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04/05/10

Pensieri sull’arte – Artisti


I nuovi artisti che entrano nel sistema arte si trovano sempre di più senza spazio espressivo e senza possibilità di ruolo, essendo la loro professione dipendente da pochi “datori di lavoro” che sempre di più scelgono in base a relazioni conoscitive, relazioni dirette, senza definiti parametri di valore pragmatico (ma quali potrebbero essere questi?) in cui sia l’opera ad avere un peso e non la “socievolezza” dell’artista.

Si assiste sempre di più ad un mondo relazionale dove il fare artistico non è più centrato sulla crescita/sviluppo artistico, ma sulle conoscenza e frequentazioni che l’artista sa creare, sulla sua presenza ad eventi “mondani/amicali”. Questo anche perché per i giovani artisti le occasione espositive sono praticamente assenti, soprattutto se alla prima manifestazione, per cui spesso finiscono in luoghi inadatti alla propria creatività, compromessi che bruciano possibili sviluppi.

Questo dovuto anche alla facilità con cui i curatori, numero ristretto e che domina sui principali eventi, preferiscono fare affidamento a persone conosciute e che garantiscono poi un ritorno galleristico. Creando così circuiti chiusi e autoreferenziali, limitando in tal modo la varietà e la crescita culturale. Basta leggere le ripetitive liste degli eventi più noti per notare che in un mondo in crescita esponenziale i nomi degli artisti restano sempre gli stessi adattati ad ogni tema, impegno, senso estetico grazie a testi mistici/filosofici che giustificano ogni scelta.

Un altro aspetto sui giovani artisti e la loro mancanza di poter crescere creativamente e produttivamente, legati ad esperienze brevi quali i workshop/laboratori/corsi tutti molto aleatori e in continua ansi modaiola. In cui cosa conta non è tanto il senso di queste attività e la loro incisività ma una visibilità continua, rassegne senza profondità, riflessi di momenti in un gioco più giovanilistico che culturale.

La giovinezza è poi facilmente manovrabile e suggestionabile da chi usa questi inesperte identità, come figurine funzionali al suo interesse. Sono state tantissime le personalità valide che spremute da abili manovratori dopo pochi anni si sono trovate svuotate e lasciate al palo.

Colpisce anche molto notare che tanti giovani paiono già vecchi, talmente le loro opere sono simili a quelle che già negli anni 60/70, soprattutto in ambito concettuale venivano prodotti, ma anche la pittura non pare essersi evoluta da quei tempi, ma questa staticità secondo me è legata anche alla mancanza di evoluzione delle tecniche che continuando ad essere sempre le stesse hanno esaurito ogni creatività.

La situazione italiana poi risente di un ritardo culturale ed economico che sempre di più riprende gli stilemmi stranieri con un forte ritardo e con una acriticità che rende tutto ancora più noioso e triste, manca il coraggio delle scelte, la capacità di inventare e di rendersi autonomi senza lasciar influenzare troppo.

Postilla personale sul fare creativo, ritengo che l’opera artistica oggi dovrebbe essere più un lavoro di staff, in un universo complesso non è più possibile pensare ad un artefice unico, ma ad un gruppo di lavoro dove ogni competenza è specializzata e dialogante. Forse si può iniziare in modo singolo ma poi l’obbligo di un insieme di operatori diventa impellente.