Nel
1979 espongono nel Castello di Acireale un gruppo di artisti raccolti da
Achille Bonito Oliva in una mostra intitolata Transavanguardia, gli artisti
Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Sandro Chia, Mimmo Paladino e Nicola De Maria
che sono legati da quadri “citazionisti”, cioè riesumano i loro lavori dalla
storia dell’arte, vogliono creare un linguaggio pittorico che “sappia ritornare
ai suoi motivi interni, alle ragioni costitutive del suo operare, al suo luogo
per eccellenza” la pittura.
Sono
caratterizzati da un uso del colore intenso e pastoso, parallelamente in
Germania nasce un movimento con riferimenti all’espressionismo pittorico di
inizio secolo “Neue Wilden” (nuovi selvaggi Anselm Kiefer, A.R.Penck, Georg
Baselitz).
Gillo
Dorfles pone la T., come tendenza neoespressonista, nel segno del Postmoderno,
come un ritorno al decorativismo, all’uso di forme libere e “ingenue”, con un
superamento del puro iperrealismo di tipo statunitense; segnala anche la loro
lontananza da forme politiche ed ideologiche, tipiche degli anni ‘70. Le loro
opere hanno pieghe romantiche e ammiccamenti ironici (Cucchi, Clemente,
Paladino), i personaggi sono sospesi, senza leggi gravitazionali in modo
provocatorio ed ironico, irrequiete e vagabonde come gli artisti che si sono
spostati dai propri luoghi d’origine. Sono contro “la morte della pittura”
propugnata dai loro fratelli più grandi.
A.B.O.
con questo gruppo di artisti cerca un superamento dell’arte povera, superata
nel suo ideologismo e nella sua tautologia dell’arte con artisti che non
predicano alcun primato se non quello dell’arte stessa che si soddisfa
nell’opera stessa, sono tutti legati alla pittura, mentre nell’arte povera si
tratta quasi sempre di installazioni, assemblaggi, sculture, happening
Attingono
a più poli culturali, arte vivace e carica di impulsi emotivi, molto intensa ed
espressiva pur nella sua evidente anarchia grammaticale. Considerano il
linguaggio come uno strumento di transizione, di passaggio da un’opera
all’altra, da uno stile all’altro. Atteggiamento nomade, “passo dello
strabismo” inteso come maniera di andare avanti guardando indietro o di lato,
ricerca nelle proprie radici geografiche. Parallelamente si ricorda i
Nuovi-nuovi di Renato Barilli.
Enzo Cucchi Morro d’Alba 1950 (Ancona). Tendenze apocalittiche,
un mondo che sta per incendiarsi, uscendo a volte dal quadro con presenze
tridimensionali. Evocazioni architetturali antiche, forme animali. Ha scavato
dentro le tradizioni popolari considerate come veicolo di archetipi
Francesco Clemente Napoli 1952. Artista più complesso, uso prevalente
dell’acquerello, molti suoi lavori prendono spunto dal suo vissuto quotidiano,
che però viene trasformato e ricreato. Allievo di Boetti, grande viaggiatore
creatore di diari personali.
Sandro Chia Firenze 1946. Avvio poverista che poi si trasforma
all’immagine. Nei suoi lavori raggiunge una sintesi di tradizione e di presente
creando spettacolari diagrammi nei quali fenomeni non simultanei vengono
mostrati come se fossero simultanei, impiegando forti colori cadendo in un
kitsch paesano. Immagini che rimandano al futurismo e alla metafisica di Carrà,
De Chirico, finendo con un segno quasi fumettistico. Ricordo
dell’iconografia sacra e profana
Mimmo Paladino Paduli 1948 (Napoli). Sperimentatore del gruppo,
prese la via più complessa, opere con una “grande instabilità” tendenze
allusive alla mitologia, alle forme più arcaiche (egizio-greca-etruria-romano)
inserisce elementi tridimensionali nei suoi quadri. Forte religiosità.
Nicola De Maria Foglianese (Benevento) 1954. “il ritmo ondulante
degli uomini e della natura” sviluppa una sua Leggenda in cui si pone come
immagine principale del racconto.
Risvolti ambientali e oggettuali, semplicità delle forme.
SUCCEDEVA:
Installazione
euromissili, guerra Iran-Iraq, crisi del petrolio, morte di Mao, elezione di
Wojtyla, uso delle fibre ottiche, ingegneria genetica, in architettura il post
moderno, compact disc.