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17/12/25

OGR fra presente e passato tecnologico


 Un confronto fra presente e passato è stato creato presso le OGR di Torino negli spazi dei Binari 1 e 2



Il primo accoglie l'articolato lavoro di Laure Prouvost intitolato "we felt a star dying" in cui siamo immersi in un’esperienza multisensoriale tra immagini, suoni e profumi che intreccia arte, filosofia e scienza. Una grande installazione di misteri sul quantum computing e la sua capacità di ridefinire il nostro rapporto con la realtà.



Accanto uno sguardo alle sperimentazioni artistiche del passato che in questi ultimi decenni si sono compiute. Il progetto "Electric Dreams Art & Technology Before the Internet" è stato organizzata dalla collaborazione fra la Tate Modern e le OGR Torino, e ci racconta come gli artisti del secondo Novecento abbiano usato strumenti tecnologici, nati in contesti militari o aziendali, per ridefinire immaginari e stimolare riflessioni critiche, prima della diffusione su vasta scala di Internet.









16/12/25

Le Porcellane di Koons

Foto di Maris Hutchinson della mostra di Jeff Koons presso la galleria Gagosian

Il percorso artistico di Jeff Koons si avvia sempre più in una declinazione che potremmo dire post-barocca in cui le forme diventano magma espressivo, lo evidenzia molto bene la recente mostra di sculture e dipinti nuovi, intitolata "Porcelain Series", ora in corso presso la galleria di Gagosian a New York, 541 West 24th Street.


Foto di Maris Hutchinson della mostra di Jeff Koons presso la galleria Gagosian

In queste opere, soprattutto quelle in porcellana, l'artista si avvale di tecniche di produzione contemporanea di alto livello per esplorare concetti consolidati di bellezza; ogni scintillante manufatto è il risultato di un ampio e meticoloso processo di acquisizione e rifinitura digitale, ingegneria meccanica, fresatura, stampa laser, pittura e lucidatura. Le opere completate manifestano l'apprezzamento dell'artista per il modo in cui l'acciaio inossidabile lucidato a specchio combina la resistenza fisica con una maggiore riflettività.


Foto di Maris Hutchinson della mostra di Jeff Koons presso la galleria Gagosian

15/12/25

65 anni di Pace



Da 65 anni la galleria Pace promuove l'arte. Un lungo cammino che viene narrato con una mostra, visibile fino al 19 Dicembre 2025, presso la sua sede di Ginevra. Questa mostra collettiva approfondirà gli ultimi 65 anni di Pace attraverso un allestimento mutevole di opere che inseriscono il programma contemporaneo della galleria nel contesto della sua storia del XX secolo, coltivando un dialogo tra passato e presente.

Questa presentazione mirata e attentamente curata, che presenta opere di Yto Barrada, Huong Dodinh, Latifa Echakhch, Louise Nevelson, Richard Pousette-Dart, Robert Rauschenberg, Kiki Smith e Antoni Tàpies, inviterà i visitatori a scoprire l'eredità di Pace.

Nel 1960, Arne Glimcher e sua moglie Milly, ancora studenti, fondarono la Pace Gallery in Newbury Street a Boston, Massachusetts. Nel corso dei decenni, la Pace Gallery ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la carriera di alcuni degli artisti più significativi del XX e XXI secolo, dal suo supporto pionieristico agli artisti dei movimenti Espressionista Astratto e Luce e Spazio alle collaborazioni in corso con voci di spicco dell'arte contemporanea. Nel marzo 2018, la Pace Gallery ha aperto una galleria a Ginevra, il suo primo spazio permanente in Svizzera, dove da allora ha presentato 33 mostre di artisti tra cui Sam Gilliam, Loie Hollowell, Yoshitomo Nara e James Turrell.



Diversi artisti presenti in Pace: 65 Years sono al centro di importanti mostre istituzionali in tutto il mondo quest'anno, oltre alle mostre presentate nelle sedi della galleria in tutto il mondo. Alla South London Gallery, Thrill, Fill and Spill , una mostra personale di opere di Yto Barrada, che rappresenterà anche la Francia alla Biennale di Venezia del 2026, è ora visitabile fino all'inizio del prossimo anno. Louise Nevelson è attualmente protagonista della mostra The Poetry of Searching al Museum Wiesbaden, in mostra fino a marzo 2026, e a gennaio il Centre Pompidou - Metz inaugurerà Mrs. N's Palace , una presentazione dedicata al suo approccio immersivo allo spazio scultoreo. Il 7 novembre a New York, la galleria inaugurerà una grande mostra di disegni di Antoni Tàpies nella sua sede al 540 West 25th Street. The Moon Watches the Earth , la prima mostra personale di Kiki Smith in città in sei anni, verrà inaugurata lo stesso giorno al 125 Newbury, lo spazio espositivo di Pace a Tribeca, diretto da Arne Glimcher.

Nel corso del 2025, Pace celebra il suo 65° anniversario con una serie di mostre in tutto il mondo dedicate ad artisti che sono stati al centro del suo programma per decenni: Jean Dubuffet, Sam Gilliam, Robert Indiana, Robert Irwin, Robert Mangold, Agnes Martin, Louise Nevelson, Kenneth Noland, Claes Oldenburg, Joel Shapiro e James Turrell. Questa speciale serie di mostre celebrative è un omaggio ad alcuni dei rapporti più duraturi della galleria. Nel corso della loro carriera, queste figure, con il supporto di Pace, hanno tracciato nuovi percorsi nella storia dell'arte.


14/12/25

Gastone Novelli a Venezia

 

Foto di Irene Fanizza della mostra su Novelli a Cà Pesaro

Gli spazi espositivi del primo piano di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna a Venezia ospitano un importante mostra su Gastone Novelli (1925- 1968), curata da Elisabetta Barisoni e Paola Bonani, in collaborazione con l’Archivio Gastone Novelli, Roma.

Gastone Novelli (Vienna 1925 – Milano 1968) è stato uno dei maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo dopoguerra. Oggi, nel centenario della sua nascita, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia gli dedica una nuova, fondamentale mostra monografica: un’occasione per riscoprirne la qualità artistica e la carica rivoluzionaria della sua ricerca. Il progetto si inserisce nel solco delle grandi esposizioni di approfondimento che Ca’ Pesaro ha dedicato negli anni ai Maestri del secondo dopoguerra, da Cy Twombly ad Arshile Gorky, da Afro a Roberto Matta, tra gli altri.  

Una ragione in più per celebrare Novelli a Venezia, geografia fondamentale nella sua vicenda artistica, è l’ingresso nelle collezioni civiche di due opere donate dagli eredi. Due capolavori che segnano gli estremi della sua produzione matura: Era glaciale, 1958 e Allunga il passo amico mio, 1967. 
 

Foto di Irene Fanizza della mostra su Novelli a Cà Pesaro

Il percorso espositivo, che si dipana nelle otto sale al secondo piano del museo con circa sessanta opere, pone l’accento sul periodo più intenso della produzione di Novelli, dal 1957 al 1968. La mostra si apre con le opere informali della seconda metà degli anni Cinquanta per arrivare fino ai lavori della fine del decennio in cui la parola e l’azione di Novelli tornano a essere investiti di un più esplicito significato etico e politico. Esclusi dal percorso sono solo gli esordi degli anni brasiliani, già oggetto quest’anno di un “primo capitolo” di approfondimento specifico nella mostra Gastone Novelli. L’arte deve vivere al sole al MAC USP di San Paolo, curata da Ana Magalhães e Marco Rinaldi. 
 
La scelta dell’ordinamento cronologico evidenzia il susseguirsi delle diverse fasi della ricerca dell’artista, mostrando come questa, seppur svolta in un arco temporale molto breve, poco più di dieci anni, abbia toccato alcuni dei punti nodali del dibattito artistico contemporaneo. Due sale sono dedicate ai lavori che egli scelse per le partecipazioni alla Biennale di Venezia, nel 1964 e nel 1968. Due momenti fondamentali che, come dichiarò lui stesso, possono dare una precisa e completa indicazione di quelle che sono le possibilità del mio linguaggio. 
 

Foto di Irene Fanizza della mostra su Novelli a Cà Pesaro


Il percorso espositivo

Gli anni Cinquanta sono quelli del passaggio dall’informale materico e gestuale delle prime opere in cui introduce la scrittura come segno visivo e narrativo, alle suggestioni neo-dada del lavori in cui sperimenta anche l’uso del collage. Era glaciale (1958), l’opera che entra oggi nelle collezioni veneziane, appartiene a questo frangente: un quadro è l’apparizione di una apparenza - dichiara l’artista ed Era Glaciale è così l’apparizione di un linguaggio magico, la vera cifra stilistica di Novelli. Un’arte vicina alla poesia in cui si ritrova l’eco degli autori più lirici del Novecento, fra tutti Paul Klee e Osvaldo Licini.
 
Nei primi anni Sessanta, Novelli supera l’Informale ideando una nuova forma di figurazione: la tela diventa spazio di raccolta e inventario di segni, parole e simboli ancestrali. I dipinti si riempiono allora di scritture volutamente difficili da decifrare, in sintonia con le ricerche delle neoavanguardie letterarie, come quelle che compaiono in Una delle sale del museo (1960), lunghi brani o frammenti di frasi, sequenze numeriche o alfabetiche, singoli simboli o isolate lettere, racchiusi dentro riquadri e caselle, come in Dizzy (1960) e Thelonious (1960), e talvolta in vere e proprie griglie, come quelle visibili in Il re del sole (1961) e Il re delle parole (1961). Spazi nuovi che accolgono tutto ciò che lo interessa, dalla poesia al jazz, dall’alchimia alla linguistica, dalla scienza alla psicologia del profondo.

Indispensabile ricordare i suoi viaggi: dopo i soggiorni in Grecia la montagna diventerà un soggetto ricorrente nei suoi dipinti e sarà ispirazione principale per il suo lavoro scultoreo, come è possibile vedere nel nucleo di opere esposte oggi in mostra a Ca’ Pesaro, tra cui Sonnenberg e Schönberg, entrambe del 1964.


Nel 1964 Novelli viene invitato con una sala personale alla XXXII Biennale di Venezia. È la sua prima partecipazione alla rassegna veneziana e sceglie dieci tra gli ultimi lavori: Il grande linguaggio, Il gioco dell’oca, Barcelona (omaggio a Germano Lombardi), Mare buono per la pesca, Il vocabolario, Un orto per Marina, Sole che dirige il viaggio, Il fare della luna, Pianeta che conduce il giorno, Spazio logico. Paesaggi visionari, “pagine bianche”, un gruppo piuttosto coeso di opere, opposte per contenuto, materia e colore al clamore della Pop Art americana. A queste opere è dedicata una delle sale della mostra.
La metà degli anni Sessanta vede il ritorno felice delle cromie nell’esplorazione di paesaggi (Il campo dei giochi, 1965), simboli (L’aquilone del mago, 1965) e alfabeti (La grande “A”, 1965), che combinano i frammenti linguistici collezionati dall’artista negli anni. Forme archetipiche, continuamente “ri-dette”, “ri-formate”, in maniera unica e irripetibile, che si intrecciano alla storia e a riferimenti contemporanei, affidati alla parola scritta, con riferimenti diretti alla politica, Per una rivoluzione permanente (per Lev Trotzky) del 1965, e al costume, Attenti al sergente Bond, sempre del 1965, dedicato all’uscita del film Thunderball di Ian Fleming. 
 
Il 1968 è l’anno della sua morte ma anche di una consacrazione all’eternità, grazie a un gesto di contestazione, simbolico e potente: rivolta verso il muro i quadri della sua sala personale all'Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e appone sul retro di uno di essi la scritta “La Biennale è fascista”, rimanendo nella memoria collettiva del mondo dell’arte tra i protagonisti indiscussi di un’eccezionale stagione di responsabilità e di protesta. 

Prima di questo, Venezia è già nel destino di Novelli: vi si trasferisce nel 1967, rimanendovi fino all’ottobre del 1968. Prende uno studio nella Casa dei Tre Oci alla Giudecca e in città stringe amicizie importanti, come quella con Vittorio Carrain, proprietario del ristorante All’Angelo, per cui realizza l’opera Allunga il passo amico mio (1967), che ora entra a far parte delle collezioni civiche di Ca’ Pesaro.
 
Oltre a rappresentare una tappa fondamentale per raccontare l’indagine su Gastone Novelli, la mostra è anche un’occasione per raccogliere i frutti dei più importanti studi dedicati all’artista, primo fra tutti il Catalogo Generale delle opere di pittura e scultura, pubblicato nel 2011 dall’Archivio Gastone Novelli in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, museo che nel 1999 aveva presentato l’ultima grande antologica dedicata all’artista da un’istituzione pubblica, dopo quella realizzata nel 1988 dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
 

Foto di Irene Fanizza della mostra su Novelli a Cà Pesaro

 
Ca’ Pesaro
Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135  Venezia
Tel. +39 041 721127
www.visitmuve.it

13/12/25

Tobias Pils da Eva Presenhuber a Vienna



 A Vienna la Galerie Eva Presenhuber ospita fino al 19 Dicembre i nuovi disegni a matita e inchiostro del pittore austriaco Tobias Pils nella sua mostra " Blende zum Morgen / Fade to Morning. Zeichnungen / Drawings" . La mostra è dedicata al disegno come filtro, come inizio e fine, come origine e prisma, attraverso cui l'intera pratica artistica di Pils si riflette e si dispiega nel futuro. Si tratta dell'ottava mostra personale dell'artista presso la galleria, che si svolge parallelamente alla sua mostra personale al mumok di Vienna.

"Le mie abitudini di disegno sono cambiate parecchio negli ultimi anni. Da una routine quotidiana a una "pratica saltuaria". Preferisco disegnare in luoghi diversi dal mio studio, come casa (quando i nostri figli sono andati a letto), e uso il ripostiglio della mia galleria per un paio d'ore o durante le vacanze.

I miei disegni a inchiostro sono meditazioni su qualcosa (per lo più dipinti) già realizzato. Piuttosto emozionanti.

I disegni a matita, molto più piccoli, sono schizzi, architetture e appunti per qualcosa che verrà. Piuttosto distante.

Trovare la giusta atmosfera, la giusta velocità, la giusta misura.

Treni di pensieri scorrono. Il livello di desiderio è alto.

Le linee diventano vene, connettendomi a qualcosa di passato.

Cosa significa ora?

Siamo tutto ciò che ci manca?
Siamo tutto ciò che ci manca?
Da: Tobias Pils, Disegni, 2024. p. 162.




È come se all'improvviso si potesse vedere l'inaccessibile dietro gli strati. Ciò che rimane nascosto nel caos consueto della vita quotidiana. Le immagini di Tobias Pils sono senza tempo, ma anticlassiche, perché conducono oltre la realtà degli ideali e delle idealizzazioni.
La moderazione o addirittura l'astinenza nell'uso del colore possono essere considerate un primo segnale serio, ma di cosa? La risposta è: un allontanamento dall'eccesso di spettacolarità, dall'abbondanza, dal fragore fragoroso? Verso la sfumatura? Verso l'anatomia della vita, il suo fluire e pulsare interiore, verso la fonte da cui ha origine l'elementare?

L'attività del disegno è strettamente legata a quella della pittura. Grazie all'intimità attribuita al disegno e all'immediatezza che collega l'atto creativo al lavoro mentale, al centro del pensiero e del sentimento, gli spettatori credono di avere una visione approfondita dell'esposizione del riflesso più intimo delle emozioni – e del personale e soggettivo? Ma Tobias Pils ci mostra glifi sovraindividuali, distillati dalle profondità del collettivo.

Osservare i suoi quadri è un processo in due fasi: quando ci si trova di fronte a essi, non è l'immediatezza del contenuto a colpire, ma quella del materiale, del veicolo. Questo perché l'intimità e l'immediatezza del disegno sono state amplificate a proporzioni immense. Solo allora inizia il lavoro di vedere e decifrare gli eventi pittorici in movimento e popolati. Leggere i motivi intrecciati, gli accenni e i significati chiari. Vedere è empatizzare e riconoscere, oltre a intuire possibili esperienze che collegano la propria con l'altro per formare una sintesi.

È un vero e proprio allenamento alle possibilità: questa immersione in un mondo onirico apparentemente reale che ci tocca tutti. Dimenticate il surrealismo con i suoi ridondanti riferimenti all'inconscio individuale. Le immagini di Tobias Pils si lasciano alle spalle la psicologizzazione, guardando al comportamento grottesco dell'umanità nel suo insieme, con tutti i suoi antenati e le sue eterne ripetizioni [...]

Da: Bice Curiger, Die Augen reiben, 2025



Tobias Pils è nato a Linz, in Austria, nel 1971 e vive e lavora a Vienna, in Austria. Tra le sue recenti mostre personali nei musei figurano: Museum of Modern Art Ludwig Foundation Vienna (mumok), Vienna, AT (2025); École Normale Supérieure (ENS) Paris-Saclay, Gif-sur-Yvette, FR (affresco) (2020); Kunstmuseum Bonn, Bonn, DE (installazione permanente), (2020); Josef Albers Museum, Bottrop, DE (2018); Kunsthalle Krems, Krems an der Donau, AT (2017); Le Consortium, Digione, FR (insieme a Michael Williams), (2017); Chinati Foundation, John Chamberlain Building, Marfa, TX, US (2016); e la Secessione Viennese, Vienna, AT (2013). Tra le sue recenti mostre collettive figurano: Museo Picasso, Málaga, ES (2023); Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig, Vienna, AT (2021–2022); Pinakothek der Moderne, Monaco, DE (2020–2021); Museo Picasso, Parigi, Francia (2020); Spritmuseum, Stoccolma, SE (2019); Le Consortium, Collezione, Le Consortium, Digione, Francia (2018); Aspen Art Museum, Aspen, CO, Stati Uniti (2018); 21er Haus, Vienna, AT (2017); e Art Basel Unlimited, Basilea, CH (2016).

12/12/25

Never Again Means Never Again




A Torino, presso la galleria Simondi, è in corso l'iniziativa " Never Again Means Never Again" un atto di solidarietà con la Palestina — da parte della galleria, dei suoi artisti e con la speciale collaborazione di Candice Breitz — contro questa guerra e contro tutte le guerre.

Non è una mostra nel senso classico del termine, ma piuttosto un simposio in cui spazio e tempo sono dilatati per stimolare riflessione e consapevolezza. Never Again Means Never Again si sviluppa al contrario: l'allestimento si svelerà poco per volta; lo dipingeremo insieme. È una mostra da vivere attraverso i suoi momenti di incontro, ogni sabato per tre settimane: sabato 6 dicembre 2025, dalle 11 alle 19; sabato 13 dicembre 2025, dalle 11 alle 19; sabato 20 dicembre 2025, dalle 11 alle 19.

Il simposio sarà anche un’occasione per raccogliere fondi a sostegno della popolazione palestinese, attraverso workshop su prenotazione — donazione minima di 10 euro, massimo 20 partecipanti per workshop, per prenotare scrivere a info@simondi.gallery — e una lotteria: ogni biglietto costa 10 euro e può essere acquistato direttamente in galleria. In palio, opere d’arte generosamente donate dalle artiste e dagli artisti della galleria. 

L’intero ricavato sarà devoluto a Medici Senza Frontiere per sostenere la sua azione medico-umanitaria a Gaza.

Sabato scorso si sono svolte queste iniziative:

ore 11:00 (eng, ita) — 60 min
CANDICE BREITZ (online), Never Again Means Never Again — talk
Collegamento in diretta con Candice Breitz, che ci presenterà Never Again Means Never Again, il progetto da lei ideato per raccogliere fondi a sostegno dei giornalisti palestinesi.
 
ore 12:00 
BOTTO & BRUNO, JACIR, KAHRL, VERONESI — allestimento opere
 
ore 12:30 (ita) — 45 min 
MEDICI SENZA FRONTIERE (MSF) — presentazione attività per Gaza
Medici Senza Frontiere (MSF) è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale che fornisce assistenza sanitaria urgente a popolazioni colpite da conflitti, epidemie, catastrofi o esclusione dall’assistenza, operando in modo indipendente, neutrale e imparziale. 
 
ore 15:00 (eng, ita) — 90 min 
MARGUERITE KAHRL Navigating Crisis: Ecologies in Flight. Bird Migration and Habitat Loss in Gaza — workshop partecipativo
Marguerite Kahrl si concentrerà sull’ecocidio e sulle implicazioni sistemiche della distruzione degli habitat provocata dalla guerra. I partecipanti saranno invitati a mettere in gioco la propria creatività per immaginare risposte resilienti a queste sfide, affrontando il collasso ecologico causato dall’attacco israeliano ai terreni agricoli, agli uliveti, ai sistemi idrici, alle infrastrutture del popolo palestinese. L’ecologia e il pensiero sistemico offriranno numerose possibilità di confronto e interazione. Un ringraziamento speciale va al Dr. Mazin Qumsiyeh, Direttore del Palestine Institute of Biodiversity and Sustainability dell’Università di Betlemme, per il suo prezioso contributo alla ricerca di Marguerite Kahrl sui danni ambientali della guerra e sui loro effetti nel Levante, compresi i fondamentali sistemi di migrazione degli uccelli che attraversano la regione.
min.10€ (su prenotazione: info@simondi.gallery - max 20 persone) / Il ricavato verrà devoluto a Medici Senza Frontiere
 
ore 17:00 (ita) — 45 min
MEMORIE E RACCONTI DELLA PALESTINA, con Vincenzo Valenti — letture sceniche
Letture sceniche di stralci di articoli, romanzi, poesie e saggi di alcune tra le voci più influenti del panorama giornalistico, filosofico, letterario e artistico contemporaneo — da Judith Butler a Francesca Albanese, da Maaza Mengiste a Omar El Akkad, da David Grossman a Maša Gessen — che offrono una riflessione profonda sul senso di perdita dell’umanità che stiamo vivendo ormai da troppo tempo.
 
ore 18:00 (eng, ita) — 45 min
CANDICE BREITZ, Dear Esther (May 1943) / Dear Esther (15 May 2020) — proiezione film
Nella sua serie di cortometraggi intitolata Dear Esther - commissioned by steirischer herbst 2025 - Candice Breitz riflette sull’esperienza di vivere in una nazione (Germania) colpevole che ha scelto ancora una volta di sostenere il genocidio. Narrati con la voce dell’artista stessa, ciascun film assume la forma di una lettera indirizzata alla musicista e attivista antifascista Esther Bejarano (1924–2021), sopravvissuta ad Auschwitz e Ravensbrück da giovane donna, per poi affrontare accuse di antisemitismo nella sua vita successiva, sulla base della sua critica veemente all’oppressione israeliana dei palestinesi.
 



 Sabato prossimo si svolgeranno questi altri eventi. 

ore 11.00 (eng, ita)  — 60 min 
BANI ABIDI (online), in dialogo con EMANUELE GUIDI — talk
Books of Others è un'iniziativa a cui l’artista pakistana Bani Abidi ha dato recentemente vita nel cuore di Kreuzberg a Berlino come risposta agli ultimi due anni di forte instabilità politica. Il dialogo si concentrerà sul significato di questa living / reading room dove libri, cibo e riposo sono forma di conforto e centro di una pratica comunitaria. 
 
ore 12:00 
BUCAK, FRAPICCINI, MEREDITH-VULA, STOIAN — allestimento opere
 
ore 12:30 (ita) — 45 min 
STILL ALIVE, con Anna Rabufo — presentazione podcast
Still Alive è un podcast narrativo ideato da Anna Rabufo in collaborazione con Noise Reduction Studios per dare voce ad Amal, pseudonimo di una giovane donna palestinese di Gaza, che racconta la sua quotidianità sotto assedio. È una storia di amicizia, resistenza e vita che continua nonostante la guerra. 
Ascolta il primo episodio
 
ore 15:00 (ita) — 90 min 
HANNO UCCISO HABIBI di Shrouq Aila, con Vincenzo Valenti — lettura scenica
Hanno ucciso habibi è la testimonianza della resilienza umana e del coraggio di un popolo la cui determinazione a ricostruire il proprio futuro sulle macerie rimane incrollabile. Un libro che ci conduce nel cuore di tenebra del nostro mondo, impedendoci di distogliere lo sguardo e insegnandoci cosa vuol dire amare.
 
ore 17:00 (ita) — 45 min 
WETLANDS, con  Luca Cosentino e Anna Nadotti — talk
Presentazione del libro Hanno ucciso habibi e della sua casa editrice: wetlands, un'impresa sociale no-profit e uno spazio di incontri e scambio che trae ispirazione da principi di eguaglianza, partecipazione, valorizzazione delle diversità, rispetto dell’ambiente e del pluralismo culturale. 
 
ore 18:00 (eng, ita) — 45 min 
CANDICE BREITZ, Dear Esther (May 1943) / Dear Esther (15 May 2020) — proiezione film
Nella sua serie di cortometraggi intitolata Dear Esther - commissioned by steirischer herbst 2025 - Candice Breitz riflette sull’esperienza di vivere in una nazione (Germania) colpevole che ha scelto ancora una volta di sostenere il genocidio. Narrati con la voce dell’artista stessa, ciascun film assume la forma di una lettera indirizzata alla musicista e attivista antifascista Esther Bejarano (1924–2021), sopravvissuta ad Auschwitz e Ravensbrück da giovane donna, per poi affrontare accuse di antisemitismo nella sua vita successiva, sulla base della sua critica veemente all’oppressione israeliana dei palestinesi.
  


SABATO 20 DICEMBRE 2025
ore 11:00 (eng, ita) — 60 min 
MALAK MATTAR (online) — talk
in collaborazione con Corrado Gugliotta (Galleria Laveronica)
Durante questo incontro online, Malak Mattar, artista di fama internazionale, nata nel 1999 nella Striscia di Gaza e cresciuta sotto occupazione e assedio militare, condividerà la sua storia e le lotte del suo popolo attraverso le sue opere.

 ore 12:00 
BAIMA POMA, DE PIETRI, FERRERI, PUGNO — allestimento opere
 
ore 12:30 (ita) — 60 min 
SILENT BOOK CLUB (SBC) di Torino — movimento di lettura silenziosa
Un’ora di lettura silenziosa in galleria, in collaborazione con il Silent Book Club (SBC) di Torino, seguita dalla condivisione di testi e poesie: un invito a rallentare e a riflettere insieme sul presente attraverso la lettura.
 
ore 15:00 (eng, ita) — 60 min 
LALA MEREDITH-VULA (online), My Home — workshop
Un workshop attraverso il quale Lala Meredith-Vula racconta la sua terra d'origine – il Kosovo – nel periodo immediatamente successivo alla guerra del 1999. Le immagini che ha scattato, filtrate attraverso la sua sensibilità personale, ripercorrono una terra profondamente segnata dal conflitto. 
min.10€ (su prenotazione: info@simondi.gallery - max 20 persone) / Il ricavato verrà devoluto a Medici Senza Frontiereore
 
ore 16:00 (eng, ita) — 45 min 
DAR YUSUF NASRI JACIR FOR ART AND RESEARCH (online) — talk
Presentazione di Dar Yusuf Nasri Jacir for Art and Research, un progetto dedicato a promuovere lo scambio di conoscenze in ambito educativo, culturale e agricolo a Betlemme.
 
ore 17:00 (eng, ita) — 45 min 
CANDICE BREITZ, Dear Esther (May 1943) / Dear Esther (15 May 2020) — proiezione film
Nella sua serie di cortometraggi intitolata Dear Esther - commissioned by steirischer herbst 2025 - Candice Breitz riflette sull’esperienza di vivere in una nazione (Germania) colpevole che ha scelto ancora una volta di sostenere il genocidio. Narrati con la voce dell’artista stessa, ciascun film assume la forma di una lettera indirizzata alla musicista e attivista antifascista Esther Bejarano (1924–2021), sopravvissuta ad Auschwitz e Ravensbrück da giovane donna, per poi affrontare accuse di antisemitismo nella sua vita successiva, sulla base della sua critica veemente all’oppressione israeliana dei palestinesi.

 La rassegna si concluderà alle ore 18:30  con l'estrazione della lotteria. 



11/12/25

Frogs


 La galleria Bortolami accoglie nei suoi spazi la mostra "Frogs" , si tratta dei nuovi lavori di Brook Hsu e Louis Eisner presso lo spazio al 55 Walker. La mostra è un adattamento della sua presentazione originale in Wyoming presso il Laundromat & Car Wash di Dubois, parte della decima edizione della serie "Artist / City" di Bortolami . 

Questa versione di "Frogs" , riconfigurata appositamente per 55 Walker, conserva le idiosincrasie della sua ambientazione iniziale. Quattro grandi dipinti, due per ciascun artista, sono montati su una semplice struttura in legno costruita per rispecchiare le dimensioni e la forma della lavatrice e del tavolo pieghevole della lavanderia a gettoni originale.

10/12/25

Prossimamente Serpentine 2026

 


 L'anno sta per finire ma c'è già chi pensa alla nuovo stagione con una ricca programmazione culturale coma le Serpentine di Londra che, annuncia dal prossimo 27 marzo al 6 settembre 2026, ospiterà una grande mostra personale della pittrice Cecily Brown. Per oltre tre decenni l'artista si è guadagnata la reputazione di pennello vigoroso, vivido senso del colore e composizioni dinamiche che coinvolgono lo spettatore in uno spazio attivo di sguardo. 

Brown prende in prestito motivi da una vasta gamma di fonti visive, tra cui la storia dell'arte, commentando: "Guardo tutto e tutto trova un modo per entrare nell'opera". Gioca a "nascondino" con immagini che sono allo stesso tempo familiari, slegate dal contesto e spesso sul punto di essere riassorbite nella pittura. Per Brown "la pittura può trasportare o contenere una sorta di vita propria. La pittura intrappola l'energia".




Parallelamente ci sarà, dal 12 marzo al 23 agosto 2026,  una mostra di opere nuove e recenti di David Hockney. La mostra includerà opere fondamentali, esposte per la prima volta nel Regno Unito. L'ingresso alla mostra, la prima dell'artista alla Serpentine, sarà gratuito.

David Hockney ha dichiarato: "Sono entusiasta di presentare una mostra alla Serpentine nel 2026, in un anno così importante per l'Arazzo di Bayeux, una delle opere d'arte più antiche e straordinarie". Anche "A Year in Normandy", un fregio lungo novanta metri, ispirato all'Arazzo di Bayeux, che raffigura il cambio delle stagioni nell'ex studio dell'artista in Normandia, sarà presente nella mostra.

09/12/25

LA 2025

Opera di Alonzo Davis

Sempre molto lodevo l'iniziativa dell'Hammer museo sulla ricognizione artistica di Los Angeles. Made in LA 2025 è la settima edizione della biennale simbolo dell'Hammer, che presenta artisti attivi nell'area metropolitana di Los Angeles. I 28 partecipanti alla mostra presentano opere non solo realizzate in città, ma anche radicate nel suo territorio complesso e in continua evoluzione.


Opera di Amanda Ross-Ho

 Né mito né monolite, Los Angeles è molte cose per molte persone, e la sua dissonanza è forse la sua caratteristica più distintiva. Le opere presentate alla biennale di quest'anno includono film, pittura, teatro, coreografia, fotografia, scultura, suono e video. 

Opera di Patrick Martinez

L'atteggiamento le accomuna: ognuna si relaziona a questa città in modi alternativamente letterali, formali, materiali e metaforici. Concepite o realizzate a Los Angeles, appartengono a questa città e a nessun altro luogo.

08/12/25

Sven Drühl da Konig




 A Berlino la galleria KÖNIG presenta le opere dell'artista berlinese Sven Drühl, in collaborazione con il Museo Hans Erni di Lucerna e il Museo Wiesbaden. Per oltre due decenni, l'artista ha esplorato l'arte paesaggistica concettuale. La mostra FNJ–KST, la seconda di Drühl con la galleria, presenta circa 30 opere, alcune di grandi dimensioni, principalmente dal 2018 al 2025, che abbracciano tre serie: dipinti in silicone, dipinti a lacca e sculture della serie Dark. Drühl ha studiato arte e matematica negli anni Novanta, durante l'apice dei dibattiti postmoderni nel mondo dell'arte, un discorso che costituisce il fondamento della sua pittura concettuale.

Con il suo linguaggio visivo distintivo, Drühl si interroga sul modo in cui percepiamo e riproduciamo l'idea di natura. I suoi paesaggi, meticolosamente realizzati ma apertamente artificiali, ci ricordano che le nostre immagini della natura sono sempre più plasmate da schermi, algoritmi e memoria culturale piuttosto che dall'esperienza diretta. In un'epoca segnata dalla vulnerabilità ecologica e dai cambiamenti climatici, i suoi dipinti e le sue sculture offrono riflessioni silenziose sui paesaggi che ereditiamo, su quelli che consumiamo digitalmente e su quelli che potremmo perdere. Un filo conduttore che attraversa l'opera di Drühl è l'assenza di narrazione. I suoi paesaggi appaiono freddi e distanti. Le persone non compaiono mai, eppure la loro assenza riporta l'attenzione su di loro. Drühl lavora in serie, rivisitando singoli motivi nel tempo, alterandone sezioni, cambiando i colori o traducendoli in altri media, comprese le opere luminose al neon.




La pratica di Drühl si basa sulla reinterpretazione: campiona opere d'arte storiche, rendering digitali e frammenti di modelli matematici per costruire paesaggi che sembrano familiari ma che resistono a una localizzazione precisa. Proprio come un DJ che sovrappone suoni di epoche diverse, Drühl remixa forme e idee. La sua serie di lacche presenta catene montuose, vulcani e paesaggi marini iperrealistici. Dipinte a partire da grafica vettoriale generata al computer, queste opere iperrealistiche rompono la tradizionale pittura en plein air, evocando al contempo lo stesso stupore e la stessa nostalgia di una catena montuosa lontana.

Al contrario, la serie in silicone attinge alla tradizione storico-artistica della pittura paesaggistica. Drühl trae ispirazione da artisti che spaziano dal XIX secolo a oggi, traducendo le loro visioni naturalistiche in distintivi contorni in silicone nel suo stile inconfondibile. Queste opere parlano del divario tra la natura come ideale e la natura come costrutto mediato, filtrato attraverso la cultura, la memoria e ora i flussi di dati dei nostri schermi. 
I dipinti sono completati da nuove sculture raffiguranti catene montuose. La serie Dark si basa su montagne reali create utilizzando dati geografici. Drühl manipola l'asse Z in modo che le montagne assomiglino a quelle dei mondi fantascientifici e fantasy, pur mantenendo una base reale. Le loro superfici sono rivestite da una spessa pittura a olio nera, che le collega alla serie di dipinti neri di Drühl. L'artista concepisce le sue sculture come un'estensione della pittura nello spazio.

Come in entrambe le precedenti edizioni del museo, la mostra mette in risalto anche il lavoro teorico di Drühl. L'artista ha conseguito un dottorato in storia dell'arte e si è affermato come curatore ospite di 13 volumi del Kunstforum International e come autore di numerosi articoli di storia dell'arte. Drühl viene presentato anche come collezionista: le sue opere sono integrate da una selezione di circa 25 dipinti provenienti dalla sua collezione del XIX secolo, accuratamente curata, che comprende artisti da Eugen Bracht e Janus La Cour a Carl Spitzweg. Questa presentazione contrastante di opere dal 1855 al 2025 crea un ponte tra il XIX secolo e i giorni nostri.

I paesaggi di Sven Drühl non sono semplici raffigurazioni del mondo naturale; sono meditazioni su come lo ricordiamo, lo immaginiamo e lo riproduciamo. La sua opera intreccia il romantico e il digitale, il sublime e il sintetico, invitando gli spettatori a riconsiderare il significato della natura in un'epoca di rapidi cambiamenti tecnologici e di consapevolezza ambientale. L'artista apre uno spazio di contemplazione, dove bellezza, memoria e traccia della mano umana incontrano le infinite possibilità dell'artificiale.