Translate

14/09/25

Vivono


Hervé Guibert - L‘oiseau, Santa Catarina, 1982  stampa ai sali d’argento / gelatin silver print, vintage, 15x23 cm  Courtesy Felix Gaudlizt

Fra le tante mostre in arrivo per la stagione autunnale una che sta suscitando un particolare interessere è "VIVONO. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996" proposta al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato con la curatela di Michele Bertolino

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta, da sabato 4 ottobre 2025 a domenica 1° marzo 2026, VIVONO. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996 a cura di Michele Bertolino. Si tratta della prima mostra istituzionale che ricompone la storia dimenticata delle artiste e degli artisti italiani colpiti dalla crisi dell’HIV-AIDS. Opere d’arte, poesie, paesaggi sonori e video si combinano a materiali d’archivio e memorie personali per delineare un possibile percorso che attraversa gli anni dal 1982 al 1996–dalla prima segnalazione di AIDS conclamato in Italia all’arrivo delle terapie antiretrovirali–restituendo l’urgenza e l’unicità di quel tempo. La mostra, di cui Intesa Sanpaolo è Partner, è presentata nelle sale storiche del Centro Pecci che, tra il 1992 e il 1994, ha proposto numerose attività espositive, culturali e sociali per combattere lo stigma e la disinformazione intorno all’AIDS e che oggi conserva in Eccentrica, mostra permanente della collezione, Commemuro (1993), opera di Francesco Torrini a ricordo di amiche e amici morti a causa dell’AIDS. VIVONO riconosce questa genealogia ed è realizzata insieme a un comitato scientifico, composto da curatrici, archivisti e attiviste impegnate a leggere la crisi HIV-AIDS con gli occhi dell’attualità.

Il percorso espositivo si apre con una produzione filmica realizzata per l’occasione anche grazie al  sostegno di Candy e commissionata a Roberto Ortu, in stretta conversazione con il curatore. Nel film, le poesie di Dario Bellezza, Massimiliano Chiamenti, Nino Gennaro, Ottavio Mai, La Nina, Marco Sanna e Pier Vittorio Tondelli, poeti che hanno vissuto con HIV e lo hanno raccontato nei loro testi, sono lette da attrici, attivisti e artiste. Le loro parole, spazio di confessione o carne viva che si fa toccare e baciare, prendono vita e precipitano nel tessuto della vita quotidiana contemporanea. È una riflessione sull’amore e l’affetto che chiede: come amiamo insieme?

L’archivio è la spina dorsale della mostra. Costruito a più voci con Valeria Calvino, Daniele Calzavara e i Conigli Bianchi, raccoglie documenti, manifesti, articoli di giornale, video e tracce sonore che, come appunti, tratteggiano la dimensione storica, politica, sociale e culturale italiana tra il 1982-1996. Per sottolineare il carattere non-finito di questa ricostruzione, i materiali sono presentati su grandi bacheche da lavoro dotate di ruote, che suggeriscono la possibilità di riconfigurare la narrazione. Affiorano tra i documenti storici, gli interventi di Emmanuel Yoro e Tomboys Don’t Cry che offrono delle prospettive contemporanee di lettura, sottolineando vuoti e silenzi.

Tra i documenti, sono presentate le opere d’arte di artiste e artisti italiani, tracce o testimonianze, spesso gridate a pieni polmoni altre volte sussurrate, che complicano la comprensione di quegli anni e offrono occasioni di approfondimento su questioni specifiche. Parlano di esperienze di vita, descrivono una temperatura emotiva che è fatta di felicità e dolore, e coniugano ricerca estetica, attivismo politico, storie personali e posizioni filosofiche. Le opere di artiste e artisti internazionali espandono ulteriormente queste riflessioni, presentando lavori che, esposti in Italia tra il 1982 e il 1996, hanno avuto un impatto importante nella comunità artistica o nell’attivismo: i poster di Gran Fury, esposti alla Biennale del 1990 (e per la prima volta da allora ripresentati in Italia), si relazionano alle opere di Keith Haring; le tende di organza blu di Felix Gonzalez-Torres (presentate al Castello di Rivara nel 1991) convivono con i lavori di David Wojnarowicz e Walter Robinson, proposti a Milano da Corrado Levi nel 1984.

Tre sale monografiche sono dedicate al lavoro di Nino Gennaro, Francesco Torrini e Patrizia Vicinelli, nelle cui opere, poesia, immagine e corpo si integrano. Le tre figure propongono tre attraversamenti specifici in quegli anni. Vicinelli dà alla parola uno spessore fisico, la trasforma in corpo, fragile e combattivo, in grado di desiderare e toccare la libertà. Nino Gennaro lotta per il diritto alla casa e contro la mafia, è inserito in un tessuto sociale intersezionale, parla di affetto e amore, dell’importanza della gioia e del riconoscimento reciproco in opere che uniscono ricerca verbo-visiva, teatro e collage. 

Francesco Torrini, legato alla comunità fiorentina degli anni ‘80 e consapevole delle esperienze internazionali, dice del corpo come luogo di memoria e condensa nelle sue opere un’attenzione spirituale laica. L’HIV-AIDS non è un tema o un soggetto delle opere, quanto più una griglia interpretativa tramite cui guardare al mondo, coglierne la fragilità e proporre la bellezza, tattile, relazionale e di vita, come possibile risposta a una pandemia spesso silenziata.

L’allestimento della mostra, progettato da Giuseppe Ricupero, si pone come dispositivo di avvicinamento ai lavori. Sviluppato sui toni del bianco, è un percorso alla luce del sole tra storie, persone e posizioni artistiche che sono state spesso messe ai lati. Tramite dispositivi mobili e strutture pensate per ciascuna delle artiste e artisti, il progetto espositivo media tra lo spazio museale e una dimensione intima e domestica, insistendo sulle relazioni di affetti, geografie e corpi che attraversano VIVONO.

Come si vive l’amore e la gioia quando tutto intorno è oscurità? Che fine fanno la rabbia e la speranza quando tutto sembra perduto? Come si respira, come si agisce insieme per costruire un futuro in un tempo di minaccia diffusa e vulnerabilità condivisa? Quali alleanze nascono per ritrovare il senso di un sorriso? Quali parole e immagini scegliamo per raccontare le nostre perdite e le nostre conquiste? Come ci guardiamo negli occhi?

VIVONO guarda agli anni della crisi dell’HIV-AIDS in Italia come un momento generativo, in cui si  sono formate alleanze inaspettate, in cui l’amore è diventato spazio di azione politica, si è tradotto in sostegno, affetto, cura, carne. VIVONO è una storia collettiva, il ritratto di una generazione viva: parole scritte, immagini, voci e linguaggi si intrecciano con il sesso, l’immaginazione e il lutto, evocando utopie che ancora ci appartengono, ancora pulsano, ancora vivono.

Ad accompagnare la mostra, la pubblicazione di un catalogo edito da Axis Axis e suddiviso in due volumi. Il primo, VIVONO. Archivio è un estensivo apparato iconografico dove documenti e opere d’arte, disposte secondo una cronologia lineare, raccontano la storia politica e sociale di quegli anni e offrono una prima occasione di approfondimento e di accesso alle vicende. Il secondo, VIVONO. Reader, raccoglie dieci saggi commissionati, che propongono letture storico-artistiche e testimonianze, e un’antologia che presenta poesie e lettere di alcune delle artiste e degli artisti esposti in mostra.

Partner Intesa Sanpaolo
Grazie a Candy per il sostegno alla realizzazione del film
Sponsor Enrico Pecci di Alberto Pecci & C.
Si ringrazia Edra per aver gentilmente messo a disposizione i divani dell'allestimento della sala 8



13/09/25

Museion 40


 

Da quarant'anni a Bolzano Museion promuove eventi culturali per il territorio, e per festeggiare questo traguardo ci sarà  l'evento 24HOURS.

Una maratona tra arte e performance della durata di 24 ore – un giorno e una notte di momenti indimenticabili – che si svolgerà dalle 14:00 del 13 settembre alle 14:00 del 14 settembre, in collaborazione con Transart Festival, per mostrare cosa un museo e l'arte contemporanea possono essere oggi.

 Tra i protagonisti: il magnetico Marino Formenti, con una ininterrotta performance pianistica di 24 ore; l'ingegnosa Geumhyung Jeong, che condurrà un laboratorio performativo e pratico sulla costruzione di un robot; e il Collettivo Amigdala, con una suggestiva performance corale notturna. 

A intensificare l'esperienza, saranno presentate opere di lunga durata di Ragnar Kjartansson e Sven Sachsalber, che indagano in modo profondo ritualità, memoria e resilienza.

Al secondo piano del museo, visitatori e visitatrici potranno inoltre scoprire Museion Art Club – URBAN BRIDGE – uno skatepark pienamente funzionante nato dalla collaborazione con Murarte e l'Associazione Sk8ter Project.

Concepito per celebrare il finissage della mostra Graffiti, il progetto porta l'energia della cultura urbana in tutte le sue forme nello spazio museale.

Alla conferenza di presentazione, che si svolgerà oggi, interverranno Marion Piffer Damiani, presidente di Museion, Bart van der Heide, direttore di Museion, Heinrich Gasser, uno dei fondatori dell'Associazione Museion, Peter Paul Keinrath, fondatore e direttore artistico di Transart, insieme ad altre autorità del territorio.

Con le nostre domande, storie e immaginazione, contribuiamo attivamente alla vita culturale della regione. È proprio questo lo spirito che vogliamo celebrare con questo evento – un momento speciale per ritrovarsi, riflettere e immaginare insieme i prossimi capitoli della nostra storia.

12/09/25

Wolfgang Tillmans al Centre Pompidou

 


Sta per concludersi la mostra di  Wolfgang Tillmans al Centre Pompidou nel cuore di Parigi che poi chiuderà per alcuni anni per i grandi lavori di rinnovamento, eccovi la visita alla mostra accompagnati dall'artista che racconta questo importante progetto che si è realizzato diffuso nei diversi spazi dell'edificio. 



11/09/25

Nasce la Biennale di Bukhara

 
Senza titolo, 2024–2025  di Marina Perez Simão Brasile in collaborazione con Bakhtiyar Babamuradov Uzbekistan Foto di Felix Odell per gentile concessione della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation

Grande evento a Bukhara, in Uzbekistan, con la recente apertura della Biennale che vede la presentazione di oltre 70 progetti site-specific, realizzati in da più di 200 partecipanti provenienti da 39 paesi e sei continenti, sono stati  svelati venerdì 5 settembre, segnando l'evento culturale più grande e diversificato dell'Asia centrale fino ad oggi.

L'evento commissionato da Gayane Umerova e curato dalla direttrice artistica Diana Campbell, ha come tema curatoriale "Ricette per  cuori infranti" e assume la forma di una festa immersiva e multisensoriale che si svolge nell'arco di dieci settimane.

Riunendo nomi di fama internazionale da ogni angolo del mondo con maestri artigiani uzbeki e artisti agli inizi della carriera  , la Biennale di Bukhara è una nuovissima piattaforma in continua evoluzione per la collaborazione creativa e l'apprendimento.

L'edizione di debutto si svolge in punti di riferimento di importanza storica, recentemente restaurati dall'architetto Wael Al Awar, che  continueranno a ospitare eventi e workshop didattici tra ogni biennale. Tra

i progetti principali figurano la struttura a ragnatela olfattiva di Delcy Morelos; il labirinto di corpi umani a grandezza naturale di Antony Gormley  ; gli organi a mosaico di Oyjon Khayrullaeva; L'arazzo ikat lungo chilometri di Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser)  con spettacoli di luna piena; i paesaggi onirici immersivi e ancestrali di Aziza Kadyri; e i pasti offerti da Subodh  Gupta sotto una monumentale scultura in smalto, e molto altro ancora




Eccovi il comunicato stampa 

 L'edizione inaugurale della Biennale di Bukhara (BBBB),  Recipes for Broken Hearts , è stata aperta al pubblico, con  oltre settanta commissioni site-specific di oltre 200  partecipanti provenienti da 39 paesi e sei continenti,  che si dispiegano in monumenti recentemente restaurati fino al 20 novembre  2025. Commissionata da  Gayane Umerova, Presidente della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation (ACDF)  e curata dalla Direttrice Artistica  Diana Campbell , l'edizione di debutto abbraccia le secolari tradizioni artigianali dell'Uzbekistan, svelando opere, performance e installazioni nate da collaborazioni tra artisti e artigiani locali. Sfidando le forme gerarchiche di apprendimento, la  House of Softness della biennale  ha inaugurato il suo programma di conferenze, con ulteriori iniziative che si svolgeranno durante le dieci settimane dell'evento, tra cui attivazioni culinarie presso il ristorante biennale  Café Oshqozon ; un  simposio sull'Asia centrale a ottobre;  e la  BBBB Curatorial School  tenutasi in collaborazione con la Delfina Foundation .  A chiusura della biennale, il  Rice Cultures Festival , co-curato da Diana Campbell e Marie Hélène Pereira, coinciderà con un  programma di poesia  curato da Katya García-Antón, ispirato alle origini dei poemi epici in Asia centrale, e con un menù di Jeong Kwan e Subodh Gupta, che incorpora ingredienti fermentati nel corso della biennale.

Basandosi sulle radici di Bukhara come centro di scambio, produzione creativa, pellegrinaggio e studi intellettuali, la Biennale di Bukhara vede i partecipanti fare il loro debutto istituzionale, riunendo artisti emergenti provenienti dall'Uzbekistan e da oltreoceano insieme ad alcuni degli artisti contemporanei viventi più affermati al mondo. L'iniziativa inaugura la prima fase di un Distretto Culturale in evoluzione, guidato dalla Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF), nell'ambito di un impegno a lungo termine per il restauro e la rivitalizzazione del patrimonio storico della città.

"La Biennale di Bukhara rappresenta un'importante pietra miliare nella costruzione di un'eredità per la città di Bukhara e per l'Uzbekistan in generale, con il primo posizionamento della città sulla mappa culturale contemporanea globale e un'occasione per riconnettersi con il resto del mondo. Riunire artisti e maestri locali è stato possibile grazie al sostegno della fondazione alla comunità artigianale locale e all'impegno nel proteggere e coltivare una visione che metta la cultura al primo posto per lo sviluppo del Paese. Ci auguriamo che tutti i partecipanti siano toccati e ispirati dalla storia multiforme di Bukhara e dalla biennale come nuova esperienza e piattaforma creativa per la popolazione uzbeka." – Gayane Umerova, Commissaria della Biennale di Bukhara e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF).

Disseminati lungo il percorso dell'antico Canale di Shakhrud, i siti della biennale formano una costellazione di progetti site-specific realizzati in Uzbekistan. Estendendosi su un'area di 500 metri della città vecchia di Bukhara, la biennale trasforma monumenti storici recentemente restaurati, tra cui la Madrasa Rashid, la Madrasa Gavkushon, la Moschea Khoja Kalon e quattro caravanserragli interconnessi: Fothullajon, Ayozjon, Ahmadjon e Mirzo Ulugbek Tamokifurush. 

Ispirandosi alle ricette tradizionali di guarigione per il corpo e l'anima della nonna bukhariana, l'artista  Oyjon Khayrullaeva  collabora con i maestri mosaicisti  Raxmon Toirov  e  Rauf Taxirov , incastonando organi umani in mosaico nelle pareti di tutti e sei i siti della biennale.  Erika Verzutti  fonde il suo linguaggio scultoreo con la tradizione locale, lavorando con il maestro intagliatore  Shonazar Jumaev  su una torre di melograni in legno: simboli di fertilità e prosperità nella forma delle tradizionali colonne in legno di Bukhari, che segnano la prima volta che la serie di melograni di Verzutti viene tradotta in legno. Un monumentale arazzo ikat di  Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser) , realizzato in collaborazione con  Rasuljon Mirzaahmedov , attraversa la biennale come un'arteria, ripercorrendo la scomparsa del Lago d'Aral. La sua tavolozza mutevole, tratta da immagini satellitari degli ultimi cento anni, passa dal blu intenso a tonalità di tossine, sale, muschio e fioritura fungina. Un rituale musicale con esecutori di karnay richiamerà l'acqua dal cielo in ogni luna piena da settembre a novembre, segnandone la scomparsa sia come evento ecologico che emotivo.


Mille preghiere, 2025 di Jazgul Madazimova Kirghizistan in collaborazione con le donne di Bukhara Foto di Felix Odell per gentile concessione della Fondazione per lo sviluppo dell'arte e della cultura dell'Uzbekistan

 
Con oltre la metà della popolazione uzbeka sotto i 30 anni, la Biennale di Bukhara presenta progetti che evocano un senso di giocosità.  Laila Gohar  presenta una casa fatta di  cristalli di zucchero navat uzbeki intrecciati  , realizzata in collaborazione con il maestro   artigiano  Ilkhom Shoyimkulov . Un parco giochi per i sensi, il padiglione evoca la meraviglia infantile di acquisire conoscenza attraverso il gusto.  Louis Barthélemy  crea una processione di creature immaginarie con il maestro artigiano del gesso  Abdurahim Umarov , che richiama gli animali mitologici comunemente presenti sulle facciate dell'architettura centroasiatica. Ispirandosi al passato della zona come mercato delle spezie, la  monumentale cupola smaltata di  Subodh Gupta , con stoviglie create in collaborazione con Baxtiyor Nazirov , celebra il patrimonio culinario condiviso dell'Asia centrale e meridionale. Sotto la cupola, in giornate selezionate della biennale, Gupta cucinerà per gli ospiti, invitandoli a godere delle proprietà curative di un pasto condiviso in una storica cupola commerciale rivisitata, che un tempo accoglieva i mercanti indiani.

"Per me, per molti artisti, artigiani e per il nostro team,  Recipes for Broken Hearts  è stato molto più che creare opere d'arte o allestire una mostra; è un tentativo di guarire da modi preconcetti, dolorosi e spesso obsoleti, che ci hanno insegnato a pensare all'arte in termini gerarchici. Ci siamo rivolti alla collaborazione come strumento per lavorare insieme, smantellare questi schemi obsoleti e costruirne di nuovi attraverso il nostro contributo alla prima Biennale di Bukhara". –  Diana Campbell, Direttore Artistico di  Recipes for Broken Hearts  (Biennale di Bukhara 2025)

Costruiti nel XVIII e XIX secolo per ospitare mercanti itineranti e vendere merci,  quattro caravanserragli interconnessi , il  Fathullajon ,  l'Ayozjon ,  l'Ahmadjon e  il Mirzo Ulugbek Tamakifurush , ospitano partecipanti da tutto il mondo, che considerano il dolore come parte del viaggio della vita.  La prima opera musiva in assoluto di  Marina Perez Simão , realizzata con il maestro mosaicista tradizionale bukhariano Bakhtiyar Babamuradov , trasforma il cortile in una mappa celeste di un universo immaginario. Ispirata dalla ricca storia astronomica dell'Uzbekistan,  Simão  evoca il cielo con una vasta installazione che si estende per 16 metri. In collaborazione con il maestro artigiano  Jurabek Siddikov ,  Wael ShawkyL'artista uzbeka Aziza Kadyri  si ispira alle ricerche del nonno sull'industria cotoniera statunitense,   considerando i caravanserragli come emblematici di Bukhara, un crogiolo di culture, e si concentra sulle influenze arabe, con una palma che si erge su pannelli di ottone inciso tra i caravanserragli.  Catturando la tensione tra artigianato e meccanizzazione, "Cut from the Same Cloth"  fonde il ricamo tradizionale uzbeko suzani con l'intelligenza artificiale attraverso una collaborazione con  Yulduz Mukhiddinova ; e costruisce un paesaggio onirico interattivo con  Mathieu Bissonnette . 

Ispirata alla Casa della Saggezza di Baghdad, la  Madrasa Gavkushon  si trasforma nella  Casa della Morbidezza , un santuario per l'apprendimento e la riflessione che funge anche da sala da tè, laboratorio di poesia, studio artigianale, aula e spazio espositivo.  Abdulvahid Bukhoriy,  in collaborazione con  Jurabek Siddikov,  immerge i visitatori nella  Sala Blu  , uno spazio suggestivo rivestito di piastrelle blu fatte a mano che creano una sensazione di immersione nelle emozioni ed evocano antichi rituali di guarigione locali attraverso sculture a forma di pesce. Il cortile della madrasa è stato avvolto da un baldacchino intrecciato, sospeso tra i gelsi. Progettato da  Suchi Reddy  in collaborazione con la tessitrice uzbeka  Malika Berdiyarova , il baldacchino incorpora i tradizionali motivi ikat uzbeki, creando uno spazio per l'apprendimento e la riunione.


Blue Room, 2024–2025 di Abdulvahid Bukhoriy Uzbekistan in collaborazione con Jurabek Siddikov Uzbekistan Foto di Felix Odell per gentile concessione della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation


Opere che ispirano stupore occupano la  Moschea di Khoja Kalon .  Antony Gormley  presenta un labirinto di oltre cento corpi scultorei, a grandezza naturale, collocati tra le rovine della moschea del XVI secolo. In collaborazione con il restauratore bukhariano  Temur Jumaev e il suo team , i mattoni di fango che compongono le forme umane sono realizzati utilizzando una tecnica millenaria ancora fiorente a Bukhara, con fango prelevato dal sito.  La struttura architettonica a ragnatela di Delcy Morelos  , intrecciata tra colonne, è dipinta con una miscela di curcuma e ricoperta da una profumata miscela di spezie preparata da una famiglia di mercanti di spezie bukhariani. Entrando, in un bozzolo avvolto dai profumi, l'opera evoca il profondo legame di Bukhara con la produzione della seta e il suo ruolo nel commercio globale delle spezie. Il monaco buddista coreano  Jeong Kwan  esplora la diaspora coreana in Uzbekistan, collaborando con la  comunità Koryo-saram  per fermentare kimchi e pasta di soia per tutta la durata della biennale, incarnando le proprietà curative del tempo. Parallelamente, Jeong Kwan ospita sessioni di meditazione in cima agli antichi resti della moschea di Khoja Kalon, prima di tornare per la settimana conclusiva della biennale per partecipare al programma Chefs.

La Madrasa Rashid offre gli strumenti necessari per elaborare, elaborare il lutto e commemorare, e andare oltre i cuori spezzati.  Igshaan Adams celebra la storia dei ricami in oro del quartiere circostante attraverso un'installazione tessile,  A Place for Nothingness . Sviluppata attraverso una collaborazione interculturale con le tessitrici di Bukhara  Shahnoza Irgasheva, Saida Nurva, Marjona Ruziyeva e le tessitrici sudafricane  Zandile Ntleko, Tamaryn Alexander  e  Nocawe Jamani , il cui viaggio in Uzbekistan segna il loro primo viaggio internazionale, la risposta di Adams attinge al linguaggio comune del tessile, sia come materiale che come metodo. Ispirata dal suo background nella moda e dal patrimonio Koryo-saram,  Jenia Kim  crea uno spazio per la memoria condivisa e l'appartenenza culturale, lavorando in collaborazione con i fabbri  Zokhir Kamolov e Said Kamolov .  Home of Hope  invita gli spettatori a entrare in uno spazio simile a un guardaroba, realizzato con tessuti e indumenti uzbeki provenienti dall'archivio del marchio Jenia Kim. All'interno, storie di persone comuni di Bukhara si dispiegano attraverso  le fotografie di Zilola Saidova , adornate dalla ricamatrice d'oro  Makhfuza Salimova . 

Il concept curatoriale di Diana Campbell, Recipes for Broken Hearts immagina la biennale come un corpo vivente nutrito da esperienze condivise, con attività culinarie che si svolgono nell'arco di dieci settimane presso il caffè della biennale,  Café Oshqozon . Il caffè, che in uzbeko significa "stomaco" e "recipiente per cucinare", propone menù di rinomati chef internazionali e locali ispirati a ricette per la guarigione fisica ed emotiva e allo spirito di convivialità, consentendo di assaporare i temi della biennale e di considerare pasti e ricette condivisi come una forma di apprendimento. I celebri chef uzbeki Bahriddin  Chustiy  e  Pavel Georganov  presentano un menù stagionale intitolato  Brutalist Bukhara,  un'interpretazione locale del  Manifesto della Cucina Brutalista di Carsten Höller . Il progetto, che si estende per l'intera durata della biennale, abbraccia l'unica regola guida della cucina brutalista: ogni piatto deve essere preparato con un singolo ingrediente, con la sola aggiunta di sale e acqua. Tra i piatti, un sorbetto a base di meloni, presente nell'installazione "  Slavi e Tatari " presso la Madrasa Gavkushon, offre ai visitatori l'opportunità di assaggiare ciò che vedono, godendosi un'esperienza multisensoriale. Celebrando gli scambi culturali che caratterizzano la regione, la chef messicana  Elena Reygadas  ripercorrerà il viaggio del pomodoro e del peperoncino dalle Americhe all'Asia centrale, oggi piatti base della cucina uzbeka, il 23 e  24 settembre  . Dal 10 all'11  ottobre  , la chef sierraleonese  Fatmata Binta  esplorerà il sorgo da granella resistente alla siccità, vitale sia per le comunità africane che per la popolazione del Karakalpakstan in Uzbekistan, rivelando come le tradizioni itineranti si adattino al luogo e al clima, sostenendo la vita e l'identità attraverso i continenti.

Co-curato da  Diana Campbell  e  Marie Hélène Pereira,  il  Rice Cultures Festival  segnerà la chiusura della biennale dal 16 al  20 novembre  , celebrando le tradizioni del riso provenienti da tutto il mondo, con un banchetto in stile emiro a base di paella, jollof, pulao insieme al piatto nazionale dell'Uzbekistan, il palov.

Lavorare a Bukhara è un'opportunità per immergersi in secoli di tradizione. L'arte, il design e l'architettura raffinati e cosmopoliti della città sono una testimonianza del suo passato di importante tappa lungo le Vie della Seta, quando era un centro di commercio, cultura e cultura islamica. La sua genialità risiede nel trasformare l'architettura funzionale in luoghi di meraviglia attraverso geometrie intricate e strati di simbolismo. Residenti e visitatori stanno riscoprendo parte dell'eredità di scambio culturale di Bukhara con l'edizione inaugurale della Biennale di Bukhara e l'entusiasmante visione dell'ACDF per il passato e il futuro. Il restauro e il rinnovamento del patrimonio architettonico della città sono un'aggiunta permanente e solo l'ultimo capitolo di una lunga storia. –  Wael Al Awar, Direttore Creativo di Architettura, Biennale di Bukhara 2025

In concomitanza con la biennale, il  Bukhara Archive , una mostra multimediale curata da ACDF con il supporto dell'architetto Wael Al Awar dello studio waiwai, con sede a Dubai e Tokyo, ha inaugurato nel Magoki Attori del XII secolo, un'ex moschea e uno dei monumenti più storici della città. Al Awar ha progettato il piano per il rinnovamento del centro storico di Bukhara, incluso il Distretto Culturale. La Diriyah Biennale Foundation porta alla Biennale di Bukhara il progetto vincitore dell'edizione inaugurale del  Premio AlMusalla  . Il premio è un concorso internazionale di architettura per la progettazione di una musalla, uno spazio per la preghiera e la contemplazione, inaugurato sul sito della Biennale di Arti Islamiche a Jeddah nel gennaio 2025. Altri progetti includono la  Biblioteca Nazionale per Bambini pop-up  presso la Moschea Pochakul Khoja del XIX secolo. 
 
La Biennale di Bukhara, inaugurata il 5 settembre  e conclusasi il 20 novembre  , è aperta a tutti con ingresso gratuito. Per il programma completo dell'evento, l'elenco dei partecipanti e ulteriori informazioni, visitare il sito web:  www.bukharabiennial.uz  
e www.instagram.com/bukhara.biennial/


Informazioni sull'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation 

L'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation (ACDF) preserva, promuove e coltiva il patrimonio, le arti e la cultura dell'Uzbekistan. Posizionata in prima linea nello sviluppo culturale dell'Uzbekistan, l'ACDF si impegna a promuovere l'ecosistema culturale del paese, a guidare l'economia creativa e a offrire opportunità ai professionisti a livello locale, regionale e globale. L'ACDF crede che la cultura e il patrimonio siano vitali per plasmare la società, unire le comunità, unire le generazioni e facilitare il dialogo interculturale.

L'ACDF ha guidato con successo la quarta edizione della Conferenza Mondiale sull'Economia Creativa (WCCE) (2-4 ottobre 2024) a Tashkent e l'inaugurale Aral Culture Summit (4-6 aprile 2025) a Nukus, Karakalpakstan. La Fondazione attualmente guida la partecipazione dell'Uzbekistan a Expo 2025 Osaka, Kansai, Giappone (aprile-ottobre 2025), la rivitalizzazione del Centro per le Arti Contemporanee di Tashkent, la costruzione del nuovo Museo Nazionale dell'Uzbekistan progettato da Tadao Ando e il restauro e la ricostruzione parziale del Palazzo del Granduca di Romanov. L'ACDF ha inoltre lanciato "Tashkent Modernism XX/XXI", un progetto di ricerca in corso che documenta e tutela l'architettura modernista della città, evidenziato da due importanti pubblicazioni in collaborazione con Rizzoli New York (pubblicata nel novembre 2024) e Lars Müller Publishers (pubblicata nel maggio 2025). A Bukhara, l'ACDF lancerà la prima Biennale di Bukhara nel settembre 2025. A Samarcanda, l'ACDF ospiterà la prossima 43a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO (30 ottobre - 13 novembre 2025).

Ad oggi, l'ACDF ha raggiunto oltre 3,5 milioni di visitatori attraverso mostre di rilievo in 17 paesi: dal Louvre e dall'Istituto del Mondo Arabo di Parigi agli Uffizi di Firenze, dal British Museum di Londra al Palace Museum di Pechino. Con progetti presentati in Europa, Asia e nel Golfo, e collaborazioni con oltre 40 musei e istituzioni culturali internazionali, la Fondazione sta amplificando le voci e le storie uzbeke nelle arene culturali più influenti del mondo.
 

Informazioni su Gayane Umerova

Gayane Umerova si dedica allo sviluppo del settore culturale in Uzbekistan
.
Capo del Dipartimento di Economia Creativa e Turismo dell'Amministrazione del Presidente della Repubblica dell'Uzbekistan e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF), Gayane Umerova è al timone della costruzione dell'infrastruttura culturale dell'Uzbekistan. I suoi sforzi stanno portando l'arte, gli artisti e il patrimonio culturale del Paese sotto i riflettori a livello mondiale. Attualmente, sta supervisionando il restauro e lo sviluppo del Centro per le Arti Contemporanee di Tashkent, destinato a diventare un nuovo polo culturale per la regione, ed è commissaria della Biennale di Bukhara (5 settembre - 20 novembre 2025). Ha guidato il primo Summit Culturale di Aral (4-6 aprile 2025); Sta guidando la costruzione del nuovo Museo Nazionale dell'Uzbekistan progettato da Tadao Ando e presiede la prossima 43a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO che si terrà a Samarcanda dal 30 ottobre al 13 novembre 2025. Dal 2021 è commissario per il Padiglione dell'Uzbekistan alla Biennale Arte e Architettura di Venezia e per la partecipazione dell'Uzbekistan all'Expo 2025 di Osaka, tra gli altri progetti significativi.

Impegnata a rafforzare la posizione dell'Uzbekistan sulla scena culturale internazionale, Umerova è Presidente della Commissione Nazionale dell'Uzbekistan per gli Affari UNESCO presso il Consiglio dei Ministri e nell'aprile 2025 è stata insignita dell'Ordine delle Arti e della Letteratura francese. Il suo impegno nel servizio pubblico è evidente nella sua dedizione alla creazione di opportunità per i giovani nel settore culturale uzbeko e alla promozione di un'economia culturale che unisca comunità e generazioni.

Diana Campbell, Direttrice Artistica della prima edizione della Biennale di Bukhara,  Recipes for Broken Hearts 

Diana Campbell è una curatrice e scrittrice nata a Los Angeles, la cui attività si concentra sulla costruzione di istituzioni e sulla creazione di forum per incontri culturali interdisciplinari a livello globale.   

Campbell è la Direttrice Artistica Fondatrice della Samdani Art Foundation, con sede a Dhaka in Bangladesh, un'importante istituzione dell'Asia meridionale dedicata alla promozione della crescita degli artisti locali e alla creazione di opportunità di incontri profondi con il Bangladesh. È la Curatrice Capo del suo progetto di punta, il Dhaka Art Summit (DAS), di cui ha diretto cinque edizioni acclamate dalla critica dal 2014 al 2023, e sta attualmente progettando la prossima edizione.  

Come Responsabile delle Iniziative Globali della Hartwig Art Foundation di Amsterdam, lavora su concetti più ampi di collezionismo, commissione e collaborazione.  

Homo Faber ha nominato Campbell come una delle sue Esperte di Artigianato per identificare artigiani di talento nella regione Asia-Pacifico. Tra i suoi precedenti incarichi curatoriali figurano quello di curatore di Frieze Projects per Frieze London nel 2018-2019 e quello di co-curatore dell'edizione 2023 di Desert X nella Coachella Valley.  

Di discendenza Chamoru da parte della madre, Campbell ha scritto ampiamente su indigeneità, arte e architettura. È stata riconosciuta come una delle figure più influenti nel mondo dell'arte dalla lista ArtReview Power 100 (2019-2024) e i suoi scritti sono stati pubblicati da Phaidon, MoMA, Frieze e Rizzoli, tra gli altri. 
  
Informazioni su Wael Al Awar, Direttore Creativo di Architettura e architetto del rinnovato quartiere storico di Bukhara 

Wael Al Awar è il socio fondatore di waiwai, uno studio di architettura con uffici a Dubai e Tokyo. Il suo lavoro enfatizza la sostenibilità e la rilevanza culturale, integrando i fenomeni naturali con l'ambiente costruito per creare spazi che interagiscono con l'ambiente circostante e si evolvono insieme ai loro abitanti. 

Al Awar ha curato  Wetland  per il Padiglione Nazionale degli Emirati Arabi Uniti alla Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia nel 2021, che è stato insignito del Leone d'Oro, la più alta onorificenza della Biennale. Il progetto fa parte della sua continua ricerca sulla conoscenza


Tutte le foto sono di Felix Odell e per gentile concessione dell'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation. 

10/09/25

Beato Angelico

 Beato Angelico, Trittico francescano (det.), 1428-1429. Su concessione del Ministero della Cultura
 – Direzione regionale Musei nazionali Toscana – Museo di San Marco

 Fervono i preparativi per il grande evento sul Beato Angelico che dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 sarà ideato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo di San Marco. Una straordinaria mostra dedicata a Fra Giovanni da Fiesole, artista simbolo dell’arte del Quattrocento a Firenze.

L’esposizione, co-organizzata insieme alla Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, celebra a Firenze uno dei padri dell’arte del Rinascimento in un percorso che, tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco, affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico in dialogo con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

L’occasione della mostra permette di restaurare numerosi capolavori grazie a un’articolata campagna di interventi e di riunire per la prima volta pale d’altare di uno dei principali maestri dell’arte italiana di tutti i tempi, disperse da oltre duecento anni. Frutto di oltre quattro anni di lavoro, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico e culturale, riunendo dipinti, disegni, sculture e miniature provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e collezioni italiane e internazionali, ma anche da numerose chiese e istituzioni territoriali di grande valore storico e culturale.





Celebre per un linguaggio artistico che, partendo dall’eredità tardogotica utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (1395 circa – 1455) ha creato opere famose per la maestria nella prospettiva e l’uso della luce nel rapporto tra figurazione e spazio. La mostra permette di esplorare la qualità assoluta di questo artista come mai in precedenza, facendo emergere la capacità di innovazione artistica in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione sul sacro in connessione con l’umano.

A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, Beato Angelico rappresenta la prima grande mostra a Firenze dedicata all’artista dopo settant’anni, andando a creare un dialogo unico tra istituzioni e territorio nella collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana e il Museo di San Marco, la cui sezione sarà co-curata da Stefano Casciu (Direttore regionale Musei nazionali Toscana – MiC) e Angelo Tartuferi (già Direttore del Museo di San Marco).


09/09/25

Parallel



 La stagione autunnale riparte con una delle fiere più interessanti, quella di Vienna che giunge alla sua 13 edizione.

Nel 2025, PARALLEL VIENNA, torna per la terza volta nell'Otto Wagner Areal, un luogo carico di storia, il famoso Teatro Jugendstil centrale fungerà nuovamente da ingresso principale, mentre l'area fieristica sarà ristrutturata e ripensata. Il Giardino delle Sculture si trasferirà dal prato alla grande sala del teatro. La Cucina , precedentemente nota come luogo di ritrovo per le feste della fiera d'arte, rivela quest'anno il suo potenziale come spazio espositivo unico.

Il sito PARALLEL Vienna forma un quadrilatero comprendente il Teatro, la Cucina e i Padiglioni 7 e 13, dove oltre 100 partecipanti si cimentano in un utilizzo temporaneo del sito con spazi predefiniti, ma altamente individuali, caratterizzati da: 

Selezione della Galleria, Selezione dell'Artista, Selezionei del Progetto, Selezione della Coop, Interventi, Istituzioni, e diverse mostre Speciali.
 

MOMENTI SALIENTI 2025 
 
PERFORMANCE
Il 10 settembre la  VERBUND COLLECTION  presenterà, insieme a  Dorothea Zeyringer , una rievocazione di  Deflorazione  (1977) dell'artista  Renate Bertlmann . Seguirà un incontro con l'artista condotto da Gabriele Schor, direttore fondatore della  VERBUND COLLECTION , con Zeyringer e Bertlmann.
In occasione dell'inaugurazione,  Christian Falsnaes  inviterà i visitatori attivi della fiera a seguire le sue istruzioni e a diventare parte di un esperimento performativo nel Teatro!

DER KÖNIG WOHNT IN MIR  (IL RE VIVE IN ME)

Installazione di Christoph Schlingensief L'installazione Der König wohnt in Mir
di Christoph Schlingensief è stata inaugurata nel marzo 2008 al Kunstraum Innsbruck. Dopo quasi 17 anni, l'installazione viene ora ricostruita e presentata a PARALLEL , in consultazione con la Christoph Schlingensief Estate e in collaborazione con il Kunstraum Innsbruck e con il curatore Stefan Bidner.
L'installazione è composta da filmati e fotografie realizzati nel dicembre 2007 nella capitale nepalese Kathmandu e a Bhaktapur, tra cui scene di rituali funebri indù. Con quest'opera autobiografica, Schlingensief affronta questioni complesse come l'impermanenza, la redenzione, i limiti personali e il significato e l'insensatezza dell'arte.
 
ARTE + VITA

Tra gli edifici espositivi, il team MOCHI cura e anima lo spazio esterno con una varietà di postazioni culinarie.
L' inaugurazione sarà il 10 settembre e la chiusura della fiera il 14 settembre con spettacoli dal vivo in tutta la struttura e su due piani all'interno del Teatro Jugendstil .
 


CONFERENZA STAMPA + TOUR STAMPA
Martedì 9 settembre
• 11:00 – Conferenza stampa
• 11:00 – 15:00 – Press Tour
 
ORARI DI APERTURA
Mercoledì 10 settembre
• ANTEPRIMA: 13:00 – 17:00
• APERTURA: 17:00 – 22:00 ( evento di apertura dalle 22:00)
Giovedì 11 settembre – Venerdì 12 settembre
• 13:00 – 20:00
Sabato 13 settembre – Domenica 14 settembre
• 11:00 – 20:00 ( Evento di chiusura dalle 20:00)

08/09/25

Al Mauto arriva " RITORNO AL FUTURO"

 


In occasione del quarantennale del primo film della saga Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra RITORNO AL FUTURO. PROTOTIPI DI TEMPO che esplora la relazione profonda tra due degli oggetti di design di massa più iconici – gli orologi e le automobili – mettendone in luce le risonanze emotive, meccaniche e simboliche. Attraverso questa lente, la mostra indaga la percezione contemporanea del tempo — sempre più accelerata e frammentata dall’era digitale — celebrando al contempo il quarantesimo anniversario di Ritorno al Futuro, il film in cui un’automobile si trasforma letteralmente in una macchina del tempo.

 
Protagonista dell’esposizione l’iconica DeLoreanDMC-12 del 1981 disegnata da Giorgietto Giugiaro, corredata da figurini e lucidi – provenienti dall’Archivio Italdesign – selezionati per raccontare il processo creativo dietro alla vettura che ha segnato la storia di cinema e del design. Oltre alla automobile e ai suoi disegni, la mostra omaggia il capolavoro pop con una serie di oggetti originali dalla lavorazione del film.
 
In questo contesto, costituisce un’installazione a sé la presenza di dodici opere della serie Suspended di Anri Sala, uno dei più grandi artisti contemporanei: dodici – come le lancette di un quadrante – disegni digitali che mettono in relazione tempo e spazio, cronografia e geografia. Lavori di straordinaria bellezza, capaci di offrire una potente riflessione sulla sospensione e fluidità del tempo, ma anche sulla relazione tra eidos e cronos, tra tempo e spazio, tra il visibile e l’impalpabile passaggio delle ore e dei minuti, la sola cosa che – pur non dando prova certa di esistenza, aldilà della misura matematica – lascia tracce indelebili sulle nostre vite.

07/09/25

Jimmy Robert a Seoul

 
Foto della mostra di Jimmy Robert: Éclipser, 2025, Barakat Contemporary, Seoul, Korea, di  Jeon Byung Cheol.

A Seoul la galleria Barakat Contemporary propone una mostra su Jimmy Robert dal titolo Éclipser. L'artista esplora i temi della visibilità, dell'identità e delle politiche della rappresentazione, spesso attraverso gesti intimi e materiali effimeri. La sua pratica riflette un profondo coinvolgimento con il corpo – in particolare con i corpi queer e razzializzati – e il loro posto nella creazione di immagini storiche e contemporanee. Sfumando i confini tra medium e movimento, la sua pratica offre una prospettiva poetica ma critica su come vediamo e siamo visti.
Foto della mostra di Jimmy Robert: Éclipser, 2025, Barakat Contemporary, Seoul, Korea, di  Jeon Byung Cheol.

Questa mostra è la prima in Corea a presentare una selezione delle opere iconiche di Robert, insieme a un nuovo film e una performance. Il nuovo lavoro amplia le riflessioni in corso di Robert sulle affinità storico-artistiche in relazione a Theresa Hak Kyung Cha, il cui impegno con il linguaggio, le superfici e il corpo si interseca con quello di Robert. Ripercorrendo gli archivi di Cha, Robert estende un dialogo tra l'eredità artistica e il corpo contemporaneo, esplorando i modi in cui i materiali possono essere percepiti e aperti a nuovi significati. 


06/09/25

5 Premio Merz



Fino al 21 Settembre è possibile vedere la quinta edizione del Mario Merz Prize, settore arte, curata da Giulia Turconi. I protagonisti dell’esposizione sono Elena Bellantoni (Roma, Italia, 1975), Mohamed Bourouissa (Blida Algeria, 1978), Anna Franceschini (Pavia, Italia, 1979), Voluspa Jarpa (Rancagua, Cile, 1971) e Agnes Questionmark (Roma, Italia, 1995).

La mostra si sviluppa in un percorso che spazia tra i differenti lavori presentati dai cinque finalisti, che si distinguono nella ricerca artistica e nella scelta dei materiali, condividendo tuttavia alcuni temi, come l’attenzione al corpo e a importanti questioni sociali attuali. I lavori presentati offrono un’immersione totalizzante da parte del visitatore, il quale viene invitato a mettersi in gioco alla ricerca di una propria interpretazione della società contemporanea, che per ogni artista si concentra su uno specifico aspetto e sfumatura diversa.



L’esplorazione parte con l’installazione video di Elena Bellantoni, una riflessione importante e significativa sulle rivolte popolari, in particolare in quattro paesi collegati tra loro dalla breadline, la “strada del pane” in cui quest’ultimo elemento assume una valenza sociale e culturale. Nell’installazione di Agnes Questionmark, l’artista mette in gioco il proprio corpo che diventa un veicolo politico sfidando i rapporti di potere all’interno della nostra società attuale. Voluspa Jarpa accoglie il pubblico in una esperienza sinestetica alla scoperta dei diversi elementi che costituiscono il suo lavoro, in cui la vista, insieme all’udito, evocano gli eventi e il loro riverberare tra il passato, il presente e il futuro. 

Anna Franceschini ritorna all’immagine del corpo rappresentato sotto forma di macchina, anche qui il movimento è centrale collegandosi tuttavia alla sua natura cinematografica, con l’obiettivo di confermare che il cinema e la sua illusione si possano trovare anche altrove. Infine, Mohamed Bourouissa conferma l’attenzione al corpo e ai temi sociali come protagonisti indiscussi dell’esposizione. Nel suo lavoro video, l’artista esplora la nozione di controllo, l’espropriazione del corpo e le relazioni di dominio all’interno dello stato. Questa riflessione viene poi concretizzata attraverso le sculture in alluminio fuso in cui le tracce e le azioni che il corpo subisce vengono evocate rilasciando la tensione a lungo trattenuta.



Attraverso forme ed espressioni differenti, la mostra diviene un fulcro da cui nascono e si rinnovano riflessioni e critiche sulla società contemporanea, un luogo di confronto e di dialogo aperto.

Una giuria finale sceglierà il vincitore di questa quinta edizione,  ma il pubblico potrà partecipare attivamente alla selezione dell’artista vincitore esprimendo la propria preferenza attraverso il portale dedicato www.mariomerzprize.org

Il vincitore avrà la possibilità di dare forma a un progetto espositivo personale commissionato e prodotto da Fondazione Merz.


05/09/25

Picasso a Teatro alla Tate Modern

Pablo Picasso, Le tre ballerine 1925 Tate. © Succession Picasso / DACS 2024 

Pablo Picasso era affascinato dagli artisti e dalla loro capacità di trasformarsi. Traeva ispirazione dai ballerini, dagli intrattenitori e dai toreri che dipingeva. Ne prese spunto per creare il suo personaggio pubblico: Picasso, l'Artista.

In occasione del centenario del suo celebre dipinto "Le tre ballerine" , questa mostra, che si aprirà alla Tate Modern il 17 settembre 2025 e durerà fino al 12 aprile 2026, è curata dal celebre artista contemporaneo Wu Tsang e dall'autore e curatore Enrique Fuenteblanca, getta nuova luce sull'opera di Picasso. Lo spazio espositivo si trasformerà in un teatro per l'esposizione di oltre 45 opere di Picasso provenienti dalla collezione della Tate, insieme a importanti prestiti europei. Tra queste, dipinti, sculture, tessuti e opere su carta, alcune delle quali mai viste prima nel Regno Unito.

Attraverso la sua personalità, Picasso coltivò un mito che lo circondava come artista celebrato e al tempo stesso outsider. Il modo in cui lo fece può essere esaminato attraverso l'idea contemporanea di "performatività": come parole e azioni possano influenzare il cambiamento e formare l'identità. Questo personaggio fu sempre affascinato dalle vite alternative e dalla tensione tra cultura popolare e avanguardia. Questo lo accompagnò per tutta la vita e continua a plasmare il modo in cui immaginiamo il ruolo dell'artista oggi.

"Theatre Picasso" è presentata alla George Economou Gallery, in collaborazione con White & Case. Con il supporto della Huo Family Foundation. Con il supporto aggiuntivo del Theatre Picasso Exhibition Supporters Circle, della Tate Americas Foundation e dei membri della Tate.

L'allestimento è ideato da Wu Tsang ed Enrique Fuenteblanca con la collaborazione dell'exhibit designer Lucie Rebeyrol dello studio Roll.


04/09/25

Panorama Pozzuoli

foto Luciano Romano

Torna nella stagione autunnale la quinta edizione della mostra diffusa, che dal 2021 intreccia arte contemporanea, architettura, paesaggio e antichità in dialogo con territori e comunità sempre diverse, ITALICS approda a Pozzuoli con un percorso che attraversa i luoghi più emblematici della città campana, raccontando una lunga storia di visioni e proiezioni culturali. Oggi, quegli stessi luoghi vivono una nuova stagione, attraversati dall’energia di una scena inventiva, che restituisce al territorio una voce contemporanea, non meno potente di quelle del passato. 
  
Pozzuoli, 25 luglio 2025. Dal 10 al 14 settembre 2025, Pozzuoli accoglie la quinta edizione di Panorama, la mostra diffusa ideata da ITALICS che ogni anno sceglie di radicarsi in un territorio unico.

Con la curatela di Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, dopo Procida, Monopoli, L’Aquila e il Monferrato, il progetto approda nella città campana all’interno dei Campi Flegrei, in un territorio dove arte, mito e paesaggio formano da sempre un sistema indivisibile.

Panorama Pozzuoli è realizzata grazie alla collaborazione e al sostegno della Regione Campania e di Scabec.
 
Panorama Pozzuoli si articola come una promenade ininterrotta in un paesaggio stratificato: una narrazione a cielo aperto attraversata da una tensione mitologica che prende forma nel tema della divinizzazione. Non si tratta di un concetto astratto, ma di un’eredità geologica e culturale inscritta nei luoghi stessi. Qui, dove i vulcani modellano il paesaggio e il bradisismo ne scandisce il respiro, il mito si è trasformato in geografia e la visione del divino si è depositata nel quotidiano.
 
Pozzuoli (Puteoli, “i piccoli pozzi”) nasce dal fuoco e dall’acqua. Affacciata sul Tirreno e rivolta verso le isole di Ischia, Procida e Vivara, è un crocevia naturale e simbolico del Mediterraneo, città unica nel suo genere e gemma nel Golfo di Napoli. Tra il Rione Terra – cuore della città e al tempo stesso promontorio, rovina e centro identitario che custodisce nel sottosuolo uno dei percorsi archeologici più emozionanti del Mediterraneo – e la Solfatara – con i suoi vapori sulfurei e la sua attività tellurica – si dispiega un territorio in cui bellezza e tremore convivono. Si tratta di una costellazione di luoghi mitici: Cuma, prima colonia greca d’Occidente, con l’antro della Sibilla; il parco di Baia, città romana scomparsa nel mare; o ancora il Lago d’Averno, creduto l’ingresso dell’Oltretomba. Pozzuoli è anche il teatro del martirio di San Gennaro che, secondo la tradizione, fu decapitato alla Solfatara, dando origine a uno dei culti più longevi e complessi del Mezzogiorno. La memoria di questo evento si intreccia con la grande pittura barocca nelle straordinarie opere di Artemisia Gentileschi conservate nel Museo Diocesano, dove il genio dell’artista seppe tradurre passioni, violenze e rivendicazioni del proprio tempo.

Tra terra e mare, storia e miracoli, Panorama Pozzuoli propone un attraversamento del paesaggio come esperienza estetica e conoscitiva, in cui le opere si confrontano con l’eco degli dèi e dei vulcani, delle rovine e delle rivoluzioni.
 
La promenade inizia dall’Anfiteatro Flavio, tra i più grandi costruiti durante l’Impero Romano, un’architettura monumentale della gloria imperiale, oggi patrimonio vivente nel senso più profondo e romantico del termine. Si prosegue con il giardino terrazzato del Parco pubblico di Villa Avellino e con il Cinema Sofia, simbolo della memoria urbana che porta il nome della celebre attrice italiana cresciuta poco distante. Il percorso continua nella città alta e bassa, tra spazi religiosi e civili: la Chiesa di San Raffaele Arcangelo con la sua architettura borrominiana e l’area esterna della Chiesa del Purgatorio. Si giunge così al Rione Terra, cuore pulsante di Panorama dove si concentra il percorso archeologico sotterraneo, il Duomo di San Procolo Martire, edificato su un antico tempio romano, la Chiesa di San Liborio e i locali storici restaurati che ora tornano a vivere attraverso la presenza delle opere. Tra i luoghi della mostra anche il Parco Archeologico di Cuma, città fondata nel VIII sec. a.C. e considerata una delle più antiche colonie della Magna Grecia, che in breve tempo riuscì a conquistare quasi tutta la costa campana.
 
Il progetto si estende anche a luoghi che, pur non ospitando interventi artistici, sono parte integrante di Panorama Pozzuoli. Tra questi: il Macellum/Tempio di Serapide o la Solfatara, con i suoi fenomeni vulcanici ancora attivi; l’intero territorio flegreo con il Parco sommerso di Baia; il Castello di Baia e il suo museo archeologico; il Tempio di Venere e il Tempio di Diana; il Lago d’Averno, creduto l’ingresso dell’Ade; poi il Lago Fusaro con la Casina Vanvitelliana; il Monte Nuovo, cratere nato nel 1538; e ancora la Piscina Mirabilis a Bacoli, grande cisterna romana, importantissima per completare il racconto del sistema idrico e del sacro; e infine lo Stadio di Antonino Pio, presso la Foresta di Cuma, legato al culto imperiale. Sono luoghi che custodiscono una forza simbolica, paesaggistica e culturale che dialoga con il pensiero dell’arte contemporanea. In questi spazi la scelta di non intervenire diventa essa stessa un gesto curatoriale, un atto di rispetto e di ascolto. Lasciati “vuoti”, si offrono allo sguardo come soglie percettive: luoghi dove l’arte lascia spazio alla memoria. L’intero progetto si fonda su un approccio ecologico, attento al contesto e alle sue risorse: ogni intervento è pensato per dialogare con i luoghi senza sovraccaricarli, nel rispetto dei loro equilibri storici, ambientali e sociali.
 
Panorama Pozzuoli è un attraversamento fisico e simbolico dei luoghi in cui artisti e visitatori dialogano con stratificazioni storiche e geologiche, con divinità antiche e tensioni del presente. Il tema della divinizzazione non è nostalgia né celebrazione, ma un interrogativo attuale: una domanda aperta su come l’umano, il naturale e il sacro continuino a ridefinirsi nello spazio del visibile.

La mostra presenta, in più occasioni, più opere per artista, articolando veri e propri solo show diffusi nello spazio urbano e archeologico. Particolare attenzione è stata dedicata alla produzione di nuove opere e all’attivazione di contesti site-specific: molte installazioni sono state ideate in dialogo diretto con i luoghi che le accolgono, alcuni dei quali aperti per la prima volta a interventi artistici. Accanto a queste, trovano spazio opere d’arte moderna e antica, raramente esposte prima, che qui si intrecciano in modo suggestivo con il contemporaneo.
 
Tutte le città hanno simboli. Con Panorama, per un po’, Pozzuoli ne avrà uno nuovo, sospeso tra cielo e terra. Appare in alto, sulla gru che domina il Rione Terra, affacciata sul mare: Tamburino di Maurizio Cattelan è un bambino che batte il tamburo e quel suono si diffonde nello spazio, insistente, ipnotico, quasi rituale. Realizzata nel 2003, l’opera è tra quelle in cui la tensione tra innocenza e ossessione, tipica dell’artista, si fa più sottile e penetrante.
Simone Fattal presenta un lavoro struggente sulla soglia tra l’umano e l’eterno; tra visibile e invisibile, Anish Kapoor tra visibile e invisibile interroga lo sguardo e l’anima; Ugo Rondinone realizza un’opera site-specific legata alla voce delle rovine. E poi ancora, solo per citarne alcuni, Carlos Amorales, William Kentridge, Gino Marotta, Mario Merz, Wilfredo Prieto, Lawrence Weiner e dialoghi straordinari, come quello tra l’Anfiteatro e Clarissa Baldassarri oppure il vulcano e Goshka Macuga.

Anche le generazioni più giovani, rappresentate, tra gli altri, da Oliver Beer, Giusy Pirrotta, Damir Očko, Felix Shumba, trovano voce lavorando con archeologia e mito, storia e identità. Assieme alle nuove produzioni, la mostra propone confronti straordinari con capolavori di arte antica e moderna – dalle sculture romane risalenti al II secolo d.C., ai dipinti di Luca Giordano e Luigi Primo, o le opere di Matteo Bottigliero, tutti attivi tra il Seicento e Settecento – che danno forza a un percorso segnato da presenze quasi divine.



foto Luciano Romano

Da Jannis Kounellis, Emilio Isgrò, Marino Marini e Gianni Colombo, che hanno segnato l’arte italiana e internazionale, ai progetti iconici di Elmgreen & Dragset, Simon Starling e Michael Landy, ogni presenza costruisce una costellazione. Artisti come Sandra Vásquez de la Horra, Celia Paul, Sang A Han, Helena Hladilová, Marie Denis, Servane Mary e Rebecca Moccia portano uno sguardo potente, mentre Simon Dybbroe Møller, David Tremlett, Fabrizio Corneli, Kevin Francis Gray e Walter Moroder amplificano la forza del gesto e della materia. Il tempo si stratifica tra i dialoghi con i maestri del Seicento, Viviano Codazzi e Michelangelo Cerquozzi, Giovanni Peruzzini, così come nella poesia di Maria Grazia Rosin o nel cinema visionario di Yuri Ancarani. Jan Vercruysse e Bram Demunter offrono una dimensione enigmatica e politica, capace di aprire varchi interiori.

Ogni artista coinvolto dialoga con il proprio tempo e chi lo abita, con sguardo lucido, consapevole, a tratti ironico, generando cortocircuiti fertili tra passato e presente.
 
Come in un ecosistema, l’esperienza artistica si espande oltre la dimensione espositiva, generando occasioni di incontro, ascolto e partecipazione.

Accompagnano il pubblico nel percorso di Panorama gli speakers’ corners, ispirati alla tradizione oratoria degli spazi liberi di parola, nati a Hyde Park a Londra. Adattati al contesto del progetto, diventano postazioni mobili in cui voci diverse, artisti, filosofi, poeti, attivisti, studiosi locali prendono la parola nello spazio pubblico. Non conferenze né lezioni, ma brevi interventi pensati per attivare il pensiero e il confronto, innescando una dimensione orale, politica e collettiva.
 
La manifestazione dialoga con il territorio anche attraverso una costellazione di frasi tratte dall’Eneide, disseminate in vari punti della città. Come un gesto di graffiti writing mitologico, queste parole antiche compaiono nei vicoli e negli spazi inattesi, portando la voce di Enea nel paesaggio urbano.

Ispirate allo spirito diretto e talvolta irriverente delle scritte di strada, queste frasi mescolano memoria classica e immaginario popolare, trasformando Pozzuoli in una mappa di visioni e segnali da decifrare, una costellazione flegrea geopoetica.
 
Tra i momenti più attesi della manifestazione, le colazioni con gli artisti – realizzate in collaborazione con la Fondazione Morra Greco di Napoli – offrono uno spazio informale di dialogo tra pubblico e autori nei bar della città. In parallelo, il progetto coinvolge scuole, associazioni e realtà del territorio impegnate anche nell’inclusione sociale, attraverso attività di mediazione e percorsi di avvicinamento sensibile all’arte contemporanea, con i giovani provenienti dai progetti di reinserimento destinati a ragazzi degli istituti di pena minorile di Nisida e dal carcere femminile di Pozzuoli che Puteoli Sacra ha attivato e segue da anni.
 
Tra le iniziative speciali torna l’Italics d’Oro, il riconoscimento che ogni anno celebra l’intenso legame tra un artista e il territorio. Quest’anno il premio viene assegnato a Tomaso Binga (Salerno, 1931) nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, figura centrale della poesia visiva e della sperimentazione verbo-visiva in Italia. Da sempre impegnata nella riflessione sui linguaggi e sull’identità di genere, l’artista ha costruito un legame profondo con la Campania, dove ha vissuto e lavorato a lungo, contribuendo in modo significativo alla vita culturale e artistica del territorio. Il premio sarà consegnato nei giorni della manifestazione, alla presenza dell’artista.

Accanto a questo momento simbolico, la manifestazione si apre anche a gesti più diffusi e ironici, ne sono esempio le borse e le t-shirt disegnate da Maurizio Cattelan che circoleranno per la città come piccoli trofei da indossare, portando l’arte nello spazio pubblico e nel quotidiano.
 
Animata dalla volontà di instaurare collaborazioni con i musei napoletani, come la Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee – museo Madre, la Fondazione Morra Greco, Napoli, il Museo e Real Bosco di Capodimonte e le realtà del territorio, come il suggestivo Parco Archeologico dei Campi Flegrei e Puteoli Sacra, e con il coinvolgimento delle gallerie della rete ITALICS, Panorama Pozzuoli dà vita a un racconto corale che attraversa le epoche, restituendo al pubblico un’esperienza immersiva e partecipativa, in grado di trasformare la città.
 
Lontano da un approccio espositivo convenzionale, Panorama Pozzuoli si configura come un palinsesto collaborativo e un ecosistema aperto, in trasformazione, che connette esperienze estetiche, pratiche partecipative e conoscenza condivisa. In questo intreccio virtuoso, la città non è soltanto scenario, ma soggetto attivo di un racconto che attraversa linguaggi, generazioni e appartenenze.
 
Panorama Pozzuoli vede il patrocinio dell’UNESCO e della Città di Pozzuoli che accoglie la manifestazione e che, grazie al prezioso contributo e alla fattiva collaborazione del Sindaco Luigi Manzoni, ha reso possibile l’accesso ai luoghi più preziosi della città. Fondamentali la collaborazione e il sostegno della Regione Campania e di Scabec, a valere sui Fondi Coesione Italia 21/27, che giocano un ruolo fondamentale per fare di Panorama un’esperienza espositiva unica, espressione dei valori di ITALICS, in grado di unire stili, tecniche e pensieri molteplici attraverso itinerari d’arte che continuano uno straordinario viaggio iniziato nel 2020 tra le pagine web della piattaforma Italics.art.
 
Panorama è un format voluto e condiviso dalle gallerie consorziate in un’ottica di collaborazione con i territori coinvolti, simbolo di un impegno che intende espandersi progressivamente in un programma e in alleanze tese a ribadire la centralità e il ruolo delle gallerie d’arte in Italia in un sistema culturale, locale e globale in continua evoluzione. Una forte vocazione territoriale che guarda al mondo in costante trasformazione.
 
ITALICS accoglie Banca Ifis come nuovo Main Partner. Il sostegno al progetto rientra nell’ambito di Ifis art, il brand voluto dal Presidente Ernesto Fürstenberg Fassio che raccoglie tutte le iniziative volte alla valorizzazione dell’arte, della cultura e della creatività contemporanea, con l’obiettivo di creare valore per le persone e le comunità.
Quest’anno Valmont ha scelto di supportare la manifestazione in qualità di Sponsor per celebrare insieme ad ITALICS l’armonia tra cultura, territorio e ispirazione artistica, riscoprendo il potere trasformativo dell’arte in un contesto dove storia e creatività si fondono. La Maison svizzera della cosmetica cellulare si distingue, con Fondation Valmont, per lo spirito mecenatistico volto a esplorare il legame sottile con l’arte, il benessere mentale e la bellezza in tutte le sue forme.

Jumeirah Capri Palace partecipa quest’anno a Panorama in qualità di Sponsor, portando il ristorante aMaRe Capri, osteria di mare e pizza d’autore in collaborazione con Franco Pepe, nel cuore del Rione Terra. Supportando ITALICS, Jumeirah Capri Palace rinnova il proprio impegno nel valorizzare l’arte e la creatività in tutte le sue forme, in un intreccio unico di ospitalità e cucina, espressioni culturali e strumento di connessione con il territorio.
Torna anche per questa edizione Poste Italiane in qualità di Sponsor sedi per supportare la manifestazione rendendo accessibili al pubblico i luoghi che ospitano il percorso espositivo.
Si rinnova infine anche la media partnership con Il Giornale dell’Arte.
 
Gli artisti di Panorama Pozzuoli: Carlos Amorales (Città del Messico, 1970); Yuri Ancarani (Ravenna, 1972); Clarissa Baldassarri (Civitanova Marche, 1994); Oliver Beer (Kent, 1985); Matteo Bottigliero o Bottiglieri (attr.) (Castiglione del Genovesi, 1684 – Napoli, 1757); Maurizio Cattelan (Padova, 1960); Viviano Codazzi e Michelangelo Cerquozzi (Bergamo, 1604 – Roma, 1670; Roma, 1602-1660); Gianni Colombo (Milano, 1937 – Melzo, 1993); Fabrizio Corneli (Firenze, 1958); Louis Cousin, detto Luigi Primo Gentile (Ninove, 1606 – Bruxelles, 1667); Bram Demunter (Kortrijk, 1993); Marie Denis (Bourg-Saint-Andéol, 1972); Simon Dybbroe Møller (Aarhus, 1976); Elmgreen & Dragset (Michael Elmgreen, Copenhagen, 1961; Ingar Dragset, Trondheim, 1969); Simone Fattal (Damasco, 1942); Luca Giordano (Napoli, 1634-1705); Kevin Francis Gray (Armagh, 1972); Sang A Han (Seoul, 1987); Helena Hladilová (Kroměříž, 1983); Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937); Anish Kapoor (Mumbai, 1954); William Kentridge (Johannesburg, 1955); Jannis Kounellis (Il Pireo, 1936 – Roma, 2017); Michael Landy (Londra, 1963); Goshka Macuga (Varsavia, 1967); Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980); Gino Marotta (Campobasso, 1935 – Roma, 2012); Servane Mary (Dijon, 1972); Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003); Rebecca Moccia (Napoli, 1992); Walter Moroder (Val Gardena, 1963); Damir Očko (Zagabria, 1977); Celia Paul (Thiruvananthapuram, 1959); Giovanni Peruzzini (Ancona, 1629 – Milano, 1694); Giusy Pirrotta (Reggio Calabria, 1982); Wilfredo Prieto (Sancti Spíritus, 1978); Ugo Rondinone (Brunnen, 1962); Maria Grazia Rosin (Cortina d’Ampezzo, 1958); Scultore del II secolo d.C.; Felix Shumba (Bulawayo, 1989); Simon Starling (Epsom, 1967); David Tremlett (Dartford, 1945); Sandra Vásquez de la Horra (Viña del Mar, 1967); Jan Vercruysse (Ostenda, 1948 – Bruges, 2018); Lawrence Weiner (New York, 1942-2021).
 
Le sedi di Panorama Pozzuoli: Rione Terra (percorso archeologico, spazi al piano strada, Duomo di San Procolo Martire e Podio del Duomo di San Procolo Martire, Chiesa di San Liborio, locali storici restaurati), Chiesa di San Raffaele Arcangelo, Chiesa del Purgatorio (area esterna), Cinema Sofia, Anfiteatro Flavio, Parco pubblico di Villa Avellino, Parco Archeologico di Cuma.
 
Le gallerie che partecipano a Panorama Pozzuoli: A arte Invernizzi, Apalazzogallery, Alfonso Artiaco, Botticelli Antichità, Galleria Canesso, Car Gallery, Cardi Gallery, Carlo Orsi, Galleria Continua, Thomas Dane Gallery, Galleria Umberto Di Marino, Galleria Tiziana Di Caro, Galleria Doris Ghetta, Galleria d’Arte Frediano Farsetti, Galleria Fonti, Galleria Fumagalli, Gagosian, Giacometti Old Master Paintings, Gian Marco Casini Gallery, Kaufmann Repetto, Galleria Lia Rumma, Lunetta11, Magazzino, Massimo De Carlo, Mazzoleni London-Torino, Francesca Minini, Galleria Massimo Minini, ML Fine Art, Galleria Franco Noero, Galleria Alberta Pane, Giorgio Persano, Porcini, Richard Saltoun Gallery, Robilant+Voena, Secci, SpazioA, Studio Trisorio, Thaddaeus Ropac, Tim Van Laere Gallery, Caterina Tognon Arte Contemporanea, Tornabuoni Arte, Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Victoria Miro Venice, Vistamare, Zero… 

 ITALICS presenta PANORAMA POZZUOLI

Una mostra diffusa a cura di Chiara Parisi 10 – 14 settembre 2025
www.italics.art | @italics.art | #PanoramaPozzuoli