Passata
l’euforia del raddoppio guardiamo l’ampliamento della Tate Modern
in modo più critico, la prima domanda che sorge spontanea è se
c’era bisogno di un nuovo ampliamento, considerando la raccolta di
opere artistiche alquanto discutibile di questa realtà che gioca più
alla promozione di prodotti artistici contemporanei che sul versante
culturale.
Questo
nuovo edificio, chiamato Switch House, amplierà lo spazio di ben
22.500 mq, che saranno usati un poco per esposizioni, laboratori, ma
soprattutto per servizi quali bar, ristoranti, parcheggio e una
stupenda terrazza panoramica.
Questa
trasformazione doveva essere realizzata per le olimpiadi londinesi,
qualche intoppo ha rallentato il rinnovamento, ma giunge ora con una
certa enfasi sul numero dei visitatori, quasi 5 milioni, dimenticando
spesso di dire che qui si vieni più come luogo d’incontro che come
spazio di cultura, visto che l’ingresso è gratuito e di
programmazioni culturali si vede ben poco.
Il
fatto stesso che per attrarre visitatori si punti su nomi storici e
poco sul presente fa capire che del contemporaneo non tutto è così
interessante. Consideriamo anche la selezione degli artisti
presentati, che avviene troppo spesso solo se alle spalle ci siano
gallerie di un certo peso, il tutto a spese della collettività, il
giudizio generale scivola così sempre più verso il basso,
ovviamente questo succede oramai in quasi tutto quello che si
definisce “sistema dell’arte contemporanea” che è null’altro
che un sistema di vendita economico di prodotti enfatizzati.
Guardiamo
ora agli spazi, che risultano alquanto poco interessanti sull’aspetto
espositivo e molto sull’aspetto enfatico, ad iniziare dal
posizionamento delle scale che spesso è molto centrale a scapito
dello spazio espositivo, che dire poi del gioco di finestre che
portano a guardare più fuori che dentro. La stessa forma delle aree
non giova in luminosità e dimensioni.
Sicuramente
molte persone verranno qui più per godere del fantastico panorama
che si ha dall’ultimo piano che per la bellezza delle opere, anche
perché la raccolta di lavori proposti non brilla per capolavori,
tolta la stanza di Rotchko, il resto è la banale proposta che si può
vedere in qualsiasi museo di arte contemporanea, tanti sponsorizzati
opere degli YBA, i soliti tristi poveristi, la noiosissima arte
minimale, i concettuali oramai svalutati, via se non fosse gratis non
saprei quanta gente ci entrerebbe.
Foto M.Sisto