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21/04/06

arte ed etnia…



Scrivo questa breve relazione come spunto di riflessione per eventuali lavori artistici, pensando anche all'ultima serie di lavori di Marina Abramovic presentati all?Hangar della Bicocca in cui elementi della tradizione popolare sono rielaborati in forma contemporanea.
Giovedì 20 alla sala conferenze del Pal.Provinciale di Cuneo il Prof. Piercarlo Grimaldi interviene sul tema della tradizione popolare occitana in terra cuneese. Si è trattata di un'interessante relazione in cui sono state trattate alcune delle tradizioni popolari legate alle diverse espressioni popolari, gestite in particolar modo dalle Badie (associazioni giovanili a cui spettava il compito di gestire il tempo libero della comunità locale). Fra le più note quella di Sampeyre, Roreo, Sambuco, San Magno queste ultime inglobate nella tradizione religiosa, mentre normalmente si occupavano prevalentemente delle ?feste di carnevale? come a Villar Acceglio, in cui diverse tradizioni venivano inglobate:? la danza delle spade?, ? l'ebreo errante? ? L'orso?. Ma alle Badie spetta anche la gestione del tempo di transizione come il battesimo, il matrimonio e la morte.

Fra le tante analisi mi ha molto capito proprio l'uso della figura dell'orso (ma in certe zona l'animale cambia e ad esempio a Pontechianale è riferimento il lupo ) simile nei modi e nei tempi all?uomo di montagna che vive una dimensione naturale selvaggia e dura. Come il grande mammifero vive una situazione di letargo e di ritiro nella stagione invernale e anche di raccolta e di preparazione in quello estivo. Tale parallelo porta la dimensione umana nel ciclo naturale. La dimensione agreste e la dimensione del tempo umano s?incontrano, essa inizia in molte ritualizzazioni il 2 Febbraio quando l'?orso? verifica il ciclo lunare per poter dare l?avvio al ?carnevale? prima fase della tradizione culturale e del risveglio della natura.

Tutto questo porta poi alla raffigurazione artistica nelle diverse pitture e si scoprono tracce di tradizione anche in opere dell'ottocento come nella pala di San Magno a Villar in cui compare la tradizione della corsa dei carri o nel ciclo di pittura del trecento a San Fiorenzo di Mondovì in cui alcune rappresentazioni dei vangeli apocrifi sono di spunto e di riflessione alle diverse tradizioni popolari.

La conferenza si è poi conclusa parlando della tradizione di desacralizzazione della mietitura in cui lo spirito della natura sacralizzato all?inizio della primavera deve essere trasformato in una forma di ritorno per la prossima stagione e ciò avviene con ?presa delle quaglie? come si usa dire in termini popolari, in cui alcuni personaggi gridano prima del taglio del raccolto per far fuggire i volatili che portano con se lo spirito della natura che nascerà col loro ritorno nella prossima primavera o con le figure fatte con l'ultimo taglio del fieno che vengo appese in camera da letto e bruciate la stagione successiva. Tutta questa bell'analisi è stata anche corredata da un interessante video-documentario sul ?carnevale di Villar Acceglio? forse uno dei più interessanti esempi di questa tradizione etnografica.

Tutta questa bella conferenza mi ha portato a diverse riflessioni e penso che elaborerò alcuni di codesti spunti in qualche forma artistica.