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20/02/25

Berthe Morisot alla GAM di Torino



Anche alla GAM di Torino si sono celebrati i 150 anni dell’Impressionismo mettendo in risalto l'unica figura femminile che vi aveva partecipato, Berthe Morisot.  

Le sale del primo piano del primo storico museo d'arte contemporanea italiano presentano un percorso di folgorante bellezza con una delle pittrici più sensibili e raffinate della fine dell'Ottocento. 



Costruita per aree tematiche, la mostra ci offre diversi momenti creativi, che mettono in risalto la personale interpretazione della quotidianità, vista da uno sguardo così raro per quei tempi, quello di una donna. Che sapientemente usa forme e sfumature cromatiche per fermare, con la sua pittura, momenti di vita condivisa con una sensibilità unica e raffinata.

Qualità che emergono ancor più nelle ritrattistiche, dove le figure sono espresse con una visione affettiva e indagatrice.



Nelle mostre è presente l'intervento randomatico di un'artista "intruso" invitato, si tratta del lavoro di Stefano Arienti, che si ispira e racconta della pittrice francese. Parallelamente sono in corso anche altre due mostre che guardano all'espressività presente al femminile, si tratta delle opere di  Mary Heillman e della intensa ricerca di Maria Morganti.

La mostra è stata resa possibile grazie all'organizzazione e promozione di Fondazione Torino Musei e 24 Ore Cultura, con il sostegno del Musée Marmottan di Parigi.








19/02/25

Roman Signer al Kunsthaus di Zurigo

 

Il Kunsthaus Zürich celebra l'artista svizzero Roman Signer dal 4 aprile al 17 agosto 2025, presentando opere di diversi periodi creativi, riunite nella grande sala espositiva per dar vita ad una vivace installazione complessiva.

 Nel parlare della mostra al Kunsthaus Zürich, Roman Signer (1938, Appenzello) vi si riferisce come a un paesaggio. Fin dall'inizio ha immaginato la grande sala espositiva come aperta, senza pareti che dividessero lo spazio – un approccio per lui abituale. «Distribuisco le opere nello spazio, e il pubblico può esplorarle come in una passeggiata», spiega l'artista. Tale approccio rispecchia anche la maniera in cui Roman Signer va alla scoperta del mondo e trova ispirazione per il suo lavoro: non è infatti mai stato un artista da atelier. Quando, nel 1972, grazie a un programma di scambio si recò per un anno a Varsavia per studiare sotto la guida di Oskar Hansen, la sua «accademia era la strada». Trascorreva intere giornate camminando per la città, assorbendo la realtà che lo circondava. «Mi sono imbattuto in tante situazioni affascinanti che mi hanno plasmato.»  Fu in quel periodo che scoprì il potenziale artistico di semplici oggetti quali bottiglie, secchi o sabbia, un modo di lavorare che lo contraddistingue ancora oggi. All'età di 86 anni, Roman Signer continua a cimentarsi ogni giorno con nuove idee; anche per la mostra al Kunsthaus sta preparando diverse opere inedite. 
 
UNO SGUARDO NUOVO SUL MONDO
La natura e gli elementi sono centrali nel lavoro di Roman Signer; l'acqua, in particolare, è un tema ricorrente nelle sue opere. Fin da bambino, l'artista passava la maggior parte del suo tempo dentro e intorno al fiume Sitter, nel Canton Appenzello. Osservava come i blocchi di ghiaccio si addossavano contro i pilastri dei ponti, trasformandosi in sculture effimere, oppure gettava un messaggio in bottiglia nell'acqua, immaginandone il viaggio per il mondo; idee simili continuano a stimolarlo ancora oggi. I suoi eventi artistici sono una combinazione affascinante di procedimento, gioco, esperimento e meraviglia. Con una curiosità quasi infantile, sfida le leggi della natura e crea composizioni che ci sorprendono di continuo. Giocano un ruolo centrale il caso, insieme al contenimento e al rilascio di energia. Signer è affascinato dalle forze solo in parte controllabili, come quelle delle esplosioni o della gravità, che egli utilizza nel creare le sue sculture. «Io mi limito ad arrangiare. È la forza che crea la mia scultura, o meglio, che si manifesta nella mia scultura», sono le parole usate dall'artista per descrivere il proprio modus operandi. Ne risultano così situazioni inaspettate, che dischiudono una nuova prospettiva sul mondo e gettano una luce diversa sul ruolo dell’artista.
 
L’umorismo fa parte delle opere di Roman Signer, ma non è il fine del suo lavoro. «Ridere è consentito, ma non è obbligatorio», afferma l’artista. Quel tocco di ironia che lo caratterizza, conferisce alle sue opere una certa leggerezza, evidente anche a livello materiale. Molte opere di Signer sono manifestazioni temporanee, e l’artista predilige gli oggetti che possano essere smontati o tornare a scomparire. L’elemento del tempo riveste un ruolo centrale nel suo lavoro, tanto che le sue opere vengono spesso etichettate come «sculture del tempo». Molte di esse hanno anche una componente performativa o subiscono una trasformazione nel corso del tempo. L’attenzione è rivolta all’esperienza dell’evento, ai cambiamenti che ne derivano e alle forze coinvolte. Per documentare tale processo, Signer ricorre al mezzo filmico e alla fotografia. Entrambi i media sono fondamentali nel suo procedimento artistico e saranno presenti anche nella sua mostra al Kunsthaus.
Il fulcro della mostra sono tuttavia le sculture. Roman Signer le crea a partire da oggetti quotidiani, come un tavolo, un letto o una sedia. Facendoli volare in aria o navigare attraverso i paesaggi dell’Islanda come piccole imbarcazioni improvvisate, ne modifica la percezione, trasformandoli in personaggi dai tratti distinti; ad accomunarli è il fatto che è impossibile non provare simpatia per tali creazioni. Un altro oggetto ricorrente negli oltre 50 anni di carriera artistica di Roman Signer è il kayak. Talvolta lo smonta in pezzi per farne una sorta di scultura minimalista, altre volte lo appende al soffitto o addirittura lo utilizza per viaggi accidentati in campagna al traino di un’automobile.
 
Con il sostegno di UBS, partner del Kunsthaus Zürich, della Monsol Foundation e del Boston Consulting Group.
 


CATALOGO E PROGRAMMA DI ACCOMPAGNAMENTO
La grande mostra personale offre l’occasione di riscoprire celebri opere storiche di questo artista unico e di ammirare nuove sculture create appositamente per il Kunsthaus Zürich. In concomitanza con la mostra sarà pubblicato un catalogo contenente una conversazione tra Roman Signer e la curatrice Mirjam Varadinis, oltre a numerose illustrazioni provenienti dall’archivio dell’artista. È inoltre in preparazione un programma di accompagnamento con azioni dal vivo e proiezione di film.
Le visite guidate per il pubblico si terranno: ad aprile di domenica alle ore 11:00 e di giovedì alle ore 18:30; a maggio di domenica alle ore 11:00 e di venerdì alle ore 15:00; in francese: domenica 20 aprile alle ore 13:00.

18/02/25

Viaggio nel tempo dell'Italia turistica




Per la stagione primaverile Palazzo Madama – Museo Civico d'Arte Antica di Torino ci propone un bel viaggio per l'Italia con la mostra “Visitate l’Italia! Promozione e pubblicità turistica 1900-1950”, un variopinto racconto inedito sull’avvincente storia della promozione turistica italiana, dalla fine dell’Ottocento ai primi anni della ricostruzione dopo il Secondo conflitto mondiale, attraverso duecento manifesti, centinaia di guide e pieghevoli illustrati, accompagnati da tanti oggetti iconici.

Curato da Dario Cimorelli e Giovanni C.F. Villa, Direttore di Palazzo Madama, e con un allestimento di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, l’esposizione ripercorre l’evoluzione del manifesto turistico attraverso i grandi protagonisti dell’illustrazione italiana dell’inizio del Novecento. Dalle prime testimonianze pubblicitarie firmate da importanti nomi, quali ad esempio Leopoldo Metlicovitz e il giovane Marcello Dudovich, a cui si affiancano artisti come Ettore Tito, Ettore Ximenes, Galileo Chini, fino alla nascita nel 1919 dell’ENIT, l’Ente Nazionale per l’incremento delle industrie turistiche, con il quale le commissioni iniziano a seguire regole diverse. Da questo momento si inizia infatti a privilegiare l’affidamento di campagne promozionali plurisoggetto a uno stesso illustratore - tra questi ad esempio ritroviamo Mario Borgoni, Giovanni Guerrini, Marcello Nizzoli e Virgilio Retrosi - oppure a esecutori rimasti anonimi spesso legati alle tipografie.

Il percorso espositivo, allestito nella Sala del Senato, si sviluppa in cinque grandi sezioni che consentono un viaggio nella creazione dell’immaginario italiano. Partendo dalle Alpi e seguendo la dorsale appenninica, si giungerà alla meraviglia delle nostre isole per poi risalire l’Italia delle acque termali, del mare e delle spiagge, del divertimento e dello sport, della salute e della Belle Époque, alla scoperta di quello che diventerà il mito dell’Italia del secondo dopoguerra.     
     
Si parte dalla fine del XIX secolo, quando la crescita del commercio e dell’industria, insieme al progressivo benessere del giovane Paese unitario, trovano un valido sostegno nella nascita e nel consapevole utilizzo di nuovi strumenti pubblicitari e di promozione. Nasce così il manifesto, che ben presto diventa uno dei mezzi di maggiore efficacia anche in questo settore, capace di saldare in immagini e parole i capisaldi della creatività italiana, dando un impulso fondamentale alla promozione turistica. Al passaggio tra Ottocento e Novecento località balneari delle Riviere romagnola e ligure, rinomate cittadine montane e lacustri diventano protagoniste di campagne pubblicitarie che, dai muri delle città, echeggiano e anticipano stagioni estive e invernali.


Con il suo sviluppo, il manifesto turistico diviene simbolo dell’immaginario del nostro Paese, dando vita a opere iconiche capaci nel tempo di connettere indelebilmente i ricordi dei viaggiatori di tutto il mondo. Una parabola che parte dalla tradizione del Grand Tour e ha in Johann Wolfgang von Goethe un protagonista in grado di rendere il Bel Paese un fenomeno di moda europeo fin dall’uscita, nel 1816, dei due volumi del Viaggio in Italia, divenendo di fatto il primo travel blogger dell’era moderna e aprendo la via a due secoli di successo del turismo in Italia.

Se sull’onda del viaggio culturale i luoghi inizialmente più ricercati sono i monumenti e le rovine dell’antichità - con Roma, Pompei e la Sicilia a divenire protagoniste assolute -, lo sviluppo dei mezzi di trasporto, primo tra tutti la ferrovia, porta all’Italia una posizione di preminenza a livello europeo, affacciandosi verso un turismo di massa che si rivolge anche oltreoceano, con l’alta borghesia americana che invade lo Stivale e mete quali Capri e Ischia trasformati in veri santuari della vacanza di lusso.


Agli inizi del Novecento il turismo comincia ad avere un peso importante nell’economia italiana e, dopo il drammatico arresto causato dalla Prima Guerra mondiale – che riduce ai minimi termini l’affluenza verso i luoghi turistici e le sue diverse forme di promozione – l’istituzione dell’ENIT consente all’Italia di progettare il riavvio dell’economia del paese e, conseguentemente, anche quella del turismo. L’Ente Nazionale per l’incremento delle industrie turistiche - strettamente legato alle Ferrovie dello Stato - è fortemente voluto dal Touring Club Italiano ed è preposto alla promozione, alla gestione e al coordinamento dell’attività turistica e alberghiera dipendente dal Ministero dell’Industria, Commercio e Lavoro. Un ente capace di portare nuovo sviluppo alla promozione del turismo in Italia e all’estero, ampliando significativamente la riflessione sulle cosiddette attrazioni turistiche italiane. Nel corso degli anni l’ENIT sostiene un’intensa attività pubblicistica con opuscoli, dépliant, cartine geografiche e manifesti, promuovendo le località e gli eventi artistici e sportivi. La rinascita del turismo italiano è così affidata all’arte pubblicitaria in quella che diverrà l’epoca d’oro del manifesto.

Un’illustrazione più duttile, economica e facilmente riproducibile della fotografia, cui spetta il compito di evocare con la grafica le destinazioni più affascinanti. Sono gli anni in cui vedono la luce alcuni tra i manifesti più iconici della pubblicità italiana: le vedute di Capri, Ischia, Pompei e Napoli a opera di Mario Puppo; i panorami di Portofino di Leonetto Cappiello; le Rimini e Padova di Marcello Dudovich. Autori di raffinatissime interpretazioni di un’Italia che diviene un coloratissimo caleidoscopio di luoghi desiderabili e di immagini capaci non solo di proporre una destinazione, ma anche un modo di vivere, un’esperienza totalizzante.
La mostra, aperta fino al 25 Agosto, è accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore con i saggi dei curatori e di Anna Villari.
 
VISITATE L’ITALIA! IL VIDEO
 
Trent'anni separano la prima e l’ultima immagine del video in mostra VISITATE L’ITALIA! 
Primi anni Venti del Novecento, operai al lavoro: ponti, strade, impianti diventano i simboli del rapido completamento dell’unificazione d’Italia e del suo ammodernamento. Primi anni Cinquanta: turisti si mettono in posa per una foto di gruppo. 

In mezzo, l’Italia turistica e delle nuove forme di svago collettivo: mare, lago, montagna, città d’arte. Gli sport acquatici, quelli invernali, le arrampicate estive, le gare motoristiche. La moda che si adegua, il costume - e i costumi - che cambiano. E a fare da filo conduttore, l’impatto dell’infrastrutturazione viaria e ferroviaria, che porta nuovi flussi di villeggianti ed escursionisti dalle città alle grandi spiagge, alle vette, ai lungolago. Fino al dopoguerra, e alle prime forme di vero e proprio turismo di massa, anche internazionale: con l’Italia che torna ad essere meta privilegiata, preparandosi a incarnare, qualche anno più tardi, il grande sogno della Dolce Vita. 

Il video, curato da Jacopo Bulgarini d’Elci, esplora tutti questi aspetti, ricorrendo a fonti video-documentarie d’epoca provenienti dall’Archivio Storico Luce. Musiche del periodo accompagnano la selezione di decine di documenti visivi (dal 1922 al 1954). 


 
Per tutte le foto @Palazzo Madama - Visitate L'Italia, Studio Gonella-02


INFO UTILI:
Palazzo Madama – Museo Civico d'Arte Antica
Sala Senato, Piazza Castello, Torino
ORARI: lunedì e da mercoledì a domenica: 10 – 18. Martedì chiuso.
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.
BIGLIETTI: intero 12 € | ridotto 10 €
Gratuito per possessori di Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card
INFORMAZIONI: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it - t. 011 4433501  www.palazzomadamatorino.it

17/02/25

Il crepuscolo di Sandström



 A Tokyo gli spazi di Perrotin Tokyo ospitano il progetto "Dusk£ dell'artista svedese Sigrid Sandström. L'artista svedese, pensa al crepuscolo un momento in cui la luce si ripiega su se stessa, ritirandosi quanto basta per lasciare spazio all'emergere di qualcosa di più significativo.
 

È anche il titolo appropriato per la sua seconda mostra personale con Perrotin. questa volta a Tokyo, i dipinti di Dusk sono velati da una lucentezza glauca e furtiva, come se fossero illuminati da un sole che va oltre la curvatura della vista. Il blu e il grigio antracite si dissolvono Toni nebulosi e malinconici, trascinano lo spettatore in un paesaggio temporale più lento e pensieroso.


16/02/25

Il coniglio di Nam June Paik al MAO

 


Gli spazi del MAO accolgono, fino al 14 Marzo, una raffinata mostra dedicata al genio creativo dell'artista Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006), una iniziativa nata in occasione del 140° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia, nata dal museo in partnership con il Nam June Paik Art Center (Yongin, Corea) e con la Fondazione Bonotto (Colceresa, Italia), e con il supporto della Korea Foundation. 

Un progetto che il curatore Davide Quadrio, direttore del MAO, e Joanne Kim, critica e curatrice coreana, con Anna Musini e Francesca Filisetti hanno indeato fra opere del noto artista coreano e manufatti antichi, mettendo in risalto come il flusso creativo sia una costanza che supera l'attimo presente per essere infinito. 



L'esposizione, intitolata "Rabbit Inhabits the Moon" attiva anche un dialogo dinamico che riflette l’evoluzione del paesaggio culturale e artistico dei due Paesi, in particolare rileggendo l’eredità di Nam June Paik e la sua influenza sulle generazioni contemporanee. 

Per l'occasione sono presenti nuove produzioni degli artisti coreani Kyuchul Ahn, Jesse Chun, Shiu Jin, Young-chul Kim, Dae-sup Kwon, Chan-Ho Park, Sunmin Park ed eobchae × Sungsil Ryu, e opere video e installazioni provenienti dalla collezione del Nam June Paik Art Center poste in dialogo con le celebri opere di Paik – perlopiù in prestito dalla Fondazione Bonotto – e a preziosi manufatti tradizionali provenienti da prestigiose istituzioni, tra le quali il Musée Guimet - Musée national des Arts asiatiques, il Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone” di Genova e il Museo delle Civiltà di Roma.



Nam June Paik è stato un importante artista sperimentale nel panorama culturale del XX e del XXI secolo, pioniere della video arte oltre che sperimentatore musicale e tecnologico, esperienze che si sono incontrate spesso nelle sue opere e che uniscono i linguaggi dell'estremo oriente con la cultura europea. 

In un accogliente allestimento, accurato e immersivo, convivono simboli, tecniche, materiali e manifatture afferenti a epoche e ambiti geografici differenti, creando un itinerario privo di coordinate cronologiche fisse dove, come in una tessitura, i temi si muovono paralleli, si intersecano e riemergono ciclicamente.

Consiglio anche di consultare il sito del museo per seguire il ricco programma di eventi; a corredo il bel catalogo, italiano/inglese, che propone approfondimenti sui temi della mostra e sul rapporto tra cultura italiana e coreana.








MAO Museo d’Arte Orientale 

Via San Domenico, 11, Torino 

BIGLIETTI 

Intero 12€ - Ridotto 10€

ORARI 

martedì - domenica: 10 – 18. Lunedì chiuso. 

La biglietteria chiude un'ora prima. Ultimo ingresso ore 17.

15/02/25

Bruma




 Le opere di Ana González nella sede di New York della galleria Sean Kelly  trasmettono una impalpabile atmosfera, che nel titolo "Bruma" trova la giusta definizione.  



Una rarefazione visiva che racconta della variegata e meravigliosa  flora e fauna della Colombia, terra nativa dell'artista. 


Un modo emotivo per raccontarci del delicato ecosistemi minacciato dalle industrie che cercano di sfruttarli per le loro risorse naturali. 

14/02/25

L'arte dell'ironia


Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secoloFoto di Carlo Favero 


A Bologna in questo periodo c'è uno spirito che guarda al potere immaginativo di Bruno Munari, all’irriverenza di Piero Manzoni o al paradosso di Gino De Dominicis. Ripensa all’intreccio con la sfera politica di Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto, si vuole ricordare la sfida agli stereotipi femminili di Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio e il nonsense di Adriano Spatola e Giulia Niccolai. E mentre Maurizio Cattelan, Paola Pivi e Francesco Vezzoli svelano le incongruenze del presente con l’ironia e Chiara Fumai e Italo Zuffi smascherano le regole non scritte del sistema dell’arte, Eva & Franco Mattes rivelano il loro umorismo con la memestetica.

Fino al 7 settembre 2025, in occasione del 50esimo anniversario della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna presenta la grande mostra collettiva Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo, con la curatela di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni.

L’esposizione ha come main sponsor Gruppo Hera, è sostenuta dal TRUST per l’Arte Contemporanea e rientra in ART CITY Bologna 2025, il programma di mostre, eventi e iniziative promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in occasione di Arte Fiera.

Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, con più di 100 opere e documenti d'archivio di oltre 70 artisti, la mostra attraversa un arco di tempo di circa settant’anni – dagli anni Cinquanta a oggi – proponendosi di ripercorrere la storia dell’arte italiana attraverso il tema dell’ironia.

A partire dal mondo antico con la figura di Socrate, l’ironia si associa all’«arte di fare domande»: uno strumento del tutto unico che permette all’essere umano di avere uno sguardo più lucido e disincantato sulla realtà, poiché in grado di svelarne anomalie e contraddizioni. Attraverso giochi umoristici, parodie e battute di spirito, l’ironia diventa anche antidoto, alternativa divertente e arguta per proteggere l’essere umano da ciò che lo affligge.

Come filo conduttore che attraversa decenni di produzione artistica italiana, l'ironia emerge in quanto strategia estetica e critica capace di alludere a significati profondi senza esprimerli direttamente. Questo dispositivo, utilizzato nei secoli per smascherare certezze e proporre nuove rappresentazioni, ha trovato nel contesto italiano un terreno particolarmente fertile: artisti di diverse generazioni hanno abbracciato la sua forza destabilizzante per mettere in discussione paradigmi consolidati. Una tradizione artistica ingombrante alle spalle, una società reazionaria, fortemente influenzata dalla Chiesa e dal passato fascista, il successo della Commedia all’italiana e dei più recenti «cinepanettoni», l’affermarsi del berlusconismo e con esso di una violenta società dei consumi, sono solo alcune delle «istituzioni» da minare e mettere in crisi.

Ironico di per sé, il titolo della mostra richiama l'apparente semplicità del fenomeno svelandone al contempo l’intrinseca complessità. Una contraddizione che diventa gioco a tutti gli effetti e che invita il pubblico a interrogarsi sulla natura del linguaggio, sui luoghi comuni che lo accompagnano e, allo stesso tempo, sul modo in cui questi influenzano la nostra osservazione e interpretazione del mondo che ci circonda.


Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secoloFoto di Carlo Favero 

Dagli anni Cinquanta a oggi, con alcuni fondamentali antefatti rappresentati dal Surrealismo e della Metafisica, Facile Ironia ripercorre la storia dell’arte del nostro Paese attraverso l’espediente critico e immaginativo dell’ironia sviluppato in macro-aree tematiche, utili nell’illustrare le diverse declinazioni e la trans-storicità del fenomeno: il paradosso, il suo legame con il gioco, l’ironia come pratica di nonsense e l’ironia come arma femminista di critica al patriarcato e all’ordine sociale italiano, e poi ancora la sua relazione con la mobilitazione politica e l’ironia come forma di critica istituzionale. Aleggia negli spazi del museo uno humor nero che attraversa più sezioni, una forza apparentemente contraria all’ilarità, che, in modo cinico e dissacrante, spinge a confrontarsi con le contraddizioni esistenziali.

Ad accogliere il visitatore la Mozzarella in carrozza di Gino De Dominicis che traduce la nota pietanza in realtà ed esplicita il primo cortocircuito linguistico dell’esposizione: il paradosso. L’espediente viene intercettato nell’arte italiana del XX e XXI secolo attraverso opere emblematiche, dai lavori surreali di Giorgio De Chirico e da quelli concettuali di Piero Manzoni alle finte sculture di Pino Pascali, passando per i lavori di Francesco Vezzoli e Paola Pivi, dalle installazioni di Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi e Lara Favaretto, fino alla collezione di libri di Roberto Fassone.

Il percorso espositivo continua esplorando il gioco e il suo contributo nella sovversione delle regole con artiste e artisti che hanno tratto ispirazione dal mondo dell’infanzia per svelare l’incoerenza del mondo adulto e della società. Qui la parabola temporale incontra le opere di Alberto Savinio ed Enrico Baj, dalle Sculture da viaggio di Bruno Munari agli arredi “inutili” di Carla Accardi, la ricerca pittorica di Aldo Mondino per arrivare ad artisti più giovani come Riccardo Baruzzi, Valerio Nicolai, Guendalina Cerruti e Federico Tosi.

Il viaggio prosegue analizzando l’ironia come atto di insubordinazione e critica femminista della società patriarcale e dei suoi valori e vede protagoniste Tomaso Binga, della quale è ricostruito Carta da parato, il suo storico “ambiente”, già presentato nel 1978 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna in occasione della mostra Metafisica del quotidiano, le esperienze di collettivi napoletani come il Gruppo XX e Donne/Immagine/Creatività, con attenzione al contributo di Rosa Panaro nell’iter della loro nascita e affermazione. Le immagini pseudo-pubblicitarie di Ketty La Rocca, la poesia visiva di Mirella Bentivoglio, l’abito da sposa di Cinzia Ruggeri, senza dimenticare le ricerche di Monica Bonvicini e Chiara Fumai, con il loro sguardo sulla società contemporanea, o della più giovane Benni Bosetto.

Tra gli artisti che si succedono nella sezione dell’ironia intesa come strumento di mobilitazione politica, laddove l'individuo perde i suoi contorni e la moltitudine rivendica i propri diritti, vi sono, tra le diverse opere, le documentazioni fotografiche delle azioni della compagnia Lo Zoo di Michelangelo Pistoletto, l’animazione in gomma piuma, testimonianza di una lunga militanza, utilizzata da Piero Gilardi durante la manifestazione del 1°maggio del 2015, i lavori fumettistici degli Indiani Metropolitani firmati da Pablo Echaurren e i collage di Nanni Balestrini.

A prendere in giro il sistema attraverso una forma ironica di Institutional Critique sono stati, invece, artisti come Giuseppe Chiari, con le sue dichiarazioni lapidarie sull’arte, Emilio Prini e Salvo. Italo Zuffi e Piero Golia hanno proposto una lucida osservazione sui riti e sulle dinamiche di potere presenti nel sistema dell’arte, mentre Eva & Franco Mattes, nella loro più recente ricerca, riflettono in modo giocoso sul tema dell’originalità dell’opera d’arte nel mondo contemporaneo.

Chiude la mostra una raccolta di lavori incentrati sull’ironia come nonsense evocata da poete e poeti italiani che hanno avviato una ricerca fonetica basata sul potenziale ludico e liberatorio della parola. Una sperimentazione, condotta da figure come Arrigo Lora Totino, Giulia Niccolai, Adriano Spatola e Patrizia Vicinelli, che insiste sulla perdita di senso del linguaggio e della parola.

Il progetto di allestimento, affidato a Filippo Bisagni, legge l’architettura del MAMbo in chiave anch’essa ironica, rievocando il “fantasma rossiano”, una struttura andata persa durante i lavori di ristrutturazione della Sala delle Ciminiere affidati ad Aldo Rossi, mentre dedica a ogni sezione una bicromia che spazialmente ne amplifica le premesse tematiche.

La mostra è accompagnata dall’omonimo catalogo edito da Società Editrice Allemandi, con testi dei curatori Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, dell’exhibition designer Filippo Bisagni, e degli ospiti Jacopo Galimberti, Allison Grimaldi Donahue, Loredana Parmesani, Cesare Pietroiusti, Francesco Poli, Valentina Tanni ed Elvira Vannini chiamati ad approfondire le diverse sezioni della mostra.

"Il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna taglia il traguardo dei cinquant’anni con la mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo. Un’esposizione che rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna 2025 e che rafforza la posizione di questa istituzione come una tra le realtà museali pubbliche che più lavora nella produzione, contestualizzazione e valorizzazione dell’arte italiana. La storia del MAMbo è infatti indissolubilmente legata alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, nata nel 1975, quando in Piazza della Costituzione venivano inaugurati gli spazi del museo disegnati appositamente dall’artista e architetto Leone Pancaldi. Oggi ne festeggiamo i cinquant’anni al MAMbo, che nel 2007 trova sede nell’ex Forno del Pane, la cui prima sezione venne costruita nel 1915 dal sindaco Francesco Zanardi con la funzione appunto di panificio comunale, mentre nella seconda metà degli anni novanta prese avvio la trasformazione e la conversione del vecchio panificio in spazio museale. Il progetto di recupero fu firmato da Aldo Rossi che oggi, nella bellissima mostra curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, torna a essere presente nell’ispirazione concettuale che ha guidato il progetto di allestimento" - dichiara Matteo Lepore, Sindaco di Bologna e Città metropolitana.

“Quello della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, oggi MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, è un traguardo importante nello scenario culturale cittadino, e non solo. Cinquant’anni di progetti artistici che nel tempo hanno narrato una contemporaneità eclettica nella sua complessità di pensiero vanno, dunque, celebrati. Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo è la mostra che assolve perfettamente a questo importante compito sia per il suo focus tematico, quello dell’ironia, sviluppato in diverse sezioni, come quella legata alla critica femminista alla società, sia per il numero di artiste e artisti coinvolti nel progetto. L'ironia, presente a cominciare dal titolo della mostra, nella sua apparente semplicità è la chiave perfetta per leggere cinquant'anni di arte italiana e per farne emergere l’intrinseca complessità e le forti contraddizioni del mondo in cui viviamo. Una mostra collettiva che si fa inoltre specchio della coralità delle tante professionalità che all’interno del MAMbo hanno reso possibile questa imponente esposizione: un grande grazie va ai curatori Lorenzo Balbi e Caterina Molteni e a tutto lo staff del museo” - commenta Daniele Del Pozzo, Assessore alla Cultura del Comune di Bologna.

"Il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna inaugura il 2025 con un’importante mostra collettiva, parte del programma istituzionale di ART CITY Bologna, che celebra i cinquant’anni della fondazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, istituzione che ha dato origine all’attuale museo e sulla quale poggiano le sue basi di ricerca, progettazione e dibattito culturale. Pensata per gli spazi della Sala delle Ciminiere, completamente rinnovati attraverso l’evocazione del progetto iniziale di Aldo Rossi, Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo attraversa un periodo di tempo di circa settant’anni, dagli anni Cinquanta a oggi, ma toccando anche grandi maestri del Surrealismo e della Metafisica come Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. La mia riconoscenza va ai curatori Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, che hanno ripercorso la storia dell’arte italiana tra XX e XXI secolo attraverso un tema di grande attualità, e a tutto lo staff del museo, che ha contribuito alla realizzazione di un’esposizione così ambiziosa, che aggiunge un ulteriore tassello alla storia espositiva del museo allo scoccare del suo cinquantesimo anniversario” - sottolinea Eva Degl'Innocenti, Direttrice Settore Musei Civici Bologna.

“Con questa mostra, concepita per celebrare i cinquant’anni dalla fondazione della Galleria d'Arte Moderna di Bologna (1975-2025), vogliamo esplorare l’ironia come uno dei motivi portanti dell’arte italiana. Attraverso un percorso che abbraccia generazioni e linguaggi, la mostra rivela come questo dispositivo espressivo sia stato utilizzato per scardinare convenzioni, mettere in crisi certezze e offrire nuove prospettive di lettura della realtà. L’ironia è uno strumento complesso, mai neutrale, capace di destabilizzare e trasformare, proprio come ha fatto l’arte negli ultimi decenni. In un contesto culturale come quello italiano, segnato da stratificazioni storiche e tensioni sociali, l’ironia ha assunto il ruolo di una vera e propria strategia critica e immaginativa. Celebrare la storia della nostra istituzione attraverso questo tema significa anche riflettere sul ruolo del museo oggi: un luogo di interrogazione continua, dove il pensiero critico si fa esperienza viva” - spiega Lorenzo Balbi, co-curatore della mostra e direttore del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.

“Se l’ironia è stata importante per intere generazioni di intellettuali, possiamo dire ugualmente che sia stata un’arma utilizzata su più fronti dalle artiste e dagli artisti per destabilizzare e sabotare i poteri, fossero questi simbolici, politici e sociali, o stilemi propri dell’arte e della sua tradizione. In Italia questa attitudine può essere riconducibile a diversi fattori sociali persistenti così come episodici negli ultimi settant’anni. In una visione dialettica che sicuramente fornisce solo una visione parziale, si può ipotizzare che la presenza di un ordine di autorità chiaro, riconoscibile e condiviso abbia definito un contesto contro il quale scagliarsi. Le artiste e gli artisti non usano il suo stesso linguaggio quanto quello dell’immaginazione, capace di superare una dinamica dentro la quale l’autorità mantiene sempre il vantaggio. L'ironia si configura come un linguaggio alternativo che, piuttosto che scontrarsi frontalmente con il potere, ne smaschera i paradossi e le contraddizioni, spesso rendendoli evidenti attraverso il gioco simbolico o il ribaltamento delle norme” - aggiunge Caterina Molteni, co-curatrice della mostra.

“L’idea di base per l’allestimento della mostra Facile ironia parte dal principio di evocazione di un elemento architettonico che caratterizzava la sala delle ciminiere e che faceva parte del progetto di ristrutturazione dell’ex Forno del Pane affidato ad Aldo Rossi a metà degli anni Novanta. Tale progetto fu modificato dopo la morte dell’architetto nel 1997, portando alla distruzione di un tipico esempio di stile rossiano: un enorme parallelepipedo di circa 8 metri di altezza e 18 di larghezza, al cui interno si sviluppava una scala che portava direttamente alle sale del secondo piano. Proprio dove sorgeva tale struttura ho deciso di collocare una grande rampa che si propone di far riaffiorare il citato progetto inadempito e, allo stesso tempo, permette allo spettatore di accedere a una selezione di opere, che si presenta come una sorta di sintesi delle varie sezioni della mostra” - racconta Filippo Bisagni, exhibition designer.

“Il Gruppo Hera è nuovamente accanto al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna per sostenere questa grande mostra collettiva – afferma Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Comunicazione e Relazioni Esterne del Gruppo Hera – che costituisce uno degli appuntamenti di maggiore rilievo del programma istituzionale di ART CITY Bologna in questo periodo di grande fermento culturale che come ogni anno caratterizza la città in occasione di Arte Fiera. Confermiamo così il nostro profondo legame al territorio e alle sue istituzioni e il supporto alle migliori esperienze culturali con l’obiettivo di contribuire alla crescita e al benessere della comunità”.


Veduta della mostra Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secoloFoto di Carlo Favero 

Artiste e artisti in mostra

Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Riccardo Baruzzi, Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Luther Blissett, Alighiero Boetti, Monica Bonvicini, Benni Bosetto, Marcella Campagnano, Maurizio Cattelan, Guendalina Cerruti, Giuseppe Chiari, Daniela Comani, Roberto Cuoghi, Giorgio De Chirico, Giuseppe De Mattia, Gino De Dominicis, Antonio Donghi, Donne/Immagine/Creatività, Lia Drei, Pablo Echaurren, Roberto Fassone, Lara Favaretto, Giosetta Fioroni, Chiara Fumai, Alberto Garutti, Aldo Giannotti, Piero Gilardi, Piero Golia, Gruppo XX, Ketty La Rocca, Sergio Lombardo, Arrigo Lora Totino, Lina Mangiacapre, Piero Manzoni, Lucia Marcucci, Eva Marisaldi, Eva & Franco Mattes, Fabio Mauri, Maurizio Mercuri, Marisa Merz, Aldo Mondino, Liliana Moro, Bruno Munari, Giulia Niccolai, Valerio Nicolai, Giancarlo Norese, Luigi Ontani, Rosa Panaro, Clemen Parrocchetti, Pino Pascali, Diego Perrone, Cesare Pietroiusti, Marinella Pirelli, Michelangelo Pistoletto, Paola Pivi, Lisa Ponti, Emilio Prini, Carol Rama, Silvia Rosi, Cinzia Ruggeri, Salvo, Alberto Savinio, Greta Schödl, Lorenzo Scotto di Luzio, Enrico Scuro, Davide Sgambaro, Adriano Spatola, Aldo Spoldi, Alessandra Spranzi, Valentina Tanni, Federico Tosi, Franco Vaccari, Francesco Vezzoli, Patrizia Vicinelli, Italo Zuffi.

INFORMAZIONI 

Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo

A cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni

Promossa da MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna

MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna | Sala delle Ciminiere

6 febbraio - 7 settembre 2025


 MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna Via Don Giovanni Minzoni 14 - 40121 Bologna

Tel. +39 051 6496611

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13/02/25

Art Basel Hong Kong

 


Arriva, a fine mese, una nuova edizione della fiera Art Basel Hong Kong, che si offre con tante novità e conferme, vediamone alcune: 

Encounters, il settore dedicato ai progetti su larga scala, presenterà 18 installazioni eccezionali che metteranno in primo piano i regni dell'arte digitale, del design e dell'architettura, dei tessuti, della natura e delle interazioni umane. Più della metà delle opere sono state create appositamente per la fiera.

Il settore includerà un'installazione specifica per il sito per il terzo anno consecutivo: Lanternfly Ballet di Monster Chetwynd sarà presentato al Pacific Place, supportato da Swire Properties, il partner ufficiale di Encounters fuori sede.

Kabinett, il settore che presenta presentazioni tematiche all'interno degli stand delle gallerie partecipanti, comprenderà 36 progetti, il numero più alto nella storia della fiera, con una forte attenzione alle presentazioni personali storiche e contemporanee dall'Asia, presentando opere di 21 artisti dell'Asia-Pacifico e 15 dal resto del mondo.

L'MGM Discoveries Art Prize, un premio istituito per la mostra e a sostegno degli artisti emergenti, ha svelato i suoi artisti selezionati e la giuria di esperti internazionali. Mettendo in mostra il dinamismo culturale della sua città ospitante, Art Basel Hong Kong presenterà un vasto programma pubblico, sia in loco che fuori sede, tra cui i programmi Film e Conversations, nonché l'Exchange Circle, accessibile gratuitamente al pubblico presso l'Hong Kong Convention and Exhibition Centre (HKCEC). Inoltre, Art Basel collaborerà con le principali istituzioni culturali M+ e Tai Kwun per una programmazione congiunta fuori sede.

Il programma Film della mostra, curato per la prima volta dall'istituzione artistica indipendente di Hong Kong Para Site, presenterà sette proiezioni e le opere di 30 artisti. Art Basel continuerà la sua collaborazione con il canale video culturale Nowness Asia; e Videotage, una delle principali organizzazioni non-profit della regione dedicata alla videoarte.

La mostra continua ad ampliare il suo supporto per comprendere più campi creativi e accoglie nuovi partner culturali, tra cui Design Trust, così come HASS Lab e Tomorrow Maybe.

L'Art Basel Shop sarà presente a Hong Kong per la prima volta, offrendo una selezione di prodotti lifestyle che celebrano e migliorano l'esperienza di Art Basel. Art Basel Hong Kong, il cui Global Lead Partner è UBS, si terrà all'HKCEC dal 28 al 30 marzo 2025, con giornate di anteprima il 26 e 27 marzo.

12/02/25

Marina Tabassum per il prossimo Serpentine Pavilion


Serpentine Pavilion 2025 designed by Marina Tabassum, Marina Tabassum Architects (MTA).

Design render, exterior view. Photo © Marina Tabassum Architects (MTA) Courtesy: Serpentine

 
Serpentine è lieta di annunciare la nomina dell'architetto ed insegnante proveniente dal Bangladesh Marina Tabassum e del suo studio, Marina Tabassum Architects (MTA), selezionati per il Padiglione 2025, che sara’ intitolato ‘A Capsule in Time’ (una capsula nel tempo). Il Marina Tabassum Pavilion sarà rivelato e aperto  al pubblico a Serpentine South il 6 giugno 2025, con il sostegno annuale di Goldman Sachs, per l'undicesimo anno consecutivo.
 

Serpentine Pavilion 2025 designed by Marina Tabassum, Marina Tabassum Architects (MTA).

Design render, exterior view. Photo © Marina Tabassum Architects (MTA) Courtesy: Serpentine


Marina Tabassum, architetto di Marina Tabassum Architects (MTA) ha dichiarato: “Siamo lieti di essere stati selezionati come architetti del Serpentine Pavilion. Nel progettare la nostra struttura, abbiamo pensato alla natura effimera del progetto, che ci appare come una capsula della memoria e del tempo. Intrigante è il rapporto tra tempo e architettura: tra permanenza e impermanenza, tra nascita, età e rovina; l’architettura aspira a sopravvivere al tempo. L’architettura è anche uno strumento per vivere dietro un patrimonio, rispondendo al desiderio insito nell’uomo di continuità oltre la vita. Nel delta del Bengala l’architettura è effimera perché le case cambiano posizione al variare del corso dei fiumi. L'architettura diventa memoria di spazi vissuti oltre i racconti e le storie. Il volume arcaico di una mezza capsula, generato dalla geometria e avvolto da un materiale leggero e semitrasparente, creerà un gioco di luce filtrata che trapasserà la struttura come sotto uno Shamiyana durante un matrimonio bengalese. Il Serpentine Pavilion offre una piattaforma unica, sotto il sole estivo, per riunire la diversità. La scena è pronta, i posti sono sistemati. Immaginiamo che in questo spazio polivalente si svolgano vari eventi e incontri che uniranno i visitatori attraverso conversazioni e momenti condivisi. »
 
Bettina Korek, amministratore delegato, e Hans Ulrich Obrist, direttore artistico, hanno dichiarato: “A Time Capsule onorerà le connessioni con la Terra e celebrerà lo spirito di comunità. Costruito attorno ad un albero al centro della struttura, il progetto di Tabassum porterà il parco all'interno del Padiglione. La sua dimensione cinetica ricorderà anche l'elemento levitante del Padiglione 2006 di Rem Koolhaas e Cecil Balmond di Arup. Siamo grati a tutti i nostri fedeli partner che rendono possibile questa commissione pionieristica e non vediamo l'ora di annunciare al pubblico il programma completo degli eventi e di riunire i visitatori attorno alla struttura visionaria, spirituale e sociale di Tabassum. Questo è un anno fondamentale per il Serpentine Pavilion poiché celebriamo i 25 anni dal lancio di questo prestigioso programma. »
 

Serpentine Pavilion 2025 designed by Marina Tabassum, Marina Tabassum Architects (MTA).

Design render, exterior view. Photo © Marina Tabassum Architects (MTA) Courtesy: Serpentine


Quest'anno, Serpentine celebrerà i 25 anni della sua ambiziosa commissione annuale per il Padiglione. La struttura inaugurale di Zaha Hadid ad Hyde Park è stata presentata nel 2000. Maggiori dettagli saranno annunciati in seguito.

11/02/25

Sulla carta

 


La carta è sempre stato un supporto pratico e immediato che ogni artista ama usare, sia per sperimentare che per chiudere ricerche complesse e articolate; la mostra "On paper ", che la galleria Max Hetzler a Londra offre, è un'occasione per scoprire le tante forme del fare artistico, nelle sue più disparate declinazioni espressive. 



Sono proposte opere di: Darren Almond, Giulia Andreani, Karel Appel, Louise Bonnet, Glenn Brown, André Butzer, Sarah Crowner, Jeremy Demester, Carroll Dunham, Ida Ekblad, Walton Ford, Günther Förg, Katharina Grosse, Mark Grotjahn, KAWS, Friedrich Kunath, Jake Longstreth, Eddie Martinez, Albert Oehlen, Adam Pendleton, Tal R, Bridget Riley, Eleanor Swordy, Rinus Van de Velde e Grace Weaver.