Questa per quanto riguarda la
produzione. Ora analizziamo la distribuzione, che ha gli albori alla fine
dell'Ottocento con i primi mercanti d'arte a Parigi che iniziano ad affacciarsi
sul mondo economico di una realtà nuova, la borghesia, che richiede opere con
cui abbellire le proprie case. Già Paul Durand-Ruel (1831-1922), principale
gallerista degli impressionisti, inizia una strategia di vendita con la
valorizzazione degli artisti. Il controllo dei principali nomi del mercato
viene vincolato con un contratto che leghi al gallerista stesso tutta la loro
produzione, in cambio viene curata la promozione delle opere, anche con
apertura di gallerie all'estero (New York, Londra etc..) e impiegando critici amici o sostenendo pubblicazione di
testi in campo artistico favorevoli.
Si ricordano anche Ambroise
Vollard (1869-1939) stratega dei fauves e di Picasso, Gauguin e Cezanne;
Daniel-Henry Kahnweiler (1884-1979) promotore dei cubisti, cui Picasso si
legherà dal 1909, vero e proprio promotore pubblicitario ante-litteram.
Creatore di un vero mercato diffuso e differenziato in varie strategie. Altri
famosi venditori furono Berthe Weill, Léonce Rosenberg, sostenitore del De
Stijl e di De Chirico, e recentemente
Leo Castelli (1907-1999) principe del mercato americano dagli anni 60
fino alla fine degli anni 70.
Attualmente il mercato dell'arte è fortemente influenzato da
una serie ristretta di gallerie e di case d'aste (Sotheby's Christies, in
particolar modo) che monopolizzano la realtà di scambio, siamo in pratica in
una situazione d'oligopoli. Tale ristretto gruppo di pressione influenza in
modo pesante, sia a breve che a lungo periodo, la realtà artistica e le sue
tendenze.
Noi sappiamo che oggi ci sono
circa 1,3 milioni di transizione per un ammontare di 26,8 miliardi d'euro.
Questo mercato è ristretto, perché il 90% del mercato è diviso fra Europa e
Usa. In Europa ci sono circa 28'700 imprese che occupano direttamente 73'600
persone.