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14/11/05

Artissima 2005




Quest’anno Artissima si presenta in modo più compatto e con delle buone proposte, che si caratterizzano per la varietà e la qualità delle opere.


Fra i progetti scelti per Costellations e Presente Futuro, mini rassegni all?interno della fiera, colpiscono la video-installazione di Christina Benz “Numbered” (una idilliaca immagine di un bosco, con relativa crudeltà umana) proposta dalla Cynthia Corbett di Londra. Il grande blocco di “Attrito continuo” (grande blocco di cemento che rotea lentamente su se stesso) di Arcangelo Sassolino della Galica. “I love melancholy” (una ragazza punk romanticamente annoiata) dell’ultimo Turner Prize Jeremy Deller proposto dalla Art:Concept di Parigi. Il delicato lavoro di Eva Marisaldi ?Disegni persi? (una grande planimertria di un edificio realizzata con cenere) selezionato dalla galleria S.A.L.E.S.. Mentre risulta molto ben curato l?allestimento di «Advertising» (una stanza con assemblaggio di neon) di Hans Peter Kuhn invitato da E/static di Torino.



Le diverse opere proposte dalle numerose gallerie, quest?anno incrementata dalle nuove presenze straniere, sono sempre di buona fattura e con una coordinata esposizione, superando in tal modo la fastidiosa sensazione di accumulo disordinato. Ogni opera è armonizzata con le altre e spesso con la relativa documentazione (cataloghi o pubblicazioni sull?opera o sull?artista). 

Fra i tanti stand si segnala la bella iniziativa della Galleria Nicola Fornello col progetto ?Emotional Toys? curato da Claudio Cravero, soprattutto l’opera “Ti Amo” di Lia Pantani e Giovanni Surace (un muro da cui trasuda la scritta ?Ti Amo?). Mentre gli spazi dedicati alle diverse realtà pubbliche potrebbero essere armonizzati meglio, proponendo al loro interno materiale delle mostre in corso e soprattutto dei futuri progetti. La sala conferenza di quest?anno pare di dimensioni più sensate e i diversi corridoi sono abbastanza larghi da poter far transitare tranquillamente il pubblico. 

Via in generale un buon miglioramento rispetto alla scorsa annata che aveva lasciato molte perplessità. Mentre rimane, come già l?anno scorso, la sensazione che spesso le opere in vendita siano più piaceri per adulti non tanto cresciuti alla ricerca di un giocattolo che lavori d?arte. Infatti in tanti casi pare di entrare in quei negozietti per ragazzi pieni di fumetti e di tanti giocattoli dai vivaci colori.

09/11/05

Un'idea di arte





Oggi gli artista, in una società in esubero produttivo, rigenerano le funzioni di tali manufatti e modificano i percorsi. A tal motivo antiche forme come la pittura o la scultura risultano limitative. Il problema non è più posto sulla novità, poiché ormai è superato il concetto d?avanguardia, ma riconsiderare i passaggi realizzati ed approfondirli, renderli adatti alla propria riconoscibilità. Elaborando anche la funzione passiva del fruitore in una nuova forma attiva in cui egli stesso è coinvolto a creare e formare. In tal modo si crea un dialogo. Si forma un incontro, un contatto che supera i ruoli fissi e statici in tempi mutevoli e nuovi che risultano anche incontrollabili da parte dell’artista stesso. Sparisce così il concetto di produzione per trasformarsi in incontro al medesimo livello fra chi ha interesse all’arte stessa. Tali processi possono produrre percorsi che si sviluppano in forme evolutive autonome producendo reti e percorsi esterne all’intenzione stessa dell’artista.

Legandomi più al tema dell?activism/artivism trovo interessante l?atteggiamento che possiamo definire di ?virus? cioè d?azione interna al sistema, che come obiettivo non ha la sua distruzione ma la sua trasformazione. Un altro aspetto è la possibilità di agire in gruppo, di creare una network che opera come una singolarità, una sommatoria di pensieri/azioni singole che possono essere condivise ed unite, in forme nuove quasi come un ipertesto in continua evoluzione cui tutti possono dare il loro contributo.

Si può parlare così d?attività artistica, da non confondere però con un fare antropologico o sociologico. L’obiettivo estetico è la variabile che sposta da una funzione tecnica ad una funzione artistica. Colei che poi supera e prolunga il tempo oltre la breve durata del presente.