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19/05/24

Gli orizzonti perduti di Botto&Bruno



La Galleria Simondi di Torino ospita fino al 22 Giugno le nuove elaborazioni digitali di Botto&Bruno, che fra i primi hanno sviluppato un importante percorso di innovazione sull'approccio all'immagine fotografica. 




Il tema di questa mostra è il Paesaggio, rivisto con uno sguardo attraverso i tempi e le forme. Un paessagio che viaggio nello spazio ma soprattutto nel tempo, realizzando un dialogo che accoglie i paesaggi dal Quattrocento al Settecento.




Elaborando suggestioni nate sulle riflessioni creative di Nicolas Poussin, Andrea del Sarto, Giovanni Bellini, Piero di Cosimo, fino alle incisioni di Piranesi, da cui hanno assorbito e preso parti di eterni paesaggi, riproposti in atemporali selvaggi spazi naturali. 







Botto&Bruno "Orizzonte perduto"
Galleria Simondi Via della Rocca 29, Torino 
Fino al 22 Giugno 2024



18/05/24

L'Enclyclopedia di Matt Mullican

 


La berlinese Galerie Thomas Schulte presenta un grande progetto di  "New Edinburgh Encyclopedia, 1825" che mette in primo piano l'approccio enciclopedico di lunga data dell'artista e il suo impegno con i sistemi di conoscenza, ordine e rappresentazione. Sebbene le opere in mostra, prodotte negli anni ’90, attingano a un’enciclopedia risalente a quasi 200 anni fa, indicano anche i modi, virtuali e reali, in cui tentiamo di classificare, contenere e dare un senso al mondo attuale.

L'opera a cui si fa riferimento nel titolo della mostra è composta da due parti, ciascuna delle quali contiene più componenti: 449 lastre in rilievo di magnesio che riportano il contenuto del libro titolare, e i calchi su carta che da esse sono stati ricavati. Raramente mostrati insieme, il trasferimento fisico e la riproduzione di immagini e informazioni avviene attraverso la loro vicinanza e attraverso diversi spazi della galleria. Le lastre di metallo diventano una sorta di origine, la fonte da cui è possibile effettuare continuamente riproduzioni. Appoggiato su scaffali stretti, a forma di griglia, in lunghe file parallele che si intrecciano in ordine alfabetico su e giù, viene introdotto un principio organizzativo. Attraverso di esso si possono trovare illustrazioni, piani e diagrammi su argomenti di ingegneria, architettura, anatomia e orticoltura, oltre ad altre conoscenze pratiche. In quello che potrebbe richiamare alla mente l'esposizione di un museo della scienza o di una biblioteca, la struttura offerta da questo libro di riferimento storico dà struttura e costituisce lo spazio, tenendo in considerazione il ruolo e lo scopo di un modello enciclopedico nel plasmare la nostra realtà.




Nell'angolo anteriore della galleria e negli spazi adiacenti delle finestre ci sono gli sfregamenti prodotti dalle lastre utilizzando bastoncini di vernice su carta: allo stesso tempo stampe, disegni e dipinti. Mullican si riferisce allo sfregamento come al primo mezzo per realizzare riproduzioni, situando queste opere all'interno di una lunga storia di trasferimento e condivisione di immagini, testo e dati. Le rappresentazioni che risultano da questo processo sono copie fedeli di qualche tipo, ma anche di qualcos'altro: traduzioni di segni da un oggetto o materiale a un altro.

In Untitled (20 glass ball) , esposto accanto alle lastre metalliche in un simile sistema a griglia, ha avuto luogo una catalogazione di altro tipo. Il sistema di riferimento dell'artista, la sua cosmologia, è mappato con un pennarello rosso su palline disposte in file su un tavolo di legno. La cosmologia di Mullican (di cui ce ne sono due) è al centro della sua pratica, prendendo forma in pittogrammi, mappe di città e grafici in un'ampia gamma di media, materiali e scale. La prima cosmologia da lui sviluppata affronta questioni fondamentali sulla natura dell'esistenza da prima della nascita a dopo la morte, mentre la seconda è composta da cinque mondi; diversi livelli di percezione, ciascuno associato a simboli e colori diversi: il rosso corrisponde al mondo del soggettivo, il nero al mondo dei simboli e del linguaggio, il giallo al mondo “incorniciato” – cultura, arte e presente – blu al “ mondo quotidiano senza cornice” e verde per il mondo materiale. Allo stesso modo enciclopedico, è un tentativo di scomporre e comprendere il mondo che sembra essere oggettivo, utilizzando elementi familiari e quotidiani di una carta o di una mappa, offrendo allo stesso tempo una visione altamente personale, disegnata a mano e criptica.


17/05/24

Heliopolis al PAV


Oggi alle ore 18.30, il PAV è lieto di presentare Heliopolis, mostra personale dell’artista croato Marko Tadić (1979) a cura di Marco Scotini. L'esposizione rientra all’interno di un programma annuale che vede il riuso e la circolarità non solo come strategia ecologica e culturale, ma soprattutto come mezzo utopico di sopravvivenza.                                                                 

Il lavoro di Marko Tadić rilegge la storia del modernismo socialista jugoslavo attraverso il confronto con pratiche di grandi autori che operarono alla fine degli anni ’50 in Croazia, tra questi il designer, scultore e architetto d’avanguardia Vyaceslav Richter (1917 – 2002) e il filmaker Vladimir Kristl (1923 – 2004) della Scuola di animazione di Zagabria, riconosciuta come uno dei capisaldi in ambito europeo. Attraverso una metodologia che tenta di “fare Storia partendo dai rifiuti della Storia” - come avrebbe detto Walter Benjamin, citando Goncourt - Tadić individua nei residui inerti della memoria un potenziale attivo utile a rileggere e a generare nuove possibilità di narrazione. Attraverso il riutilizzo e la rielaborazione di oggetti d'epoca come cartoline, mappe geografiche, diapositive, taccuini e archivi fotografici personali, Tadić riporta alla luce un archivio sommerso sul quale interviene sovrascrivendo.

La mostra concepita appositamente per il PAV comprende un nucleo di opere dell’artista dedicate all’interazione con il pensiero di Vjenceslav Richter, tra i membri fondatori di EXAT 51 gruppo d’avanguardia di artisti, architetti, designer e teorici attivi a Zagabria tra il 1950 e il 1956 che intendeva promuovere e raggiungere una sintesi e una intersezione tra tutte le forme d'arte. Richter, del quale sono presenti in mostra una serie di opere originali, dedicò quasi due decenni della sua vita al perfezionamento di progetti tecno-utopici in ambito urbanistico che tentavano di rispondere, attraverso la pianificazione, ai bisogni specifici di una società socialista. Nella città utopica di Richter ciò di cui si ha bisogno è a portata di mano e la pianificazione risponde all’esigenza di ridurre i tempi della mobilità per garantire più tempo libero.

 In mostra Tadić immagina e progetta la sua città utopica contaminando i progetti di Richter con un immaginario fantascientifico e impiantando su questi sistemi complessi una riflessione ecologica. Attraverso disegni, collage e animazioni ne ipotizza un ampliamento che include nuovi quesiti riguardanti il rapporto tra uomo, ambiente e tecnologia e l'utilizzo di risorse rinnovabili. Heliopolis si compone di quattro isole tematiche Leaving the Frame, Flow Diversions, The Open Future e From the Shell (of the Old) nelle quali il rapporto tra ecologia, architettura utopica e fantascienza viene indagato attraverso una prospettiva multi scalare. Variando la scala attraverso la quale viene rappresentato un sistema è possibile arricchire la sua comprensione e formulare nuove letture. Attraverso la miniaturizzazione Tadić trasforma i detriti e gli scarti in giocattoli in senso benjaminiano. «Prodotti collettivi» che rimandano ad un confronto con il mondo dell’adulto che tornano a liberare, senza per questo essere privati del proprio valore documentale.                                                                                         

In Heliopolis l’opera di Marko Tadić rilegge Vyaceslav Richter per proporre un modello che miri a stabilire un ritmo armonioso nel metabolismo della società, alla continua ricerca di un delicato equilibrio tra costruzione e cancellazione, tra futuri possibili e trasmissione della memoria.                                                                                                                                      

Marko Tadić (Croazia, 1979) ha studiato pittura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. La sua pratica artistica spazia dal disegno all'installazione e all'animazione. Vincitore di numerosi premi internazionali, riceve nel 2015 il premio Vladimir Nazor (Croazia) per la migliore mostra e nel 2008 il Radoslav Putar Award (Croazia) come miglior giovane artista contemporaneo. Ha partecipato a numerose residenze a Helsinki, New York, Los Angeles, Francoforte e Vienna. Ha collaborato con l'Art Academy di Zagabria come tutor di un workshop sul libro d’artista, il field recording e il radio drama. Lavora come docente all'Accademia di Belle Arti di Zagabria e alla Nuova Accademia di Belle Arti NABA di Milano. I suoi film sono stati proiettati in diversi festival internazionali di film d'animazione e di cinema sperimentale. Nel 2017 con Tina Gverović ha rappresentato la Croazia alla 57ma Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia. 

Heliopolis è realizzata in collaborazione con il Museum of Contemporary Art Zagreb, Croazia e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, della Fondazione CRT, della Regione Piemonte e della Città di Torino.

 La mostra fa parte di New Perspectives for Action. Un progetto di Re-Imagine Europe, co-finanziato dall'Unione Europea.


PAV Parco Arte Vivente Via Giordano Bruno 31, Torino
Orari di apertura: Venerdì, ore 15-18 Sabato e domenica, ore 12-19 18/05 al 20/10/2024

16/05/24

Yves Kelin da Lévy Gorvy Dayan


 Molto bella la mostra che la sede di New York della galleria Lévy Gorvy Dayan dedicata a " Yves Klein and the Tangible World" un'esposizione che ruolo del corpo nell'opera del visionario artista francese. Curata in collaborazione con la Fondazione Yves Klein, la presentazione riunisce quasi 30 esempi di Anthropométries (1960–62) e Peintures de feu (Dipinti con fuoco, 1961–62) di Yves Klein, nonché Scultura tattile (Scultura tattile, concepita c. 1957) nel primo accostamento mirato di queste opere.



I dipinti di Klein affermano la sua convinzione che l'arte dovrebbe trasudare vita. Le sue Anthropométries e Peintures de feu esemplificano questo ethos, possedendo tracce di carne viva e ricordi impressi di fuoco, acqua, terra e aria. Klein una volta scrisse: “Il legame tra spirito e materia è l’energia. Il meccanismo combinato di questi tre elementi genera il nostro mondo tangibile, che si pretende reale ma in realtà è effimero”. Attraverso il contatto fisico diretto e l'alchimia, l'energia viene catturata e trasferita nelle opere esposte, legando l'anima e il supporto materiale.


15/05/24

Biennale di Architettura 2025



 Nei giorni scorsi è stata presentata la 19. Biennale Mostra Internazionale di Architettura che sarà curata da Carlo Ratti, che avrà come titolo "Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva".


Carlo Ratti lo spiega così:  «I titoli delle Mostre Internazionali di Architettura sono solitamente annunciati sia in inglese che in italiano. Nel 2025, il titolo sarà invece condensato in un'unica parola per entrambe le lingue, invocando la comune origine latina: Intelligens. Da intelligens deriva il moderno “intelligenza”; questa scelta tuttavia indica anche un’espansione delle associazioni di significato. Tradotta a parte, la sillaba finale, “gens”, significa “gente, persone”: da qui emerge un’immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell'intelligenza più multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione sull’I.A.»

«La 19. Mostra Internazionale di Architettura sarà dedicata all'ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L'architettura è al centro di esse – afferma il Curatore - ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano.

L'ambiente costruito è tra i maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta. Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo, o siamo ancora in grado di offrire soluzioni, sostanziali e non cosmetiche, efficaci e rapide da realizzare?

La Mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di "intelligenza" quale capacità di adattarsi all'ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati.
Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l'asse di un'intelligenza multipla e diffusa - naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti.

La Mostra immagina gli architetti come "agenti mutàgeni", capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli in nuove direzioni. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori».


Quattro pilastri metodologici

Transdisciplinarità: i progetti architettonici promuoveranno collaborazioni tra professionisti diversi, con l'obiettivo, ovunque possibile, di far progredire la conoscenza scientifica. 
Laboratorio Vivente: nel 2025, il Padiglione Centrale ai Giardini sarà in fase di ristrutturazione. Sarà pertanto sostituito da una serie di progetti speciali capaci di trasformare porzioni di Venezia e le aree esterne delle sedi di Mostra della Biennale in Living Lab - laboratori viventi, dove far convergere forme di intelligenza molteplici.

Raccolta di Idee: adottare un approccio collaborativo alla progettazione è fondamentale, a maggior ragione in un momento di crisi. Il 7 maggio 2024 il sito web della Biennale apre uno spazio per la raccolta di idee per ampliare l'eterogeneità di voci, visioni e suggerimenti.

Protocollo di Circolarità: la Mostra si propone di raggiungere obiettivi di circolarità particolarmente ambiziosi. Tramite l’elaborazione di un Manifesto della Circolarità, verranno definite precise linee guida, delineando un nuovo standard per future manifestazioni culturali.
Un tema comune proposto dal Curatore ai Paesi Partecipanti

Con lo scopo di reintrodurre tra i Padiglioni Nazionali un grado di coordinamento e coerenza con il tema della Mostra Internazionale principale, il Curatore incoraggia i Paesi partecipanti ad affrontare il tema comune “Un luogo, una soluzione”, «per mettere in luce – chiarisce Ratti – in quali modi l’ingegno umano possa fornire risposte alla sfida chiave del nostro tempo: una sfida che può essere affrontata soltanto in modo collaborativo, mediante una pluralità di approcci diversi. Invitiamo tutti i Paesi a condividere casi di successo: insieme, essi andranno a comporre una “cassetta degli attrezzi” per un futuro migliore».

La 19. Mostra Internazionale di Architettura presenterà, come di consueto, le Partecipazioni Nazionali con proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini e all’Arsenale, oltre che nel centro storico di Venezia.


Dichiarazione del Presidente Pietrangelo Buttafuoco :  «Nel titolo Intelli/Gens convergono significato e segno. Se l’intelligenza è alla base del processo evolutivo dell’individuo, nel senso più nobile del suo essere civis (sostantivo di terza declinazione, quindi sia maschile che femminile), l’architettura è lo spazio in cui essa può dispiegarsi, in una negoziazione costante con il territorio. Enunciando funzioni, disegnando simbologie, favorendo relazioni, l’intelligenza costruisce architetture in termini etici, estetici e soprattutto ecologici. Non per nulla, restando in vena di ètimo, oikos in greco significa casa ma anche ambiente. Ragion per cui nel suo testo di intenti lo stesso Ratti si chiede: “Saremo in grado di progettare edifici intelligenti come alberi?”

Questa domanda è la felice eresia dell’architetto a capo del Senseable City Lab del MIT di Boston, indice di un percorso in cui circuiti e silicio non sono che un mezzo per ritornare all’origine. Forse con più consapevolezza.

È l’autobiografia di Venezia questa di Ratti, l’Hydropolis che nessuna utopia ha mai osato immaginare ma che l’ingegno di un popolo ha saputo creare – nel corso della sua stessa storia – poetando con la natura in forza di architetture. La città delle acque è pertanto il modello locale da leggere in scala globale. Laboratorio di complessità per eccellenza in cui trovare soluzioni utili per il mondo intero. Esempio sommo di Intelli/Gens dove la dualità natura vs artificio è superata dalla fusione tra civiltà e ambiente.

Un organismo in divenire, dunque, equilibrio mirabile di storia umana e naturale, in cui pare di scorgere la città rifugio auspicata dal Pontefice regnante, Papa Francesco, nella sua storica visita alla Biennale di Venezia, salutata come “luogo di incontri e scambi culturali”. 

E da Venezia il viatico arriva finanche allo Spazio, per tramite dell’intelligenza naturale, artificiale e collettiva. Un itinerario in forma di dettato per il 2025. In cui, a suggello di ogni sezione c’è scientemente un punto interrogativo, segno di interpunzione delle possibilità e cioè dimora del futuro. Le risposte a queste domande porranno le fondamenta della 19. Mostra Internazionale di Architettura».

Biennale College Architettura, seconda edizione

Carlo Ratti, Direttore Artistico del Settore Architettura della Biennale di Venezia, invita studenti/studentesse, laureati/e e professionisti/e emergenti under 30 (architettura, urban design, ingegneria, interior design, architettura del paesaggio, ambiente costruito) a presentare progetti che utilizzano l'intelligenza naturale, artificiale e collettiva per combattere la crisi climatica.

Da questo bacino globale di candidature il Direttore Artistico sceglierà fino a 16 progetti che saranno sviluppati nel programma Biennale College Architettura. I candidati/e selezionati/e saranno successivamente invitati/e a partecipare a un workshop di 10 giorni a Venezia nel mese di settembre 2024 per sviluppare i progetti proposti con piano di produzione e budget. Il workshop, condotto da Carlo Ratti assieme a un gruppo di curatori e architetti, tutor e mentori, alternerà momenti di gruppo e individuali, e incontri dedicati con visiting professor e operatori culturali.

Una selezione finale di un massimo di 8 progetti sarà scelta da Carlo Ratti stesso. A ciascun progetto selezionato verrà assegnato un contributo di 20.000 euro per la produzione e sarà presentato, fuori concorso, nell'ambito della 19. Mostra Internazionale di Architettura.
L'obiettivo di questo progetto è, tra gli altri, quello di ampliare le opportunità per i giovani professionisti emergenti, condividendo il loro lavoro con un ampio pubblico. La Biennale di Venezia sostiene da tempo le produzioni di giovani emergenti anche nei settori di Arte, Cinema, Danza, Musica e Teatro e nell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee.
 
Il bando internazionale di Biennale College Architettura, pubblicato proprio oggi sul sito della Biennale www.labiennale.org, sarà aperto fino alle 23.59 CEST (ora italiana) del 21 giugno 2024.


14/05/24

La Contemporaine de Nîmes

 


La città di Nîmes ha avviato una nuova rassegna che sarà a scadenza triennale, col nome di La Contemporaine de Nîmes. Ogni tre anni, un estratto dell'arte contemporanea verrà presentato in tutta la città attorno a un tema importante.

L'edizione inaugurale, che è iniziata lo scorso 5 aprile e durerà  fino al 23 giugno 2024, ha il titolo “Una nuova giovinezza” e il tema sono i giovani attuali, le loro preoccupazioni e i loro legami con le generazioni che li precedono, attraverso le nozioni di patrimonio e trasmissione. È strutturato attorno a una grande mostra diffusa in tutta la città, scandita da numerosi highlight ed eventi, e riunisce diverse decine di artisti riconosciuti ed emergenti della scena francese e internazionale.


CS

La Contemporaine de Nîmes est une nouvelle triennale de création contemporaine portée par la Ville de Nîmes. Tous les trois ans à compter de 2024, un extrait de l’art d’aujourd’hui est présenté à travers la ville, autour d’une grande thématique. Espace public, monuments, sites patrimoniaux, musées, lieux culturels et du quotidien sont ainsi investis par des artistes reconnus et émergents de la scène française et internationale, de toutes disciplines et de toutes générations. Chaque édition de la Contemporaine est une invitation à découvrir et parcourir la création actuelle et Nîmes autrement, dans le cadre d’une programmation à la fois exigeante, généreuse et accessible.

L’édition inaugurale de la Contemporaine de Nîmes, présentée du 5 avril au 23 juin 2024, a pour titre « Une nouvelle jeunesse » et pour thème la jeunesse actuelle, ses préoccupations et ses liens avec les générations qui la précèdent, à travers les notions d’héritage et de transmission. Sa direction artistique est assurée par le duo Anna Labouze & Keimis Henni.



La programmation pensée par les directeurs artistiques s’articule autour de quatre axes :

Une grande exposition pluridisciplinaire à travers la ville rassemblant 12 binômes intergénérationnels d’artistes dans autant de lieux, intitulée « La Fleur et la Force »

6 temps forts notamment dédiés aux arts vivants et performatifs
3 maisons, espaces de rencontres et de convivialité, avec des artistes et collectifs en résidence

Une programmation associée conçue avec une douzaine d’acteurs culturels nîmois

La plupart des projets artistiques présentés ont été créés spécialement pour la Contemporaine, en lien étroit avec le contexte et le territoire. Chaque projet de l’exposition, des temps forts et des maisons comporte une dimension participative avec l’association d’habitants de Nîmes à sa création.

13/05/24

Il diffusore umano



 Alla Galleria Alessio Moitre si conclude il percorso che quest'anno è stato dedicato alla forma dell’informe, realizzato in quattro differenti collettive. 



Lo sviluppo finale guarda ancora alla dimensione umana, ma percepita come un paesaggio fisico, nel video "naturalistico" Lorenzo Zerbini, abitativo, nelle ricerche fotografiche di Sergio Salomone,  e memonico, nel complesso accumolo di dati di Elena Tortia.



Forme che stanno in lieve equilibri fra riflessioni e forme estetiche, lasciando spazio ad ognuno di noi poterle rileggere e rivedere senza troppi apparati per la piacevolezza fisica ma anche per gli slittamenti celebrali che possono condividere. 

12/05/24

The Ecologies of Peace

 


Nel terzo anno di collaborazione fra C3A Centro de Creación Contemporánea de Andalucía, della Città di Córdoba, e TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary viene realizzato il progetto " The Ecologies of Peace" una mostra, con oltre 50 opere d'arte e sei nuove commissioni, che propone spazi per il dialogo e la giustizia sociale in un mondo segnato da guerre e conflitti.

La mostra incarna l’impegno di entrambe le istituzioni nei confronti dell’arte e della cultura come portatori di trasformazione sociale e ambientale al servizio della costruzione della pace globale.

Con oltre 50 opere della Collezione TBA21 e sei nuove commissioni curate da Daniela Zyman, la mostra mira a ridefinire il concetto di pace

Il programma di apertura prevede, tra le altre attività, un concerto dell'artista di flamenco PERRATE presso la Sala Orive e incontri con artisti come Candice Breitz, Fiona Banner, Maksym Rokmaniko, Marina Otero Verzier e Cristina Lucas al C3A.

Curata da Daniela Zyman, la mostra sarà allestita fino al 30 marzo 2025 al C3A di Córdoba e vuole mettere in risalto l'impegno delle istituzioni nei confronti dell'arte e della cultura come agenti di trasformazione sociale e ambientale, andando oltre la tradizionale nozione di pace come mera assenza di guerra .

Separando la nozione di pace dalla “guerra” e dalla sua tradizionale associazione con il conflitto armato e riconoscendo invece che la guerra comprende la sottomissione coloniale; occupazione; la creazione di enclavi segregate, dove vengono confinate le comunità emarginate; l'imposizione militarizzata della forza durante le proteste civili; violenza di genere; e le pratiche estrattive violente che portano all’ecocidio, The Ecologies of Peace tenta di offrire una comprensione più profonda dell’opera di trasformazione della pace. Questa prospettiva suggerisce che la pace non implica solo la fine della guerra, ma anche l’attenzione e l’impegno di pratiche sociali e individuali per affrontare, riconciliare e riparare le perdite, gli infortuni e le ferite che tormentano sia le società post-conflitto che quelle pre-conflitto.


Cristina Lucas varie Textiles - The Ecologies of Peace. Works from the TBA21 Collection, Centro de Creación Contemporánea de Andalucía C3A, Córdoba, Spain, 2024 foto  Imagen Subliminal (Rocio Romero y Miguel de Guzmán)

CS

 In the third year of collaboration with C3A Centro de Creación Contemporánea de Andalucía, in partnership with the City of Córdoba, TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary presents The Ecologies of Peace. The exhibition, featuring over 50 artworks and six new commissions, proposes spaces for dialogue and social justice in a world marked by war and conflict.

Curated by Daniela Zyman, the exhibition will be on display until March 30th 2025 at C3A in Córdoba and embodies the institutions’ commitment to art and culture as agents of social and environmental transformation, going beyond the traditional notion of peace as a mere absence of war.

By disentangling the notion of peace from “war” and its traditional association with armed conflict and instead recognizing war as encompassing colonial subjugation; occupation; the creation of segregated enclaves, where marginalized communities are confined; the militarized imposition of force during civil protests; gender-based violence; and violent extractive practices leading to ecocide, The Ecologies of Peace attempts to offer a deeper understanding of the transformational work of peace. This perspective suggests that peace does not only entail an end to warfare, but also attending to and devoting social and individual practices to addressing, reconciling, and repairing the losses, injuries, and wounds that haunt both post-conflict and pre-conflict societies.

The Ecologies of Peace delves into the protracted military engagement in Ukraine, explores the enduring aftermath of colonialism, racism, and the carceral system, exposes the effects of patriarchal orders, and navigates the complex histories of conflict in the Middle East, which form the backdrop to the virulent eruption of war in October 2023. Furthermore, it scrutinizes the intricate topography of (future) conflicts driven by the addiction to fossil fuels, resource extractivism, and environmental catastrophes. Within these conflict-ridden scenarios, the exhibition foregrounds a rich repertoire of investigative methodologies from the applied tools of counter-forensics and the meticulous archiving of the war machinery to the evocative power of storytelling, philosophical speculation, and prefigurative politics. 

The Ecologies of Peace brings together more than 50 works by national and international artists from the TBA21 Collection around new ideas to explore paths towards reparation as well as evidence, stories and memories of trauma and conflict scenarios.

Exhibiting artists include Fiona Banner, Angela Davis, Jenny Holzer and Candice Breitz. In Córdoba, Breitz presents LEGEND (A Portrait of Bob Marley), 2005, one of the earliest commissions by the TBA21 Foundation, which consists of a 30-channel audiovisual installation. In this piece the artist explores the contrasts between the Bob Marley who has become a global brand outside of Jamaica, and the Bob Marley who was described with great respect by Jamaicans during his first visit to the island.



Walid Raad  Scratching on things I could disavow: Appendix XVIII: Plates 063-257, 2012 The Ecologies of Peace. Works from the TBA21 Collection, Centro de Creación Contemporánea de Andalucía C3A, Córdoba, Spain, 2024 foto  Imagen Subliminal (Rocio Romero y Miguel de Guzmán)

The exhibition includes six new commissions, such as Bitter Things by Palestinian artist Mirna Bamieh, a multimedia installation about oranges from her hometown and C3A, tracing a journey from ancient times through colonization and occupation stories.

The Ecologies of Peace also includes an installation by the collective The Center for Spatial Technologies with the support of the renowned artistic research agency Forensic Architecture, titled Memory Theatre. This installation recreates the destruction of the Donetsk Academic Regional Drama Theater in Mariupol, Ukraine, following the Russian air strike on the morning of March 16, 2022.

The Ecologies of Peace includes works by Spanish artists such as Álvaro Urbano, Cristina Garrido, Lorenzo Sandoval, and Cristina Lucas. The latter will present three banners outside the museum depicting bombings during the Spanish Civil War, in Ukraine, and the Gaza Strip, as well as three iron sculptures depicting the routes of globalization associated with trade that have shaped our relationship with the planet in one of the C3A courtyards. Additionally, Lucas will display a series of embroidered maps (tuftings) highlighting the intensity of aerial bombings in various conflicts.


Artists

Exhibiting artists include: Lawrence Abu Hamdan, John Akomfrah, Allora & Calzadilla, Lucas Arruda, Mirna Bamieh, Fiona Banner, Neïl Beloufa, Monica Bonvicini, Candice Breitz, Janet Cardiff, The Center for Spatial Technologies with the support of Forensic Architecture, Manthia Diawara, Ryan Gander, Cristina Garrido, Ayrson Heráclito, Jenny Holzer, Marine Hugonnier, Saodat Ismailova, Sanja Iveković, Nikita Kadan, Samson Kambalu, Amar Kanwar, Armin Linke, Cristina Lucas, Goshka Macuga, Pavlo Makov, Ursula Mayer, Joiri Minaya, Olaf Nicolai, Daniel Otero Torres, Jasbir Puar y Dima Srouji, The Propeller Group, Walid Raad/The Atlas Group, Lisa Rave, Lorenzo Sandoval, Allan Sekula, Vivian Suter, Sissel Tolaas, Suzanne Treister, Álvaro Urbano and Akram Zaatari.

The Ecologies of Peace concludes the trilogy of exhibitions developed by the foundation and C3A over the past three years in the city of Córdoba, addressing the interests that shape TBA21's work and collection: ecology and environmental care, the recovery of ancestral knowledge from various indigenous communities, and regenerative processes and the construction of peace and social justice. These lines of work constitute the foundational principles of TBA21 and have guided the foundation's trajectory.




 The Ecologies of Peace. Works from the TBA21 Collection, Centro de Creación Contemporánea de Andalucía C3A, Córdoba, Spain, 2024 foto  Imagen Subliminal (Rocio Romero y Miguel de Guzmán)


Opening program

The exhibition will be accompanied by an extensive program of activities this weekend, which will bring together national and international figures of great relevance in talks, performances and presentations. Thus, the opening speeches will be given by Olga Rodríguez, journalist, researcher and writer specializing in the Middle East and Human Rights, and Maksym Rokmanik, from the Center for Spatial Technologies, at 7pm. This will be followed by the performance Tres golpes_redux, by the flamenco artist PERRATE with Paco de Amparo on guitar, which will take place at 9pm at Sala Orive.

On Saturday 27th April, the program will kick off at 11am with the workshop Sour Things, by Mirna Bamieh, followed by the presentation of the book Meandering: Art, Ecology, and Metaphysics. At 6pm, curator Daniela Zyman and exhibition director Marina Avia Estrada will coordinate the talks Towards the World We Want, featuring artists such as Candice Breitz, Fiona Banner, Maksym Rokmaniko, Marina Otero Verzier and Cristina Lucas. The day will end with the concert To the Hands, performed by the Brouwer Choir, at 9pm. All these activities will take place in the Caja Negra space at C3A. 

11/05/24

Anselm secondo Wenders

 


Poche sera fa ho visto al cinema il documentario di  Wim Wenders su Anselm Kiefer, distribuito in Italia da Lucky Red.
 
Si tratta di un bel progetto molto ben curato, che racconta in modo abbastanza chiaro e poetico il lungo percorso creativo dell'artista tedesco. 

Nel complesso piacevole, con una buona varietà di riflessioni sul complesso processo creativo di Kiefer, anche se in certi momenti si perde un poco sulla produzione delle opere. 

La narrazione segue soprattutto il percorso storico, focalizzandosi sui diversi atelier, dal primo spazio angusto alle spaziosità dell'ultimo a Croissy-Beaubourg. Il racconto storico in certi attimi scivoli poi in piacevoli momenti di poesia visiva che condividono l'intesa espressività delle opere proposte. 




10/05/24

L'Olympisme del Louvre

 


Nella Ville Lumiere arrivano le Olimpiadi e si inizia ovviamente con l'arte, infatti il Museo del Louvre ha ideato una grande mostra per questa terza edizione dei Giochi Olimpici e Paralimpici a Parigi.

Il Museo del Louvre, nella Galleria Richelieu, offre al pubblico l'opportunità di scoprire la creazione dei primi Giochi Olimpici e le sue fonti iconografiche alla fine del XIX secolo, di coglierne il contesto politico e per capire come i suoi organizzatori volessero reinventare le competizioni dell'antica Grecia.

Le origini di questo evento mondiale vengono svelate grazie alla mostra: oltre a Pierre de Coubertin, diverse personalità francesi e greche sono all'iniziativa del più grande e seguito di tutti gli eventi sportivi. A loro si unì Émile Gilliéron (1850-1924), designer di origine svizzera, che si formò alle Belle Arti di Parigi e frequentò il Louvre dove copiò alcuni capolavori. Installato in Grecia e nominato artista ufficiale dei Giochi Olimpici di Atene nel 1896 e della Mesolimpiade nel 1906, si ispirò alle scoperte fatte durante gli scavi dei principali siti archeologici contemporanei per inventare i trofei dei vincitori. Utilizzando le più moderne tecniche di riproduzione, illustra le immagini utilizzate per la comunicazione del giovanissimo Stato greco, in particolare francobolli e manifesti.




Grazie a un prestito eccezionale della Fondazione Stavros Niarchos (SNF), il Louvre espone la prima coppa olimpica, conosciuta come Coppa Bréal: disegnata dall'accademico Michel Bréal, fu creata da un orafo francese per il vincitore della prima maratona , inventato durante i giochi olimpici moderni.

Nell’ambito della programmazione culturale dei Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024, la mostra si propone di mostrare come, in nome dello sport, l’alleanza di discipline scientifiche come filologia, storia, storia dell’arte e archeologia sia riuscita a creare questo evento globale.