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24/11/25

Il Museo Novecento celebra con una grande mostra i 120 anni di Villa Romana

Fotografia della mostra di Leonardo Morfini


In occasione dei 120 anni di Villa Romana, il Museo Novecento ospita, in collaborazione con Villa Romana, la mostra “CENTOVENTI: Villa Romana 1905–2025”, a cura di Elena Agudio e Sergio Risaliti, con Mistura Allison ed Eva Francioli. L’esposizione, già aperta al pubblico, sarà visitabile fino all’8 marzo 2026 nelle sale al primo piano del Museo Novecento.

Il progetto espositivo intende indagare il dialogo costante tra la residenza di via Senese e la città di Firenze, mettendo in luce il ruolo che Villa Romana ha avuto nel generare relazioni, influenze e visioni originali, pur trovandosi in una posizione apparentemente defilata rispetto al centro storico. Attraverso un intenso programma di residenze, dal 1905 la Villa ha ospitato artisti e intellettuali che, vivendo e lavorando nelle sue stanze, hanno contribuito a trasformarla in un laboratorio di sperimentazione e di apertura verso il mondo contemporaneo.

La mostra al Museo Novecento rappresenta quindi un’occasione unica, volta a storicizzare, per la prima volta in un museo italiano, la presenza e le attività di Villa Romana lungo il Novecento e fino ai nostri giorni. In esposizione materiali d’archivio e opere di alcuni tra i protagonisti che hanno segnato la vita dell’istituzione, tra cui Ernst Barlach, Georg Baselitz, Michael Buthe, Max Klinger, Georg Kolbe, Käthe Kollwitz, Markus Lüpertz, Anna Oppermann, Max Pechstein, Emy Roeder. Le opere provengono da prestigiose collezioni pubbliche e private in Italia e in Germania, insieme a opere della collezione di Villa Romana.



Il progetto si inserisce in un percorso comune che vede Museo Novecento e Villa Romana collaborare per rafforzare il legame con il territorio e, al tempo stesso, aprirsi a pratiche e linguaggi innovativi. Negli ultimi anni, infatti, il Museo Novecento ha intrapreso una serie di iniziative volte a sostenere la produzione contemporanea: dall’organizzazione di mostre temporanee di artisti giovani e mid-career, all’istituzione di borse di studio per under 45, fino al recente avvio di un programma di residenze per artisti e curatori in Italia, promosso con il progetto WONDERFUL! Art Research Program Maria Manetti e Jan Shrem Foundation ideato da Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento.

22/11/25

New York negli anni Ottanta



Con la mostra Downtown/Uptown: New York negli anni Ottanta, la galleria Lévy Gorvy Dayan, con la collaborazione con Mary Boone, ci immerge nei mitici anni ottanta del secolo scorso.
Una raffinata selezione di importanti dipinti, sculture, fotografie e opere su carta degli artisti Jean-Michel Basquiat, Ross Bleckner, Francesco Clemente, Eric Fischl, Guerrilla Girls, Peter Halley, Keith Haring, Jeff Koons, Barbara Kruger, Louise Lawler, Sherrie Levine, Sally Mann, Robert Mapplethorpe, Cady Noland, Ricky Powell, Richard Prince, David Salle, Kenny Scharf, Julian Schnabel, Andres Serrano, Cindy Sherman, Haim Steinbach, Tseng Kwong Chi, Andy Warhol, David Wojnarowicz e Christopher Wool.
La scena artistica newyorkese degli anni '80 era un luogo di sperimentazione e creatività. Come afferma Boone, "Gli anni '80 erano sinonimo di scoperta e nuove idee. C'era un senso di possibilità e fluidità, sostenuto da una comunità artistica impegnata". Con la città come catalizzatore, artisti, sia emergenti che affermati, esplorarono la storia dell'arte, la politica, l'attualità, la cultura visiva e consumistica, e concepirono nuove forme di rappresentazione. Le opere in Downtown/Uptown: New York negli anni '80 rappresentano l'arte diversificata e innovativa creata durante e in risposta a questo periodo epocale, evidenziando al contempo la comunità condivisa dagli artisti in mostra.


21/11/25

Musée Picasso 2030

Foto ©Museo Picasso - Voyez-Vous (Chloe Vollmer-Lo)

Parigi si rinnova e dopo le recenti notizie sul futuro Louvre e sui lavori avviati per il  rinnovo del Centre Pompidou e la volta del Musée Picasso che amplierà i suoi spazi con un grande giardino con sculture e la realizzazione di una nuova ala per le mostre temporanee. 

Il tutto grazie alla collaborazione fra enti pubblici e privati, con l'obiettivo di trasformare il museo in un centro più dinamico e comunitario, con nuovi servizi come un caffè e la riorganizzazione dell'area pedonale e dei giardini. 

20/11/25

30 FSRR

 


Nato in sordina nella colline albesi nel tempo è diventata una delle realtà più stimolanti del panorama italiano dell'arte contemporanea, si tatta della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,  che quest'anno copie i suoi primi 30 anni di attività

Per festeggiarli a Torino si sono ideate due esposizioni uno presso gli storici spazi della fondazione l'altra presso il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino.

La mostra intitolata News from the Near Future si sviluppa anche negli spazi di Guarene, parte di una importante rete che vede anche un prolugamento a Madrid e nell'isola di San Giacomo, nella Laguna di Venezia.


I due spazi ospitano alcuni dei pezzi più significativi di questo lungo percorso culturale, proposti in un gioco di relazione e sensibilità. 

Sono presenti opere dei più importanti artisti del panorama contemporaneo con opere intense e rappresentative, declinate in differenti e articolati linguaggi, attraversando le più differenti tecniche dalla pittura all'installazione, dal video alla scultura. 

Il titolo della mostra deriva dalla videoinstallazione dell’artista Fiona Tan, realizzata nel 2003 ed esposta nell'auditorium della Fondazione.

Nel suo lungo percorso la fondazione ha affiancato diverse iniziative di sostegno, promoziione in diverse ambiti come Campo, un importante corso di studi e pratiche curatoriali progettato e avviato nel 2012.

Arrichisce la mostra una serie di interessanti eventi che potete scoprire sul sito della FSRR.












19/11/25

Quasi Fantastica

18° Quadriennale d’arte, Fantastica, Palazzo Esposizioni Roma, 11 ottobre 2025 - 18 gennaio 2026, l’ingresso della mostra nell’allestimento progettato da BRH+/Barbara Brondi & Marco Rainò, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, Fotografia Agostino Osio - Alto Piano

La 18esima Quadriennale d’arte. offre una interessante panoramica dell'arte italiana, con 187 opere di 54 artiste e artisti, viventi, di cui 16 under 35. Una piacevole panoramica, forse un poco debole nell'espressività e nei contenuti. 


18° Quadriennale d’arte, Fantastica, Palazzo Esposizioni Roma, 11 ottobre 2025 - 18 gennaio 2026, veduta dell’allestimento della sezione curata da Francesco Bonami. Nella foto, uno scorcio dell’opera di Lorenzo Vitturi, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, Fotografia Agostino
Osio - Alto Piano

Il titolo Fantastica, è ottimistico ma propositivo, forse in futuro potrà diventarlo, per ora via, se siamo scomparsi dal mercato dell'arte internazionale, forse con questa mostra si può capirlo. 


18° Quadriennale d’arte, I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935, Palazzo Esposizioni Roma, 11 ottobre 2025 - 18 gennaio 2026, veduta dell’allestimento progettato da BRH+/Barbara Brondi &amp ; Marco Rainò, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, Fotografia Agostino Osio - Alto Piano

Tutto molto edulcorato, ovvio, semplice, a volte anche carino, ma non ci sono dinamismi, energie, rischi. Una bella mostra di provincia che per ora si gode tranquillo il lento declino del paese.


18° Quadriennale d’arte, I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935, Palazzo Esposizioni Roma, 11 ottobre 2025 - 18 gennaio 2026, veduta dell’allestimento con opere di Fausto Pirandello, Antonio Donghi e Luigi Trifoglio, courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma, Fotografia Agostino Osio - Alto Piano 

18/11/25

Push the Limits 2

 


Alla Fondazione Merz prosegue il progetto "Push the Limits", curato da Claudia Gioia e Beatrice Merz, che in questa seconda edizione riprende una frase di Mario Merz – “la cultura si sveste e fa apparire la guerra“. 

Per la rassegna sono state selezionate una ventina di opere che affrontano in modo variegato il tema, con approcci molto diversi sia formalmente che culturalmente, evidenziando la complessa cifra del fare artistico. 



CS

La Fondazione Merz presenta la seconda edizione di PUSH THE LIMITS, progetto espositivo a cura di Claudia Gioia e Beatrice Merz.

La mostra esplora la capacità dell’arte di rispondere alle questioni attuali e urgenti e di farsi portatrice di cambiamento, rifiutando la rassegnazione all’immobilità. Riunisce 20 artiste di generazioni e provenienze diverse che fanno del superamento e della trasformazione dei limiti imposti e supposti la propria grammatica artistica.

La mostra è aperta da lunedì 27 ottobre 2025 a domenica 1° febbraio 2026. Le artiste sono: Heba Y. Amin, Maja Bajević, Mirna Bamieh, Fiona Banner aka The Vanity Press, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Latifa Echakhch, yasmine eid-sabbagh/Rozenn Quéré, Cécile B. Evans, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Emily Jacir, Jasleen Kaur, Katerina Kovaleva, Teresa Margolles, Helina Metaferia, Janis Rafa, Zineb Sedira, Nora Turato.

Nel rititolare la seconda edizione di PUSH THE LIMITS è stata aggiunta la frase di Mario Merz, “la cultura si sveste e fa apparire la guerra”. Il riferimento è al ruolo da sempre complesso della cultura in situazioni di conflitto e alla necessità che la cultura si svesta di un’immagine ovattata per evidenziare la sua natura combattiva. In questo modo si intende sottolineare anche la libertà e la responsabilità dell’arte e della cultura, così come l’obiettivo di forzare i limiti, proprio oggi in cui tutti i principi della convivenza e del diritto vengono continuamente stravolti, perché possano venire nuove parole per ricominciare a pensare in termini di giustizia e di relazioni internazionali, sociali e civili.

La mostra mette in campo azioni, immagini e voci capaci di riallineare mezzi e fini, con la consapevolezza che la relazionalità è, come ricordava Barbara Kruger nella prima edizione del progetto, qualità costitutiva dell’azione. In questa prospettiva — cara anche a Hannah Arendt, per la quale l’azione collettiva possiede un principio estetico — libertà e esecuzione coincidono nel dare forma a parole e forme nuove, in risposta alle crisi del presente.

17/11/25

Running Arcs da Gagosian a New York

 
Running Arcs (For John Cage) @Estate Richard Serra - foto Maris Hutchinson

Gli spazi della sede di Gagosian a New York, al 522 West 21st Street accolgono per la prima volta negli Stati Uniti l'opera Running Arcs (For John Cage)  (1992), di Richard Serra, una scultura di grandi dimensioni di Richard Serra (1938–2024). 


Running Arcs (For John Cage) @Estate Richard Serra - foto Maris Hutchinson

L'opera è stata esposta solo una volta in precedenza, più di trent'anni fa, inaugurando il 12 settembre 1992 alla Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, in Germania.  Running Arcs (For John Cage) è esposta presso la galleria Gagosian, a trentatré anni dalla sua presentazione iniziale e rimarrà in mostra fino al 20 dicembre 2025.


Running Arcs (For John Cage) @Estate Richard Serra - foto Maris Hutchinson

"Running Arcs (For John Cage)" è composto da tre segmenti conici identici in acciaio, invertiti l'uno rispetto all'altro, installati in una disposizione sfalsata. Ogni pannello è lungo circa 16 metri, alto 4 metri e spesso 5 centimetri.

15/11/25

Wolfgang Laib dialoga con le opere della Kunsthaus di Zurigo

Touching the Essential. Wolfgang Laib and the Collection of the Kunsthaus Zürich
 Installation view Kunsthaus Zürich, 2025  Photo: Franca Candrian, Kunsthaus Zürich 

Un allestimento che durerà fino all'autunno del 2026, la nuova azione di "ReCollect!" con le opere di Wolfgang Laib che incontrano capolavori della collezione del Kunsthaus di Zurigo. 

Dalla fine degli anni Settanta, Laib ha sviluppato una forma d'arte radicalmente ridotta e silenziosa, dalla presenza potente, utilizzando polline, cera, latte, riso e pietra.

Le opere di Laib instaurano un dialogo trans-storico con circa 30 opere della collezione, dal Medioevo al XX secolo. Sono esposte opere di Fra Angelico (cerchia), Matteo di Giovanni, Philippe de Champaigne, Claude Monet, Ferdinand Hodler, Alberto Giacometti, Constantin Brancusi, Giorgio de Chirico, Wassily Kandinsky, Verena Loewensberg, Piet Mondrian, Barnett Newman, Mark Rothko, Robert Ryman, Sophie Taeuber-Arp e Lee Ufan, tra gli altri.


Circa 50 delle opere chiave di Laib danno vita al suo linguaggio visivo: un'opera di polline di grandi dimensioni, un brahmanda (scultura ovoidale in pietra), una pietra di latte, una ziggurat, una camera delle cere con accesso pedonale, case del riso, una scala laccata e altre sculture, disegni e fotografie. Presentiamo anche opere fondamentali dell'arte asiatica, in particolare indiana, tra cui, in prestito speciale dal Museo Rietberg, un'importante statua in marmo giainista di Jina Rishabha.


14/11/25

Fictions of Display

 
Mostra Fictions of Display @ MOCA, foto di Jeff McLane

In una nota scritta nel 1962, l'artista Claes Oldenburg affermava che "il teatro è la forma d'arte più potente perché è la più coinvolgente". Poche righe dopo aggiungeva: "Non vedo più la distinzione tra teatro e arti visive molto chiaramente... distinzioni che suppongo siano una malattia della civiltà". Con oggetti di scena e sculture; palchi e piedistalli; attori, imitatori e avatar; così come l'immagine spettrale del pubblico stesso, Fictions of Display esplora i temi intrecciati di teatro, performance ed esposizione nella collezione permanente del MOCA, mettendo in primo piano strategie e modalità di presentazione che permeano gli spazi museali.

Al centro di questa mostra ci sono opere tratte dal progetto immersivo e performativo di Oldenburg, The Store (1961-62), in cui realizzava e vendeva riproduzioni di beni di consumo quotidiani. Queste opere aprono la strada a un'esplorazione più ampia di come gli oggetti non siano solo esposti, ma anche messi in scena e fatti circolare. 


Mostra Fictions of Display @ MOCA, foto di Jeff McLane

Oltre a questi oggetti noti, Fictions of Display include una selezione di documenti tratti dalle carte di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen, gentilmente concessi in prestito dal Getty Research Institute.

Fictions of Display presenta anche diverse nuove acquisizioni, così come opere mai esposte nelle gallerie del MOCA, come il dipinto del rivoluzionario regista teatrale polacco Tadeusz Kantor, noto per il suo approccio avanguardistico e profondamente personale alla performance, e la videoinstallazione di Catherine Sullivan, che fonde teatro, cinema e arte visiva per esaminare i sistemi di recitazione e rappresentazione. Un elemento dal vivo è sottilmente intrecciato nell'esperienza della galleria: per " Portrait of an Unknown Person Passing By" di Tania Pérez Córdova , un performer circola silenziosamente tra i visitatori a orari non annunciati, vestito con un abito che riprende il motivo di un oggetto in ceramica esposto.


Mostra Fictions of Display @ MOCA, foto di Jeff McLane

Artisti in primo piano: Eleanor Antin, ASCO, Ana Barrado, Math Bass, Joseph Beuys, Mark Bradford, Brassaï, Nancy Brooks Brody, Colette, Fiona Connor, Tania Pérez Córdova, Guy de Cointet, Raúl De Nieves, Lukas Duwenhögger, Thomas Eggerer, Victor Estrada, VALIE EXPORT, Ali Eyal, Peter Fischli, Dan Flavin, Robert Gober, Guillermo Gómez-Peña, Félix González-Torres, Joe Goode, Dan Graham, Yaron Michael Hakim, Lyle Ashton Harris, Evan Holloway, Christian Holstad, Rebecca Horn, Roni Horn, Donald Judd, Brian Jungen, Tadeusz Kantor, Mike Kelley, Toba Khedoori, Martin Kippenberger, Terence Koh, Louise Lawler, An-My Lê, William Leavitt, Charles LeDray, Nikki S.Lee, Sherrie Levine, Los Carpinteros, Paul McCarthy, Steve McQueen, Ana Mendieta, Raphael Montañez Ortiz, Senga Nengudi, Kayode Ojo, Claes Oldenburg, Yoko Ono, Silke Otto-Knapp, Roxy Paine, Giuseppe Penone, Sondra Perry, Julia Phillips, Sigmar Polke, Monique Prieto, Reynaldo Rivera, Beverly Semmes, Cindy Sherman, Hiroshi Sugimoto, Catherine Sullivan, Atsuko Tanaka, Wolfgang Tillmans, Cosima von Bonin, Marnie Weber, Johanna Went, Pae White, Hannah Wilke.

Fictions of Display è organizzato da José Luis Blondet, curatore senior, con Paula Kroll, assistente curatoriale.

Le mostre al MOCA sono supportate dal MOCA Fund for Exhibitions, con finanziamenti importanti forniti da Tatiana Botton, The Goodman Family Foundation, Alfred E. Mann Charities e Alicia Miñana e Robert Lovelace. Un generoso contributo è fornito da Michael e Zelene Fowler, The Earl and Shirley Greif Foundation, Pamela e Jarl Mohn, Jonathan Segal, Carl and Ruth Shapiro Family Foundation e Pamela West.

13/11/25

Luci d’Artista - 28esima edizione


Joseph Kosuth Doppio Passaggio Torino foto di Carla Ciampoli Courtesy FIAF

Già da diversi giorni Torino brilla trasformando il cielo della città in un grande palcoscenico di luce, grazie allo storico progetto delle "Luci d'artista" 

Quest'anno con 32 installazioni luminose, arricchite da ben quattro nuove opere firmate da grandi protagonisti della scena artistica: Tracey Emin, il collettivo Soundwalk Collective insieme alla poetessa e musicista Patti Smith e al compositore Philip Glass, Riccardo Previdi e Gintaras Didžiapetris. Saranno coinvolti nuovi spazi della città che entreranno a far parte della mappa luminosa di Luci d’Artista, confermando la vocazione della manifestazione a rinnovarsi e a estendere la propria presenza nel tessuto urbano di Torino.

Le Luci d’Artista della 28° edizione resteranno accese fino all’11 gennaio 2026 e in questi mesi piazze, monumenti e luoghi simbolo della città dialogheranno con l’arte contemporanea, trasformando Torino in un museo dove la protagonista è la luce.

Tra le nuove installazioni luminose, due portano la firma della Fondazione CRT, da sempre al fianco di Luci d’Artista: la prestigiosa opera al neon di Tracey Emin, Sex and Solitude, donata alla Città di Torino dalla Fondazione Arte CRT, e il progetto speciale delle OGR Torino, Mummer Love, che animerà il monumentale cortile con un’opera dei Soundwalk Collective insieme a Patti Smith e Philip Glass.

Luci d’Artista accoglie infatti tra i suoi protagonisti un’icona dell’arte contemporanea internazionale: la britannica Tracey Emin. Si tratta della prima e unica opera pubblica in Italia dell’artista. Un ingresso reso possibile proprio grazie alla Fondazione Arte CRT che per celebrare il suo venticinquesimo anniversario ha deciso di donare alla Città una prestigiosa opera al neon dal titolo Sex and Solitude, collocata nei Giardini Reali bassi, firmata da una delle figure più acclamate al mondo, autrice, tra i molti linguaggi praticati, di celebri creazioni luminose.


Un neon di 106 x 804 cm che riproduce la grafia inconfondibile dell’artista, sarà allestita ai Giardini Reali, divenendo parte del patrimonio luminoso della città. Realizzata originariamente per l’omonima mostra a Palazzo Strozzi, l'opera racchiude i due poli centrali della ricerca di Emin – la sessualità (sex) e la vulnerabilità (solitude) – restituendo, attraverso la luce, l’intensità emotiva e la tensione poetica che caratterizzano il suo lavoro. Per la prima volta in Italia, un’opera di Tracey Emin verrà allestita in uno spazio pubblico ed entrerà a far parte di una collezione permanente (quella di Luci d'Artista).


Tracey Emin,  Sex and Solitude, Ph. Andrea Guermani


Da oltre trent'anni, Tracey Emin impiega il neon come mezzo espressivo fondamentale nella sua arte. Ogni sua creazione nasce da un'ispirazione profonda: un messaggio, un pensiero o un'emozione. La sua prima opera realizzata con questo materiale risale al 1995.

Il suo legame con il neon affonda le radici nella sua infanzia trascorsa a Margate, situata sull'Isola di Thanet, nel Kent, affacciata sul Mare del Nord, in cui le insegne luminose erano un elemento abituale del paesaggio costiero. L'artista trae ispirazione proprio da questi ricordi giovanili, evocati dalla luce vibrante e scintillante delle insegne.

A differenza di molti artisti che, a partire dagli anni Sessanta, hanno utilizzato il neon con caratteri standard e frasi distaccate, Tracey Emin adotta un approccio radicalmente diverso, distinguendosi per l'uso della propria calligrafia, abbinata a frasi brevi, intense e profondamente personali. Le sue scritte, spesso incisive e dirette, esplorano temi come la fragilità dell'amore e l'esistenza umana.


L'artista ritiene che il neon abbia la straordinaria capacità di suscitare sentimenti. Come ha affermato lei stessa: «Il neon è emozionale per tutti. I gas neon e argon ci fanno sentire qualcosa di positivo, ed è per questo che li troviamo nei luna park, nei casinò, nei quartieri a luci rosse e nei bar. Il neon può persino aiutare chi soffre di depressione».

Nelle sue installazioni al neon, Emin condensa poesia, mistero, colore e luce, rendendo ogni opera un'intima sintesi della sua persona.