In questi giorni a Palazzo Strozzi è in corso un'ampia retrospettiva su Helen Frankenthaler, definita una delle artiste più rivoluzionarie del XX secolo, cavoli, me l'ero persa.
A vedere le opere sembra una brava astrattista, come tant* altr*, dignitosa ma a definirla rivoluzionaria forse non so bene in che senso.
Forse è questo trend un poco patetico di riscoprire per forza le donne nell'arte, nella musica, nell'architettura e in tutte le altre attività.. un poco come si sta facendo anche per le altre culture che ora vengono portate in risalto, una volta definito terzo mondo (si può ancora dire?) ora presentate (sempre dagli stessi potentati che hanno le redini e i soldi..) come novità o riscoperta.
A me pare sinceramente che si è consumato tutto il consumabile e ora si cerca con la cifra dell'altr* (donna, LGBT+, culture.. etc.) di sfruttare anche il rimanente lasciato nei margini.
Spesso abbassando, con questa scusa "culturale" la qualità, anzi a volte c'è la sensazione che si cerca volutamente il peggio per far sembrare più "originale" il manufatto da vendere, anzichè cercare la qualità, che esiste, ma forse darebbe seriamente fastidio.
Voi che ne pensate?