Translate

18/01/12

Dalle stelle agli specchi ... riflessi di arte



Con ben quattro mostre in corso, il Castello di Rivoli pare risvegliarsi da un lungo torpore, proponendo una interessante varietà di presentazioni visive, che spaziano dalla creatività fantasmagorica di Luigi Ontani alle speculazioni scientifiche o creative sulla propaganda cosmonautica russa. Particolarmente ironico il confronto fra le opere della Transavanguardia e la ricca proposta legata all’Arte Povera, parti di un vasto progetto espositivo realizzato in diversi spazi italiani.

Ma iniziamo da Luigi Ontani, nella prima parte della Manica Lunga è proposta la sua creatività in diverse tecniche: ceramiche, fotografie, disegni. Mi conquistano in modo pieno le forme delle ceramiche che rendono intenso questo percorso intimo di identità e trasformazione narcisistica che l’artista trasmette e che in questo materiale ha una resa ottimale. Nel materiale fotografico l’effetto è più sminuito, mentre i disegni sono più divertenti e personali. Questa esposizione è all’interno del progetto espositivo Scatole Viventi che a Febbraio vedrà l’esposizione delle prime stampe a contatto di Luigi Ghirri, fotografo che in questi ultimi anni sta godendo di una rivalutazione internazionale.

Continuando il percorso nella ricca scelta cromatica della seconda sezione del lungo corridoio con alcune opere della collezione permanente del Castello di Rivoli sulla Transavanguardia, che però non mi soddisfano molto, forse questa pittura così abbozzata su grandi campiture si consuma rapidamente allo sguardo lasciando l’iniziale stupore in una sensazione di noia. Proprio in contrasto sono le opere sull’Arte Povera che sono più stimolanti, e che vengono proposte fra il primo e il secondo piano del Castello mixata dalla collezione permanente. In tal modo il percorso riesce a richiamare meglio l’attenzione su questo ciclo artistico italiano degli anni ‘70, anche se alcuni pezzi portano datazioni che non si iscrivono più nella correte ricordata ma più nella mancanza di fantasia degli artisti. Forse una selezione più ampia e meno legata a opere troppo recenti e ripetitive, vedi la noiosissima stanza di Pistoletto, darebbe senso a questo lontano momento in cui “L’artista da sfruttato diventa guerrigliero” (come scriveva il vate Germano Celant) mentre oggi pare più un’ azione commerciale che sfruttando un istante storico cerca di dilatarlo al vasto pubblico dei consumatori definiti spesso collezionisti.

La parte più interessante sicuramente l’evento “Russian cosmos” cucita fra elementi artistici e documenti storici, con qualche piccola trasgressione fuori tema, è la mostra che può dare un senso compiuto alla visiti di questo sontuoso spazio espositivo.

Questa iniziativa è un momento del ricco scambio culturale internazionale con la Russia.
Mixato fra ricordi presenti e illusioni passate, l’esposizione è un piacevoli viaggio nel grande mito dei viaggi spaziali russi. Percorso che commemora il cinquantesimo anniversario del primo volo spaziale di Yuri Gagarin e l’avvio dei principali programmi sovietici per l’esplorazione dello spazio. Composto da documentari, film, opere di varie fatture divise in diverse sale tematiche che creano così un volo poetico in tempi di grandi illusioni di cui oggi non ci sono che scorie che di tanto in tanto precipitano al suolo.

Nel suo complesso il Castello di Rivoli ha un grande potenziale che pare ancora assopito anche se è stato rinnovato parte della sua dirigenza. Positivi segnali di ripresa si sono avviati ma risultano ancora deboli, ci vorrebbe un aggiornamento e una riconsiderazione più coraggiosa e dinamica. Forse una visione più concreta che dialoghi realmente con il territorio, che sia luogo di cultura e meno una semplice vetrina di prodotti che vogliono essere definiti arte.