Il nuovo spostamento primaverile del Miart pare essere più azzeccato rispetto all?affollamento di fine anno. Ma se la stagione precedente la nuova sede era stato il punto forte della rassegna dando l?impressione di un buon inizio di rinnovamento, quest?anno pare di essere già al palo. La selezione delle gallerie non è stata molto forte sulla qualità.
Molti stand trascurati e con proposte deboli, e soprattutto molte opere viste già in altre fiere. Nota positiva l?invito olandese, che però è sembrata una presenza molto leggera. La sezione ?In attesa di giudizio? pare dispersa e approssimata. Non si capisce se sia stata la fretta o proprio la mediocrità ma questa fiera è parsa proprio negativa. Anche tutto il corollario non ha brillato di creatività. Le due grandi proposte erano mediocri, alla Triennale Bovisa, dove va in scena la prima tappa di Timer, intitolata “Intimità/Intimacy” nelle intenzioni dei curatori si vuole affrontare il rapporto che l’artista ha con se stesso nell’era della rivoluzione telematica, in realtà un remake di opere già consumate, dei soliti artisti noti, dalla noia del tempo e degli sguardi. Un progetto con una grande enfasi ma con un parziale contenuto, senza elementi critici e con un allestimento molto confuso.
Un poco meglio per il ?grande progetto? all?Hangar Bicocca che si salva con un bel pezzo di William Kentridge (oramai una delle poche garanzie nel vasto mondo della ripetitività artistica) e con la presentazione del progetto supportato da Artangel (una delle associazioni promotrici più affascinanti di questo ultimo decennio, ancora non imitato purtroppo qui da noi!) Kuba di Kutlug Ataman. Mentre le opere di Jenny Holzer, Fabio Mauri e Santiago Sierra risultano alquanto sottotono.
La serata Start aveva nelle gallerie un?altra sensazione di pressappochismo, sia nell?orario serale, ma se uno ha già girato tutto il dì al Miart quanta voglia avrà di vedere le gallerie che sono difficilmente fruibili, visto la collocazione molto distante fra loro (forse mettendo un bus di collegamento fra le diverse zone !?), comunque fra quelle che ho visto io posso dire che in zona Ventura si salva De Carlo con le opere di Jim Shaw, mentre Francesca Minini, Zero e Klerkx presentano artisti alquanto banalucci. Lia Rumma è una delle poche garanzie di contemporaneità e il progetto di Tobias Zielony risulta interessante anche se forse la forma fotografica è alquanto assodata. Piacevole mostra dalla Galleria Suzy Shammah con le opere di Sirous Namazi, soprattutto le strutture metalliche colorate. Sempre in centro interessante il lavoro di Maggie Cardelùs sulla ?vita? di Meryn proposto da Francesca Kaufmann.
Photology presenta un?antologica di Luigi Ghirri. Taglio anche storico da Salvatore+Caroline Ala con una serie di opere degli anni Settanta Ottanta di artisti quali Vedova, Horn etc. Concludo con una nota positiva per Stefano Lupatini con un bel progetto dal titolo ?la misura del torto subito?, lavoro ben articolato nelle forme e abbastanza nei contenuti presentato da Nowhere Gallery.