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17/09/25

La storia del punto ...

 


Sicuramente il titolo della mostra, che si svolgerà questo autunno, è molto accattivante, "Una breve storia artistica del punto" e come sempre sarà una interessante analisi che la Fondation Beyeler di Basilea offrirà. La mostra prenderà quindi un motivo centrale nell'opera di Yayoi Kusama, a cui il museo dedica contemporaneamente, in questi giorni, un'importante retrospettiva. Verranno evidenziati diversi aspetti del punto nel suo sviluppo artistico dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri. Originariamente termine per la testa di un foruncolo, il punto è anche un concetto geometrico di base, il più piccolo elemento pittorico, una macchia, uno schizzo o una macchia – e può essere sia un segno che un simbolo di significato creativo e spirituale.

La natura multiforme dei punti nell'arte spazia dal puntinismo e dall'astrazione alla pop art e all'arte contemporanea. Il punto funziona come elemento compositivo astratto; nella sua dimensione figurativa, tuttavia, può anche diventare un piccolo corpo celeste. Da una prospettiva emotiva, può essere un punto di dolore e piacere e costituisce la base della percezione visiva come punto di luce e messa a fuoco. In questo modo, la mostra considera il punto anche da una prospettiva sensuale e umana.

Saranno esposte, tra gli altri, opere dei seguenti artisti: Louise Bourgeois, Paul Cézanne, Max Ernst, Alberto Giacometti, Félix González-Torres, Wassily Kandinsky, Paul Klee, Roy Lichtenstein, Henri Matisse, Joan Mitchell, Joan Miró, Piet Mondrian, Claude Monet, Barnett Newman, Elizabeth Peyton, Pablo Picasso, Sigmar Polke, Jackson Pollock, Doris Salcedo, Wolfgang Tillmans, Vincent van Gogh e Andy Warhol.

16/09/25

Autunno veneziano



 Nei prossimi mesi la Fondazione Musei Civici di Venezia proporrà un fitto calendario di mostre temporanee che prosegue tra ottobre e dicembre 2025, corredate da tantissimi eventi, incontri, conferenze. 

La ricca rete di spazi costituita da Palazzo Ducale, Ca’ Pesaro, Museo Correr, Museo Fortuny, Museo di Palazzo Mocenigo, Ca’ Rezzonico, il Centro Culturale Candiani di Mestre, fino al Museo MA*GA di Gallarate, offre una vasta analisi e offreta delle diverse forme del fare creativo internazionale e territoriale.

Ma eccovi un rapido elenco:
 
CA’ REZZONICO – MUSEO DEL SETTECENTO VENEZIANO
Dal 26 settembre al 12 gennaio 2026 apre al pubblico l’esposizione dedicata all’Album Cicognara, che riunisce per la prima volta i disegni raccolti dal grande intellettuale neoclassico: un liber amicorum con opere di Appiani, Bossi, Hayez, Canova e autori francesi, testimonianza preziosa della cultura figurativa dell’Italia tra fine Settecento e inizio Ottocento.
 
MUSEO FORTUNY
Dal 15 ottobre 2025 al 12 gennaio 2026 [nuove date], il museo celebra il ritorno della fotografia con la mostra Antonio Beato. Ritorno a Venezia. Fotografie tra viaggio, architettura e paesaggio. Il fotografo veneziano, attivo per quasi quarant’anni tra l’Egitto e l’Europa, è testimone di un’epoca di esplorazioni visive e documentazione storica di eccezionale valore. Intorno al 1860, Antonio Beato arrivò dalla Cina al Cairo, “la madre delle città” e per quasi quarant’anni realizzò, con dettagli meticolosi e un occhio acuto per la composizione, una serie di straordinarie immagini dei templi e dei siti archeologici dell’Egitto, della sofisticata architettura della Cittadella del Cairo, della dinamica complessità degli edifici dei Mamelucchi e dei paesaggi circostanti. Immagini che divennero oggetti di un Oriente solo immaginabile, che un’élite prevalentemente europea era ansiosa di acquistare, un momento che segnò l’avvento della fotografia documentaristica, fondamentale anche per sviluppare lo studio della prima architettura islamica. Scorci e visioni che, non ultimo, evocano i viaggi di Egitto di Mariano Fortuny ed Henriette Nigrin e alle collezioni degli album di famiglia, che racchiudono sguardi provati, appunti di memorie, suggestioni e impressioni destinati a diventare arte.
 
MUSEO CORRER
Dal 23 ottobre 2025 a febbraio 2026 prende forma il progetto espositivo Karen LaMonte. Nocturnes, primo appuntamento dei Dialoghi canoviani, che pone in relazione la scultura contemporanea dell’artista americana con il pensiero neoclassico di Canova, in una meditazione visiva tra corpi e visioni notturne.
 
PALAZZO DUCALE
Dall’ 11 ottobre 2025 al 6 gennaio 2026, le sale dell’Appartamento del Doge ospitano una nuova, importante esposizione dal titolo La Democrazia attraverso il Diritto. Dalla Serenissima Repubblica alla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa attività parte delle celebrazioni per il trentacinquesimo anniversario della Commissione Europea, comunemente nota come Commissione di Venezia: un importante confronto storico-giuridico tra le leggi fondanti il sistema elettivo della Serenissima ed il moderno stato di diritto affermatosi in Europa. La storia del diritto e della democrazia, fil rouge dell’esposizione, si intreccia così con la città di Venezia come modello di gestione statale.
 
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
La stagione autunnale si apre con una mostra attesa e inedita: Gastone Novelli (1925–1968), in programma dal 15 novembre 2025 al 1° marzo 2026 [date aggiornate] a cura di Elisabetta Barisoni e Paola Bonani, con la collaborazione dell’Archivio Gastone Novelli. L’esposizione intende restituire la centralità della figura di Novelli nella cultura visiva europea del secondo dopoguerra, esplorando la sua carica sperimentale, l’impegno politico e il linguaggio radicalmente poetico e allo stesso tempo celebrare l'entrata nelle collezioni civiche veneziane di due capolavori dell'artista in donazione dall'Archivio Novelli.
 
Sempre dal 15 novembre 2025 al 1° marzo 2026  [date aggiornate]  le Sale Dom Pérignon al secondo piano ospiteranno Terry Atkinson. Arte e linguaggio: una mostra per presentare alcune fasi cruciali del lavoro di Terry Atkinson, uno dei più importanti artisti inglesi degli ultimi decenni. Recentemente acquisita dalla Tate Gallery di Londra, l’opera di Atkinson si iscrive nel fronte della ricerca concettuale internazionale: la sua unicità tuttavia consiste nell’aver declinato dei profondi contenuti teorici in un linguaggio dal fortissimo valore visivo.
 
MUVE con MUSEO MA*GA – GALLARATE
Dal 30 novembre 2025, prende il via Kandinsky e l’Italia, un grande progetto espositivo progettato e realizzato congiuntamente dal Museo MA*GA di Gallarate e dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro. Curata da Elisabetta Barisoni, storica dell’arte e responsabile di Ca’ Pesaro, e Emma Zanella, direttrice del MA*GA, la mostra si concentra sulla centralità del pensiero e dell’opera del maestro russo, in relazione alla scena artistica europea e alla stagione dell’astrattismo italiano tra gli anni ’30 e ’50 del Novecento.
 
CENTRO CULTURALE CANDIANI – MESTRE
Le nuove sale del Centro Culturale Candiani, oggetto in un importante restyling, aprono dal 29 ottobre al 1° marzo  [date aggiornate] la mostra Munch e la rivoluzione espressionista: un percorso che esplora il lascito rivoluzionario del pittore norvegese e la sua influenza sulla cultura visiva. L’esposizione, attraverso opere originali, grafiche della collezione della collezione della Galleria d’Arte Moderna Ca’ Pesaro e confronti visivi, illustra come il linguaggio di Munch abbia influenzato il panorama artistico del Novecento, aprendo la strada a una nuova sensibilità espressiva. Una carica travolgente di forme e colori che si riverbera in tutto il XX secolo, nella lezione dell’espressionismo tedesco e nordico, tra le opere dei capesarini - Ugo Valeri, James Ensor, Max Beckmann, Otto Dix, Christian Rohlfs, Alberto Martini. L’urlo espressionista non si arresta nemmeno nel contemporaneo, tra le opere di denuncia di Renato Guttuso, gli orrori della guerra descritti fino ai giorni nostri, tra le monumentali figure di Marina Abramovic, Shirin Neshat e nei teschi di Mike Nelson e Brad Kalhamer, opere donate nel dicembre 2022 da Gemma De Angelis Testa al Comune di Venezia per Ca’ Pesaro.
 
MUSEO DI PALAZZO MOCENIGO_CENTRO STUDI DI STORIA DEL TESSUTO, DEL COSTUME E DEL PROFUMO
La stagione si conclude con un raffinato viaggio, “andata e ritorno”, tra Occidente e Oriente: dal 5 dicembre 2025 al 5 aprile 2026 in mostra Il kimono maschile, in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale di Venezia, dedicato al fascino del Giapponismo e alla storia del costume giapponese tra Ottocento e primo Novecento. Un percorso tra le influenze artistiche europee del linguaggio decorativo dell’arte giapponese che, viceversa, porta anche l’esempio di un fenomeno meno conosciuto: l’Occidentalismo, l’influenza della cultura occidentale nell’arte giapponese attraverso l’oggetto più iconico della cultura del Sol Levante, il kimono. Gli abiti in mostra, in seta operata o stampata, testimoniano da un lato l’attrazione per la civiltà e le innovazioni formali occidentali, dall’altro le suggestioni provenienti dalla modernità, elementi che agli inizi del Novecento modificarono profondamente il linguaggio decorativo tradizionale giapponese.
 
MURANO, MUSEO DEL VETRO
In arrivo le inaugurazioni in occasione di The Venice Glass Week: Vero Casanova è la mostra in programma dal 13 settembre 2025 al 18 gennaio ideata dal Consorzio Promovetro Murano in collaborazione con i Musei Civici di Venezia e curata dall’ arch. Matteo Silverio di rehub. L’esposizione rende omaggio a una delle figure più affascinanti e complesse del Settecento veneziano attraverso un percorso immersivo che ruota attorno a undici opere e installazioni in vetro firmate dai maestri muranesi. Sempre dal 13 settembre e fino al 6 gennaio 2026 il museo ospiterà l’esposizione delle opere partecipanti al quarto Concorso Internazionale La tua perla per Venezia, a cura di Comitato per la Salvaguardia dell’Arte delle Perle di vetro veneziane.

Il 2025 chiuderà il progetto L’Ottocento: dalla crisi alla rinascita destinata a diventare esposizione permanente dal 12 dicembre 2025, ha l’obiettivo di valorizzare e di portare a conoscenza del pubblico la ricca e variegata collezione ottocentesca del Museo del Vetro di Murano, la più importante e completa a livello mondiale, esponendola per la prima volta nella sua quasi totalità. Il visitatore potrà ripercorrere le travagliate e affascinanti vicende della produzione vetraria muranese del XIX secolo, dalla crisi derivata dalla caduta della Repubblica di Venezia (1797) alla rinascita dell’arte e al suo pieno sviluppo nella seconda metà dell’Ottocento grazie a maestri e imprenditori che hanno saputo mettere in campo le loro competenze per far rivivere il glorioso passato dell’isola.

 Tutti i dettagli e gli aggiornamenti sono disponibili sul sito ufficiale: www.visitmuve.it.

15/09/25

La facciata di Jeffrey Gibson

 

Anche quest'anno la facciata del Metropolitan Museum of Art accoglie l'intervento temporaneo di un'artista, per questa edizione si tratta di Jeffrey Gibson che col titolo "The Animal That Therefore I Am", ispirato al libro di Jacques Derrida, propone quattro grandi animali. 





CS

L'acclamato artista interdisciplinare Jeffrey Gibson ha trasformato le iconiche nicchie della facciata del Museo sulla Fifth Avenue con una serie di quattro sculture di grandi dimensioni che esplorano le relazioni metamorfiche tra tutti gli esseri viventi e l'ambiente. Membro della tribù degli indiani Choctaw del Mississippi e di discendenza Cherokee, Gibson attinge al suo stile distintivo, fondendo visioni del mondo e immagini con astrazione, testo e colore, per creare queste nuove opere figurative fuse in bronzo. In mostra fino al 9 giugno 2026, la Genesis Facade Commission: Jeffrey Gibson, The Animal That Therefore I Am segna la prima grande esplorazione di Gibson di questo materiale su scala monumentale.

La mostra è presentata da Genesis.
Un importante contributo è fornito da Oscar L. Tang e H.M. Agnes Hsu-Tang, dal Director's Fund e da Cynthia Hazen Polsky e Leon B. Polsky.
Ulteriore supporto è fornito da Sarah Arison, Helen Lee-Warren e David Warren e dalla famiglia Bronzini Vender.

Ulteriore supporto alla realizzazione dell'opera è fornito da Hauser & Wirth.

"Jeffrey Gibson è uno degli artisti più straordinari della sua generazione e una figura pionieristica nel campo dell'arte nativa e indigena", ha dichiarato Max Hollein, Direttore e Amministratore Delegato del Met, Marina Kellen French. "Queste nuove opere si basano sul suo caratteristico uso di materiali non convenzionali e forme reinventate, impiegandoli per esplorare storie spesso trascurate e il mondo naturale. Siamo entusiasti di avere le sue sculture monumentali installate sull'iconica facciata del Met sulla Fifth Avenue."

David Breslin, Curatore Responsabile per l'Arte Moderna e Contemporanea di Leonard A. Lauder, ha dichiarato: "Jeffrey Gibson è un artista brillantemente in sintonia con la varietà di forme di vita che il nostro mondo racchiude: l'umano, l'animale, la terra stessa. La sua arte vibra e trabocca di quella vita, delle storie che non ci abbandonano mai e dei futuri che la sua visione rende possibili."

Intitolata "L'animale che dunque sono", l'installazione trasforma la facciata neoclassica del museo in un palcoscenico dinamico per l'ambiziosa visione di Gibson di presenza figurativa e affinità ecologica. Ogni scultura in bronzo, alta 3 metri, assume la forma di un animale regionale: un falco, uno scoiattolo, un coyote e un cervo. Utilizzando elementi fusi come legno, perline e tessuto per creare texture, Gibson abbraccia un nuovo processo che amplia il suo vocabolario scultoreo. Da questi supporti in legno riprodotti emergono forme animali di riferimento, con ogni scultura che fonde formalmente l'animato e l'inanimato. Intricati e audaci motivi astratti patinati evocano perline e tessuti tratti da una gamma di linguaggi visivi indigeni, motivi che si integrano perfettamente nelle superfici delle sculture.

Le opere sono ispirate al libro di Jacques Derrida "L'animale che dunque sono", che esamina la violenza insita nel dominio umano sugli animali, un tema che Gibson collega a cicli di conflitto più ampi. Selezionando specie autoctone dell'area di New York, l'artista riflette su come queste creature siano state costrette ad adattarsi agli ambienti umani, invitandoci a riflettere su ciò che sopportano e su ciò che potrebbero insegnarci. "The Animal That Therefore I Am" affianca l'ingresso del Museo, con le sue forme zoomorfe che dialogano con il paesaggio circostante, dall'ambiente naturale della valle del fiume Hudson, dove Gibson vive e lavora, all'ecologia urbana di Central Park che circonda il Met.

Questo progetto è l'ultimo di una serie di commissioni contemporanee del Met, in cui il Museo invita gli artisti a creare nuove opere d'arte, instaurando un dialogo tra la pratica artistica, la collezione del Met, il museo stesso e il pubblico del Met.


Informazioni sull'artista

Jeffry Gibson è un artista interdisciplinare cresciuto negli Stati Uniti, in Germania e in Corea. Il suo vasto corpus di opere spazia da dipinti astratti dai contorni netti a una ricca pratica di performance e regia, fino a un significativo lavoro come artista e curatore. Dagli anni 2000, il lavoro di Gibson, che spesso incorpora tradizioni estetiche e materiali indigene, ha costantemente rivelato nuove modalità di astrazione, l'uso del testo e del colore, applicando la sua maestria formale a concetti come la connessione umana e l'identità collettiva. In particolare, il lavoro di Gibson ha introdotto un'ampia gamma di fonti ricorrenti, elementi materiali e immagini, offrendo al contempo una critica dei modi riduttivi in ​​cui la cultura indigena è stata storicamente appiattita e indebitamente appropriata.

Tra le sue recenti mostre personali figurano Jeffrey Gibson: the space in which to place me (The Broad, 2025); Jeffrey Gibson: POWER FULL BECAUSE WE’RE DIFFERENT (MASS MoCA, 2024); This Burning World: Jeffrey Gibson (ICA San Francisco, 2022); Jeffrey Gibson: The Body Electric (SITE Santa Fe, 2022); Jeffrey Gibson: They Come From Fire (Portland Art Museum, 2022); Jeffrey Gibson: INFINITE INDIGENOUS QUEER LOVE (deCordova Sculpture Park and Museum, 2022); e Jeffrey Gibson: Like a Hammer (Denver Art Museum, 2018). Gibson è stato selezionato per rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia, la 60a Esposizione Internazionale d'Arte, nel 2024. Gibson ha anche ideato e co-curato il volume fondamentale An Indigenous Present (2023), che presenta diversi approcci a concetti, forme e media indigeni. Le sue opere sono incluse nelle collezioni permanenti del Denver Art Museum; Museum of Fine Arts, Boston; Museum of Modern Art, New York; National Gallery of Canada; National Gallery of Art, Washington, D.C.; Portland Art Museum; Smithsonian National Museum of the American Indian; e Whitney Museum of American Art, tra gli altri. Gibson ha ricevuto numerosi premi prestigiosi, tra cui il John D. and Catherine T. MacArthur Foundation Fellowship Award (2019), ed è attualmente artista in residenza presso il Bard College di Annandale, New York. Vive e lavora a Hudson, New York.

14/09/25

Vivono


Hervé Guibert - L‘oiseau, Santa Catarina, 1982  stampa ai sali d’argento / gelatin silver print, vintage, 15x23 cm  Courtesy Felix Gaudlizt

Fra le tante mostre in arrivo per la stagione autunnale una che sta suscitando un particolare interessere è "VIVONO. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996" proposta al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato con la curatela di Michele Bertolino

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta, da sabato 4 ottobre 2025 a domenica 1° marzo 2026, VIVONO. Arte e affetti, HIV-AIDS in Italia. 1982-1996 a cura di Michele Bertolino. Si tratta della prima mostra istituzionale che ricompone la storia dimenticata delle artiste e degli artisti italiani colpiti dalla crisi dell’HIV-AIDS. Opere d’arte, poesie, paesaggi sonori e video si combinano a materiali d’archivio e memorie personali per delineare un possibile percorso che attraversa gli anni dal 1982 al 1996–dalla prima segnalazione di AIDS conclamato in Italia all’arrivo delle terapie antiretrovirali–restituendo l’urgenza e l’unicità di quel tempo. La mostra, di cui Intesa Sanpaolo è Partner, è presentata nelle sale storiche del Centro Pecci che, tra il 1992 e il 1994, ha proposto numerose attività espositive, culturali e sociali per combattere lo stigma e la disinformazione intorno all’AIDS e che oggi conserva in Eccentrica, mostra permanente della collezione, Commemuro (1993), opera di Francesco Torrini a ricordo di amiche e amici morti a causa dell’AIDS. VIVONO riconosce questa genealogia ed è realizzata insieme a un comitato scientifico, composto da curatrici, archivisti e attiviste impegnate a leggere la crisi HIV-AIDS con gli occhi dell’attualità.

Il percorso espositivo si apre con una produzione filmica realizzata per l’occasione anche grazie al  sostegno di Candy e commissionata a Roberto Ortu, in stretta conversazione con il curatore. Nel film, le poesie di Dario Bellezza, Massimiliano Chiamenti, Nino Gennaro, Ottavio Mai, La Nina, Marco Sanna e Pier Vittorio Tondelli, poeti che hanno vissuto con HIV e lo hanno raccontato nei loro testi, sono lette da attrici, attivisti e artiste. Le loro parole, spazio di confessione o carne viva che si fa toccare e baciare, prendono vita e precipitano nel tessuto della vita quotidiana contemporanea. È una riflessione sull’amore e l’affetto che chiede: come amiamo insieme?

L’archivio è la spina dorsale della mostra. Costruito a più voci con Valeria Calvino, Daniele Calzavara e i Conigli Bianchi, raccoglie documenti, manifesti, articoli di giornale, video e tracce sonore che, come appunti, tratteggiano la dimensione storica, politica, sociale e culturale italiana tra il 1982-1996. Per sottolineare il carattere non-finito di questa ricostruzione, i materiali sono presentati su grandi bacheche da lavoro dotate di ruote, che suggeriscono la possibilità di riconfigurare la narrazione. Affiorano tra i documenti storici, gli interventi di Emmanuel Yoro e Tomboys Don’t Cry che offrono delle prospettive contemporanee di lettura, sottolineando vuoti e silenzi.

Tra i documenti, sono presentate le opere d’arte di artiste e artisti italiani, tracce o testimonianze, spesso gridate a pieni polmoni altre volte sussurrate, che complicano la comprensione di quegli anni e offrono occasioni di approfondimento su questioni specifiche. Parlano di esperienze di vita, descrivono una temperatura emotiva che è fatta di felicità e dolore, e coniugano ricerca estetica, attivismo politico, storie personali e posizioni filosofiche. Le opere di artiste e artisti internazionali espandono ulteriormente queste riflessioni, presentando lavori che, esposti in Italia tra il 1982 e il 1996, hanno avuto un impatto importante nella comunità artistica o nell’attivismo: i poster di Gran Fury, esposti alla Biennale del 1990 (e per la prima volta da allora ripresentati in Italia), si relazionano alle opere di Keith Haring; le tende di organza blu di Felix Gonzalez-Torres (presentate al Castello di Rivara nel 1991) convivono con i lavori di David Wojnarowicz e Walter Robinson, proposti a Milano da Corrado Levi nel 1984.

Tre sale monografiche sono dedicate al lavoro di Nino Gennaro, Francesco Torrini e Patrizia Vicinelli, nelle cui opere, poesia, immagine e corpo si integrano. Le tre figure propongono tre attraversamenti specifici in quegli anni. Vicinelli dà alla parola uno spessore fisico, la trasforma in corpo, fragile e combattivo, in grado di desiderare e toccare la libertà. Nino Gennaro lotta per il diritto alla casa e contro la mafia, è inserito in un tessuto sociale intersezionale, parla di affetto e amore, dell’importanza della gioia e del riconoscimento reciproco in opere che uniscono ricerca verbo-visiva, teatro e collage. 

Francesco Torrini, legato alla comunità fiorentina degli anni ‘80 e consapevole delle esperienze internazionali, dice del corpo come luogo di memoria e condensa nelle sue opere un’attenzione spirituale laica. L’HIV-AIDS non è un tema o un soggetto delle opere, quanto più una griglia interpretativa tramite cui guardare al mondo, coglierne la fragilità e proporre la bellezza, tattile, relazionale e di vita, come possibile risposta a una pandemia spesso silenziata.

L’allestimento della mostra, progettato da Giuseppe Ricupero, si pone come dispositivo di avvicinamento ai lavori. Sviluppato sui toni del bianco, è un percorso alla luce del sole tra storie, persone e posizioni artistiche che sono state spesso messe ai lati. Tramite dispositivi mobili e strutture pensate per ciascuna delle artiste e artisti, il progetto espositivo media tra lo spazio museale e una dimensione intima e domestica, insistendo sulle relazioni di affetti, geografie e corpi che attraversano VIVONO.

Come si vive l’amore e la gioia quando tutto intorno è oscurità? Che fine fanno la rabbia e la speranza quando tutto sembra perduto? Come si respira, come si agisce insieme per costruire un futuro in un tempo di minaccia diffusa e vulnerabilità condivisa? Quali alleanze nascono per ritrovare il senso di un sorriso? Quali parole e immagini scegliamo per raccontare le nostre perdite e le nostre conquiste? Come ci guardiamo negli occhi?

VIVONO guarda agli anni della crisi dell’HIV-AIDS in Italia come un momento generativo, in cui si  sono formate alleanze inaspettate, in cui l’amore è diventato spazio di azione politica, si è tradotto in sostegno, affetto, cura, carne. VIVONO è una storia collettiva, il ritratto di una generazione viva: parole scritte, immagini, voci e linguaggi si intrecciano con il sesso, l’immaginazione e il lutto, evocando utopie che ancora ci appartengono, ancora pulsano, ancora vivono.

Ad accompagnare la mostra, la pubblicazione di un catalogo edito da Axis Axis e suddiviso in due volumi. Il primo, VIVONO. Archivio è un estensivo apparato iconografico dove documenti e opere d’arte, disposte secondo una cronologia lineare, raccontano la storia politica e sociale di quegli anni e offrono una prima occasione di approfondimento e di accesso alle vicende. Il secondo, VIVONO. Reader, raccoglie dieci saggi commissionati, che propongono letture storico-artistiche e testimonianze, e un’antologia che presenta poesie e lettere di alcune delle artiste e degli artisti esposti in mostra.

Partner Intesa Sanpaolo
Grazie a Candy per il sostegno alla realizzazione del film
Sponsor Enrico Pecci di Alberto Pecci & C.
Si ringrazia Edra per aver gentilmente messo a disposizione i divani dell'allestimento della sala 8



13/09/25

Museion 40


 

Da quarant'anni a Bolzano Museion promuove eventi culturali per il territorio, e per festeggiare questo traguardo ci sarà  l'evento 24HOURS.

Una maratona tra arte e performance della durata di 24 ore – un giorno e una notte di momenti indimenticabili – che si svolgerà dalle 14:00 del 13 settembre alle 14:00 del 14 settembre, in collaborazione con Transart Festival, per mostrare cosa un museo e l'arte contemporanea possono essere oggi.

 Tra i protagonisti: il magnetico Marino Formenti, con una ininterrotta performance pianistica di 24 ore; l'ingegnosa Geumhyung Jeong, che condurrà un laboratorio performativo e pratico sulla costruzione di un robot; e il Collettivo Amigdala, con una suggestiva performance corale notturna. 

A intensificare l'esperienza, saranno presentate opere di lunga durata di Ragnar Kjartansson e Sven Sachsalber, che indagano in modo profondo ritualità, memoria e resilienza.

Al secondo piano del museo, visitatori e visitatrici potranno inoltre scoprire Museion Art Club – URBAN BRIDGE – uno skatepark pienamente funzionante nato dalla collaborazione con Murarte e l'Associazione Sk8ter Project.

Concepito per celebrare il finissage della mostra Graffiti, il progetto porta l'energia della cultura urbana in tutte le sue forme nello spazio museale.

Alla conferenza di presentazione, che si svolgerà oggi, interverranno Marion Piffer Damiani, presidente di Museion, Bart van der Heide, direttore di Museion, Heinrich Gasser, uno dei fondatori dell'Associazione Museion, Peter Paul Keinrath, fondatore e direttore artistico di Transart, insieme ad altre autorità del territorio.

Con le nostre domande, storie e immaginazione, contribuiamo attivamente alla vita culturale della regione. È proprio questo lo spirito che vogliamo celebrare con questo evento – un momento speciale per ritrovarsi, riflettere e immaginare insieme i prossimi capitoli della nostra storia.

12/09/25

Wolfgang Tillmans al Centre Pompidou

 


Sta per concludersi la mostra di  Wolfgang Tillmans al Centre Pompidou nel cuore di Parigi che poi chiuderà per alcuni anni per i grandi lavori di rinnovamento, eccovi la visita alla mostra accompagnati dall'artista che racconta questo importante progetto che si è realizzato diffuso nei diversi spazi dell'edificio. 



11/09/25

Nasce la Biennale di Bukhara

 
Senza titolo, 2024–2025  di Marina Perez Simão Brasile in collaborazione con Bakhtiyar Babamuradov Uzbekistan Foto di Felix Odell per gentile concessione della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation

Grande evento a Bukhara, in Uzbekistan, con la recente apertura della Biennale che vede la presentazione di oltre 70 progetti site-specific, realizzati in da più di 200 partecipanti provenienti da 39 paesi e sei continenti, sono stati  svelati venerdì 5 settembre, segnando l'evento culturale più grande e diversificato dell'Asia centrale fino ad oggi.

L'evento commissionato da Gayane Umerova e curato dalla direttrice artistica Diana Campbell, ha come tema curatoriale "Ricette per  cuori infranti" e assume la forma di una festa immersiva e multisensoriale che si svolge nell'arco di dieci settimane.

Riunendo nomi di fama internazionale da ogni angolo del mondo con maestri artigiani uzbeki e artisti agli inizi della carriera  , la Biennale di Bukhara è una nuovissima piattaforma in continua evoluzione per la collaborazione creativa e l'apprendimento.

L'edizione di debutto si svolge in punti di riferimento di importanza storica, recentemente restaurati dall'architetto Wael Al Awar, che  continueranno a ospitare eventi e workshop didattici tra ogni biennale. Tra

i progetti principali figurano la struttura a ragnatela olfattiva di Delcy Morelos; il labirinto di corpi umani a grandezza naturale di Antony Gormley  ; gli organi a mosaico di Oyjon Khayrullaeva; L'arazzo ikat lungo chilometri di Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser)  con spettacoli di luna piena; i paesaggi onirici immersivi e ancestrali di Aziza Kadyri; e i pasti offerti da Subodh  Gupta sotto una monumentale scultura in smalto, e molto altro ancora




Eccovi il comunicato stampa 

 L'edizione inaugurale della Biennale di Bukhara (BBBB),  Recipes for Broken Hearts , è stata aperta al pubblico, con  oltre settanta commissioni site-specific di oltre 200  partecipanti provenienti da 39 paesi e sei continenti,  che si dispiegano in monumenti recentemente restaurati fino al 20 novembre  2025. Commissionata da  Gayane Umerova, Presidente della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation (ACDF)  e curata dalla Direttrice Artistica  Diana Campbell , l'edizione di debutto abbraccia le secolari tradizioni artigianali dell'Uzbekistan, svelando opere, performance e installazioni nate da collaborazioni tra artisti e artigiani locali. Sfidando le forme gerarchiche di apprendimento, la  House of Softness della biennale  ha inaugurato il suo programma di conferenze, con ulteriori iniziative che si svolgeranno durante le dieci settimane dell'evento, tra cui attivazioni culinarie presso il ristorante biennale  Café Oshqozon ; un  simposio sull'Asia centrale a ottobre;  e la  BBBB Curatorial School  tenutasi in collaborazione con la Delfina Foundation .  A chiusura della biennale, il  Rice Cultures Festival , co-curato da Diana Campbell e Marie Hélène Pereira, coinciderà con un  programma di poesia  curato da Katya García-Antón, ispirato alle origini dei poemi epici in Asia centrale, e con un menù di Jeong Kwan e Subodh Gupta, che incorpora ingredienti fermentati nel corso della biennale.

Basandosi sulle radici di Bukhara come centro di scambio, produzione creativa, pellegrinaggio e studi intellettuali, la Biennale di Bukhara vede i partecipanti fare il loro debutto istituzionale, riunendo artisti emergenti provenienti dall'Uzbekistan e da oltreoceano insieme ad alcuni degli artisti contemporanei viventi più affermati al mondo. L'iniziativa inaugura la prima fase di un Distretto Culturale in evoluzione, guidato dalla Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF), nell'ambito di un impegno a lungo termine per il restauro e la rivitalizzazione del patrimonio storico della città.

"La Biennale di Bukhara rappresenta un'importante pietra miliare nella costruzione di un'eredità per la città di Bukhara e per l'Uzbekistan in generale, con il primo posizionamento della città sulla mappa culturale contemporanea globale e un'occasione per riconnettersi con il resto del mondo. Riunire artisti e maestri locali è stato possibile grazie al sostegno della fondazione alla comunità artigianale locale e all'impegno nel proteggere e coltivare una visione che metta la cultura al primo posto per lo sviluppo del Paese. Ci auguriamo che tutti i partecipanti siano toccati e ispirati dalla storia multiforme di Bukhara e dalla biennale come nuova esperienza e piattaforma creativa per la popolazione uzbeka." – Gayane Umerova, Commissaria della Biennale di Bukhara e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF).

Disseminati lungo il percorso dell'antico Canale di Shakhrud, i siti della biennale formano una costellazione di progetti site-specific realizzati in Uzbekistan. Estendendosi su un'area di 500 metri della città vecchia di Bukhara, la biennale trasforma monumenti storici recentemente restaurati, tra cui la Madrasa Rashid, la Madrasa Gavkushon, la Moschea Khoja Kalon e quattro caravanserragli interconnessi: Fothullajon, Ayozjon, Ahmadjon e Mirzo Ulugbek Tamokifurush. 

Ispirandosi alle ricette tradizionali di guarigione per il corpo e l'anima della nonna bukhariana, l'artista  Oyjon Khayrullaeva  collabora con i maestri mosaicisti  Raxmon Toirov  e  Rauf Taxirov , incastonando organi umani in mosaico nelle pareti di tutti e sei i siti della biennale.  Erika Verzutti  fonde il suo linguaggio scultoreo con la tradizione locale, lavorando con il maestro intagliatore  Shonazar Jumaev  su una torre di melograni in legno: simboli di fertilità e prosperità nella forma delle tradizionali colonne in legno di Bukhari, che segnano la prima volta che la serie di melograni di Verzutti viene tradotta in legno. Un monumentale arazzo ikat di  Hylozoic/Desires (Himali Singh Soin e David Soin Tappeser) , realizzato in collaborazione con  Rasuljon Mirzaahmedov , attraversa la biennale come un'arteria, ripercorrendo la scomparsa del Lago d'Aral. La sua tavolozza mutevole, tratta da immagini satellitari degli ultimi cento anni, passa dal blu intenso a tonalità di tossine, sale, muschio e fioritura fungina. Un rituale musicale con esecutori di karnay richiamerà l'acqua dal cielo in ogni luna piena da settembre a novembre, segnandone la scomparsa sia come evento ecologico che emotivo.


Mille preghiere, 2025 di Jazgul Madazimova Kirghizistan in collaborazione con le donne di Bukhara Foto di Felix Odell per gentile concessione della Fondazione per lo sviluppo dell'arte e della cultura dell'Uzbekistan

 
Con oltre la metà della popolazione uzbeka sotto i 30 anni, la Biennale di Bukhara presenta progetti che evocano un senso di giocosità.  Laila Gohar  presenta una casa fatta di  cristalli di zucchero navat uzbeki intrecciati  , realizzata in collaborazione con il maestro   artigiano  Ilkhom Shoyimkulov . Un parco giochi per i sensi, il padiglione evoca la meraviglia infantile di acquisire conoscenza attraverso il gusto.  Louis Barthélemy  crea una processione di creature immaginarie con il maestro artigiano del gesso  Abdurahim Umarov , che richiama gli animali mitologici comunemente presenti sulle facciate dell'architettura centroasiatica. Ispirandosi al passato della zona come mercato delle spezie, la  monumentale cupola smaltata di  Subodh Gupta , con stoviglie create in collaborazione con Baxtiyor Nazirov , celebra il patrimonio culinario condiviso dell'Asia centrale e meridionale. Sotto la cupola, in giornate selezionate della biennale, Gupta cucinerà per gli ospiti, invitandoli a godere delle proprietà curative di un pasto condiviso in una storica cupola commerciale rivisitata, che un tempo accoglieva i mercanti indiani.

"Per me, per molti artisti, artigiani e per il nostro team,  Recipes for Broken Hearts  è stato molto più che creare opere d'arte o allestire una mostra; è un tentativo di guarire da modi preconcetti, dolorosi e spesso obsoleti, che ci hanno insegnato a pensare all'arte in termini gerarchici. Ci siamo rivolti alla collaborazione come strumento per lavorare insieme, smantellare questi schemi obsoleti e costruirne di nuovi attraverso il nostro contributo alla prima Biennale di Bukhara". –  Diana Campbell, Direttore Artistico di  Recipes for Broken Hearts  (Biennale di Bukhara 2025)

Costruiti nel XVIII e XIX secolo per ospitare mercanti itineranti e vendere merci,  quattro caravanserragli interconnessi , il  Fathullajon ,  l'Ayozjon ,  l'Ahmadjon e  il Mirzo Ulugbek Tamakifurush , ospitano partecipanti da tutto il mondo, che considerano il dolore come parte del viaggio della vita.  La prima opera musiva in assoluto di  Marina Perez Simão , realizzata con il maestro mosaicista tradizionale bukhariano Bakhtiyar Babamuradov , trasforma il cortile in una mappa celeste di un universo immaginario. Ispirata dalla ricca storia astronomica dell'Uzbekistan,  Simão  evoca il cielo con una vasta installazione che si estende per 16 metri. In collaborazione con il maestro artigiano  Jurabek Siddikov ,  Wael ShawkyL'artista uzbeka Aziza Kadyri  si ispira alle ricerche del nonno sull'industria cotoniera statunitense,   considerando i caravanserragli come emblematici di Bukhara, un crogiolo di culture, e si concentra sulle influenze arabe, con una palma che si erge su pannelli di ottone inciso tra i caravanserragli.  Catturando la tensione tra artigianato e meccanizzazione, "Cut from the Same Cloth"  fonde il ricamo tradizionale uzbeko suzani con l'intelligenza artificiale attraverso una collaborazione con  Yulduz Mukhiddinova ; e costruisce un paesaggio onirico interattivo con  Mathieu Bissonnette . 

Ispirata alla Casa della Saggezza di Baghdad, la  Madrasa Gavkushon  si trasforma nella  Casa della Morbidezza , un santuario per l'apprendimento e la riflessione che funge anche da sala da tè, laboratorio di poesia, studio artigianale, aula e spazio espositivo.  Abdulvahid Bukhoriy,  in collaborazione con  Jurabek Siddikov,  immerge i visitatori nella  Sala Blu  , uno spazio suggestivo rivestito di piastrelle blu fatte a mano che creano una sensazione di immersione nelle emozioni ed evocano antichi rituali di guarigione locali attraverso sculture a forma di pesce. Il cortile della madrasa è stato avvolto da un baldacchino intrecciato, sospeso tra i gelsi. Progettato da  Suchi Reddy  in collaborazione con la tessitrice uzbeka  Malika Berdiyarova , il baldacchino incorpora i tradizionali motivi ikat uzbeki, creando uno spazio per l'apprendimento e la riunione.


Blue Room, 2024–2025 di Abdulvahid Bukhoriy Uzbekistan in collaborazione con Jurabek Siddikov Uzbekistan Foto di Felix Odell per gentile concessione della Uzbekistan Art and Culture Development Foundation


Opere che ispirano stupore occupano la  Moschea di Khoja Kalon .  Antony Gormley  presenta un labirinto di oltre cento corpi scultorei, a grandezza naturale, collocati tra le rovine della moschea del XVI secolo. In collaborazione con il restauratore bukhariano  Temur Jumaev e il suo team , i mattoni di fango che compongono le forme umane sono realizzati utilizzando una tecnica millenaria ancora fiorente a Bukhara, con fango prelevato dal sito.  La struttura architettonica a ragnatela di Delcy Morelos  , intrecciata tra colonne, è dipinta con una miscela di curcuma e ricoperta da una profumata miscela di spezie preparata da una famiglia di mercanti di spezie bukhariani. Entrando, in un bozzolo avvolto dai profumi, l'opera evoca il profondo legame di Bukhara con la produzione della seta e il suo ruolo nel commercio globale delle spezie. Il monaco buddista coreano  Jeong Kwan  esplora la diaspora coreana in Uzbekistan, collaborando con la  comunità Koryo-saram  per fermentare kimchi e pasta di soia per tutta la durata della biennale, incarnando le proprietà curative del tempo. Parallelamente, Jeong Kwan ospita sessioni di meditazione in cima agli antichi resti della moschea di Khoja Kalon, prima di tornare per la settimana conclusiva della biennale per partecipare al programma Chefs.

La Madrasa Rashid offre gli strumenti necessari per elaborare, elaborare il lutto e commemorare, e andare oltre i cuori spezzati.  Igshaan Adams celebra la storia dei ricami in oro del quartiere circostante attraverso un'installazione tessile,  A Place for Nothingness . Sviluppata attraverso una collaborazione interculturale con le tessitrici di Bukhara  Shahnoza Irgasheva, Saida Nurva, Marjona Ruziyeva e le tessitrici sudafricane  Zandile Ntleko, Tamaryn Alexander  e  Nocawe Jamani , il cui viaggio in Uzbekistan segna il loro primo viaggio internazionale, la risposta di Adams attinge al linguaggio comune del tessile, sia come materiale che come metodo. Ispirata dal suo background nella moda e dal patrimonio Koryo-saram,  Jenia Kim  crea uno spazio per la memoria condivisa e l'appartenenza culturale, lavorando in collaborazione con i fabbri  Zokhir Kamolov e Said Kamolov .  Home of Hope  invita gli spettatori a entrare in uno spazio simile a un guardaroba, realizzato con tessuti e indumenti uzbeki provenienti dall'archivio del marchio Jenia Kim. All'interno, storie di persone comuni di Bukhara si dispiegano attraverso  le fotografie di Zilola Saidova , adornate dalla ricamatrice d'oro  Makhfuza Salimova . 

Il concept curatoriale di Diana Campbell, Recipes for Broken Hearts immagina la biennale come un corpo vivente nutrito da esperienze condivise, con attività culinarie che si svolgono nell'arco di dieci settimane presso il caffè della biennale,  Café Oshqozon . Il caffè, che in uzbeko significa "stomaco" e "recipiente per cucinare", propone menù di rinomati chef internazionali e locali ispirati a ricette per la guarigione fisica ed emotiva e allo spirito di convivialità, consentendo di assaporare i temi della biennale e di considerare pasti e ricette condivisi come una forma di apprendimento. I celebri chef uzbeki Bahriddin  Chustiy  e  Pavel Georganov  presentano un menù stagionale intitolato  Brutalist Bukhara,  un'interpretazione locale del  Manifesto della Cucina Brutalista di Carsten Höller . Il progetto, che si estende per l'intera durata della biennale, abbraccia l'unica regola guida della cucina brutalista: ogni piatto deve essere preparato con un singolo ingrediente, con la sola aggiunta di sale e acqua. Tra i piatti, un sorbetto a base di meloni, presente nell'installazione "  Slavi e Tatari " presso la Madrasa Gavkushon, offre ai visitatori l'opportunità di assaggiare ciò che vedono, godendosi un'esperienza multisensoriale. Celebrando gli scambi culturali che caratterizzano la regione, la chef messicana  Elena Reygadas  ripercorrerà il viaggio del pomodoro e del peperoncino dalle Americhe all'Asia centrale, oggi piatti base della cucina uzbeka, il 23 e  24 settembre  . Dal 10 all'11  ottobre  , la chef sierraleonese  Fatmata Binta  esplorerà il sorgo da granella resistente alla siccità, vitale sia per le comunità africane che per la popolazione del Karakalpakstan in Uzbekistan, rivelando come le tradizioni itineranti si adattino al luogo e al clima, sostenendo la vita e l'identità attraverso i continenti.

Co-curato da  Diana Campbell  e  Marie Hélène Pereira,  il  Rice Cultures Festival  segnerà la chiusura della biennale dal 16 al  20 novembre  , celebrando le tradizioni del riso provenienti da tutto il mondo, con un banchetto in stile emiro a base di paella, jollof, pulao insieme al piatto nazionale dell'Uzbekistan, il palov.

Lavorare a Bukhara è un'opportunità per immergersi in secoli di tradizione. L'arte, il design e l'architettura raffinati e cosmopoliti della città sono una testimonianza del suo passato di importante tappa lungo le Vie della Seta, quando era un centro di commercio, cultura e cultura islamica. La sua genialità risiede nel trasformare l'architettura funzionale in luoghi di meraviglia attraverso geometrie intricate e strati di simbolismo. Residenti e visitatori stanno riscoprendo parte dell'eredità di scambio culturale di Bukhara con l'edizione inaugurale della Biennale di Bukhara e l'entusiasmante visione dell'ACDF per il passato e il futuro. Il restauro e il rinnovamento del patrimonio architettonico della città sono un'aggiunta permanente e solo l'ultimo capitolo di una lunga storia. –  Wael Al Awar, Direttore Creativo di Architettura, Biennale di Bukhara 2025

In concomitanza con la biennale, il  Bukhara Archive , una mostra multimediale curata da ACDF con il supporto dell'architetto Wael Al Awar dello studio waiwai, con sede a Dubai e Tokyo, ha inaugurato nel Magoki Attori del XII secolo, un'ex moschea e uno dei monumenti più storici della città. Al Awar ha progettato il piano per il rinnovamento del centro storico di Bukhara, incluso il Distretto Culturale. La Diriyah Biennale Foundation porta alla Biennale di Bukhara il progetto vincitore dell'edizione inaugurale del  Premio AlMusalla  . Il premio è un concorso internazionale di architettura per la progettazione di una musalla, uno spazio per la preghiera e la contemplazione, inaugurato sul sito della Biennale di Arti Islamiche a Jeddah nel gennaio 2025. Altri progetti includono la  Biblioteca Nazionale per Bambini pop-up  presso la Moschea Pochakul Khoja del XIX secolo. 
 
La Biennale di Bukhara, inaugurata il 5 settembre  e conclusasi il 20 novembre  , è aperta a tutti con ingresso gratuito. Per il programma completo dell'evento, l'elenco dei partecipanti e ulteriori informazioni, visitare il sito web:  www.bukharabiennial.uz  
e www.instagram.com/bukhara.biennial/


Informazioni sull'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation 

L'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation (ACDF) preserva, promuove e coltiva il patrimonio, le arti e la cultura dell'Uzbekistan. Posizionata in prima linea nello sviluppo culturale dell'Uzbekistan, l'ACDF si impegna a promuovere l'ecosistema culturale del paese, a guidare l'economia creativa e a offrire opportunità ai professionisti a livello locale, regionale e globale. L'ACDF crede che la cultura e il patrimonio siano vitali per plasmare la società, unire le comunità, unire le generazioni e facilitare il dialogo interculturale.

L'ACDF ha guidato con successo la quarta edizione della Conferenza Mondiale sull'Economia Creativa (WCCE) (2-4 ottobre 2024) a Tashkent e l'inaugurale Aral Culture Summit (4-6 aprile 2025) a Nukus, Karakalpakstan. La Fondazione attualmente guida la partecipazione dell'Uzbekistan a Expo 2025 Osaka, Kansai, Giappone (aprile-ottobre 2025), la rivitalizzazione del Centro per le Arti Contemporanee di Tashkent, la costruzione del nuovo Museo Nazionale dell'Uzbekistan progettato da Tadao Ando e il restauro e la ricostruzione parziale del Palazzo del Granduca di Romanov. L'ACDF ha inoltre lanciato "Tashkent Modernism XX/XXI", un progetto di ricerca in corso che documenta e tutela l'architettura modernista della città, evidenziato da due importanti pubblicazioni in collaborazione con Rizzoli New York (pubblicata nel novembre 2024) e Lars Müller Publishers (pubblicata nel maggio 2025). A Bukhara, l'ACDF lancerà la prima Biennale di Bukhara nel settembre 2025. A Samarcanda, l'ACDF ospiterà la prossima 43a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO (30 ottobre - 13 novembre 2025).

Ad oggi, l'ACDF ha raggiunto oltre 3,5 milioni di visitatori attraverso mostre di rilievo in 17 paesi: dal Louvre e dall'Istituto del Mondo Arabo di Parigi agli Uffizi di Firenze, dal British Museum di Londra al Palace Museum di Pechino. Con progetti presentati in Europa, Asia e nel Golfo, e collaborazioni con oltre 40 musei e istituzioni culturali internazionali, la Fondazione sta amplificando le voci e le storie uzbeke nelle arene culturali più influenti del mondo.
 

Informazioni su Gayane Umerova

Gayane Umerova si dedica allo sviluppo del settore culturale in Uzbekistan
.
Capo del Dipartimento di Economia Creativa e Turismo dell'Amministrazione del Presidente della Repubblica dell'Uzbekistan e Presidente della Fondazione per lo Sviluppo dell'Arte e della Cultura dell'Uzbekistan (ACDF), Gayane Umerova è al timone della costruzione dell'infrastruttura culturale dell'Uzbekistan. I suoi sforzi stanno portando l'arte, gli artisti e il patrimonio culturale del Paese sotto i riflettori a livello mondiale. Attualmente, sta supervisionando il restauro e lo sviluppo del Centro per le Arti Contemporanee di Tashkent, destinato a diventare un nuovo polo culturale per la regione, ed è commissaria della Biennale di Bukhara (5 settembre - 20 novembre 2025). Ha guidato il primo Summit Culturale di Aral (4-6 aprile 2025); Sta guidando la costruzione del nuovo Museo Nazionale dell'Uzbekistan progettato da Tadao Ando e presiede la prossima 43a sessione della Conferenza Generale dell'UNESCO che si terrà a Samarcanda dal 30 ottobre al 13 novembre 2025. Dal 2021 è commissario per il Padiglione dell'Uzbekistan alla Biennale Arte e Architettura di Venezia e per la partecipazione dell'Uzbekistan all'Expo 2025 di Osaka, tra gli altri progetti significativi.

Impegnata a rafforzare la posizione dell'Uzbekistan sulla scena culturale internazionale, Umerova è Presidente della Commissione Nazionale dell'Uzbekistan per gli Affari UNESCO presso il Consiglio dei Ministri e nell'aprile 2025 è stata insignita dell'Ordine delle Arti e della Letteratura francese. Il suo impegno nel servizio pubblico è evidente nella sua dedizione alla creazione di opportunità per i giovani nel settore culturale uzbeko e alla promozione di un'economia culturale che unisca comunità e generazioni.

Diana Campbell, Direttrice Artistica della prima edizione della Biennale di Bukhara,  Recipes for Broken Hearts 

Diana Campbell è una curatrice e scrittrice nata a Los Angeles, la cui attività si concentra sulla costruzione di istituzioni e sulla creazione di forum per incontri culturali interdisciplinari a livello globale.   

Campbell è la Direttrice Artistica Fondatrice della Samdani Art Foundation, con sede a Dhaka in Bangladesh, un'importante istituzione dell'Asia meridionale dedicata alla promozione della crescita degli artisti locali e alla creazione di opportunità di incontri profondi con il Bangladesh. È la Curatrice Capo del suo progetto di punta, il Dhaka Art Summit (DAS), di cui ha diretto cinque edizioni acclamate dalla critica dal 2014 al 2023, e sta attualmente progettando la prossima edizione.  

Come Responsabile delle Iniziative Globali della Hartwig Art Foundation di Amsterdam, lavora su concetti più ampi di collezionismo, commissione e collaborazione.  

Homo Faber ha nominato Campbell come una delle sue Esperte di Artigianato per identificare artigiani di talento nella regione Asia-Pacifico. Tra i suoi precedenti incarichi curatoriali figurano quello di curatore di Frieze Projects per Frieze London nel 2018-2019 e quello di co-curatore dell'edizione 2023 di Desert X nella Coachella Valley.  

Di discendenza Chamoru da parte della madre, Campbell ha scritto ampiamente su indigeneità, arte e architettura. È stata riconosciuta come una delle figure più influenti nel mondo dell'arte dalla lista ArtReview Power 100 (2019-2024) e i suoi scritti sono stati pubblicati da Phaidon, MoMA, Frieze e Rizzoli, tra gli altri. 
  
Informazioni su Wael Al Awar, Direttore Creativo di Architettura e architetto del rinnovato quartiere storico di Bukhara 

Wael Al Awar è il socio fondatore di waiwai, uno studio di architettura con uffici a Dubai e Tokyo. Il suo lavoro enfatizza la sostenibilità e la rilevanza culturale, integrando i fenomeni naturali con l'ambiente costruito per creare spazi che interagiscono con l'ambiente circostante e si evolvono insieme ai loro abitanti. 

Al Awar ha curato  Wetland  per il Padiglione Nazionale degli Emirati Arabi Uniti alla Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia nel 2021, che è stato insignito del Leone d'Oro, la più alta onorificenza della Biennale. Il progetto fa parte della sua continua ricerca sulla conoscenza


Tutte le foto sono di Felix Odell e per gentile concessione dell'Uzbekistan Art and Culture Development Foundation. 

10/09/25

Beato Angelico

 Beato Angelico, Trittico francescano (det.), 1428-1429. Su concessione del Ministero della Cultura
 – Direzione regionale Musei nazionali Toscana – Museo di San Marco

 Fervono i preparativi per il grande evento sul Beato Angelico che dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 sarà ideato dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dal Museo di San Marco. Una straordinaria mostra dedicata a Fra Giovanni da Fiesole, artista simbolo dell’arte del Quattrocento a Firenze.

L’esposizione, co-organizzata insieme alla Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, celebra a Firenze uno dei padri dell’arte del Rinascimento in un percorso che, tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco, affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico in dialogo con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

L’occasione della mostra permette di restaurare numerosi capolavori grazie a un’articolata campagna di interventi e di riunire per la prima volta pale d’altare di uno dei principali maestri dell’arte italiana di tutti i tempi, disperse da oltre duecento anni. Frutto di oltre quattro anni di lavoro, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico e culturale, riunendo dipinti, disegni, sculture e miniature provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e collezioni italiane e internazionali, ma anche da numerose chiese e istituzioni territoriali di grande valore storico e culturale.





Celebre per un linguaggio artistico che, partendo dall’eredità tardogotica utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (1395 circa – 1455) ha creato opere famose per la maestria nella prospettiva e l’uso della luce nel rapporto tra figurazione e spazio. La mostra permette di esplorare la qualità assoluta di questo artista come mai in precedenza, facendo emergere la capacità di innovazione artistica in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione sul sacro in connessione con l’umano.

A cura di Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, Beato Angelico rappresenta la prima grande mostra a Firenze dedicata all’artista dopo settant’anni, andando a creare un dialogo unico tra istituzioni e territorio nella collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana e il Museo di San Marco, la cui sezione sarà co-curata da Stefano Casciu (Direttore regionale Musei nazionali Toscana – MiC) e Angelo Tartuferi (già Direttore del Museo di San Marco).


09/09/25

Parallel



 La stagione autunnale riparte con una delle fiere più interessanti, quella di Vienna che giunge alla sua 13 edizione.

Nel 2025, PARALLEL VIENNA, torna per la terza volta nell'Otto Wagner Areal, un luogo carico di storia, il famoso Teatro Jugendstil centrale fungerà nuovamente da ingresso principale, mentre l'area fieristica sarà ristrutturata e ripensata. Il Giardino delle Sculture si trasferirà dal prato alla grande sala del teatro. La Cucina , precedentemente nota come luogo di ritrovo per le feste della fiera d'arte, rivela quest'anno il suo potenziale come spazio espositivo unico.

Il sito PARALLEL Vienna forma un quadrilatero comprendente il Teatro, la Cucina e i Padiglioni 7 e 13, dove oltre 100 partecipanti si cimentano in un utilizzo temporaneo del sito con spazi predefiniti, ma altamente individuali, caratterizzati da: 

Selezione della Galleria, Selezione dell'Artista, Selezionei del Progetto, Selezione della Coop, Interventi, Istituzioni, e diverse mostre Speciali.
 

MOMENTI SALIENTI 2025 
 
PERFORMANCE
Il 10 settembre la  VERBUND COLLECTION  presenterà, insieme a  Dorothea Zeyringer , una rievocazione di  Deflorazione  (1977) dell'artista  Renate Bertlmann . Seguirà un incontro con l'artista condotto da Gabriele Schor, direttore fondatore della  VERBUND COLLECTION , con Zeyringer e Bertlmann.
In occasione dell'inaugurazione,  Christian Falsnaes  inviterà i visitatori attivi della fiera a seguire le sue istruzioni e a diventare parte di un esperimento performativo nel Teatro!

DER KÖNIG WOHNT IN MIR  (IL RE VIVE IN ME)

Installazione di Christoph Schlingensief L'installazione Der König wohnt in Mir
di Christoph Schlingensief è stata inaugurata nel marzo 2008 al Kunstraum Innsbruck. Dopo quasi 17 anni, l'installazione viene ora ricostruita e presentata a PARALLEL , in consultazione con la Christoph Schlingensief Estate e in collaborazione con il Kunstraum Innsbruck e con il curatore Stefan Bidner.
L'installazione è composta da filmati e fotografie realizzati nel dicembre 2007 nella capitale nepalese Kathmandu e a Bhaktapur, tra cui scene di rituali funebri indù. Con quest'opera autobiografica, Schlingensief affronta questioni complesse come l'impermanenza, la redenzione, i limiti personali e il significato e l'insensatezza dell'arte.
 
ARTE + VITA

Tra gli edifici espositivi, il team MOCHI cura e anima lo spazio esterno con una varietà di postazioni culinarie.
L' inaugurazione sarà il 10 settembre e la chiusura della fiera il 14 settembre con spettacoli dal vivo in tutta la struttura e su due piani all'interno del Teatro Jugendstil .
 


CONFERENZA STAMPA + TOUR STAMPA
Martedì 9 settembre
• 11:00 – Conferenza stampa
• 11:00 – 15:00 – Press Tour
 
ORARI DI APERTURA
Mercoledì 10 settembre
• ANTEPRIMA: 13:00 – 17:00
• APERTURA: 17:00 – 22:00 ( evento di apertura dalle 22:00)
Giovedì 11 settembre – Venerdì 12 settembre
• 13:00 – 20:00
Sabato 13 settembre – Domenica 14 settembre
• 11:00 – 20:00 ( Evento di chiusura dalle 20:00)

08/09/25

Al Mauto arriva " RITORNO AL FUTURO"

 


In occasione del quarantennale del primo film della saga Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile presenta la mostra RITORNO AL FUTURO. PROTOTIPI DI TEMPO che esplora la relazione profonda tra due degli oggetti di design di massa più iconici – gli orologi e le automobili – mettendone in luce le risonanze emotive, meccaniche e simboliche. Attraverso questa lente, la mostra indaga la percezione contemporanea del tempo — sempre più accelerata e frammentata dall’era digitale — celebrando al contempo il quarantesimo anniversario di Ritorno al Futuro, il film in cui un’automobile si trasforma letteralmente in una macchina del tempo.

 
Protagonista dell’esposizione l’iconica DeLoreanDMC-12 del 1981 disegnata da Giorgietto Giugiaro, corredata da figurini e lucidi – provenienti dall’Archivio Italdesign – selezionati per raccontare il processo creativo dietro alla vettura che ha segnato la storia di cinema e del design. Oltre alla automobile e ai suoi disegni, la mostra omaggia il capolavoro pop con una serie di oggetti originali dalla lavorazione del film.
 
In questo contesto, costituisce un’installazione a sé la presenza di dodici opere della serie Suspended di Anri Sala, uno dei più grandi artisti contemporanei: dodici – come le lancette di un quadrante – disegni digitali che mettono in relazione tempo e spazio, cronografia e geografia. Lavori di straordinaria bellezza, capaci di offrire una potente riflessione sulla sospensione e fluidità del tempo, ma anche sulla relazione tra eidos e cronos, tra tempo e spazio, tra il visibile e l’impalpabile passaggio delle ore e dei minuti, la sola cosa che – pur non dando prova certa di esistenza, aldilà della misura matematica – lascia tracce indelebili sulle nostre vite.