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Dal 2000, appunti sull'arte di Domenico Olivero.
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01/12/25
Chicago - City of the Garden
30/11/25
Coco Fusco al El Barrio di New York
29/11/25
Richard Prince - Posters
Uno dei principali rappresentanti dell'arte di appropriazione, Richard Prince ricontestualizza immagini e idee provenienti dai mass media, dalla pubblicità e dall'intrattenimento fin dagli anni '70. Spesso basata su prodotti della cultura americana quotidiana, la sua pratica è quella della "post-produzione", che rielabora i fenomeni culturali e i loro attributi per riscrivere le narrazioni ricevute e la nostra comprensione della storia.
La presente mostra riunisce un ampio corpus di opere Poster di Prince su tela e su carta, create tra il 2014 e il 2024. Le grandi tele mostrano riproduzioni di pubblicità per manifesti per corrispondenza, come si trovavano spesso sul retro delle riviste nella seconda metà del XX secolo .
Estremamente popolari all'epoca, queste immagini stampate rappresentano pietre miliari delle prime riviste controculturali, che sono tra gli interessi a lungo termine di Prince. I motivi degli slogan politici e dell'arte eccentrica sotto forma di poster economici vengono individuati e scelti dall'artista.
Traggono origine dalla cultura hippie degli head-shop della fine degli anni '60, che comprendeva anche riviste, dischi musicali e comici. Staccate e bloccate dalle pagine in cui erano elencate, le immagini sono state ingrandite in modo che le opere risultanti siano molto più grandi dei poster originali.
Nella loro selezione apparentemente arbitraria, le immagini dei poster combinano slogan contro la guerra, riproduzioni di arte moderna, interpretazioni grafiche di coppie nude e immagini di gatti in raccolte a volte ironicamente disparate. L'atteggiamento rivoluzionario delle proteste studentesche della fine degli anni '60 è giustapposto all'autoindulgenza della cultura hippie in questa illustrazione affiancata del linguaggio visivo popolare.
Se gli atteggiamenti culturali vengono trasportati attraverso l'immaginario quotidiano, Prince li rende trasparenti applicando il focus della sua pratica artistica a questi materiali di partenza. Metodo e implicazione vengono tradotti in contesti diversi e, con la sua meticolosa attenzione ai dettagli, l'artista decodifica la comunicazione del linguaggio visivo contemporaneo e le idee che vi sono nascoste. Richard Prince
28/11/25
Novità al Simose Art Museum
E ora presente una mostra in due parti con le opere di Sam Falls e Tomokazu Matsuyama, seguirà poi una dedicata a Miwa Komatsu.
Sam Falls, nato nel 1984 negli Stati Uniti, si è distinto negli ultimi anni per la sua pratica di disporre rami, foglie e fiori su tela, cospargerli di tintura ed esporli alla luce del sole, alla pioggia e al vento per trasformarli in dipinti. I colori vivaci e i motivi familiari rendono le opere accattivanti, ma il processo creativo di Falls riflette anche il suo interesse per i principi fondamentali della fotografia; la sua consapevolezza del rapporto tra spettatore, opera d'arte e artista; e le sue profonde meditazioni sulla natura e sulla caducità della vita. Questa mostra sarà la prima in Giappone a presentare la sua monumentale opera "Spring to Fall" (2023-2024), alta oltre 3,6 metri e larga 45 metri, la cui realizzazione ha richiesto più di un anno.
Tomokazu Matsuyama, nato nella prefettura di Gifu nel 1976, è un artista contemporaneo attivo a livello internazionale con sede a New York. Matsuyama crea le sue opere attraverso un metodo unico di "campionamento", in cui ricostruisce un'ampia gamma di motivi artistici e popolari tratti sia dalla cultura orientale che da quella occidentale. Le sue tele riflettono i volti intricati della società contemporanea, mentre l'uso di colori vivaci e la meticolosa attenzione ai dettagli danno vita a una visione del mondo distintiva. Il suo potente linguaggio visivo ha affascinato il pubblico di tutto il mondo. Questa mostra presenta parte della sua pratica globale, evidenziando due dipinti di recente acquisizione insieme a Soul Miner (2025), un'opera scultorea di grandi dimensioni presentata per la prima volta nella sua prima mostra personale a Tokyo.
27/11/25
Pinacoteca tris!
La Pinacoteca Agnelli propone per questa fine d'anno tre differenti progetti, una mostra storica sull'attività artistica di Alice Neel, recentemente tutelata dalla galleria David Zwiner, i dinamici interventi e approcci pittorici di Piotr Uklański e un nuovo progetto sulla mitica pista del Lingotto di Paul Pfeiffer dal titolo Vitruvian Figure (Juventus).
Le proposte ben presentate si articolano nelle diverse aere della fondazione, creando un interessante gioco di confronto stilistico fra gli approcci artistici di artisti da provenienze molto diverse.
Giocano su temi e tecniche pittoriche che se con Alice Neel paiono più di quieta maniera borghese compiaciuta con Piotr Uklański scivolano in un ironico arabesco formale. Mentre l'intervento di Paul Pfeiffer ci immerge nell'intensa passione viscerale dello sport che sovrasta ogni intelletualismo, spesso autoreferenziale.
26/11/25
Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely
25/11/25
Beato Angelico, storia di una mostra
Un bel video che racconta della mostra sul Beato Angelico, presenti alla mostra di Firenze. a lui dedicata . Sono stati riunite molte sue opere sparse per il mondo per la prima volta.. Interventi dei professori e curatori della mostra quali: Arturo Galansino, Stefano Casciu.arl Brandon Strehlke e Angelo Tartuferi.
24/11/25
Il Museo Novecento celebra con una grande mostra i 120 anni di Villa Romana
Fotografia della mostra di Leonardo Morfini
In occasione dei 120 anni di Villa Romana, il Museo Novecento ospita, in collaborazione con Villa Romana, la mostra “CENTOVENTI: Villa Romana 1905–2025”, a cura di Elena Agudio e Sergio Risaliti, con Mistura Allison ed Eva Francioli. L’esposizione, già aperta al pubblico, sarà visitabile fino all’8 marzo 2026 nelle sale al primo piano del Museo Novecento.
Il progetto espositivo intende indagare il dialogo costante tra la residenza di via Senese e la città di Firenze, mettendo in luce il ruolo che Villa Romana ha avuto nel generare relazioni, influenze e visioni originali, pur trovandosi in una posizione apparentemente defilata rispetto al centro storico. Attraverso un intenso programma di residenze, dal 1905 la Villa ha ospitato artisti e intellettuali che, vivendo e lavorando nelle sue stanze, hanno contribuito a trasformarla in un laboratorio di sperimentazione e di apertura verso il mondo contemporaneo.
La mostra al Museo Novecento rappresenta quindi un’occasione unica, volta a storicizzare, per la prima volta in un museo italiano, la presenza e le attività di Villa Romana lungo il Novecento e fino ai nostri giorni. In esposizione materiali d’archivio e opere di alcuni tra i protagonisti che hanno segnato la vita dell’istituzione, tra cui Ernst Barlach, Georg Baselitz, Michael Buthe, Max Klinger, Georg Kolbe, Käthe Kollwitz, Markus Lüpertz, Anna Oppermann, Max Pechstein, Emy Roeder. Le opere provengono da prestigiose collezioni pubbliche e private in Italia e in Germania, insieme a opere della collezione di Villa Romana.
Fotografia della mostra di Leonardo Morfini
Il progetto si inserisce in un percorso comune che vede Museo Novecento e Villa Romana collaborare per rafforzare il legame con il territorio e, al tempo stesso, aprirsi a pratiche e linguaggi innovativi. Negli ultimi anni, infatti, il Museo Novecento ha intrapreso una serie di iniziative volte a sostenere la produzione contemporanea: dall’organizzazione di mostre temporanee di artisti giovani e mid-career, all’istituzione di borse di studio per under 45, fino al recente avvio di un programma di residenze per artisti e curatori in Italia, promosso con il progetto WONDERFUL! Art Research Program Maria Manetti e Jan Shrem Foundation ideato da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento.
La mostra diventa così non solo una celebrazione dei 120 anni di Villa Romana, ma anche un’opportunità per riflettere sulle sinergie che si possono attivare all’interno di un determinato contesto territoriale, grazie ad un dialogo ispirato al potere dell’arte – al tempo stesso curativo e disturbante – di mettere in discussione certezze acquisite e aprire a nuovi modi di stare nel mondo.
Fotografia della mostra di Leonardo Morfini








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