che diventano, in certe occasioni spazi utili per ospitare tali realtà. Spesso per realizzare un confronto o dialogo fra le tecniche e le espressività. Esempio progetto Gemine, uso dei musei italiani per allestire mostre di giovani artisti,
- Spazi indipendenti dal contesto artistico
A) spazi della realtà quotidiana, slegati dalla funzione istituzionale dell'arte, nel suo complesso (antica, moderna etc..) ma che si realizzano con la metodologia dell'allestimento, con delle opere materiche, un curatore...cioè spazi non adibiti all'arte come luoghi religiosi (chiese, conventi..), luoghi storici (archeologici, monumentali...), piazze, capannoni industriali, hotel, bar, vetrine dei negozi, centri commerciali etc.. fra gli esempi più interessanti la rassegna "Manifesta", che ogni volta cambia luogo espositivo (Francoforte, San Sebastian etc..)
B) spazi liberi in cui non è richiesto, nei casi estremi, nemmeno l'intervento del pubblico... luoghi naturali, abitazioni private, eventi indipendenti. In questi casi ne esiste solo una documentazione creata ad hoc...
- Spazi multimediali
Giornali, web, radio, cellulari, etc..
Come esempio di rassegne d'arte vediamo quelle che sono considerate le più importanti mostre
L'anno scorso a Kassel, con la rassegna Documenta (che ogni 5 anni tenta di realizzare un momento di riflessione sull'arte contemporanea), quasi tutte le opere esposte erano tese ad analizzare e studiare il presente soprattutto con un atteggiamento sociologico/documentaristico. Ponendo l'accento su che cosa l'arte deve trattare. In un generale disagio sociale, culturale o individuale.
Quest'anno anche i proclami per la Biennale sono molto forti; "sopravvivenza" "utopia" "clandestini" "smottamenti" queste parole per descrivere l' "arcipelago" Biennale, dieci rassegne curate da professionisti, critici e anche artisti. Tutte riunite sotto il titolo complessivo "Sogni e conflitti. La dittatura dello spettatore" ".. perché lo spettatore controlla con la sua presenza o assenza il successo di ogni rassegna o iniziativa culturale.." "Non mostrerà un'arte politica bensì una riflessione sulle politiche dell'arte", avvisa Bonami nel comunicato della Biennale. Otto le sezioni all'Arsenale, due ai Giardini di Castello: qui, al Padiglione Italia, si terrà "Ritardi e rivoluzione", curata dallo stesso Bonami e da Daniel Birnbaum, mentre l'altra mostra è "La zona", progetto realizzato da A12 e curato da Massimiliano Gioni. Quanto alle otto mostre all'Arsenale, "Z.O.U. Zone d'urgenza" sarà firmata dal cinese Hou Hanru, "Sistemi individuali" dallo sloveno Igor Zabel, "La struttura della sopravvivenza" dall'argentino Carlos Basualdo, "Stazione utopia" dal terzetto composto dall'americana Molly Nesbit, dallo svizzero Hans Ulrich Obrist e dall'artista tailandese Rirkirt Tiravanija, "Conflitto" da Catherine David che ha diretto "Documenta X", "Il quotidiano alterato" dall'artista messicano Gabriel Orozco, "Clandestini" ancora da Bonami, "Smottamenti" da Gilane Tawardos con il Forum Africa contemporary art. Segnaliamo anche che la Palestina non avrà un padiglione, come qualcuno sospettava, ma l'intervento di una singola artista negli spazi esterni dei Giardini. Via si cerca di accontentare un poco tutti, così sarà difficile sbagliare ma si dirà nulla di nuovo?
Gli aspetti culturali
I primi segnali di cambiamento sono avvenuti con la pop art e il minimalismo, da quando si è iniziato a creare opere legate a diversi mezzi, non prettamente classici (pittura e scultura), e lavori artistici che si realizzavano in uno scorrere del tempo (happening etc..). Essi hanno aperto le porte all´espressività della land art, dell´arte concettuale, della body-art. Gli artisti non seguono più una particolare corrente ma si evolvono autonomamente. Interessante notare come da questo momento in poi non si sono più avute evoluzioni lineari ma fenomeni di differenziazione a volte dialoganti fra loro o che crescono indipendentemente dal contesto generale. Forme evanescenti, descrittive, narrative. Il minimalismo è stato anche un momento significativo per avvicinarci a nuove considerazioni sulla società e sull'ambiente. Rinnovando le culture, le tematiche, portandoci ad un superamento delle correnti artistiche, creando un'indipendenza dell'artista e la diversificazione del mercato. L'arte che diventa soggetto, si dibatte su cos'è arte, qual è il suo linguaggio, la sua funzione, su chi è artista. Si fanno riflessioni sull'opera e sui soggetti che la conoscono, si formano nuovi artista e nuovi fruitori. E fra queste figure si sviluppa un dialogo. L'artista può definire cosa sia un'opera/espressione e cosa non lo sia, cioè cosa egli non vuole affermare e ciò che egli vuole affermare. Sempre di più le opere portano in se un valore di forma interattiva. Un'attenzione al dialogo, alla multifunzione, al coinvolgimento dello spettatore, alle relazioni, ai rapporti. Sempre più i momenti artistici sono caratterizzata dalla convivialità, dall'incontro, da uno spirito comunitario. (artisti che realizzano ristoranti, negozi, che interagiscono con i galleristi (facendoli diventare opere o usando i loro mezzi). Forse perché una delle componenti dell'umanità è la sua socievolezza.
L'artista deve essere capace di ascoltare continuamente, intuire, percepire ogni suono del mondo, ogni segnale della comunità, e convertire tutto ciò in un nuovo mondo reale. L'artista come antropologo che sappia descrivere il proprio presente. Egli deve saper entrare nel sistema sociale e sapersi rivolgere alla collettività, sia usando modi pubblicitari o elaborando forme più intimistiche. Se la vita è una necessità, l'arte è la sua forma. Non solo più oggetti ma un coordinamento di materiali, spazio e tempo. L'arte diventa vita, rinunciando al suo estetismo per diventare "estasi" (via esageriamo!!!). Essa può avere una via sia spirituale sia espressionista di un'energia personale che prende forma. In una società come la nostra, dove i bisogni materiali sono già stati realizzati, l'arte ha il compito di soddisfare il nostro "essere spirituale". Un grosso rischio è correre, seguendo lo spirito consumistico, verso una continua ricerca di un nuovo, in un meccanismo di consumo infinito ma insoddisfacente.
Oggi tutte le opere sono aperte a chiunque, le letture possono essere molteplici, multidirezionali. Oggi l'artista non è più un creatore di semplici immagini o forme, essendo chiunque in grado di crea un'immagine, ma un creatore di realtà. Non limitandosi alla semplice funzione di creatore di oggetti ma realizzando eventi, sensazioni, incontri, che diventano i nuovi elementi base dell'arte. Quasi come un'estensione dell'opera materica, uno sviluppo reale di un quadro o di una scultura in un determinato spazio e tempo. Molto importante notare la differenza rispetto agli anni 60/70 in cui tutto il lavoro artistico era realizzato con un atteggiamento rivoluzionario, di contrasto e contrapposizione al mondo. Oggi questo atteggiamento risulta inutile, obsoleto, dopo tutti questi anni di attesa di una rivoluzione, si è capito che non c'è più nulla da rivoltare.. anzi si adotta un atteggiamento da "Virus" cioè da elemento che all'interno del sistema muta e altera le funzioni del sistema stesso.
Siamo completamente liberi di amare ciò che più ci piace non dobbiamo più sottostare a nessun diktat culturale, e come tutte le libertà è molto difficile poterla gestire.......o forse preferiamo avere dei vati che ci dicono cosa amare?
Queste sono alcune mie idee sull'arte del presente, forse incomplete e confuse, ma in attesa di un confronto aperto con altre visione....
(Domenico Olivero)
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