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30/04/24

Frieze New York

 


A New York ritorno dal 1 al 5 maggio 2024 allo The Shed, la fiera d'arte Frieze New York che presenta più di 60 gallerie provenienti da  25 paesi. La fiera celebrerà la città come capitale culturale e leader del mercato artistico internazionale, con attivazioni che includono progetti di collaborazione con alcune delle importanti organizzazioni artistiche no-profit della città, incontri e conferenze.


CS

Frieze New York is a leading international art fair that launched in 2012. Christine Messineo is the Director of Frieze New York and Frieze Los Angeles.

Frieze New York brings together the world’s leading galleries to showcase ambitious solo, group and themed presentations by pioneering artists and offers the opportunity to not only discover up-and-coming talent but also engage with some of art history’s most important figures.

Following last year's sold-out edition, the fair will return to The Shed in Manhattan, from May 1 – 5, 2024. 

In addition, a dedicated edition of Frieze Viewing Room will run concurrently with the fair, connecting international galleries and audiences from all around the world.

The Frieze New York 2024 Selection Committee Members are: Miguel Abreu, Miguel Abreu Gallery, New York; Olivia Barrett, Château Shatto, Los Angeles; Andrew Hamilton, The Modern Institute, Glasgow; Andrew Kreps, Andrew Kreps Gallery, New York; Renato Silva, Mendes Wood DM, New York; Jacqueline Tran, Matthew Marks Gallery, New York.

29/04/24

Lehmann Maupin a Milano




La galleria Lehmann Maupin ha aperto a  Milano uno spazio, pare temporaneo, presso il  Circolo, in Via della Spiga 48.

Dal suo esordio, quasi tre decenni fa, la galleria Lehmann Maupin si è affermata come una delle principali gallerie d'arte contemporanea con sedi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Asia, ed è stata determinante nell'introdurre artisti internazionali in nuove aree geografiche. Noto per difendere voci diverse, il programma della galleria presenta con orgoglio artisti il ​​cui lavoro sfida le nozioni di identità e modella la cultura internazionale.




La prima presentazione di Lehmann Maupin a Milano prevede una mostra collettiva che mette in primo piano gli artisti del programma con una contemporanea programmazione museale nella regione, così come gli artisti il ​​cui lavoro viene presentato in Italia per la prima volta. 

La mostra comprende opere recenti dell'artista newyorkese Nari Ward, la cui mostra personale Ground Break è in mostra presso Pirelli HangarBicocca fino al 28 luglio, oltre a dipinti e sculture storici dell'artista coreano Kim Yun Shin, il cui lavoro è incluso in primo piano in Foreigners Everywhere , la 60. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia curata da Adriano Pedrosa. Altri punti salienti includono opere di Kader Attia, Hernan Bas, Loriel Beltrán, Billy Childish, Mandy El-Sayegh, Todd Gray, Nicholas Hlobo, Liza Lou, Lee Bul, Catherine Opie, Alex Prager ed Erwin Wurm.


28/04/24

Biennale del Disegno

 


Fra pochi giorni torna a Rimini la Biennale del Disegno, alla sua quarta edizione, che sviluppa un progetto sul tema del “Ritorno al Viaggio”, ci saranno 12 mostre, con presenze internazionali, mostre storiche e il Cantiere Disegno

Dai taccuini di Felice Giani a quelli di Mattotti, dagli acquerelli settecenteschi al Novecento di Thayaht, dalle incisioni di Piranesi ai disegni di Morandi, Fontana, Fautrier per giungere agli artisti contemporanei – Torna a Rimini la Biennale del Disegno con la quarta edizione dal titolo: “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza” che, dal 4 maggio al 28 luglio, apre 12 mostre in contemporanea – Protagonisti i luoghi simbolo della città: dal Museo della città a Castel Sismondo, dalla Biblioteca Gambalunga al Palazzo del Fulgor, al Grand Hotel.

Dopo la parentesi causata dal Covid-19, torna a Rimini la Biennale del Disegno, organizzata dal Comune di Rimini.

Questa quarta edizione, dal titolo “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza”, si terrà dal 4 maggio al 28 luglio, con il suo format di mostre dislocate nelle diverse sedi istituzionali: Museo della Città, Biblioteca Gambalunga, Palazzo del Fulgor e Castel Sismondo. Inoltre il Circuito Open, espressione del dialogo diretto e interagente con la città e il suo territorio, che comprende altre esposizioni in spazi privati e pubblici (gallerie, studi d’artisti e d’architettura, librerie).

12 mostre in contemporanea espongono 1.000 disegni che provengono dall’Accademia Reale di San Fernando di Madrid e dai Fonds Regionale d’Art Contemporain de Picardie, da importanti collezioni private come i disegni di Morandi, Fontana e Fautrier, che spaziano dai taccuini di viaggio di Felice Giani a quelli di Lorenzo Mattotti dalle incisioni di Piranesi al Novecento di Thayaht. E ancora dai Carteles del cinema cubano ai disegni del primo film d’animazione italiano “La Rosa di Bagdad” per giungere agli artisti contemporanei che espongono nel Cantiere Disegno.

Il tema di questa edizione, curata da Massimo Pulini, è il Ritorno al viaggio come esito e ispirazione, ma anche come registrazione e contaminazione dal presente al passato. Quel che hanno prodotto gli artisti in questo tempo epocale, ma anche quello che, nei secoli passati, hanno espresso grazie ai viaggi, come durante la stagione del Grand Tour (il lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere) preso a stella polare di questa ripartenza della Biennale.

La formula dell’evento è quella già sperimentata nelle precedenti edizioni, composta da un corollario di esposizioni parallele e congiunte, incontri con specialisti, studiosi e giornalisti, reading, conferenze, performance, lezioni, art talk, atelier didattici attorno al disegno in tutte le sue accezioni.



27/04/24

Il Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis

 


Oggi la Banca Ifis inaugura a Mestre il “Parco Internazionale di Scultura” per celebrare i 40 anni

Su iniziativa del Presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, il Parco di Villa Fürstenberg a Mestre (Ve), sede storica del Gruppo, si trasforma in una esposizione permanente dedicata all’arte contemporanea

La collezione, che sarà arricchita annualmente, presenta 12 opere dei maggiori artisti contemporanei, tra i quali Botero, Mitoraj, Atchugarry, Fabre, Morris, Barni

Il progetto, inaugurato in occasione del 40mo anniversario, rafforza il legame della Banca con il territorio in cui è storicamente radicata

Il nuovo spazio museale sarà aperto gratuitamente al pubblico dalla primavera 2024 e sarà gemellato con il Padiglione Italia della Biennale

 


 Banca Ifis celebra i 40 anni dalla propria fondazione donando al territorio in cui è storicamente radicata un nuovo spazio pensato per la fruizione dell’arte e della scultura contemporanea: il “Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis”, l’esposizione permanente di sculture monumentali nata per volontà del Presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, e ospitata all’interno della cinquecentesca Villa Fürstenberg a Mestre (Ve), oggi sede della Banca.

“Abbiamo deciso di celebrare i nostri 40anni con una iniziativa, inedita e dal forte valore culturale, a favore di questo territorio al quale siamo profondamente legati. Il Parco Internazionale di Scultura sarà un luogo in continua evoluzione e aperto al pubblico: un esempio del nostro modo di fare banca improntato all’economia sociale, capace di coniugare la generazione di profitto con la creazione di valore per le nostre comunità. Una sintesi, da sempre nel nostro DNA, che continuerò a portare avanti nel solco di una tradizione famigliare fatta di valori solidi e visione di lungo periodo, con uno sguardo puntato sul futuro. In questo momento speciale, rinnoviamo il nostro impegno ad essere Banca a servizio delle piccole e medie imprese e a sostegno dell’economia del nostro Paese” ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis.

Curato da Giulia Abate e Cesare Biasini Selvaggi, e inaugurato alla presenza dei vertici della Banca e dei rappresentanti delle Istituzioni – tra i quali Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura, e Luca Zaia, Governatore del Veneto – il Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis sarà aperto al pubblico a partire dalla primavera 2024.

Il Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis

Il Parco Internazionale di Scultura è ospitato all’interno degli oltre 22 ettari di giardino di particolare pregio naturalistico e di biodiversità che circondano Villa Fürstenberg, con la sua architettura che richiama lo stile palladiano. Nello spazio espositivo sono presenti, a oggi, dodici opere plastiche di dieci maestri della scultura contemporanea, italiani e internazionali: Fernando Botero, Annie Morris, Park Eun Sun, Igor Mitoraj, Manolo Valdés, Pablo Atchugarry, Pietro Consagra, Roberto Barni, Julio Larraz, Philip Colbert.

Il percorso espositivo parte dall’ingresso della Villa, dove è stata posizionata la grande scultura di Igor Mitoraj dal titolo “Teseo screpolato” (2011) e prosegue nelle aree verdi del parco monumentale, portando il visitatore a una profonda immersione nel costante dialogo tra arte e natura, che è alla base dello stesso progetto espositivo. Gli spazi del Parco Internazionale di Scultura vogliono anche essere un laboratorio a cielo aperto per il Padiglione Italia della Biennale che vedrà ogni anno l’inserimento di nuove sculture, anche monumentali, al fine di continuare a stimolare il rapporto tra arte e giardino che ne caratterizza la sua essenza.

Lo spazio espositivo è accompagnato anche dal volume “La Natura della Scultura contemporanea – Il Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis: storie, idee, visioni” con la storia della Villa e delle opere, edito da Skira e curato da Cesare Biasini Selvaggi e Giulia Abate. Il volume ripercorre attraverso saggi e un ricco apparato iconografico il ruolo e l’importanza della scultura nelle pratiche artistiche contemporanee, il suo rapporto con la natura e il territorio, con l’ambiente costruito e la sfera pubblica. Si parte dal contributo di Cesare Biasini Selvaggi che, attraverso le opere della collezione di Banca Ifis, mette in evidenza quanto sia eterogeneo il linguaggio della scultura, che si usi il marmo o qualunque altro materiale o medium volto a plasmare la forma. Per proseguire, tra gli altri, con Architettura, arte e Parchi di scultura, nuovi valori e prospettive del Collettivo Fosbury (curatori Padiglione Italia Biennale Architettura), con lo studio Illuminare la scultura e i parchi d’arte dell’architetto Alberto Pasetti, con Fotografare la scultura di Andrea Garuti: la fotografia, per sua natura votata a disegnare con la luce e a lavorare sulla profondità di campo, offre un’ulteriore visione e interpretazione plastica dell’opera scultorea, che va oltre la semplice documentazione. Conclude Il collezionismo corporate e il ruolo dell’arte nelle aziende italiane di Chiara Paolino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.


Le opere esposte nel Parco Internazionale di Scultura di Banca Ifis


TESEO SCREPOLATO​

Per questo colossale volto realizzato in bronzo nel 2011, Igor Mitoraj attinge al mondo classico e ai protagonisti dei miti greci per creare un repertorio di figure con le quali costruire la propria personale mitologia, da restituire allo spettatore come unione di frammenti ricomposti dallo scultore. L’opera si impone così come monito dello scorrere del tempo, delle fragilità umane, ma anche come simbolo della resistenza della bellezza classica e dei valori che essa rappresenta.


IKARIA E IKARO ALATO

Realizzate in bronzo da Igor Mitoraj rispettivamente nel 1996 e nel 2000, rappresentano la metafora dell’umanità che vuole sfidare i limiti stessi della natura, ma anche di chi viene punito per questa sua arroganza. L’artista contrappone i canoni classici del mito reinterpretato (Ikaro), in cui la “finestra” squadrata sull’ala superstite sembra quasi voglia sottolineare l’esistenza del legame tra passato e presente, e una figura nuova (Ikaria), con testa e braccia mozzate, piccole sculture che si affacciano da “nicchie” di un possibile teatro della memoria, le ali intatte come pronte al volo, mentre una mano maschile la trattiene cingendole la caviglia destra.




CONTINUO

Nell’opera del 1999, Roberto Barni rappresenta due figure che si fronteggiano: uomini anonimi eternati nel bronzo in situazioni di equilibrio precario, ma protagonisti di un movimento senza meta. Una non-azione costante, complici in un gioco di equilibri. Costretti ai margini della scala nel loro abbigliamento cittadino, assomigliano a tutti e nessuno e per questo, oltre al fatto che le opere sono concretamente appoggiate sul suolo, senza un piedistallo, creano un rapporto diretto con il pubblico che le attraversa come su un palcoscenico.


CLIO DORADA

Nel 2017, l’artista Manolo Valdés crea quest’opera di ottone e acciaio inossidabile, con lo scopo di insegnare ad interpretare il mondo e a comporne ipotesi alternative. Valdés vuole dimostrare come la bellezza sia libera, qualcosa che va oltre i soli canoni estetici e rappresenti un’esperienza totalizzante, così forte da influenzare scelte e aspettative di vita.


LE ALI DEI SOGNI

Creata nel 2020 da Pablo Atchugarry, l’opera si basa sul concetto di leggerezza, offerta secondo l’artista dalle figure fermate nella pietra e che si traduce nella tessitura di panneggi di volumi, di transizioni tra vuoto e pieno, di controluce, di contrasti fra trasparenze e opacità. Quando scolpisce le sue forme, Atchugarry utilizza una molteplicità di strategie stilistiche, mettendo in gioco temi quali le relazioni di potere, la memoria e la conoscenza.


MATACUBO

Per l’artista Pietro Consagra la scultura è uno strumento di mediazione relazionale destinato al vissuto quotidiano. Nascono così gli oggetti-sculture come Matacubo, in ferro dipinto del 1985, laddove in Sicilia “matacubo” indica ciò che è compatto e ingombrante; per l’artista rappresenta invece un’opera formosa e seducente che diventa una seduta da toccare e vivere. L’opera presente nel Parco è un pezzo unico, la seconda di sei esemplari.



CONTINUAZIONE-DUPLICAZIONE

Eun Sun Park plasma nella pietra l’armonia della natura e i ritmi della psiche umana. Le sue tipiche strutture nodulari e corpuscolari, atomico-cellulari, come Continuazione-Duplicazione del 2021 in granito rosso e giallo, rivelano la propria aspirazione ad innalzarsi verso la “luce”. Nella concezione dell’artista, infatti, parchi e sculture condividono la stessa natura: riflettono le impronte e le mode dei tempi in cui vengono creati, ma anche le idee e il pensiero del proprio autore.


BRONZE STACK 9, VIRIDIAN GREY

L’opera di Annie Morris, realizzata nel 2022 in acciaio e bronzo patinato, rappresenta un viaggio tra suggestioni allegoriche, passato e presente attraverso differenti linguaggi artistici. Raffigurante sfere colorate impilate, allude alla struttura ordinata della natura che coincide con l’intero universo e intreccia molteplici livelli di racconto, anche personali, (l’attenzione della scultrice inglese per le forme sferiche risale infatti alla propria gravidanza).


THE KING

L’opera di Philip Colbert si presenta come un cartone animato contemporaneo protagonista del Surrealismo. Realizzata nel 2022 in alluminio, bronzo e acciaio, rappresenta un dialogo con la storia dell’arte da un lato e con la cultura digitale contemporanea dall’altro. Tale dualismo caratterizza l’intera ricerca dell’artista che proprio per l’irriverenza e l’ironia con cui mescola fonti diverse, dall’antichità classica ai simboli quotidiani della cultura di massa, è stato soprannominato il “figlioccio di Andy Warhol”.


HORSE​

L’opera, realizzata in bronzo nel 1992 da Fernando Botero, recentemente scomparso, incarna la forza e la maestà tipici del cavallo. Con i suoi arti gonfi e le dimensioni monumentali, l’animale richiama l’universo estetico barocco e satirico ed è scolpito con un’affettuosa riverenza per il suo status di compagno e amico senza tempo dell’uomo.


SPACE STATION​

L’opera del 2000 di Julio Larraz, che si compone fisicamente come un’imponente caffettiera in equilibrio precario su una pila di stoviglie traballanti, incarna la grande tradizione della natura morta spagnola. Con umorismo e originalità, suggerisce infatti, nella visione dell’autore, l’ironia delle realtà politiche latinoamericane: un equilibrio ineguale di potere e le sue ramificazioni, e le strategie calcolate dell’uomo per raggiungere luoghi ben oltre la portata della propria realtà.



L’arte in Banca Ifis: inclusione e creatività per lo sviluppo sostenibile

L’impegno in favore dell’arte non è una novità per Banca Ifis. L’inaugurazione del Parco Internazionale di Scultura – case history internazionale in materia di corporate collection e cultural and social responsibility – fa parte di Kaleidos, il Social Impact Lab della Banca, che promuove attività a elevato impatto sociale a favore di persone e comunità, anche nella cultura. Tra queste, il progetto “Economia della Bellezza”, ideato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis con l’obiettivo di dar voce a quel comparto trasversale del tessuto imprenditoriale nazionale che rappresenta l’eccellenza del Made in Italy e che quest’anno è giunto alla sua terza edizione. Sempre nell’ambito di Kaleidos rientra “Your Future You”, il progetto didattico di economia sociale della 21 Gallery che, attraverso la metodologia del life&executive coaching e della creatività artistica, offre ai ragazzi dei licei italiani l’opportunità di acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità attraverso l’arte. La Banca, inoltre, sostiene attivamente la Biennale di Venezia in qualità di main sponsor del Padiglione Italia che, nella sua edizione 2023, ha raccolto i principali progetti di architettura del nostro Paese.

26/04/24

Tondi Hernández

 


La sede londinese di Victoria Miro propone i nuovi dipinti di Secundino Hernández. Si tratta della quinta mostra personale dell'artista spagnolo presso la galleria presenta una serie dinamica di opere ovali che espandono il suo linguaggio pittorico unico.




La pratica di Secundino Hernández si fonda sulla ricerca di nuove forme e su un'indagine vivace sugli strumenti e sulle tecniche necessarie per realizzare un dipinto. Questa mostra presenta una serie di opere di forma ovale che creano un terreno estetico innovativo attingendo ad alcuni dei processi e motivi più noti di Hernández: colori che sembrano esplodere e scivolare, segni calligrafici combinati con un processo di cucitura che arricchisce la linea lineare e basi strutturali del suo lavoro.



25/04/24

Manuele Cerutti alla Collezione Maramotti


Manuele Cerutti QUEM GENUIT ADORAVIT veduta di mostra / exhibition view Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Roberto Marossi  


La intensa pittura di Manuele Cerutti, arriva alla Pattern Room della Collezione Maramotti  col progetto QUEM GENUIT ADORAVIT, un nuovo corpus di dipinti e opere su carta specificamente sviluppato in una dimensione progettuale originale.

Partendo da esperienze autobiografiche semplici quanto intense – la propria paternità e i primi anni di vita del figlio – Cerutti si è focalizzato sulla creazione di un’entità destinata ad assumere, inaspettatamente, sembianze infantili: una creazione inconsapevole, quasi involontaria, che attinge largamente al vissuto vegetativo delle piante e, nella tradizione alchemica, dei minerali.

Per anni l’artista ha infuso forma pittorica e presenza performativa a oggetti comuni – a volte mutili o frammentari, sempre privati della loro funzione primaria – che popolano il suo studio: una vecchia caffettiera, tubi e bastoni ritorti, scarti di plastica, ossi di pollo, sgabelli, palette, secchi e vasi multiformi divengono protagonisti di nature vive in cui i dettagli del quotidiano, attraverso nuove composizioni, si fanno interpreti di un tempo sospeso, originario, a tratti sacrale.

Manuele Cerutti QUEM GENUIT ADORAVIT veduta di mostra / exhibition view Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Roberto Marossi  


Tema iconografico ricorrente della nuova mostra è un telo per pacciamatura di plastica nera annodato intorno alla gamba dell’attante umano raffigurato nelle opere. Naturale estensione del suo corpo, questo involucro rimanda alla tecnica della margotta, che consente di ottenere nuove piante inducendo la nascita di radici a partire da un punto del fusto o di un ramo della pianta madre.

Questo metodo di riproduzione agamica, che avviene cioè mediante separazione di una parte qualsiasi del corpo dell'individuo genitore, si lega per consonanza all’esplorazione allegorica e mitologica dell’artista sulla partenogenesi, un tipo di riproduzione in cui la cellula-uovo è slegata dall’atto fecondativo.


Manuele Cerutti QUEM GENUIT ADORAVIT veduta di mostra / exhibition view Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Roberto Marossi  


Sullo sfondo della memoria di nascite straordinarie, al limite mostruose, nella mitologia antica, l’individuo al centro del racconto-per-immagini di Cerutti porta su di sé le sembianze dell’artista che, sottoposte a un costante processo di verifica e di moltiplicazione, debordano in soggetto universale.

Il soggetto di queste opere è afflitto da un’inestinguibile ferita alla gamba: una parte di sé che delicatamente avvolge con il telo, una ferita feconda di cui si prende costante cura, un’inaspettata materia germinativa che si dà come insorgenza di altre vite e direzioni. Questa figura archetipica sfugge alla definizione di eroe contemporaneo. Essa incarna piuttosto una difformità rispetto al canone, un’interruzione dello sviluppo lineare, suggerendo un sentimento di inadeguatezza e di fragilità. Elemento fuori equilibrio – spesso inserito e sospeso in rappresentazioni tanto articolate e dettagliate da apparire reali –, egli tenta, attraverso una serie di azioni, di assimilare la forma di conoscenza del bambino, riconoscendo nel movimento e nel procedere asimmetrico una via di possibilità.

Il territorio in cui si muove, oltre l’interno dello studio, è il paesaggio ai margini di Torino, quei luoghi familiari all’artista percorsi dall’entropia in cui la città inizia a ibridarsi con la campagna, dove i fiumi scorrono sotto ai cavalcavia, le rovine industriali si mischiano alle terre incolte e un sottopasso di cemento può magicamente trasformarsi in un monumentale portale atterrato da un racconto di fantascienza.

Ma il territorio di esplorazione è per Cerutti, in primo luogo, la pittura stessa, che egli definisce “impronta continua del fare”.

Che sia il soggetto a convocare la propria nitida apparizione sulla tela o il processo pittorico, con i suoi strati, le velature e le cancellazioni, a dare passo e sostegno alla composizione, la ininterrotta ricerca nel linguaggio pittorico riecheggia nell’andare del protagonista di queste opere, tra partecipazione e distacco, meriti e colpe, tentativi di recupero e rinunce: verso l’emergere di un attaccamento inesprimibile (a cui fa riferimento il titolo della mostra, “Adorò colui che generò”), è possibile inciampare nello stupore, creando nuove relazioni con il proprio stare nel mondo.

In occasione della mostra sarà realizzato un libro con contributi del sociologo Gian Antonio Gilli, del poeta e scrittore Valerio Magrelli e di Elena Volpato, curatrice e conservatrice presso la GAM - Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
 

Manuele Cerutti QUEM GENUIT ADORAVIT veduta di mostra / exhibition view Collezione Maramotti, Reggio Emilia Ph. Roberto Marossi  


10 marzo - 28 luglio 2024
Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente.
Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30
Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Chiuso: 25 aprile, 1° maggio

24/04/24

Time Horizon di Gormley

 


Presso Houghton Hall un grande intervento di Antony Gormley dal titolo  "Time Horizon" che  distribuisce 100 sculture a grandezza naturale su 300 acri del parco. Le sculture in ghisa, ciascuna del peso di 620 kg e alta in media 191 cm, sono installate allo stesso livello di riferimento per creare un unico piano orizzontale attraverso il paesaggio. 



Alcune opere sono sepolte, lasciando visibile solo una parte della testa, mentre altre sono sepolte fino al petto o alle ginocchia a seconda della topografia. Solo occasionalmente si appoggiano sulla superficie esistente. Circa un quarto delle opere sono collocate su colonne di cemento che variano da pochi centimetri di altezza fino a quattro metri da terra.




23/04/24

La meta pittura di Kimsooja

 

La sede di New York della galleria Tanya Bonakdar presenta la prima mostra personale di Kimsooja. Una mostra antologica che però presenta anche la recente serie di meta pittura. 

Dall'inizio degli anni '80, l'artista concettuale coreana Kimsooja ha utilizzato performance, film, fotografia, scultura e installazioni site-specific per meditare poeticamente sulla nozione di pittura attraverso il linguaggio delle tradizioni culturali della sua terra natale, nonché sulla condizione umana attraverso i principi del “non fare” e del “non fare”. Questa mostra presenta esempi tratti da diversi importanti lavori, tra cui  To Breathe  (2003-2024);  Bottari  (1992-2024 ); Oggetto deduttivo  (1990-2024); e  Meta-Pittura  (2019-2024). 

Il bottari, un tradizionale fagotto coreano utilizzato per avvolgere e proteggere gli effetti personali, è diventato una forma centrale, sia fisicamente che concettualmente, nella pratica di Kimsooja. Rappresentativo di appartenenze essenziali e di uno stile di vita nomade, il bottari è anche metafora per riferirsi al concetto universale di patria e migrazione, ma anche a uno stato transitorio. 


Estendendo il concetto di bottari all'esterno e all'interno della galleria, un'iterazione in due parti di  To Breathe  avvolge lo spazio della galleria in varie forme di luce, offrendo un'esperienza trasformativa e una meditazione sulla pittura che incarna l'interesse duraturo dell'artista per il dualismo della vita. e arte. Quando la luce entra attraverso le finestre della galleria, viene rifratta da una speciale pellicola che trasforma la luce naturale in paesaggi iridescenti che cambiano durante il giorno. Nello spazio espositivo principale, una piattaforma a specchio piega l'architettura della galleria e offre allo spettatore la possibilità di interagire più profondamente con l'ambiente circostante, dando loro spazio per la riflessione e la contemplazione. Al centro della piattaforma, la luce viene proiettata dall'alto, creando un quadro fluttuante di colori che progredisce lentamente attraverso lo spettro visibile. Dipingendo con la luce, Kimsooja espande la nozione tradizionale di pittura, trasformando la superficie in un campo di colore in continua evoluzione. 







22/04/24

A tavola con Amy Bravo



La galleria Semiose, situata in 44, rue Quincampoix nel cuore di Parigi, ci invita alla tavola di Amy Bravo dove poter sostare e immergersi in un percorso di intimità e dubbi che l'artista propone narrandoci del suo vissuto culturale ed interiore. 



21/04/24

Prossimamente Salvo...

 

Ritratto Salvo, credits Paolo Pellion di Persano

In occasione della stagione espositiva autunnale Pinacoteca Agnelli presenterà Arrivare in Tempo, la più grande mostra postuma dedicata all’artista Salvo (Leonforte 1947 – Torino 2015), da venerdì 1 novembre 2024 a domenica 25 maggio 2025 negli spazi museali torinesi.

La mostra proporrà un percorso attraverso l’opera di Salvo, evidenziando come la sua pittura - nei grandi cicli tematici ripetuti, nell’attenzione verso i temi della storia dell’arte e nello studio della luce - sia sempre stata in continuità con le sue prime ricerche concettuali.

Arrivare in tempo sarà la più grande mostra dedicata all’opera di Salvo dopo la sua morte nel 2015. Nato in Sicilia, dal 1956 Salvo ha vissuto a Torino, dove dapprima si è avvicinato all’Arte Povera e ai linguaggi dell’arte concettuale, per poi dedicarsi dal 1973 esclusivamente alla pittura, scelta anticonvenzionale per il clima culturale di inizio anni Settanta. Controcorrente anche nel panorama italiano, Salvo ha portato avanti per quarant’anni una ricerca e una riflessione critica uniche nei confronti del medium pittorico. La mostra retrospettiva a lui dedicata metterà in luce questa traiettoria assolutamente originale, sottolineando con uno sguardo inedito come la pittura di Salvo non sia in contrapposizione con il suo primo periodo concettuale, ma ne assorba caratteristiche e intenzioni, inserendosi coerentemente nel suo percorso artistico. 

Realizzata in stretta collaborazione con l’Archivio Salvo, la mostra sarà focalizzata su alcuni dei motivi fondamentali della ricerca dell’artista: il concetto di ripetizione nell’esplorazione di motivi ricorrenti, inteso sia come tecnica pittorica sia come urgenza concettuale; la riflessione sulla pittura come linguaggio e sul linguaggio come arte; il rapporto tra storia dell’arte e sguardo sulla quotidianità. 

Salvo, uno degli artisti pionieri del secondo Novecento italiano, si è posto in modo indipendente rispetto a correnti e tendenze, mantenendo sempre un’attenzione particolare per i soggetti e i linguaggi della storia dell’arte. In virtù di questo rapporto privilegiato, la sua mostra monografica in Pinacoteca si estenderà per la prima volta oltre gli spazi espositivi del terzo piano, dialogando con la collezione permanente all’interno dello Scrigno. Il progetto occuperà anche una sala al secondo piano del museo, in un ambizioso progetto espositivo che investirà tutta la Pinacoteca.

La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione dedicata, concepita per aprire la lettura critica del lavoro di Salvo a un pubblico internazionale.


BIOGRAFIA ARTISTA

Nato nel 1947 a Leonforte in provincia di Enna (Sicilia), Salvo si trasferisce nel 1956 a Torino dove in un primo periodo matura una ricerca concettuale, grazie ai contatti con figure che operano all’interno dell’Arte Povera e ad artisti come Sol LeWitt, Robert Barry e Joseph Kosuth. Il 1973 è l’anno del ritorno alla pittura, una pittura già praticata nei primi anni di formazione e che, all’inizio degli anni Settanta, era da considerarsi come una scelta anticonvenzionale, fuori tempo. I temi centrali della sua ricerca come il rapporto con la tradizione e il passato, la rivisitazione della storia dell’arte si esprimono in maniera più solida in questo secondo momento che durerà fino al 2015.

Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali in istituzioni come: Museum Folkwang, Essen e Mannheimer Kunstverein, 1977; Kunstmuseum, Lucerna, 1983; Museo Boymans-van Beuningen, Rotterdam e Musée d'Art Contemporain, Nîmes, 1988; Villa delle Rose, Bologna, 1998; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, 2002; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, 2007; Museo d’Arte della Svizzera Italiana di Lugano, 2017 e MACRO, Roma, 2021. 

20/04/24

Pino Pascali alla Fondazione Prada di Milano

 Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

 Molto bello l'omaggio che la Fondazione Prada fa allo storico lavoro di Pino Pascali, visibile fino al 23 Settembre negli spazi milanesi.


 Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

Il progetto è curato da Mark Godfrey, l'esposizione si divide in quattro sezioni, ciascuna delle quali propone una precisa prospettiva sulla produzione di Pascali, e si sviluppa in tre edifici della sede di Milano: il Podium, la galleria Nord e la galleria Sud. Concepito da 2x4, il percorso allestitivo include quarantanove opere di Pino Pascali provenienti da musei italiani e internazionali e da prestigiose collezioni private; nove lavori di artisti del secondo dopoguerra; una selezione di fotografie che ritraggono l’artista con le sue opere e un video.


 Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

La prima sezione analizza l’approccio con il quale Pascali ha realizzato le sue mostre dal 1965 al 1968, creando ambienti originali piuttosto che semplici selezioni di opere dal suo studio. La seconda parte esplora i suoi più significativi interventi in importanti mostre collettive di quegli anni e include i lavori degli artisti che hanno esposto insieme a lui. La terza sezione esamina l’interazione di Pascali con le sue sculture nelle fotografie scattate da Claudio Abate, Andrea Taverna e Ugo Mulas e come queste immagini suggeriscono fantasiose modalità di approccio al suo lavoro. La quarta sezione indaga l’utilizzo da parte di Pascali di materiali naturali e industriali, studiando la loro provenienza, il loro impiego in ambito commerciale, quali altri artisti ne hanno fatto uso e il loro sviluppo nel tempo. Queste quattro prospettive sul lavoro di Pascali aiutano a dimostrare la sua rilevanza per gli artisti contemporanei nonostante la sua breve carriera.

 


Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

Pino Pascali (1935-1968) ha contribuito in modo significativo agli sviluppi della scena artistica italiana e internazionale del secondo dopoguerra. L’intento di questa mostra è approfondire il carattere innovativo della sua opera, specialmente in relazione alla produzione scultorea, che negli ultimi cinquant’anni ha avuto un impatto fondamentale su diverse generazioni di artisti e critici e continua ad attirare l’attenzione del pubblico internazionale.


 Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

Come scrive Mark Godfrey nel testo pubblicato in catalogo, “Pascali ha esplorato il rapporto tra scultura ed elementi di scena e ha contrapposto scultura e oggetti d’uso. Ha creato opere che da lontano sembrano dei ready-made, ma che a uno sguardo ravvicinato si rivelano essere realizzate con materiali di recupero. Si interrogava sulle potenzialità di una scultura ‘finta’ o ‘simulata’. Intitolava le opere come fossero corpi solidi, strizzando l’occhio al suo pubblico, a sua volta consapevole che si trattava di volumi vuoti. Usava elementi naturali come la terra e l’acqua insieme a materiali da costruzione come l’eternit, e divideva i suoi mari e campi in unità modulari. Portava in studio nuovi prodotti di consumo e tessuti sintetici per creare animali, trappole e ponti. E se la complessità del suo approccio alla scultura è indiscutibile, il fattore che rende la sua pratica artistica così geniale e originale è un altro. Pascali è un artista sempre attuale perché era un ‘esibizionista’. […] Pascali comprendeva che gli artisti del dopoguerra dovevano dedicare altrettante energie all’attività espositiva quante quelle dedicate a rifinire le opere in studio”.



 Immagine della mostra “Pino Pascali” Fondazione Prada, MilanoFoto: Roberto Marossi Courtesy: Fondazione Prada

Un catalogo illustrato accompagna la mostra “Pino Pascali” includendo le immagini del percorso espositivo. Con il progetto grafico di Joseph Logan, la pubblicazione edita da Fondazione Prada presenta un’introduzione di Miuccia Prada, Presidente e Direttrice di Fondazione Prada, un saggio del curatore Mark Godfrey, testi degli autori, storici dell’arte e curatori internazionali Valérie Da Costa, Michele D’Aurizio, Eva Fabbris, Pia Gottschaller, Teresa Kittler e dell’artista Peter Fischli, oltre a ristampe di interviste e saggi di critici d’arte.

19/04/24

Maternità sociale


 Presso la galleria Simondi di Torino sta per concludersi la bella mostra delle opere di Flaminia Veronesi, curata da Andrea Lerda, un bel progetto che guarda alla dimensione femminile che desidera superare le consuetudine culturali per proporre sensibilità nuove e libere. 












18/04/24

Straordinaria

Straordinaria, we+, Elica e Fondazione Ermanno Casoli per Fuorisalone 2024, Palazzo Litta, Milano. ©Antinori


In questi giorni milanesi del Fuori Salone del Mobile sono tantissimi gli eventi che si muovono fra gesto artistico e design, ma uno che ci ha colpito particolarmente è quello proposto dalla 
Fondazione Ermanno Casoli, con la collaborazione di Elica, azienda all’avanguardia nella produzione di elettrodomestici, che ospita l' installazione site-specific dello studio giapponese we+ nella corte del Palazzo Litta. 



CS

Straordinaria si ispira alla leggerezza delle nuvole, creando un flusso continuo nell’alternanza di toni che evocano l’aria e il calore, elementi naturali e fortemente identitari per Elica. L’unione armonica di spazio e materia evoca l’idea di movimento e di conseguente trasformazione, esortando gli spettatori ad assumere un ruolo attivo esplorando e interagendo in modo coinvolgente con l’installazione.

“La sperimentazione è un valore che la FEC condivide con Elica – spiega Marcello Smarrelli – e si riflette nella volontà di cercare sempre lo straordinario nell’ordinario. L’installazione realizzata da we+ incarna perfettamente questa visione, esprimendo l’attenzione che da sempre rivolgiamo alle nuove tecnologie applicate alla ricerca estetica”.

17/04/24

Rifrazioni da San Luca

 


Presso  l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma è in corso la mostra "Rifrazioni. 15 curatori x 15 artisti", ideata da Marco Tirelli, Presidente dell’Accademia, con il coordinamento scientifico di Massimo Mininni, storico dell’arte e curatore, e Barbara Reggio, curatrice interna all’Accademia.

Nell’ambito della mostra si terrà il ciclo di performance Archetipi a cura di Bartolomeo Pietromarchi, che si svolgerà nel Salone d’Onore di Palazzo Carpegna.

“Fin dalla sua costituzione, alla fine del Cinquecento, l’Accademia di San Luca è stata ideata come sodalizio di artisti e architetti che, sulla propria autonomia e indipendenza, ha costruito il suo prestigio e il suo carisma. A tutt’oggi l’Accademia elabora il proprio percorso basandosi sulla volontà esclusiva degli artisti, degli architetti e degli storici che la compongono” - afferma Marco Tirelli - “È in questa luce, ed è proprio il caso di usare questa espressione, che dobbiamo intendere questa mostra, che non ha nessuna pretesa di offrire una panoramica esaustiva di quanto avviene oggi nell’arte contemporanea, ma senz’altro può essere intesa come tappa di un percorso di indagine che continuerà nel tempo”.

Il progetto espositivo ha coinvolto quindici curatori - di generazioni diverse e ambiti critici eterogenei, tra i più attenti e riconosciuti, anche a livello internazionale, con un’esperienza maturata nella curatela di mostre presso istituzioni pubbliche e private – nel proposito di restituire uno spaccato diversificato e sfaccettato del panorama artistico contemporaneo, ponendo un’attenzione particolare alle più recenti ricerche.

Paolo Icaro,  Sottosopra 2024

A loro volta i quindici curatori hanno individuato quindici artisti che hanno elaborato una propria interpretazione degli spazi dell’Accademia, includendo i luoghi dove normalmente si svolgono attività di studio, ricerca, socializzazione ed esposizione. Le opere contemporanee verranno così disseminate negli spazi storici di una delle accademie più antiche d’Europa, intesa come “Casa degli Artisti”, un dialogo che intende ritornare sul topos del rapporto passato-presente, guardando ai molteplici e frammentati linguaggi della modernità.

Maria Alicata presenta Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975); Lorenzo Benedetti presenta Catherine Biocca (Roma, 1984); Gaia Bobò presenta Chiara Fumai (Roma, 1978 – Bari, 2017); Cecilia Canziani presenta  Chiara Camoni (Piacenza, 1974); Stefano Chiodi presenta Lulù Nuti (Levallois-Perret, Francia, 1988); Lara Conte presenta Paolo Icaro (Torino, 1936); Ilaria Gianni presenta Patrizio di Massimo (Jesi, 1983); Davide Ferri presenta Pieter Vermeersch (Kortrijk,  Belgio, 1973); Matteo Lucchetti presenta Victor Fotso Nyie (Douala, Camerun, 1990); Vittoria Martini presenta Ludovica Carbotta (Torino, 1983); Pier Paolo Pancotto presenta Claire Fontaine (James Thornhill e Fulvia Carnevale – artista collettiva dal 2004); Cristiana Perrella presenta Jacopo Benassi (La Spezia, 1970); Spazio Taverna presenta TOILETPAPER; Paola Ugolini presenta Silvia Giambrone (Agrigento, 1981); Saverio Verini presenta Giovanni Termini (Assoro, 1972).


Jacopo Benassi Opus est , 2024

Il ciclo di performance Archetipi si svolgerà nel Salone d’Onore di Palazzo Carpegna, secondo un programma che si concentra sul significato di questa particolare espressione artistica, partendo dal concetto di “archetipo”, che Bartolomeo Pietromarchi, curatore della rassegna, così riassume: “Gli archetipi compaiono nei miti, nelle religioni, ma anche nei sogni; formano categorie simboliche che strutturano culture e mentalità e orientano il soggetto verso la sua evoluzione interiore. Gli archetipi sono fondamentalmente caratterizzati dal fatto che uniscono un simbolo a un'emozione. Gli archetipi incarnano nella mente depositi permanenti di esperienze ripetute continuamente per generazioni, immagini primordiali condizionate dall'immaginario e dalla rappresentazione”.  Gli artisti invitati sono Monica Bonvicini (Venezia, 1965), alla quale si aggiunge la partecipazione straordinaria di Silvia Calderoni, Anna Franceschini (Pavia, 1979), Eva e Franco Mattes (sodalizio della seconda metà degli anni Novanta), Nico Vascellari (Vittorio Veneto, 1976).

Durante il periodo dell’esposizione, che durerà fino al 28 Giugno verrà organizzata una serie di incontri con le coppie curatori-artisti, coinvolte nella mostra e nelle quattro performance.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo (Edizioni ELECTA), con l’introduzione di Marco Tirelli, i testi dei curatori e le foto della mostra.


Silvia Giambrone Security Blanket 2022