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01/02/09

Transavanguardia

Nel 1979 espongono nel Castello di Acireale un gruppo di artisti raccolti da Achille Bonito Oliva in una mostra intitolata Transavanguardia, gli artisti Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Sandro Chia, Mimmo Paladino e Nicola De Maria che sono legati da quadri “citazionisti”, cioè riesumano i loro lavori dalla storia dell’arte, vogliono creare un linguaggio pittorico che “sappia ritornare ai suoi motivi interni, alle ragioni costitutive del suo operare, al suo luogo per eccellenza” la pittura.

Sono caratterizzati da un uso del colore intenso e pastoso, parallelamente in Germania nasce un movimento con riferimenti all’espressionismo pittorico di inizio secolo “Neue Wilden” (nuovi selvaggi Anselm Kiefer, A.R.Penck, Georg Baselitz).

Gillo Dorfles pone la T., come tendenza neoespressonista, nel segno del Postmoderno, come un ritorno al decorativismo, all’uso di forme libere e “ingenue”, con un superamento del puro iperrealismo di tipo statunitense; segnala anche la loro lontananza da forme politiche ed ideologiche, tipiche degli anni ‘70. Le loro opere hanno pieghe romantiche e ammiccamenti ironici (Cucchi, Clemente, Paladino), i personaggi sono sospesi, senza leggi gravitazionali in modo provocatorio ed ironico, irrequiete e vagabonde come gli artisti che si sono spostati dai propri luoghi d’origine. Sono contro “la morte della pittura” propugnata dai loro fratelli più grandi.

A.B.O. con questo gruppo di artisti cerca un superamento dell’arte povera, superata nel suo ideologismo e nella sua tautologia dell’arte con artisti che non predicano alcun primato se non quello dell’arte stessa che si soddisfa nell’opera stessa, sono tutti legati alla pittura, mentre nell’arte povera si tratta quasi sempre di installazioni, assemblaggi, sculture, happening

Attingono a più poli culturali, arte vivace e carica di impulsi emotivi, molto intensa ed espressiva pur nella sua evidente anarchia grammaticale. Considerano il linguaggio come uno strumento di transizione, di passaggio da un’opera all’altra, da uno stile all’altro. Atteggiamento nomade, “passo dello strabismo” inteso come maniera di andare avanti guardando indietro o di lato, ricerca nelle proprie radici geografiche. Parallelamente si ricorda i Nuovi-nuovi di Renato Barilli.

Enzo Cucchi   Morro d’Alba 1950 (Ancona). Tendenze apocalittiche, un mondo che sta per incendiarsi, uscendo a volte dal quadro con presenze tridimensionali. Evocazioni architetturali antiche, forme animali. Ha scavato dentro le tradizioni popolari considerate come veicolo di archetipi

Francesco Clemente    Napoli 1952. Artista più complesso, uso prevalente dell’acquerello, molti suoi lavori prendono spunto dal suo vissuto quotidiano, che però viene trasformato e ricreato. Allievo di Boetti, grande viaggiatore creatore di diari personali.

Sandro Chia    Firenze 1946. Avvio poverista che poi si trasforma all’immagine. Nei suoi lavori raggiunge una sintesi di tradizione e di presente creando spettacolari diagrammi nei quali fenomeni non simultanei vengono mostrati come se fossero simultanei, impiegando forti colori cadendo in un kitsch paesano. Immagini che rimandano al futurismo e alla metafisica di Carrà, De Chirico, finendo con un segno quasi fumettistico. Ricordo dell’iconografia  sacra e profana

Mimmo Paladino    Paduli 1948 (Napoli). Sperimentatore del gruppo, prese la via più complessa, opere con una “grande instabilità” tendenze allusive alla mitologia, alle forme più arcaiche (egizio-greca-etruria-romano) inserisce elementi tridimensionali nei suoi quadri. Forte religiosità.

Nicola De Maria   Foglianese (Benevento) 1954. “il ritmo ondulante degli uomini e della natura” sviluppa una sua Leggenda in cui si pone come immagine principale del racconto.  Risvolti ambientali e oggettuali, semplicità delle forme.


SUCCEDEVA:

Installazione euromissili, guerra Iran-Iraq, crisi del petrolio, morte di Mao, elezione di Wojtyla, uso delle fibre ottiche, ingegneria genetica, in architettura il post moderno, compact disc.