Mercoledì 21 giugno 2017, ore 17.00
Sala Conferenze
La conferenza della leggendaria storica dell’arte e critica americana Rosalind Krauss (Washington D.C., 1941) apre le attività del CRRI (Centro di Ricerca Castello di Rivoli), nuovo Dipartimento del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. La conferenza sarà anticipata da una laudatio di Luca Cerizza, responsabile del CRRI.
La conferenza sarà seguita alle ore 18.30 dalla proiezione del film documentario William Kentridge, Triumphs and Laments (2016).
Rosalind Krauss
– da molti considerata come la critica d’arte vivente più importante al
mondo – lega indissolubilmente il suo nome all’attività di critica
militante a partire dalla metà degli anni Sessanta attraverso la rivista
americana Artforum e, in seguito, sulle pagine del periodico October, da lei fondato nel 1976 e sulle cui pagine ha pubblicato uno dei suoi saggi più noti: Sculpture in the Expanded Field (1979).
Il
principale contributo della Krauss all’analisi del paradigma visuale è
stato quello di leggere l’arte moderna, post-moderna e contemporanea
attraverso una serie di strumenti al tempo inediti per la critica d’arte
e traslati dal pensiero filosofico strutturalista e post-strutturalista
francese. I testi di Ferdinand de Saussure, Michel Foucault, Roland
Barthes, Jacques Derrida e Jacques Lacan, tra gli altri, sono stati
utilizzati dalla Krauss per uscire da una visione romanticamente
individualista dell’arte e dell’artista, contribuendo a scardinare una
serie di miti tradizionalmente associati a questi, e ancora radicati
nella critica a lei precedente.
L’analisi
del medium artistico, rielaborata a partire dalla posizione del noto
critico americano Clement Greenberg, la condizione “post-mediale”
dell’arte contemporanea, il concetto di “griglia”, di “indice”, la
scultura considerata come “campo allargato”, il rapporto tra Surrealismo
e fotografia, i miti e le rimozioni del modernismo, la categoria
dell’”informe” ricavata da Georges Bataille e applicata a diverse
espressioni dell’arte moderna e contemporanea, sono tra i soggetti con i
quali si è misurata l’analisi rigorosa della critica americana.
Insieme
a una serie di temi di carattere storico, Krauss ha esteso le sue
riflessioni ad artisti contemporanei quali James Coleman, Tacita Dean,
Harun Farocki, Mike Kelley, William Kentridge, Christian Marclay e Cindy Sherman.
Tra i suoi libri, quasi tutti tradotti e curati in Italia da Elio Grazioli, segnaliamo Teoria e storia della fotografia (Bruno Mondadori, 1996. Prima edizione: 1990); Reiventare il medium (Bruno Mondadori, 2005); L’arte nell’era postmediale (Postmedia, 2005. Prima edizione: 1999); L’originalità dell’avanguardia e altri miti modernisti (Fazi Editore, 2007. Prima edizione: 1985) e L’inconscio ottico
(Bruno Mondadori, 2008. Prima edizione: 1993). Insieme a una squadra di
colleghi di altissimo livello come Yve-Alain Bois, Benjamin H. D.
Buchloh, Hal Foster e David Joselit ha editato Arte dal 1900. Modernismo Antimodernismo Postmodernismo, la più attendibile e importante storia dell’arte in circolazione. Nel suo ultimo libro (Willem de Kooning Nonstop. Cherchez la femme, 2015) la Krauss ritorna su un vecchio soggetto di studio, dando una nuova e inedita lettura della sua opera.
Partendo da un drammatico episodio personale, il suo penultimo libro (Sotto la tazza blu,
Prima edizione e Bruno Mondadori, 2011), ritorna su temi e protagonisti
cari alla critica americana: in un’epoca caratterizzata dalla
condizione post-mediale dell’arte sancita dalla svolta concettuale,
l’autrice racconta la difesa e la necessaria reinvenzione del medium
artistico operata da alcune figure solitarie come Marcel Broodthaers,
Sophie Calle, Bruce Nauman, Ed Ruscha e William Kentridge. A questi
“cavalieri del medium”, la critica americana dedica la sua conferenza
presso il Castello di Rivoli aprendo le attività del nuovo Centro di
Ricerca (CRRI).
Della sua conferenza torinese, Krauss afferma “Negli
anni Sessanta ero affranta dal modo in cui l’arte concettuale aveva
distrutto il principio cardine del modernismo: la necessità di portare
avanti il medium linguistico stesso in cui l’artista stava lavorando.
Duchamp fu promosso a santo patrono di questa “condizione post-mediale” e
Marcel Broodthaers seguiva a breve distanza. Per questo motivo fui
molto felice di tenere la trentunesima conferenza in onore della
fondazione della casa editrice Thames & Hudson, con il testo “A
Voyage on the North Sea”: Art in the Age of the Post-Medium Condition”
(2000, pubblicato in Italia come L’arte nell’era postmediale. Marcel Broodthaers, ad esempio. Postmedia, 2005). L’opera di Broodthaers, intitolata Analyse d’un Tableau, esplorava il quadro ottocentesco Voyage on the North Sea:
dalle sue baleniere al mare tempestoso, fotogramma dopo fotogramma.
Ogni immagine faceva riferimento a un momento della storia del
Modernismo: le onde che s’infrangono dipinte da Courbet, gli achrome
lanosi di Manzoni; ogni momento di questa storia superava e sostituiva
il suo predecessore, mentre la successione finale si fermava su un
fotogramma che rappresentava un tessuto di tela bianca come il monocromo
definitivo. La pittura stessa non era mai stata così bene e così
sinteticamente rappresentata. A partire da questo resoconto, ho eletto
Broodthaers il primo dei miei cavalieri ad aderire alla giostra contro
l’opprimente posizione post-mediale. Ci sono altri cavalieri che intendo
presentare e analizzare al Castello di Rivoli: prima di tutto William
Kentridge, seguito da Harun Farocki, Christian Marclay, James Coleman e
Sophie Calle.”
Rosalind Epstein Krauss
(Washington D.C., 1941) ha studiato al Wellesley College
(Massachusetts) dove si è laureata con una tesi su William de Kooning
(1962). Dopo un iniziale avvicinamento a Greenberg — in occasione della
sua tesi di dottorato su David Smith a Harvard (1969)—, Krauss inizia a
distaccarsi dalla sua posizione da lei stessa definita “teleologica” per
guardare con crescente interesse al Minimalismo. Dalla metà degli anni
Sessanta i suoi testi iniziano ad apparire su Art International e Artforum
di cui diventa editor nel 1971. Nel 1976 lascia polemicamente la
rivista a seguito della controversia suscitata da una copertina dedicata
all’artista Lynda Benglis. Nello stesso anno fonda, con Annette
Michelson, la rivista October, di cui è ancora co-direttore,allo
scopo di creare una piattaforma utile alla diffusione delle tesi
post-strutturaliste applicate all’arte moderna e post-moderna,
attraverso una visione dell’arte in cui la sperimentazione estetica
agisca nel sociale. Oltre alla fondamentale attività di critica, Krauss
ha lavorato come curatrice per alcune delle maggiori istituzioni museali
internazionali quali il Solomon R. Guggenheim Museum e il MoMA di New
York. Insieme a Yve-Alain Bois ha curato la sua mostra più famosa L’informe: mode d’emploi
(Centre Georges Pompidou, Parigi, 1996). Krauss ha insegnato in
numerose facoltà tra cui MIT, Princeton e Hunter College. Dal 1992
insegna alla Columbia University di New York. Dal 1994 Rosalind Krauss è
membro dell’American Academy of Arts and Sciences e ha ricevuto la
Laurea ad honorem dalle Università di Harvard e di Londra.
Il Centro di Ricerca Castello di Rivoli (CRRI)
è un nuovo Dipartimento che nasce all’interno del Museo e della sua
Biblioteca ed è volto alla ricerca, raccolta e valorizzazione dei
materiali d’archivio di artisti, curatori, critici, galleristi e
collezionisti italiani attivi in particolare tra gli anni Sessanta e i
giorni nostri.
William Kentridge, Triumphs and Laments, 2016
Proiezione del film di Giovanni Troilo su William Kentridge che documenta la sua opera Triumphs and Laments sulle rive del fiume Tevere
Mercoledì 21 giugno 2017, ore 18.30
Teatro del Castello
Dopo l’appuntamento con Rosalind Krauss, alle ore 18.30 nel Teatro del Museo il pubblico potrà assistere alla proiezione del film di Giovanni Troilo William Kentridge,Triumphs and Laments, 2016 (70’), colossale tributo dell’artista alla storia di Roma.
Realizzato
sulle sponde del Tevere, il fregio – opera effimera lunga 550 metri
composta di 90 icone alte 10 metri che celebrano le glorie, i trionfi e
le sconfitte della città eterna – è però destinato a scomparire entro
pochi anni. L’opera di Kentridge, le cui immagini sono state impresse
sul bianco travertino tramite un vaporizzatore, a causa della patina
biologica sparirà per sempre, finendo nuovamente inglobata nei
muraglioni e lasciando questo film come sua unica memoria.